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* *
DELLA
FISICA SOTTERRANEA
D. GIACINTO GIMMA ,
TOMO I.
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M*
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r.
DELLA
STORIA NATURALE
DELLE
GEMME- delle PIETRE»
E DI TUTTI I MINERALI,
.OVVERO DELLA
FISICA SOTTERRANEA
D, GIACINTO GIMMA
Dottore delle Leggi , Avvocato firaordin. della Città di Natoli, Pvomutor-Gcneralc
iella Scientifica Società HoJJ'anefe dc^t' Incintoli , cccr
IN CUI
«Ielle Gemme, e delle Pietre ftefle fi fpiegano la Nobiltà, ì Nomi , i Colori, le Spezie, i
Luoghi, la Figura, la Generazione, laGrandez/a, la Durezza, la Madrice , l'Ufo, le_.
Virtù, le Favole : fe al fuoco rcliltano : quali licno nella Sagra Scrittura nominate : quali i
Simboli : ed alrreuotizie , che alle incdcliinc appartengano . Si dà ancora la cognizione de'
Metalli, delle Ter c, de’Sali, de’ Solfi, de’ Fittimi , delle Acque diverfe : di quclche-.
E tratta nella Sroriade’ Follili , che dalle Pietre fi formano ! delle Caverne , delle Acque, e
de’ Fuochi fotterranei , de' Vulcani del Mondo, c di quanto fi cfamina nella l ijica folter-
i anca; oltre alcuni Trattati valevoli a dilucidare la Storia tutta della Miuctalc , cd altri y
che della Vcgetevole , e di quella degli Animali , fono ptuprj .
DIVISA IN LIBRI VI. O TOMI II.
colle Tavole de' Capitoli nel primo : de Nomi delle Pietre e delle-
cofc notabili nel fecondo ..
TOMO I.
IN NAPOLL MDCCXXX.
Nella Stamperia di Gennaro Muzio, crede di Michele-Luigi
Con Licenza de’ Superiori , e Privilegio .
A SPESE DELLO STESSO MUZIO > E DI I ELICE MOSCA..
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Terra nulla fui parte inutilis , nulla propenaodum infruttuosi , In-
tcriùs gemmarum , aur* , argenti , Se aliorura ractallorum opu-
lcntia divcs : extcrms vcftira floribus , hcrbis , arboribus , fru-
gibus, quorum incredibilis multirudo infatiabiJi varietate diftin-
guitur . At.cnim in hoc tanto Naturar apparatu divina Provi dcn-
tia mirifìcc elucet .
Celle?. Cenimbricenf. SJ. in Vhyjìc. Arift. lib. 2. cap. 9. q. I. art. il
Multa dcprchcndcs falfa , quae haftenus vera à multis feculis eredi-
ta funt: Se multa vera crunt, qua; prò non cntibus ha&enus
conclula , Se habita fuere .
Becchcr. in Vhyf.fubttrr. proaem. num. 4.
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ALL* ECCELLENTISSIMO S 1 G NOR E
D-FR ANCESCO MARULLI
Balio dell' Ordine Gerofolimitano , Cordigliere Aulico di Guerra, General
Tenente Maresciallo di Campo , Colonnello di un Reggimento di Fan -
teria di Sua Maejìà Cefarea , e Cattolica , fuo Govemadore della
piatta di Belgrado , Primo Conigliere dell' Ammini ,
Aratone del Regno di Servia , ecc.
«
Rincipìò col Mondò veramente la Milìzia : ed
appena formati i Cieli, al dir del Damafceno , (a)
ficomc 1* Empireo , torto che fu creato , di An-
geli fu ancora fornito ; così bifognò , che di ef-
fi i buoni quelli fcacciaffero , che a Dio rubelli
di vennero. Leggiamo però nell' Apocaliflc,(b) che
faftum e fi pralium magnum in Calo : Michael , &
Angeli ejus praltabantur cum Dracene , & Draco pugnabat , & Angeli
ejus : & non valuerunt , ncque locus inventar e fi eorum ampli ùs in Ca-
lo :
(?) p*mafcen. apud P. \igìitr.luJìitut.TM«i> Dt Vth0tat.AHi*l- [verf. f.M.aj. in fin,
(fi) Apo calypi. tot- >*. J
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Io : ò“ projetfus e fi Draco ille magnus , ferptns antìcf uns , qui vocatur
Diabolus , & Satanas . Fu tra gli Uomini ancor da Dio la Milizia-
approvatale tra gii altri Abramo(a)per liberare dalla fervitù Lor,cd
altri del Tuo fanguc, fatta una fquadra della fua famiglia , rup-
pe in una notte quattro Re d’Oricnte. Mosè coll’ Orazione , c
colla Verga fece annegare nel Alar RofTo le genti di Faraone,
vinfe coll’ armi gl’idolatri Amorrei, ed alrri Popoli: e Giofuè
Generale , coll’ allìftenza vigorofa dello fte{To Dio degli Eferciti ,
disfece gli Amaleciti , che al paflàggio degli Ebrei , per innolrrarfi
verfo la Terra di Promiflìone, fi opponevano . Spaventò i Cananei
nel prodigiofo paffaggio de' Tuoi Ifdraeliti a rraverfodel Giorda-
no: e col far porrare 1’ Arca per una intera fettimana da’ Leviti
una volta il giorno intorno la Città di Gerico , nel fettimo giorno,
fenza combattimento, crollar le mura fi videro , ed atterrare i Ba-
loardi : e fu prefa la Piazza , faccheggiata, e diftrutta . Vinfe l’Ar-
mata di cinque Re : e colle lue preghiere il corfo del Sole arredare
facendo dodeci ore continue , perfezionò la vittoria : ed in meno
di fu anni, trenta piccioli Re furono foggiogati : e le Terre fertili
del paefe di Canaan furono compartite tra le Tribù ; interamen-
te la divina promefla adempiendoli , Gedeone (b) per comando
di Dio feonfiflè con trecento foldati cento ventimila Madianiti ;
dalla loro fervitù gl'Ifdraeliti liberando . Saul , Davide , ed altri
Re furon pure Guerrieri : e Giuda Macabco numerò più vittorie ;
cosìGionata ; indi Simone , Tuoi fratelli , per riftabilire il culto di
Dio . Di ciafcheduna Repubblica fi ricerca la falute e quiete coll’
armi : eco! valore degli Eferciti fi conferva , c libera fi mantieno
dall’ opprefiTone de’ nemici : le patrie , le città , i parenti , la_>
vita, e le cofe più care , ed anche la Fede e Religione fi difendo-
no . Carlo Magno difenfor della Chiefa i Longobardi diftruflè : i
Baronidi molte Nazioni la Terra Santa ricuperarono: colle guer-
re fi diacciarono i Mori dell’ Africa dalle Spagne : e Carlo V. do-
mò varj Eretici alla Chiefa rubelli . Imperatoria m majejhitem non
folùm armis decorata»» ; fed etìam leribus oportet ejfe armata»» ; ut
utrumque tempiis & bellona/» y & pacis recfè poffìt gubernari , affer-
mò GiuAiniano Imperadore . (c) Si è però fin dal fuo nafeimento
• ed
(a) Gencf. cab. 14.
(b) Indie, ctp. 8. • -
(cy Inftit. Civil. in jrccem.
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ed utile » e neccflfària la Milizia veduta : c nobile eziandio , come
]’ appella la Legge (a) colle parole : Praclaram , nobilemque Mtli-
tiam , cd altre , che rifcrifccTiraqucllo . (b) Quell* Arte MiJitaro
però dee colla Sapienza accoppiarli ; fpczialaicnte in coloro , che
degli Efcrciti fon Capi c Condottieri } onde dille Salomone: (c) Vir
fapiens fortis tfi : & vir doflus robufius , (? validus ; quia, cumdifpo-
Jìtione initur bcllum : & erit falus ubi multa confitta funt . La Nobil-
tà , la Militare Perizia , c la Dottrina ; anzi la Prudenza , la For-
tezza , la Giullizia , e Ja Temperanza ; il dclìdcrio altresì diac-
quiltarli la benevolenza e di Dio , c del luo Augullilfimo Re, fono
quelle virtù , che in un Capitano richiedca Leone Impcradorc ,(d)
con cui lopravvanzar debba i fuoi fudditi . Quelle già nell* EC-
CELLENZA Vollra bene unite fi veggono , c con lomma cura-
cfercitate ; ancorché la modellia vi foprabbondi .
Della Famiglia MARULLI , e della nobiltà fua varj Autori han-
no fcrirto, come tra gli altri 1* Autor delle Famiglie di Barletta , il
P. Anfalone , il M ugnos , 1* Aldimari , il Becco , ed altri . Vogliono
molti, che fia antichilfima; 1* origine fua da Roma traendo c quan-
do da Repubblica fi rendè Signora del Mondo , e quando fu dagl*
Impcradori foggiogara : ed onorevoli fono le memorie de’ varj
Alagillratijcon cui fu più volte decorata. De’Marulli Romani trcil-
lullri Uomini furono Imperadori,come ne porta la memoria Giulio
Capitolino, (c)uno degli Scrittori della Storia Augufla;e’l PataroIo,(f)
, . e l'An-
W princ. C. De Primictr. Iib.it.
(b) Tiraglieli. £>< Nubili!, cefi. 8. nani. t. & cap, 37. Hir.fl.
(e) Proverb. 24.
(d) Leone Imp .itegli Ordinile govern. dell a Gatrr c ap. 1. na. tue If.
(e) Capitolimi a» Gordiano fcrifie: Gordiani Jion ut tjuidem imperili Seriptoret Joiuuntui\duo) fei
tres Jutrunt li /uè, ducente Arrianofìcriptere Grece tifone, docente iteiuùexipju Greco autore fo-
t veruni addi) cere. Qui eh am fi br evi ter i ad idem tante n omnia per feruti funt . .Ih ir uni Gol diano i
fenior , idefl pnmui , nalut ex pane Meno Marnilo , maire Ulpia Gordiana .or iginem pater nam ex
Graccborum genere babuit. maternam ex li ajani Imperatorie: patri, avo, proavo ( onjuhbus: ince-
ro, profocero, à* ttem alio profocero , & duobus abfoceris Conf uh bus . Ipfe Coniai diiijfimus ,ac fu-
lenti.jiious Home Pom/ejanant dontam pojidenr , in provincia tantum Jerrarum baleni , ijuantum. —
ucmu privala] , &c. e racconta come lu l'atto Impcradorc.
(0 Co renio Patarolo in Serie Aagafloram , &c. cani eorant imagi ni Imi , & opti morata numi] ma -
tum fide ad vivum expreflis , Rampar, in Vcnez. 1701. A cari. Si. nam 17. fcrifle : JHereut-An-
tomus Gordiano t patrrnum genus i Graceborum gente ; maternum verbi Traiano Imperatore
ducens, Metti Marnili UJpia Gordiana filius , Africano] eognouiento , i^uoi Africa Proconfai
ajcl, Imperator ibidem faliui eji i miliiibui contri Maximmum A.%%6. Principi probit min ibus >
& in multi! jpeiiatus negotiu . Pennata fuorvi JcrijfJJ'e ferlar, ire.
c r Angelonì , (a) e<i altri (b) confermano ; le loro vite \ ej
grandezze deferivendo . Gordiano il primo , e*i vecchio, detto
Africano ; perchè era Proconfolo nell' Africa , fu figliuolo di
MIZIO M ARULLO : Gordiano fecondo (c) figliuolo del primo,
di cui era Legato: e Gordiano il terzo fu figliuolo del fecondo j
benché alcuni lo d eano figliuolo della figliuola del fecondo : e re-
gnò in Roma : e di tutti , che furono dal Senato accettati, lo fletto
Angeloni , e Carlo Patino (d) ne riferilcono le Medaglie , fatte an-
che dal Scnato.Si propagò poi la Famiglia in diverfe parti dell’Eu-
ropa, e fpczialmentc in Coftantinopoli , nella Grecia , nell’ Illirico,
c nella Bottina ;onde poi , come narra Niceforo, nel 1099. Aleffio
Con ne no Imperadore chiamò Michele Marulio Difpoto , e fuo
congionto: e Marnilo Principe Greco fu Capitano Generale di An-
dronico. Soggiogata Coftantinopoli dalle armi Ottomane, patta-
rono nell'Italia, come in altri tempi ancora , iMaruJii, corno
avvenne a molte altre nobili, e ricche famiglie: (e) e Marulio Poeta
celebre, che fu della fletta Famiglia, riufei caro tra gir altri Uomini
•dotti di quel tempo, a Lorenzo de’ Medici Mecenate dell’ età fua ; c
cantò egli fletto in una fua Elegia :
Et tandem cjlaliquid proavos habuijfe Marullos ,
Qnos tot ics tulerit Mania Roma Duca .
Di
(a) Francefco Angelonrnell’//7or»(i Augufia illufirata /Itile Medaglie antiche , {fatta iti T e-
foro delle Medaglie della Regina di Svezia , ecc. riltampata in Roma nel 1685. in fogl. a cari.
arj. fcrifsc: Marra- Antonio Gordiano Africano fu figliuolo di Mezio Marulio della discendenza de'
Gracchi , e di UlpiaGvt diana difeeja da Trajano . Molti degli Antenati de' quali furono Con-
fali 1 tee.
(li) Krodiano, uno degli Scrittori dell’ Ifioria Augnila, fcrifie la vita di Gordiano nel Uh. 7.
della fua Ifioria . Cosi il Tarcagnota nell’ IJlor. del Mondo nell’anno 237. Ieri (le anche la Vi-
ta , c cavò tinto, traduccndo dal Capitolino, c dallo Redo tutti gli Scrittori . Del cambia-
mento de’ cognomi in quei tempi nc la menzione il mcdelimo Capitolino , dicendo : Sinoi-
dali argomento ad probtndam gena il qualitalcm alii hoc efie dixerunl ,t/uod Africana! Gordia-
noa Senior appellato/ efi cognomini Scipionunt, quod domani Rompejanam in ilr he babuif, qtod An-
toninorum cognomina fcinpee efi nuncopa/us ; tuod y'ntoniuni pliant fuum tpfefignificart voluit in
Sentilo , qua fingo la vidimar f umilia/ defignare. Sejego Junium Cordoni fequtr , qui dici/ e/t
omnibus hit famtliit Gordianero/n coaluijje nobilitate m Altri luoghi li leggono nello Svcto-
nto in Tiberio Cafare .
(c) Pararolo.cavandolo dal Capitolino, fcrille : Mareas-Anioniui Gordiano/ junior, femori/ ,
é* 1 tbiaOrcfiille fhot , Aogufiut, non multo gufi e le Cium pattern, à militilo/ dillo/ efi.
Gl'lftorici tutti ciò confermano.
Giulio Capitolino a car. 32:. feri vendo d,el fecondo Gordiano , dice : Cardai die ir vxorem
toni none-unni habert voluife . Contri Dexippu/ potai, elus filium ejfie Gorditnum ttrtiam,qui pofi
hoc rum Balbino, & Rupienoopve Maxima, puerulus adepto/ efi impenurn . Lo Aedo Capitolino
a rari. 554. Icrivcndo del terzo Gordiano .dice : llic natut efi , ut pluret afierunt, ex fitta
Gordiani , ut unus ait ,aul due ( nani ampliai invenire non fatui ) ex fitto, qui in Africa per in .
(d} Carolus Patinila Impera tur . Romanorum Numifiuala, in fot.
(e) P. Philipp. Brietiui Annui. Mund. Tom. 2. pan. 4. ano. 1432.
k
Dì lui Giulio-Ccfare Scaligero, (a) dopo aver riferito, che iu aliai
lodatodal Crinito, e che molti fcriflcro: Principes Latin* lingua
virot i Marnili fuperatot : affermò tra le altre lodi , che epuibui tm
Perniatiti fife voluti navtttr exenert , verni fan* Poeta efl , ac divi -
nns , drc.
De* Marnili , che nell* Italia ritornarono, alcuni nella Sicilia,
fermati, coll’antico pofTeilò di Feudi numeroli , di Titoli» c collie
copia di Uomini illuftri , di nobili parentele, eziandio il pregio
della loro nobil Famiglia hanno ivi mantenuto . Sono flati Conti
diCondejanni , Conti di Augufta , Marciteli dCondagufta, Du-
chi di Giovampaolo , Baroni di Catalbianco , Saponata , Calva-
colo r Caftelnuovo , Cartel bianco, S. Lorenzo, della Mola , c dt
altri luoghi . Quattro volte furono Straticò di Meflìna : c molto
Dignità Ecclciìafiiche hanno ancora ottenute , come fcrifle 1* Al-
dimari, (b) D. Francefco , e D. Girolamo furono Teforieri dello
ftclfo Regno di Sicilia , da* gitali difcefcro Confalvo Viceré di Va-
lenza nel 1478. e poi D. Giovanni , che nella Battaglia di Lepanto
contro! Turchi , da Generale de’ Venturieri, meritò le iodi per lo
prodigiofo valore da D. Giovanni d'Audria . D.Cefare fu Arcive-
scovo di Palermo , c D. Antonio Marnilo di Manfredonia ; edafiri
fono riferiti dall* Anlaloni . I Marnili de’ Duchi di Giampaolo ,
uando fi riduflè la Città di Medina all’ ubbidienza di Carlo II. Re
i Spagna , pillarono in Francia , ove con dccorofi impieghi fi
fermarono . • . >
De* Marnili in quello Regno di Napoli ancora venuti ri c me-
moria nell* Archivio della Regia Zecca nell’ anno 13x0. quando
Guglielmo Marnili fu da Carlo Duca di Calabria Inabilito Conteda-
bile nella nobil Terra di Montelcone ,col comando delle Mìlizio
tutte di Fanteria , c di Cavalleria , che ivi erano degli Angioini
nella guerra loro con gii Aragonefi della Sicilia Signori . Nell an-
no r 344. come fi legge nel Rcgidro del Cardinale Amerigo , Ste-
fano Atarulli era Portolano , e Regio Segreto di Apruzzo . Quan-
do fi governava il Regno da’ fuoi Re , viveano i Nobili in quello
Città , c Terre , ove aveano il loro comodo , le facultà , e i paren-
tadi ; c poi ti eleni pj reca Scipione Ammirato, come de* Caraccioii
T om.l. b di
M Scali®. Pulii . IH. 6. tsp. 4.
(b, AkUltut. (/ter. detto fomigl. Corro/o, Tm. |. ■. »b iW a\. « w’. , .a, • 1
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1
di Nicaftro , degli Spinelli in Barletta , e di altre illuftri famiglie,
che ne’ loro luoghi Baronali dimoravano . Furono anche in Anr
dria i Marnili : e dall* anno 1441. per dono del Duca Balzo otten-
nero V Uficio di Maeftro Mercato della Fiera di Andria ftefla di
otto giorni nel Giugno per se , c per 1» fucccflòri , (a) che poi da-*
Federigo Signore di quello Stato fu confermato a Nitol'o Milite .
Paflàròno poi in Barletta , come narra 1’ Aldimari Jacopo, e Fede-
rigo , cd Antonio Signor di Cafamalfima con Giovan-Maria fuo fi*
gliuolo : c Jacopo ebbe in moglie la Caracciola di Seggio Capuano
di Napoli : c Gioì Marta fu Signore del Cafale della Trinità . Era-
no allora i Balzi Duchi d Andria ; fpczialmente Giacomo figliuolo
diFrancefco, Principe di Taranto , antico titolo de* figliuoli dej
Re, e nella Grecia Di fpoto di Romania, Principe di Acaja, cd
Imperadore di Coftantinopolicol folo titolo di quell Imperio , cd
ebbe in moglie Agnefa forclla della Rcina Margherita , c nipote-»
della Reina di Napoli Giovanna , come ha diffulamentc Icritto il
Campanile. »b: D. Giulcppe Recco Duca di Acquadia (c) narrai
e (Ter celebre la Città di Barletta per la nobiltà, c lontuolìta dello
fabbriche, c per le illuftri famiglie : c che la nobiiiflima ed anti-
chlìllma Famiglia MarullodcUa Città ftcflà di Barletta non può
mendicar luceda la filabaflà penna : e che da lui li iVuna lenza-
dubbio originaria degli anrichi Patrizi nobilifimu.di Coftantmo-
poli Nel 14SO. era Vicolo Marnilo padrone della Fiera di Grotto-,
la , e di Andria , che poi nel 14S7. Federigo d’ Aragona Principe-,
e fucceflore confermò a Gtacobtllo Milite e Razionale , e ad Antonio
fuo fratello , ambi figlioli „di Nicolò fteflo . Ricotiofcono la. loro
origine da’ nxdefimidue fratelli le linec;poicchè da Giacobcllo de-
rivò quella de’Duchi di Afcoli.c del Conte D.Trojano:e da Antonio
quelle del Marchcfe di Campomarino, e del Dqca ai Fnfe, c di
SanCefario . Hanno ambedue le linee prodotti lempremai Uomini
illuftri , contratte nobili parentele , e pofieduti varj Feudi, corno
pur’ ora pofteggono: c della ftcfta linea d Alcoli è il Commendato-
re F. Nicolò Marnili, già dichiarato Ammiraglio della fua Religio-
ne Gerofolimitana . Di Gtacobello fu madre P tirella de Ficcolis no-
bile di Barletta , i di cui difendenti , come ha pure fritto il
(t> Privile*, origin dell'ann. M4'; preCtotetto negli Atti dell* Rehg. di Molto •
(bì Kilihert.Cimpanil. ncIlVrfrfw,» Inferite de' „
(cj Recto , IJlvr. dell « inmiglie f<té. dtllt ti.**, *.Regnv di ■&■* 9-
>,*r
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Recco , (a) furono congionti con rpJPci della Marra , co* i Conte-
(labili , co' i Queralti di Aragona , eco’i Galibcrti della Cirri me*
delinca , tutti nobili : colla Lombardi degli antichi Conti di Gam-
bateia , che furono Padroni di Troja , col.a Caracciola , Capccc ,
Bazzuto , Capana , Sanfelicc nobili di Napoli , co* i Carrata , San-
tacroce , Pignone , del Barone di Capoa , e con altre, come raccor-
da T Aldimari , ed altresì il Recco , (bj che fa menzione del Com-
mendatore Fra Girolamo Marnilo Baglivo del ricco Bag^ggio di
S. Stefano , colla Commenda di Putignano , c Fafciano , per più
anni Ricevitore in quello Regno colla luogotenenza del Priorato
di Capoa , GranCrocc , L'orno ornato non folo di valore ; ma di
dottrina , e Scrittore dell’ Iftorta delle Vite de’ Gra » Maejlri delibo
Ordine GcrofoJimitano , llampata in Napoli nel 1636. e della Di -
[colf a del Card. Carafa. La Galibcrti anche lodata dal Recco, (c) del-
la cui Famiglia è D. Ifabdla voftra gcntilillìma madre , ricevè da
Ferdinando IL lmperadore il Privilegio di unire nelle fue Armi
ancora i* Imperiale , per li fcrvigjda’ Nobili della ftcflàFamiglitu
prefteti alla Celàrca Corona ; e perchè nelle ribellioni di Bocmmia
eziandio se (Idi iJIultrarono . Di quella linea nel 1577. Fra Sci -
pione fu Cavaliere dell* Abito di S. Giovanni , : e Commcndaroro
di Matcna ; e poi FraGiovambati/ìa morì Luogotenente del Prio-
rato di Barletta . Fra Giu/èppc, che lì ritrovò nei celebre combatti-
mento contro il Galeone de’ Turchi , la Gran Soldana appellato,
nel 1644. fervi con molti Cavalli a fue fpefe : c nel 1647. ne' tu-
multi di quello Regno;c morì indi Ricevitore in Napoli nel 1683.
come li legge ncli'ln/crtzionein marmo su la Porta p;cciola di S. Gio-
vanni a mare . Di quella Cala fono pure viventi Fra D. N itele , che
lungo tempo ha la lua Religione fcrvito da Ricevitore in Napoli :
c di quella della Cafa di D. Giacomo fofticne il decoro della Fami-
glia 1‘ ECCELLENZA VOSTRA con tanti onorevoli Uicj , c con
Titoli degnamente fregiata , effondo Balio dell'Ordine Gcrofoli-
mirano , e Commendatore di Nardo , Conigliere Aulico di Guer-
ra, General 1 encntc MarefciaJio di Campo, Colonnello di un Reg-
gimento di Fanteria di Sua Maeflà Ccfarca e Cattolica, fuoGo-
ycrnadorc della Piazza di Belgrado, e Primo Conigliere dcll’Am-
b 2 . mini-
M Recco rsrt. io.
(b) Recto CMIt i», ' u •*"
(c) Recco (tri. 9. ■ . , .
I
i
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minorazione del Regno di Servia . Decorano ancora la Famiglia
aiCayalier D. Paolo Capitano del voftro Reggimento, che in Belgra-
do dimoraci Conte D. Fi lippe nella fteflà Piazza:e'l Cavalicr D.Gt tm
ftppt Capitano del Reggimento Veterani, in Tranfilvania dimoran-
do. IUuftrano anche la ftefla i voftri degni Fratelli, D. Antonio ,o
D. Dome aie 0,Ecclefia ft ici a mendue,e di coltomi, c di dottrina forniti.
Tra* Nipoti fono illuftri il Conte D.T,cja»o,c D.lgnaiio, notti Poe-
ta eziai^io, e D. Carlo , virtuofi ambidue, e per la buona, e più fina
letteratura indirizzarle nella lodevole cognizione delle varie Scien-
te del Iccolo. Lo fteflo Conte D.T rojano (posò negli anni fcorli la_»
Conrclla D. Morofina della Torre c Talfis Dama Veneziana di fa-
miglia Fumtrcuga, e di Angolari virtù ornata: e ben fi legge la (a)
Raccolta de Co-nponimmn Poetici tn occaftone de' loro felici e qloriofi
fponfalt , pubblicata dalla Lcrtcratiflìma Luifa Bcrgalli in Venezia,
per Antonio Aiora , la quale unì in due parti i Componimenti Portici
delle più illuftri Rimatrici di ogni fecolo. Softengono veramente^
nell età nofira i Manti li il loro amico decoro, fempre illuftri c per
la nobiltà, c per le varie Cariche militari, e per gli Abiti della chia-
ritomi Religione Gerofolimitana.e la loro Famiglia fi puòdire un
Seminario, come il Rccco b) l’appella: e ben può formarli un lungo
catalogo ; perchè nella ftefià hanno fin da' tempi antichi meritati
onori, e cariche illuftri; benché una breve memoria di elfi dal Ruolo
della veneranda Lingua d'Italia fi ricava già impcrfcrco>raccoltodal
Commendatore F. fiartolommeodal Pozzo , conri muro dal Com-
tuend. F. Roberto Solato, che dall'anno 1 543. delcrivono la memo-
ria de’ Marulli del Priorato di Barletta: c dichiarandoli lo ftellodal
Pozzo , che fi pofiàampliare la fua Opera da altre memorie , c da-
gli Archivj de’ Priorati ,che non potè egli vedere.
Nella Militare perizia larga materia porger poffono agli Scritto-
ri le gloriofe azioni di VOSTRA ECCELLENZA ; poicchè quali
allevata rra I armi, e per lolungoeferciz:odi molti anni nelle con-
tinue guerre, fpczialmcnrc contro i barbari Ottomani nell’Ungaria,
ha più volte fendute ammirabili quelle virtù, con cui è adornata .
Le Cara vane su le Galere della fua Religione facendo, fi trovò nella
prefa dcinfola di Scio,fatta da’ Venczianùmilitò nella Spagna nell’
Armata del Re Filippo coutro Portogallo nell’ Andalufia,ed Eftrc--
.... 1 bmmìu-
8 Gioenti. tener, f liti. Tom J&
Rccco • etri. ia.
madura: ed in Catalogna nel 171*. con pochi Soldati del voterò
Reggimento potè (ottenere in un picciolo c debole recinto io sfor-
zo di buona parte dell'Armata Francese ; onde bifognò reftare pri-
gioniera di guerra. Ncllattcdio di Temifvar nel 1716. che dopo la
celebre vittoria de1 Ce fa rei fegu ira a 5. di Agotto, (oprai Turchi
rumerofìdi circa duecentomila Combattenti, dopo la prefa della..
Fortezza; indi della forte Palanca acquiteata per affatto, rcndura a
13. di Ottobre, militò da Sergente Generale, (a) Ncll’aflcdio di Bel-
grado vi fu ancora da Colonnello del Reggimento de' Napolitani: (b) e
perii fcrvigj.chc allAu-guftiflìma Cala predava, e per quei dell’an-
no precedente nella gloriola Battaglia di Petervaradino co’ i Tur-
chi, fu dalla Clemenza della Maettà Cefarca e Cattolica promottìu
con fomma fodd «fazione de’ Capi militari , c dichiarata General
Maggiore di Battaglia . Col fuo Reggimento» di Soldati Italiani ha.»
fatta divenire illuttrc Ja gloria de’ medefimi, come ne fa memoria^
l’Erudiriffimo Marchete di Cepagatti D. Federigo Valignani Prefi-
dente della Reg.Cam.di Napoli, (c)chc l’appella prode Generale Cava,
lier Francefco , che il nome Italiano nelle ultime peneohjìffme guerre d‘
Vngher/afColte fue valorofe gefta altamente fe rimbombar e. Cosi il dot’»
Franccfco-Maria di Cefare,uno de’ piò canori cigni dei Scbcto , nel
Poema Eugenia}, le virtù voftre largamente (piegando, cantò: (d)
T u quoque quiim ca/ltos , tòno jlrenuus agmina ducis
Armipotens Marnile .... e ditte ancora :
Quam veri bue acies propria viri ut e fnperbit r
T .un nitot aufpieiis Itali curata magiari .
T u porro es dutfor , Super um tu cult or , <j tilt or
Pro Super is Marnile, tuiejl c ufi odia , Numen : &c.
Ha ben dimoftrata la naturale virtù fottola condotta eroica dell’
invitto Principe Eugenio diSavoja (e) Prediente del Conteglio Au-
lico di Guerra, Tenente Generale dell'Imperio, c gloriofo Genera-
littimo Ccfareo , che nell’ crà noterà ha foggiogate tante Piazzo
con quei Regni , c con terrore degl’ Infedeli , aggiunti tetto il do-
minio del tempre Auguftittimo Imperadore. Le pubbliche Rela-
zioni date alle teampe fin da quei tempi tutto didimamente atte*
' tea no:
U Avvip di Sap. ntrm.^O Jtamp' per Multi. Rriilatd,e htnc.Rieiiird.rjif tp. Statuti.
(•>) Awip di Sop mum. U per Rtcnard. j. Agoflo 1717.
(et Valiénan. nei Chi Hi, Cent ter. di Soniti, Ifitrui, Sttrtelt. 17. etri. i6t.
(A) De Cetare Poem bugemnt .
te) Vedi hjito Jotumnr* Tom, 1. 4 tori. 47J.
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ftano : ed hanno gl’lftorici larghiamo campo da riferire Jc innu-
merabili azioni gloriole accadute in una Jungac pericolofiffima-
Guerra, in cui i molti cvittoriofi Capitani Imperiali tra le frequen-
ti battaglie , e le ftraggi hanno con maraviglia raccolte palme , c
vittorie. Nella fccltade'Soldari , nel fargli arditi , e nel valcrfcne
con giudizio; anzi in tutte quelle, che in un buon Capitano fi defi-
derano , ben dimoftra VOSTRA ECCELLENZA la perizia della
militar Difciplina, in cui fono celebrati Paolo Emil io, Scipione, Me-
tello ,Domizio Corbuione, ed altri antichi Capitani ; ficome d'Ifi-
crate Atenxfc dille Probo : Non tam magnitudine remm gtflarnm ,
quàm difaplin.i militari nobilitami eft . Veramente il valore , la pa-
zienza , e difciplina fecero vincitore d’ogni imprefà il Popolo Ro-
mano* Celare meritò la gloria, perchè fu labori, ultra, fido» patiens,
al dire di Svctonio appo il Boterò. Nell'alloggiarc,nel combattere,
nell’ oppugnare, nell allcdiare, nei marciare, negli alloggiamenti ,
nelle tìifefe delle Piazze, tutta accorta fi mofira.non meno che nell’
ordinare le fquadre, difporrc i fulfidj, e nel governare il fatto
dell'armi, e 1 imprefà; ben conofccndo, come di Amilcare dille Po-
libio, il tempo di aflàlta'rc , e di vincere, o di ritirarli c cedere. Col
Aio c (empio , pareggiandoli nelle fatiche a’ Soldati ,fà rendergli
ugualmente amorevoli ed ubbidienti : c ben può dire con Valerio
Corvino : Fa Ha mea , non dici a, voi milite s ftqni volo , nec dìfciplinam
modò)fedetiamexemplnmamepetere. Sa però valerli con regole e
della nobiltà , e dell’ eloquenza, c della beneficenza, e dcU'affabil-
tà , coj cui mezp non iftima miglior pregio, che la gloria ; cantan-
do Ovvidio: (a)
Dcnique non parvas animo dat Gloria vires :
Jztftrcunda facit peti or a lauda amor . ;
Ma i frutti della Militar difciplina, e l'imitazione, che oflcrva delle
virtù degli eccellenti antichi Capitani ,clporrc lotto i’ occhio con
brevità non fi poffonojnè alla mia penna ciò la modcltia voftra per-
mette. -
Le varie e rare virtù , di cui è adorna , fonò pur frutti di quella
dottrina, che la rende ammirabile •; poicchc ben perita nelle Mate-
matiche, cd in quelle Scienze ,che fono alia Milizia necefiàrie , ha
pur fatto acquifto della cognizione delle 'altre di ogni più fina , e
buona
(a) Ovld. de TrffiJìè.S» */*/• I».
\
buona letteratura . Platone (a) richiedea nel Capitano l'Aritmetr
ca per difporre, ed ordinare le Squadre : e dille Ariftotile , (b) che
feditami nifi ordo , ac dìfciplina adfit n in ut ili s efì . La Geometria , U
Colmog rafia , PAftronomia per l'ape re la lunghezza c brevità de’
giorni , i folftizj ,ed altre cofe , che all’Arte appartengono : 1’ Ar-
chitettura militare , ed altre dottrine per difendere , o abbattere le
Fortezze : la notizia de’ coftumi, delle armi, della maniera di com-
battere de’ nemici: l’ Eloquenza per inftruirc i Soldati:e la pratica
di molte feienze a chi regger dee gli Elerciti,fono cagioni de’ feli-
ci (uccelli nella Guerra. Convengono le feienze, c gii ftudj ad ogni
Uomo nobilc:efcriflè Scnccai(c) Quar e liberal ia fi udì a dtcìafint videsy
quia homi ne libero digna funt.Gnterum unum fiudium vere liberale efi ,
qnod libcrum fiacit , hoc fapicnti*, fubl ime, forte , magnanimutn : c*tcrd
pufilla, & puenlia funt. Divenuto però favoreggiatore magnanimo
delle lettere , e de’ Letterari ; anzi vero loro Mecenate , imita Sci-
pione, Cefare,cd altiécclebri Capitani, che ne’ difficilillìmi appa-
rati di guerra non tracciavano lo rtudio delle buone arti, e la ge-
niale converfazione degli Uomini dotti.Ama,c protegge i Virtuofi
chi c dotto: e di Sigifmondo Imperadorc Icrillè Enea Silvio , (d) o
Capiti torto Pio II. che ut ipfe linguarum t ac litterarum peritiate
amavity ita viros eruditione prxfiantes femper ornare , & prov-htre fin -
duit. L’ Imperadorc Licinio , che di dottrina era privò , affermava
erter veleno c pcfte pubblica la letteratura; ma noolàpea fotroferi-
verc i Decreti . Si fa con maraviglia Guerriero tutto intrepido tra *
l’armi , e Letterato aliai dotto nelle lcientifiche Alìèmblee: e la So-
cietà nortra Roflànefe degl 'lncuriofi con lommo piacere la numera
nella ClalTe de’ Tuoi illufiri Accademici , e le ha eziandio determina-
to l’Elogio . Pcrdefiderio di fare eterna la memoria loro i Re Egizj
innalzarono Monti di pietre , che Piramidi fi appellano , e furono
Sepolcri , in cui i Reali corpi fi racchiudcano dopo la loro morte :
altri nella terra profondi luoghi aprirono , c i corpi co’ i prezioil
* bitumi prima conditi racchiul'ero : ed altri immenfe ricchezze dil-
fiparono. Più lodevole coftiimc in altri fi c veduto t che la farne,
loro colle ricchezze dell’animo , c coll’croichc azioni eternarono }
m*v • - poic-
(«1 Plato Hi. 7. UtRcp.
(1>V Arili. Polii, hi. 4. Cip- 1 J.
(c) Sencc. bfifl.HS.
(il) /Enea» Sylr. 1. 4. Ceni, in rtt gtflts .llpbtnf
*
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1
poicchè, (koinè diflc Seneca : (a) Virtù s txtollìt hominem , èrfiufr*
afra mortala collocai. Le Vinìliche ncll’ECCELLENZA VOSTRA
fono aliai manifeftc , come tra Je pietre le Gmimc rilucono, la fan-
no rifplendcrc tra gli Uomini; ma didimamente defcrivcrc non li
poflono per quella naturale modeftia, la quale è di freno agli Scrit-
tori . Sono nondimeno valevoli a conciliarli i amore de Letterati,
Ja benevolenza de’ Principi, e l’ofiequio riverente de’ Sudditi; anzi
lo ftupore de’ nemici, il terrore , c io ftordimcnto di animo per le •
grandi e maravigliofc cole vedute, ed udire. Le conlàgro però
quella mia fatica , la quale porta per tìtolo la Storia maturale delle
Gemme, delle Pietre ,r de‘ Minerali , ovvero la tifica fot ter rauca , che
diftuopre quanto lotto la Terra opera la Natura ; fpcrando dalla
fua gene rolirà, con cui fi rende ammirabile, quel pregio , del qua-
le ilUwri hanno bifogno ; e continuo il fortume di confagraritlc
fatiche letterarie a Mecenati per ottenerne la defidcrata protezio-
ne. Confagro ancora tutto me dello: c fpero^iell’aJrra mia Opera ,
cioè nella continuazione degli Bog j Accad mici4 palefarc tutto quel-
lo, die è degno da ammirarli nella gran mente, e nella rara perfo-
na di VOSTRA ECCfcLLENZA ,c tuttoquello,chc mi tiraall of-
fcquio : c fpcrando quel gradimento , di cui dclìdexo clTcr degno,
facendole andie olTequiola riverenza, mi palefo per fernpre
Barili ia. Agofto nw-
» » "• *
Di VOSTRA. ECCELLENZA
{t) Sauté, i» Efifi.
K
Divoti fsimo , obbligatifs. fervit. ver$
Giacinto Gimma .
FUL-
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FULGENZIO PASCALI
CENSORE DELLA SOCIETÀ’ DEGL’ INCURIOSI DI ROSSANO »
Accademico Arcade , detto Orgelio , Spione Agitate , e Medico
Primario della Città di Barletta >
A CHI LEGGE. \
Vandochi l'i> finitamente fermio e potentiffimo Creatore iti Tutto , con
eterno imperfcrutabil decreto nell'alta fua Divina Mente ripoflo ,
tr.iffe dallo 'nfcco/do feno del nulla qutfi. % vaga leggiadra olirammi -
r abile Zìniverfuà delle cofe j dar volle all' Domo un oggetto, dal cui
lavoro conosciuto avcjfc l' efiflenga d'un Artefice di Sovrumano e Su-
blime Sapere adorno . Non cnim invifibili fua Natura abufus cft
Deus , ut illum homines ignurarcnt , fed ita rcrum naturata inftruxit , ut ìpfcj
quamquam Natura invilibilis ex Opcribus fuis agnolcerctur: fcri/fc Atauagio . (a)
£ quindi avviene, che chiunque volga curiofo lo Sguardo a vagheggiare l'artificio (In-
feudo della gran macchina
Spiandole più occulte interne parti ,
- • Che ne’ fecreti Tuoi Natura alconde , — fri h»ii _ ù
conofice con indicibil piacere e della niente , e dell'occhio *
L'alta cagion , che da principio diede
A le cofe create ordine , e flato .
L' Z tomo adunque fortemente prefo dalle vaghe apparente del mondano compofio, diede-
fi poco a poco mi’ ut armate a difaminarlo tper ifeovrire , quali per avventura fifuf-
ferogli Elementi, che lo compogono , e quali le leggi, onde coftantcmente governafi .
Ma non contenta , né paga i Zlmana curiofuà di Spiare gli arcani della A ’aturd-t
nel Ciclo , nell' Aere , nell' Acque , ne' Vegetevoli, e negli Animali ; ha voluto ardi-
tamente di più penetrar e fin dentro le vifeere più profondo ed afeofe della Terra , ed
ha trovato il corpo intimo di quella lavorato altresì con artificio degno di tutta l' am-
mirazione , e pieno dimoiti jìraii , o letti di Minerali ,di Metalli ,di Terra , odi
Saffo , Situati con ordine corri fpondente alle leggi di gravita ; vedendofi, che gli firati
in fpczjepiù leggieri , fon pofti nella parte più Superiore , e quii else fono infpcrie
più gravi nella patrie più profonda allogati . Gii ftrati Sotterranei di rena, ghia)* , o
di terra più Sciolta concedono ilprinupat paffaggio all acque de' Fonti , cd aguifa di
colato) filtrandole, l' addolctf ono x le dinggono , eie conducono dappertutto , effen-
don q a ufi per tutta la Terra difhfi . Si i di più conofciuta la natura , e generazione .
dell Acque minerali di cotante divtrfe virtù fornite ; retti; il Fuoco, che ha i fuot com-
Tom.I. -c pontH-
(») in Orai, centra Idolatrai.
.t
••vn
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f orienti fotti liffimì , penetranti , e di qua fi uni infinità fvrta dotati , fi generi , e fi
alimenti [otterrà , e fpeffio sbocchi in diverfe parti del Mondo in orrendi , fpaventofi
Vulcani : qual cagione formi f avente i Tremuoti , e come aperta la Terra in voragini
le Ville , le Città , le Regioni intere afforbifea : come nelle fottcrratiec matrici fiati-,
generati , crefciuti , perfezionati i corpi de' Minerali , de' Metalli , delle Pietre , de'
Sali, de Solfi, de' Bitumi , e dittiti altro , che ’n quegli ofiuri inacctffibilì fieni
fi gemra. Da cotante laboriofe fudatiffime ricerche é derivato lo [coprimmo dell'Oro,
deli Argento , del Rame , del Ferro , del Piombo , dello Stagno , del Bifmuto , deli
Arientovivo , deli Ottone , del Cinabrio , deli Antimonio, della Manhefita , delia.
Cadmia, del Carbonfoffile, del Diamante, dello Smeraldo , dello Zaffiro , del Rubino
del Carbonchio, della Granala, del Giaci, to, della Sarda, della Corniola, dèli Onice, del
Sardonico, del Calcedonio, dell' Agata, del Diafpro, del Beri Ilo, del Topazio, del Gri-
[olito, del Pr affio, della Mal achita,del la Turchina, deliOpalle , della Stellaria , dell'
Elitropio, dell' Ametifto, del Criflallo, dilla Calamita, deli Amianto , dell' Ambra-, ,
del Succino ,o Elettro , della Gagate , del Uncurio, del Lapislazo/o , delle Pietre-,
Armena , Giudaica , Ematite , e Nefritica, delle Pietre Ammonite, Pomicee, Metalli-
che, Crujìacce, e Pregne, e d innumcrabili altri Corpi fottcrranci, che con arcano magi -
fiero nel fen della gran Madre perennemente fi formano . <* ■
Orchi non direbbe a vifiadi cotanti e sì diuturni sforzi d'nmimer abili chi ari fimi
Letterati non mcn de' paffati , che de’prefcnti tempi , adoperati intorno a' Segreti del-
la Natura , che la Filojlfia non fia giunta all'ultima perfezione ì E pure cosìnnmcro-
fe [coperte riguardo alle quafi infinite verità , che finora afeofe rimangono , fon poco
meno , che nulla : e fon ranjfime quelle , che reggono al cimento d'un rigido profondo
cfame , , Quindi par , che ben anco la verità delle cofe nel profondo pozzo Democri-
to feppellita fen giaccia : e che giammai fia per ceffate quella peffima infruttuofa occu-
pazione, che dii l' Altijfimo a Figliuoli dell' Vomo . Egli ében fervorofo il difidc-
rio , che nafee nel cuor di chicchefia per la ricerca del Vero, e che 7 fine dell’ Vomo fin
il cercarlo :Hotninis finis eft perfette cjuaerere Vcricatcm , diffidi fempre grande
Agofiino : (a) ma egli mcdfimo in conofccndo la fiamma difficoltà di trovarla , fog-
giunfe :latct Vcritatis quxrendx mod us; e Seneca ebbe, anche a dirne, che Veritas
in altolatet. B' pur vcriffiimoi che nati fumo per la Verità , e che ella fia il Sole.,
della noftra Anima, e l'Anima de’ noflri Studj all' avvi far del P. Lamy; mi purtrop-
po fcarft, e fievoli fono i mezz‘ ><he adopra l'umano Ingegno per rintracciarla . Ia
debolezza doir uman fp,r‘t0 * grande , e l'ha dimoflrato l' , e'I dimofirerà
vieppiù chiaramente il Dottiffimo Signor D. Niccolò Frangiami Segretario di queflo
Regno nelle fue tanto defiderate Filosofie Ise MeditaZioni.il fi spere a fondo i naturali Se-
preti è di pochi , oper meglio dire, non é per l'Vomo ; imperocché qucll'Opcrc, che fon
formate da un Fabbro d' infinita faviczz* adorno, non fi lafcian conofeere a fondo da
chi ha lo fpirito limitato . Per la ricercatici Vero , ottimo convenevol mezzo e?J> i
lefaminarc da cima a fondo , e con efattezz* » Singolari, ginfla l'infegn amento del Ve-
rni a-
M D- Auguft. tmtr. Atti- 3- *up. i.
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rulamio ; (a) ma per eiò fere fumati* [finto é coti poco inclinato , che oh mant men-
te dalla difficoltà dell' imprefa atterrito , neghìttofo , e fvogliato rimanfi. Allo'ncontro
qualar fi tratta dicondurji dietro all' Idee generali , ed aftrattc , i Intelletto è tintale ,
tutto vigor , tutto lena , fetida awederfi , che quelle leggi di generali Nozioni , ri-
cavate da' Singolari manchevolmente noverati , c mal concepiti, ad altro non fervo-
no , thè a farci precipitar negli errori . Le fperiengc ancorché repheatamente , e da
efperta mano fatte ,pnre fovente riufeir fogliono infruttuofe , e fallaci , come lo di -
mofiròtl Boi le , e noi tuttogiorno veggi amo. Or che avverrà qualora formar voglia-
mo cd sifilomi, e Sifiemt diverfi dopo il languido efame di pochifiimi Corpi . Da sì fat-
ta i nel magione adunque del noflro fpirito per le generali Nozioni, e dalla qua fi na-
turai [vogliategli , che ferba per un compiuto rigorofo efame delle particolari fofi un-
ge , nufeon poi molte altre cagioni , che bau malmenato la ricerca del pero , come
infegnuno il Bacone » il Bolle , il Curtefio , il Gafiiendo , il Malebranche , l' Arnal-
do, il Muratori /l Ncvvtonc. Zina tal f vogltategga d' inquirer minutamente d intor-
no a Si «gol ari, produce la noflra detcflabile faciltà di preflar ciecamente il confenfo
> agli altrui rapporti, idolatrando l' autorità degli Scrittori , finga badare al dtfeerni-
mcnto del Vero dal falfo : e pur Seneca ci ammonì dicendo : Qui alium fcquitur ,
nihil invcnic , imo ncque quxrit : e'I gran Dottore Agoflino in ifcrivendo a S.Gi-
rolamo in difi fa della ferità così fcriffe : jUios autpm omnes ita lego , ut quan-
talibct Sanatare , dortrinaque prsccllant , non ideo veruna putera , quia.,
ipfi «a fenfcrinc , fed quu mihi , vel per Ulos auihentico* AuÀorcs, vcl pro-
babili ratìonc , quod a vero non de viene , pcrfuaderc pocucrunt: e G tulio -
Cefare dilla Scala : Nil infclicius ìisingenus , quae mordicus fcne.unt Majorcs
noftrcs mi ignorate . Errata Majoruin diflìmulanda nón fune ,nc eo ipfo po-
tentati imponamus. Dalla fudetta cagione nafeono altresì certi malfondati Sifie-
mi , che fpifi'o fpejfo leggiamo ; e dopo il corfodt tanti fecoli , e dopo cotante fati-
che , fum pur anco nel dcfidcrio di vedere almcn due Sijlcmi , che non fìano fra di lo-
ro contrarj . La granmaefira Natura è mirabilmente uniforme nelle fue opcragioni :
e la ferità e fngameno Zina , ed tudivifibilc . Adunque ci fembra impofiibtl cofo—j,
il poterla rinvenire per fentieri diverfi , e fra di loro così lontani . Si fogna , else tut-
ti i Filofofanti concordi ed uniformi nel ricercarla , premino un fot calle , e quello
appunto , che fenga inciampo conduce all' ccquiftodcl gran teforo del fero . Egli i
d uopo trovarlo , non fingerlo i camminare a feconda di quelle leggi , che lo conten-
gono , non inventarlo a capriccio J ubbidire alla Natura , fe fi pretende , eh' ella
ubmdifca, c farci da lei guidare , non già guidarla . E' nccejftr io in fine , che mo-
Jlri Sifiemt flou conformi alle fue regole , non già confondere lefuc regole , per acco-
modarle a Siftcmi . La Natura è maeflra , noi fum difcepoli . Ella è luce , noi fu-
mo t ciechi , cd é la fida ficura [corta , ebefra 7 bu)o della noflra ignoragli, guida
i pafii di nifi r a Mente , per non traviare dal dritto [altiere . Farmi adunque , "che
da quefiu gran difficoltà di efattamente filofofare fu veramente accaduto , che acume n
gli amidi , che i moderni Filofefami , ancorché di fino elevato ingegno adorni, e
c 1 per
(a) f nanfe.- Baco Bar. de Vetulanx, in lihr. de A*imt ntit mn. Stitntmr,
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ferie di loro tante gloriofe fatiche Jempre immortali , abbiati eolie Verità già pofle fu
chiaro mefcolato non fol tante e tante fallaci opp inioni , ma infinite favole ancora. ,
che di tutta qtnifi la Naturale Storia han fatto un cattivo governo , e che per lo trat-
to di tanti fecoli hanno incontrato quafi univcrfale credenza .
Avendo adunque ben conofciuto , e compianto quefia difawentura delle Sciente
N. turali il Chi ari fimo , e per qualunque riguardo gran Letterato Signor D. Giacin-
to Gimma , dieffi , dopo varie profondarne meditaci oni dell' illuminato fuofpiri-
to , a rifarcir colle fue fatiche cotanto danno . Perciò fi accinfe egli coraggiofamcnte
alla grand Opra di r /purgare quantvppiùftato fojfe poffbile la Storia Naturale dei
Regno Animale , Vegete vale , e Minerale dalle tante e tante favole , che fquallida , e
fparuta la rendevano . E dappoiché fe balenare un raggio del fuo raffi alo pcnfare_>
nel Giudizio eruditijjìmo centra il Martino , ed in difefa del Mu fi tato : e dopo i Jìioi
Elogj Accademici, formò felicemente il lavoro delle Diffcrtagioni DeHominibus
Fabulo/is, de Fabulofis Animahbus, & de Gcncratione Viventium in alcune _»
Legioni Accademiche , dcflinatepcr la noflra Società fcientifica di Roffano , di cui ha
foflenuto , ed ormai plauf bilmente fi (tiene la tkcorofjfima Carica di Promotore perpe-
tuo . Ma cceitati e mofiì i gran lumi del Vero , de quali abbondevolmente i ripieno
il fuo fpirito , crebbero quelle Legioni in breve tempo , per la nuo7/a materia , e_>
per la buona Critica , che vi aggi linfe , inungroffo Volume: e dcftinatolo final-
mente a benefigio di lla Ripubblua delle Lettere , f e godergli la luce nel 1714. colle
(lampe di Napoli . Fece queft Opera cotanto ftrcpko nel comparire , e fu con tanto
plaufo ricevuta dal fior fiore de' Letterati , che l'Autore ne riportòacua gran meffe di
laudi : e t egèi è vero , così come è veriffimo , che
Principibusplacuiflc Viris non ultima lauseft T
fi può francamente dire , che la lode dal noflro Autore riportata , fiata fuffe di tutto
pefo . Imperocché fu ad alto fiegno commendata quell' Opera da Clemente Papa XI. di
g. m. il quale alla grande Pontificia dignità accoppiava una profonda feeltiffima let-
teratura: dal Conte Lorengo /Irrighetti Confalo dell' Accademia della Crufca , dal
gran Magli abeeehi , dal Salvini , dal Crefcimbeni, dal Muratori , dal Lancifi , dal
Vallifnieri , dall’ Amenta , da' domai ifii (T Italia , e da moli iffimi altri Lettera-
ti d'eterna fama, e di fapere fublime ; di forte, che può a gran ragione il noflro
Gimma gloriarfi , di aver conquefla fua gloriofa fatica dato alla Storia del Regno
Animale un volto veramente leggiadro , ed una buona parte di quel raffinamento , che
richiede a . Jbuefto fu il primo fortunali ffimo sforgo del fuo grande ingegno , confe-
tto alle Verità Naturali , ed al fofpirato accrefcimento della buona fperimental Fr-
hfofia . Ma al primo , compiendo alle fue promeffe , ha finalmente accoppiato il fe-
condo , ed è quello, che nella preferite Opera , 0 gentilijfimo Leggitore oramai ti
prefento. In quefia fatica sì , ciré l'Autore ha fuperato se ficjfo , ed ha chiaramente
manife fiato il carattere del fuo fpirito , intefo fernpremai a lavorar per l' Eternità.
Malagevole durifsima imprefa è fenga meno il rettamente filofofare , come teflè di-
moflrai ; ma qualora fi tratta di (covrirei Segreti della Natura de' fotterranei Mifii
doppiamente velata , ed afeofa ; pare ame , che altro, che mente umana richieggafi-,
. , ' . . e che l
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* che ’l follmente penarvi rechi orrore , e [pavento anche agl' Ingegni più [oli tv. t-
ti : e pure il noflro Autore con impareggi. ibi l coraggio ne bafaufiamente intr apre fai*
! efteugione : gfeorto dal chiaro lume del fuo trafeelto fapere , ha portato l Intel-,
letto fino a [piare minutamente tutto quanto di più ofeuro , ed ajcofoferba il profondo
fieno- dell a 7 erra .Con quale , e quanta felicità fiafi egli diportato in quejìa ìmprc-
fa, potrai ben ifcorgcrlo , in leggendo non fenga ammirazione , tome mi per fu odo , il
preferite Libro col Titolo di Fifica Sotterranea. In quefio avrai nel tempo mede fimo
un Trattato Filofofieo,non già partorito dalla Fantafia difalfie immagini piena, e gonfia,
ma ricavato fedelmente dal [erto delia Natura , e lavorato a tenore di quelle leggi
infallibili, che lamedefima infegna. Conciofiiiaechè l' Autore in t [piegando le na-
turali [atterrante operazioni , haproccurato avvalerfi di quelle ragioni , che fioru,
fiondate fiulft, replicata fpericnza, e che non fi difeofiano dalle regole de meccanici
movimenti . Non ha egli prodotto fent mento, che da validi fisime pruove avvalora-
to non fu , e che refiflcr non pojfs all' empito delle più gagliarde obbiezioni . Godrai
di più di una compiuta., abbondante , esatti fisima Storia Naturale di tutte le Pietre ,
e Fofisi li principali , che finora [coperti fi fi.vio , non efifiendovi corpo fiofisile, che fiot-
to la Terra producaft , che diffufiamente , e con ammirabile di finitone non- ft nt-,
tratti in maniera affatto gradevole , perche nuova. E come thè vcrifsimo fia , che
molti deile Pietre abbun parlato f l’ benfatto nondimeno con una ofcurifsima brevi-
tà e confufione , deferendone un ptcciol numero o coll' ordine di alfabeto, o in po-
ehifsime riga . Quindi in quefila Opera ft ha una piena ,chiara , e difiinta cognizio-
ne di quanto altri Autori hanno fcritto su quefio veramente curio fio argomento , cosi
ohe fi poffa francamente chiamare una picchia Biblioteca degli Scrittori , che delle-,
Cofe Sotterranee hanno fcritto ; ed una ricchi fisima miniera di erudizione [agra , e_»
prof una ; fcienttfica , Fìlofofica , ed Ifiorica , ferbando notizie recondite , e ) ingoiaci ,
che malagevolmente trovar fi poffono pronte in altri Libri ; . contenendo più di 1030.
nomi di Pietre .. Infomma vi troveranno abbondanti fisima materia , ondepafeer pof-
fono lo fpir ito non folo gli Domini addottrinati , e culti , ma benanco i mai dotti , i
quali poco leggono , ed alle cognizioni di vane Scienze applicati non fono . Ouelche
ini fembra però più rimarchevole , ed il più forte di quefi' Opera, è la veramente-,-
maravigliofa fi coperta di quelle favole , onde la Naturale Storia de' Fofsili , e delle
Pietre per sì lungo tratto di tempo è fiata depravata : e che non men dagli Antichi r
che da Moderni Filofofanti di fontmo credito, e riputazione fono fiate riferite, inven-
tale, credute,. ed oflinatamente difefe .
Di quanto pefo e momento fu una fimil [coperta , di quanto utile alla- Naturale-,-
Vocia , 0 di qual lume alle Menti rt he nel [enfierò della Verità f incamminano, chi
ha fior di fenno può giudicarlo . Di qual fino giudizio , dtfeerni mento , e fapere do-
tato effer debba colui , che cotefia glorio fa fatica intraprende , può fedamente com-
prenderlo chiunque ha di propofito ed infiancabilmente ricercato il vafio regno ds’
naturali Segreti . Il faper difiinguerc il Vero dal falfo è l più proprio carattere ilei
perfetto Filofofo : uà può mai giugnere ad una tal perfezione fe non quegli , che arri-
va a penetrare fin fondo leffenzial magifiero di quell Obbfitto , che vuol conofeeee ,
L'cfit-
jna
L' tf tenori apparen ze fpeffo c ingannano ; perchè talora le falfità fotto la belici divi-
fa del p ero fi afcondono ; e quell' affaflellare in unfapcio e favole e Perita naturali ,
p un potentijfimo meggo , che logiufto difcern intento del Pero mette ii^ifcompiglio , e
confonde . Adunque per cadauno J'corger fi può , quanto e qual fa il merito del nofiro
Autore , che non foìo bafaputo trafcegliere cotante favolofe notizie , che qua e li
fparfe giace ano ; ma parimente con una Critica foprafina e degna di tutta la lode, l'ha
date a divedere per tali con gagliarde ragioni , e fortiffimi argomenti ; fpeffo fpeffo
non che gli Antichi , privi di que tanti lumi , che oggigiorno abbiamo , ma i più
dotti ed accreditati Moderni cor aggi of amente impugnando , con tanta e tal modefli* -»
però , che nel tempo medefimo ha faputo dimofìrjre e l\:mor per la Perita , e i'offe-
quio dovuto agli Autori , eh' egli ha impugnato . So» di vantaggio frcqucntiffimc-»
le fuc- nuove opp.nioni , che con molta forgadimoflra , e che mettono in chiara-»
veduta molti Segreti della Natura , che da altri feopertt non furon giammai ; ma le
propone con firn ni a indifferenza , e fenga punto farfi forprendere dall' amor proprio ,
che fpeffo col farci travedere , ci conduce agli errori )rifòlutifiimo di ritrattarfi quan-
tunque volte glie ne venga con falde ragioni dimoflrato il contrario . Coti far debbe
un ingenuo c non preoccupalo Filofofante , e non già armarfi di o flirt agtonc , per di-
fendere quelche merita la tenfura , come taluni fpeffo ufxr fogliono . Jn vane parti
dell' Opera fono fparfe non poche Ligreffioni , che diverfi curiofi import antiffinu
Franati contengono ; le quali benché di Fojfili , e di Pietre non parlino ; pure per-
chè o agli uui , o all' altre dicono relazione , opportunamente t con giudizio vi fon
collocate . E'fcritto il Libro nell' Idioma Itali ano puro , tr afe eleo ,e da qualunque
ajfctta7jone lattano , ad imitazione di gravitimi Autori ed antichi e moderni ,che
'n fimi le idioma le più gravi Dtfcipltne hanno fentto : ed è flato ben fatto , per far
vedere a certi Fortflieri giurati nemici della gloria Italiana , quaiu ella fiala rie -
chegga del nofiro leggi adriffimo Idioma . Lo fhle è proporgionato alla materia ,di cui
fi tratta : è grave , mai fio fo , e ripieno d' una iucredibil thiaregga , così, che fi veg-
gon fpianatc cofe ofeunffime con una faci Ita fenga pari , , Iguane o all'ordine de' Trat-
tati, poffo dire effer f Opera con ottima economia e difpofigione diflnbuita. E' di-
vi fa in due Tom , che contengon più Libri ; ogni Libro è divi fo in più Capi , ti
molti Capi in Articoli . Trattafi nel primo Libro della Natura della Storia delle-»
Gemme , ede Minerali : nel fecondo delle Pietre Pregiofe : nel tergo delle meno
‘ Pregiofe : nel quarto delle Pietre degli Animali : nel quinto de' Marmi , e di al-
tre Pietre maravigliofe diverfe : nel feflo finalmente de' Minerali , che dalle Pie-
tre dipendono . Si diporta con tanto gmdigio , e tal faviegga /' Autore nel maneg-
giare una ù vafìa ed intrigata materia , che a mio credere incontrerà egli uuiverfa-
le l' a pplau fo . Onde a gran ragione non pochi dotti fisi mi Letterali ed Italiani e Fore-
. (heri con fornma rnipagtenga afpetuno un Opera , adorna a mio giudigio di tutta
quanto il più raffimm buon guflo del fecola può mai dcfiderare.Molto perciò dee il Mon-
do letterato a colui , che nel fetol prcjcntc molto J'carfo di Mecenati., ha promoffa
efficacimenie la flampa di Opera sì degna, e ne ha facilitata l' tdigione.il Promotore _»
di effa i flato il Si i nor D. Natale Pandolfclh , che per la fuafcelta letteratura-»
». nelle
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tifile Facoltà più fublimi , e fpe^ialmme nella Legale , non foto hafaputo acqui-
flarfi una nobile clientela in Napoli , di chi é Avvocato ordinario , m.i parimente
dall' Eccellenti fsimo Signor Conte d'Arracb Viceré in queflo Regno , e Prencipe di
fomma favic7KZA , e prudenza adorro , é flato in età giovanile dcflinato Avvocato
Fifcale nella Reo. Vdiema di Lecce , e Giudice della G. C. della Vicaria con tutti que-
gli onori, che porta feto un sì degno Mini fiero.
Godrai . dunque per ora o Littore d unafatica degna del tuo talento ; ma fappi ,
* cbe'l noflro Autore inflancabilmente applicato alla ricerca del Vero , ti prepara-,
• un' Opera niente meno planfibile della prefente . Egli per terminare l' intraprefo la-
voro , darà di breve , come fi fpera , alia luce il Trattato De Fabulofis Vegeta- 4
bilibus ; cofa quanto degna di tutta la flima per la difficoltà del nuerjo impor tantif-
fmo argomento , per la fartela ielle ragioni , per la ricca e recondita erudizio-
ne , per la buona Critica , e foda Filofofia , e perla purità dell' Idioma latino, ondi è
Jiritta ; altrettanto dcfiderabile per le molti fsime nuove oppinioni , eh' egli vi ha-,
fparfe , mercé delle quali purga di tutto il favolofo quaft ogni Scienza Naturale ; ed
in sì fatta guifa compie egli alla fila promiffa , immortala il fuonome , rifehiaro. _»
le Scienze della Natura, dimoftra il più dritto cammino alle Filofofiche Menti , ed
illuftra la fita felici fiima Patria , il Regno , e l' Italia tutta , dando evidente-
mente a cono fiere cì Nemici della gloria Italiana , che non fon mancati , »t_.
faran per mancare unquamai all' Italia i grandi , elevati , c felicifsimi Inge-
gni.
Non folo dimoftra il Gimma quefta verità nclC Opera ,. di cui abbiam fatto teflé'
parola , e ti prefento ; ma non ha guari, che incontraflabilmente moflrollo al Mon-
do tutto coll' Idea della Storia dell’ Italia Letterata, di' ei pubblicò parimente^,
colle flamp* Napoletane . Fece altresì un tal Libro nel fortirc alla luce cotanto flre-
pito , c riportò un plaufo così grande ed univerfale , che l'Autore fu da' primi Lette-
rati d'Europa non che A Italia chiamato l'intrepido e valorofo difenfore della Lette-
ratura Italiana , il lume del noflro fecolo , e la Biblioteca animata del più feelto fa-
pfre . Imperocché oltre alla novità dell’ argomento , alla difficoltà di maneggiarlo ,
alla incredibile erudizione dellaStoria sacra, e profana ,e delle notizie di quaft tutte
le Scienze , dimoflrò evidentemente eon ragioni potttuiffime , c con autorità maggio-
ri di qualunque eccezione , che quaft tutte le S ciemc aveffero 9yuto Torigine dall'
Italia ; facendo cono fiere alcuni Fortftieri non folo ingiufli Cenfori deli' It Mano fa-
pere , ma benanche ufurpatori di molte Scienze ed Invenzioni , che agl' Ingegni Ita -
, li ani ragionevolmente appartengono . Riportò dunque egli, come diffi , per sì "degna
intraprefa untvtrfali gli encomj : e s'io non tcmejfi di fimbrar piagentiere , potrei
qui teffere un lungo catalogo di coloro , che fpczialmente la lodarono ; effendo io in.
formato appieno di tutto ciò , a riguardo dell' onore, (be' ho della di lui flimabiliffima
lunga amicizia > del non mai interrotto carteggio , della comuntcazron degli Studi ,
e delle vifite fattegli fpeffo nella propria Cafa in Bari , ove non finta ammirazione
ho veduto nwltiffime lettere, ed innumerabili epidittici Componimenti de' più diflinti
Letterati del Secolo tu commendazione dell' Opera : e fi la gran modrfìia di Luì per -
met-
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mttifftfy che fi ftampaffero , fé nc potrebbe ficurtimcnU formare un gran Volume _« ...
Speffo ho temuto con fup pliche, di uve r qualche fatte de' Componi menti megli ori, per
inferirgli in quefio mtoprefente Awifo , e ftmpre indarno . Ma forchi cafualmen •
temi uovo copia di alcune Lettere, e Ai certi Sonetti d illuftri Autori, e per degniti
eper fama cenfider abili, non vo lafciarc di qui trafcnvirgh . Lo faccio di buon ani-
mo , non per lodar l'Autore , che degli applaufi i giurato nemico j ma ben per confon-
dere ed ifmentire certi frinii Criticumi, che guidando, comefifual dire, per noiu»
rimanere in fecco ,c dimenando fi , pi/ parer vivi , vogliono ac qwflar gloria con ol-
traggiare la fama altrui , confutando qualche punto ne poco intendono ; e per abbatte - 0
rej colpi della livorofa invidia , che guarda con occhio bieco gli onori de' Letterati ,
e tenta co furi latrati di ofeurare , auezfi di eflinguere quella luce , che lefcrifie ed
abbaglia vigor of. mente lo fg nardo . Convenevol dunque e' mi J'embra di far qui c<*
no fccre in primo luogo l'alta gtntrofiià dimoflrata al noflro Autore da Benedetto Pa-
pa JUlL di felice e ftmpre immortai ricordanza , che con effer paffuto, non è guari di
tempo gl or 10 funi ente c con odore di santità a vita megliore ; per la fomm a pruden-
za, dottrina, e per l immenfo 7 [tlo , che gli ardea perennemente nel cuore ; ha privato
la Cbiefa A un gran Pontefice , i Poveri di un gran Padre, e le buone Lettere di uru,
tran lume . Egli dopo averlo onorato per la ferie di molti anni con più gentihjfime
Intere , offendo Cardinale Arcivefcovo di Benevento , fi compiacque t (fendo Papa ,
di Jar rispondere in fuo nome dal Cardinal Fabrizio Pool ucci Pruno Mtntfiro t Se-
gretario di Stato ad una Lettera dell' Autore nel tenor, che ficgue ;
Molto IlluUre , e Molto Rever. Signore
Ricevette N- S. la lettera , che V.S. gii fcrilTe in manifcflazione del fuo
giubilo per la felice fua aflunzione al Pontifivuto; e quanto fi compiac-
que la S.S. di quella di Lei di vota dimoili azione, altrettanto godette in fen-
tire , che avelie ella già data alla luce la fua Opera dell’ Italia Letterata; of-
fendo bene pei fuafu la Santità Sua per la degna* opinione , che porta dell*.,
fua Vittu , clic farà la mcdcfmia non mcn d ornamento al Setolo, che di
vantaggio alla Repubblica Letteraria . In atreftato intanto del Pontificio fuo
gradimento , c della benigna confiderazione , che ha per la Perfona di Lei ,
li degua conceder#: per mio mezo 1' Apoftolica Benedizione ; ed io ringra-
ziando!# delie coiteli efpreflvoni , di cui ha voluto favorire anco me lidio,
auguro a V. S. dal Cielo copiofc felicità . Roma 16. Settembre 1714. -
Si f. Canonico D. Giaciuto Gimma .
6 Bari..* Al piacere di V.S.
F. Card. Paul ucci.
Tra moltiffimi Componimento Poetici , con cui è fiata lodata l Italia , ne proponi
Solamente que pochi, che fono iu mio potere. I pumi fon due Sonetti del Supiriur-dell'
Autore Monfignor D. Muffo de Gaeta , Patriarca di Gerufaltmmc, Arcivef ovo di
Bari , e di Canofa, Primate della Puglia , Prelato domtfhco di Clemente Xr. Fefcova
Affiliente , e Barone di Bitritto, Soggetto adorno di santi, illibati, efemplariffimi co*
fiumi ,
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fiumi , e di quella fotta e mfficcia dottrina , che a formar i un degnò perfetti f.mo P a.
fiorir richiedefi . Egli , thè per lunga fptritn^a cono fica il gran merito del Gimma ,
e che col fuo fino dificrnimcnto bilancialo avea il pefo dell' Opera ; come quegli , che
della buona l'ocfta irnefo era , onorò l'Autore co’ prefinti Sonetti , degni di cjfcre fiam-
pati , per confinarfi la memoria gloriofa di sì degno Perfinaggio , che immatura-
mente , non ha guari l'ineforabil Parca ci tolfe .
All’ Eruditifs. Sig. Abate D.Giacinto Gimma :
in occafionc di aver dato alle (lampe l’ Idea della Storia del P
Italia Letterata. .
I» ’ •* ■
'
Un Barelc.
SONETTO.
~ - V' V -
Già non fi può negar , che Italia nolìra
Piu d' ogn‘ altra Region Zia letterata ;
” X * 1 -
A*,.' _■ .
Ogni Scienza , ed ogni Arte in Lei è nata ;
«vi %
Gimma nell’ Opra fua il ferma c moftra .
Cv.'
Stranieri dunque in letteraria gioflra
-X - '■
Non pila entrate con Noi : fe fol formata
. . jt 5 . -
Mv .
Della Storia l’ Idea , in luce or data
«Adirali
.-rs.J-’ .rV
V i ha re/i vinti con vergogna vollra .
" • ■
Tanto ha faputo far penna Bare/è
tir . -w.j-V; ifitì&K
Con pruove , ed argomenti cosi chiari t
Che 1' abbia per maeftra ogni Paefe .
rv - S
r tr - _V JÉ,: 1
<■$
Se di tal penna il Mondo non ha pari ,
■.
* • *ìf
Barcfi miei cantiamo a note ftefe:
.■ -r. v,l-*wl
Viva GIACINTO GIMMA , e viva BARI.
folle il degni fimo Prelato fare uno fchcr70 col Gimma, perchè una fera mentrej
era nella conver fazione di molti Signori Canonici della Cattedrale , e Nobili della-.
Città , ed altri in qualche buon numero , lo mandò a chiamare , e gli prejcmò in.
prefinza di tutti l'accennato Sonetto col nome di un Bare fi . In altra fera poi volle
ancora richiamarlo, >c fpiegandofi in un fimile congrefo de' Signori Canonici , e No-
bili , che egli era vero Bare fi ,gli prefentò l' altro figliente
Tom. T.
SO-
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SONETTO. ' 'f/r ^
E* ufcito in lode tua un bel Sonetto
Gimma , per 1’ Opra , che alle ftampc hai dato ; H
Te ’l meritarti c ver; ma ti è pili grato
Perchè l’ Autor di erto è un buon Soggetto .
Mortrafti nello fcrivcrc un gran petto
Contro i rtranieri , di dottrina armato ;
Or foflfri con coraggio qualche ingrato#
Che negando l’ Autor ti fa difpetto.
Quello fteffo fon io vero Barefe ,
Che ammirai la tua penna fenza pari #
E ne lodai , come farò le imprefè .
Deh aggi ugni il Terzo a’ due Volumi rari, ' .<•
Ch’ io dirò con pili fafto , e voci acccfe :
Viva GIACINTO GIMMA, e viva BARI.
Con tjuefìo fecondo Sonetto volle J piegare lo fcher'gp , ed alludere contro alcuni Fo-
refiieri , (he faccetto Jìrepito a favore degli Stranieri . Trovandomi in Roma , e par-
lando col celebre Gioì Mario àrefeimbeni, e molandogli i Sonetti , de' quali fi fece-
ro copie per tutta la nofira Provincia, il medefimo gli commendò molto, dicendo, che
al merito grande del Signor Gimma giufldmcntc cran dovute le lodi da si degno Prela-
to . Ebbi io l onore di fare una Rifpofla colle fiejfe Rime al primo Sonetto in lode del
prelato , con cui avea ferviti , e dell' Autore j e due altri fece ancora il Padre Ber-
vardo-Maria Pepe Predicator Generale de' PP. Domenicani , lodando anche colle me-
defime Rime il Patriarca, l' Autore, e la fua Opera .
MoltiJJìmi furono gli altri Sonetti da diverfi luoghi all’Autore mandati, tra' qua-
li fi conlan fei veramente eccellenti de’ dotti Letterati della Città di Reggio di Lom-
bardia, Accademici Arcadi della Colonia Croftolia/fer fcn%a precedente amicizia,
per aver foto letta l'Opera vollero onorarlo. Ma mi è parato prefentemente propor-
ne fol due del dottiamo Signor Priore Giufeppe Gabbi , perchè gli altri del Signor Do-
menico-Antonio Guafchi Medico Collegiata , pubblico Lettore di Medicina , e Medi-
to di Corte del Sereniamo Principe Ereditario di Morena, del Dottor Signor Bernar-
dino Rufpagiani , del Sig. D. Domenico Battolani, e del Sig. -Conte Francefco Donelli
fi flamper anno forfè ungiamo con altre Campo finzioni . I Sonetti dunque del Sig-Gabbi
fono i feguenti t
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In lode dell'Italia Letterata
dell’ Illuftriffuno Signor D. Giacinto Gitnma
SONETTO.
Ergi , che n hai ragion , ergi la medi
T ua fronte , o Italia , e ornai raffrena il pianto !
Cingi l’augufta , e gloriofa velia,
Che refe il nome ruo chiaro cotanto.
Gente ttraniera alle tue glorie infetta
Tentò involarti il tuo reale ammantò;
E di abballar l’alta, e temuta Tetta,
Di vile .Ancella al par lì diede il vanto.
Ma il Gimma il tuo gran figlio. Eroe ben degno
Di cremi applaulì , e di quel giufto amore ,
Che in tutti accende un s) felice ingegno ,
L’ antica gloria tua tanto ebbe a core ,
Che or rende a Tc delle bell’ Arti il Regno,'
E di Regina il ben dovuto onore.
Deilo fiefib Signor Priore Gabbi
in fr°vo di riverentiffima fiima , ed ojfcquiofo rifletto :
«Mt*
. \ •
rryffi,
SONETTO.
Si allude al Sig. Vallisnieri , che Ibilecitò il Sig. Gimma a fcrivere
a favor dell'Italia, ed al Sig. Gimma , che compì l'Opera.
Mira o gran Gimma il prifco, almo, e fattolo
Tempio in Italia alle bell’ Arti alzato.
Che fòvra ogn’ altro al Cicl s’ ergea famolo
Di mille illuttri Eroi fuperbo c ornato .
D'invidia a’ i morii, e non dal tempo rofò.
Che il piè su immortai bafe avea fondato ,
Minaccia alta caduta , c ruinolò
Di se già fa temer l’ultimo fato.
Sì ditte il Vallisnieri , e il Gimma accorte
Pronto al periglio , c tanto fece , c tanto ,
Che ftetre il Tempio, c a nuova gloria forl&.
Foggia Italia , e contemplando inranto
Opra si eccella , ella è tutta in forfè ,
Ugual Porgendo in ambi il meno , c ’l vanto.
d z
. V v'à
.-3 t» )
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f
Oltracciò dalla gran Dorma Terefa Grilla Panfl) vero ornamento e fplendor e cL»
del feffo , e del fccolo per la fua rara letteratura furo» ferme all' Autore in lode dell'
Italia Letterata due dottiffime Piflole , degne veramente di efjcr qui riferite . La—»
prima è del tenor , che ftegue :
ILLUSTRISSIMO SIGNORE
Dal Secretano del Signor Duca di Giuliano mio Cugino mi c fiata refiu»
la fcattola con dentro cinque cfcmplari della di Lei Opera dell' Italia Lette-
rata : e ciò fegui in tempo , che mi trovavo a diporto nella villeggiatura di
Frafcati , fciolta e libera da tutti quei impacci di obbligate convenienze , che
feco porta la dimora in ficca . Quindi è , eh' ebbi tutto 1 agio di leggere con
mio Tornino diletto , e profitto inficine così degna Opera . Feria grandezza.*
dell’ argomento di cfTa non vi voleva certamente, che il di Lei raro ingegno*
la valliti della Tua erudizione , la purità del Tuo Tuie, c la miracolala Econo-
mia , che enrro la medefima fi legge, c fi ammira . Onde per quella parte, che
mi prendo della gloria d'Italia , quanro pollo pili ringrazio prima Lei , che_>
colle Tue immortali fatiche , la fa con fondamenti di verità comparire alle.»
Nazioni Araniere doviziofa in tutti 1 tempi di elevati e rari ingegni in ogni
Scienza , ed Arte . E di poi coll' Italia noAra è forza , che mi congratuli di
. avere trovato in Lei un Letterato Italiano , che cosi eminentemente co' Tuoi
domi componimenti 1 abbia faputa ìlluArure . Quelli miei giuAi fornimenti ,
pollò afli curar la, che fono comuni a tutta queAa Letteratura Romana , alla
quale ho comunicato l'Opera . E giovami credere , che l'applaufo farà uni-
verfale e di quà, e di là da' monti . £ però febben mi ero preÀlTa, come buo-
na Italiana , di fòlo ringraziarla, non pofib terminare la lettera fenza ralle-
grarmi fèco particolarmente di si degna , e plaulìbile Opera , che fenza forfè
la renderà immortale j Accomc io mi proteAo perpetua ammiratrice — Roma
li 4. Decembrc 17*3.
M Di V. S. IlluAnfs. •«....
Serva Affezionatili.
D. Terefa Grillo Palifilj .
La feconda ancor concepita con fornimenti di un altiffmafìima per l'Autore , è la
v‘ feguente :
ILLUSTRISSIMO SIGNORE
Sempreppib rimango contenta del giudizio da me formato della fua dot-
tifiìma Opera i poiché lo trovo uniforme a quello , che della medefima for-
mato hanno i pi'u infigni Letterati d’Italia , a molti de’ quali 1’ ho comuni-
cata , e fpczialmente a due , che io tengo in gran pregio . il Padre Revcrcn-
difiìmo Capafiì Servita l'uno, ed il big- GiuAiniano Paglierini l'altro , di cui
le
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le mando originalmente la lettera ] e manderoll e anche quella del primo }
che prefentemente ho fuori di cafa , contenendo non so che altro affare . Se
ne compiaccia dunque, c con ragione; poiché c lodata da ingegni, che fo-
no tenuti in iftima di gran Letterati da tutta Italia ; mentre io meco fletta con
giufla vanità mi congratulo di cfl'ermi appoflacon ingegni cosi elevati in itti-
mare, che le di Lei fatiche poflbntt chiamare un capo d’Opera, ed incontrare
perciò il comune applaufo . Ed efibendomi ad incontrare tutto ciò , eh’ è di
fuo fervigio , mi confermo
Sì aggiunti e alle dianzi riferite lodi quella , che dalla fublime condicio» del Sog-
getto tutto il pefo , e tutta la /lima ricevendo, riefee al nojbro Autore di Jbmma ripu-
tazione . Il chiarifpmo e gran letterato D. Piercaterino Zeno Chierico Regolare So -
tnajco ben degno Fratello del Si?. Apofìolo Zeno altro lume della pii* recondita lette-
ratura , che con tanta gloria del fuo nome ba diretto ilfamofo Giornale de’ Lette-
rati d ltalia , così fcriffe al Signor Gimma :
Il Signor Vallisnieri , fon pochi giorni folamenre, che m’à fatto recare il '
dottittimo libro di V.S. Illuttriflìma. Il tempo non mi à ancor permetto di
leggerlo tutto alla dittefa : bensì l’ ò feorfo con l'occhio qui c là , e v o ammi-
rato un mare ampiflìmo di ei udizione . Può dirfi con fìcurczza , che la lette-
ratura Italiana non à fortito fin ora, ne mai in altro tempo forrirà un Apolo-
gitta piti forre ed invincibile di quelche ora a lei ila il chiariflìmo Sig. Gim-
ma . io poi dal mio canto direi di renderle quelle grazie , che di rendere fon
tenuto alla gentilezza di V.S. Illuttriflìma , e del dono pregiatiflìmo , che mi
fa , ec. ... In fomma non fon per ommettere occafionc di farmi conofce-
re qual veramente di efler mi profetto
Di V.S. illuftrifs.
Roma li x. Gennaro 1724.
Serva AfFczionatifs.
D.Terefà Grillo Panfili
Illuftrifs. Signore, Signore, e Padrone Colendifs.
Di V. S. Illuftrifs.
Venezia z6. Febbraio 1724.
Divotifs. obbligatili. Servidore
D. Piercaterino Zeno C. R. S.
D. Pi
Il
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Il celebrati fsimo Signor Giufeppe Lagoni vecchio Medico dì Ferrari f Lettor Pub*
blico nello Studio di detta Città, Accademico de’ Curiofi di Natura di Germania , e
di molte altre Accademie , e notifsimo per le dotte Opere date alla luce , la cui mor-
te aiuftamntc deplora l'Italia tutta , diede dell'Opera il feguente giudizio in uno-
lettera fcritta all' Autore fernet precedente amicizia :
llluftxifs. Signore , Signore , c Padrone Colendifs.
Io mi rallegro con V. S. HI. per la nuova fua Opera data in luce , in cui ol-
tre una valla erudizione veggo una ben fondata dottrina , e Jc giuro da fuo
vero fervitore,che rutta la nollra Italia deve averle un grand’obbligo per aver
Ella moli rata al Mondo la gloria della fua Letteratura . lo la ringrazio an-
cora per effer/i Ella degnata di regi Arare in cfla il mio nome , onore al certo
non meritato da me, che non abbondo , fe non di debolezze .Tale quale.»
però fono , farò fempre ammiratore della fua virtb , ficcomc fuo divotiffimo
fervo. Rclìa, che Ella fi degni confcrvarmi nella fua grazia, acciò io polla
gloriarmi di effere
DÌV.S.HL
Ferrara z6. Febbraio 1714-
• ' :* ■ * ,j V; _ • ■)
Divotifs. obbligatili ferv.
• • : .-*•••* •'*' fi' Giufcppc Lanzoni •
Non fi deve di più tralafciare il giudizio ben degno , che diede dell'Opera accen-
nata il dotti fsimo Mougitore Letterato Palermitano , e Canonico di quella cattedrale ,
alle cui chiarifsime Òpere tanto debbo» le buone Lettere %e la Sicilia, che sì glorio -
f ameni c ave ijluftrata . Egli dunque in due Lettere , che qui traferivo , efprcjfe il
fuo fent intento :
-t.” t r ;• : •** . i « 1 ■ / >! -T.' t» 1 . * «■* ■
Illuflrifs. Signore, Signore , c Padrone Colendifs.
Due giorni prima , che mi capitafle la prcgiatilfima di V.S. IH. giunfero in
buonora le due porzioni de fuoi libri. L impazienza d affettare, che ne lir
galfe unEfemplare il libraio, per leggerlo , mi fece nfolverc a cominciar la
lettura nella maniera fciolta come vennero. ConfelTo linceramentc , chtn
due giorni non ne ho letto , ma divorato un Tomo , con diremo diletto ,
ne so fiaccar f Opera dalle mani . Non so che pili ammirare , le la copiorn-
fima erudizione , o lo ftile , o la favia e tutta plaulìbile condotta . Ella-»
con quell Opera , o per meglio dire ricchiflima Biblioteca non lèdo ha etcì na-
to il fuo nome , ma ha illuflrato mirabilmente 1 Italia tutta , che devealla_»
fua penna la fua maggior gloria . Io me ne congratulo feco colle maggiori, ma
Cnccre cfprcffioni che polfo , e devo: cflimo a ragione dovute al fuo fingo-
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lar merito le Lettere , che ne ha ricevuto io lode , e gli applauli univerfali .
Non so che poffano opporre certi Forcfticri , che con occhio livido guarda*
no la Letteratura Italiana, mentre cosi egregiamente l'ha vendicata dalle lo-
ro appaflìonarc Cenfure . Le rendo poi grazie fenza fine per avermi onorato
con ecceflive lodi entro l’Opera: e farebbon baflevoli gli cncomj a farmi
infuperbire , fé non conofceflì il mio nulla , e che tutto nafee dal fuo amore
e cortefia. lo non dubito punto , che qui gli Amici leggeranno l’Opera con
la meritata lode : fol pollo per ora avvifarle , che Hanno con fomma anlìeti
per leggerla : in appreffo le darò ragguaglio di quanto fornice ; e intanto con
tutto 1 ofTcquio mi confermo per Tempre
Di V.S. 111.
Palermo lÒ.Gennajo 1714.
Divotift. e cfcbligatifs. ferv. vero, che le b. 1. m.
Antonino Mongitorc .
India qualche tempo lo fleflo Signor Mongitore così referiffe :
Lodi fenza fine a Dio, che Ila da per tutto c conolciuto , e applaudito il me-
rito fingolarilfimo di V.S 111. Ione refloal maggior Legno confolato , e me ne
congratulo femprc,e vie più feco-Ma di grazia non curi i cicalecci degli Invidi,
e Maledici.^/ latrar de' mjflinhPeragit curfus furda Diana fuos. Qui fi fono fmal-
titi in buona parte gli Efemplari della fua Opera con fua gran lodc.ll folo Ca-
nonico D.Francefco Marchefc ne ha voluto pili efemplari e per sc,c per altri,
a’ quali ha fatto conofcerc Uprcgiodcll Opera.il librajo,cheavea comprato le
fue Diflertazioni, con quella occafionc ha venduti tutti gli efemplari, che gli
eran reflati . Ogni giorno vengono Letterati a domandarmi delle rare qualità
del Sig. Abate Gimma; e bifogna dire quelche Lento e per giuftizia e per obbli-
go . Altri mi domandan se l'Opera delle Gemme fla flampata per comprarla.
Altri se vi fla vicina fpcranza di pubblicarli : ed altri quali altre Opere abbia
flampato , o debba {lampare : e tutti conchiudono con encomi della fua co-
piolìflima erudizione , e flngolar letteratura . Sicché V.S. 111. può aggiungere
agli applaufi dell’ Italia quei della Sicilia , obbligata alla fua felicilfima pea-
na . Quelli Signori Accademici Geniali sì per ragion d’ obbligo, per efler
nell’ Opera favorita la loro Radunanza , si per decoro dell’ Accademia , defi-
derano arrollarla al loro Catalogo , e mi han fatto vive iflanze daverne il fuo
confenfo , ed io ne ho gradito il dcfidcrio; onde glie nepaflo la notizia, alfi-
ne di favorir me fuo divoriamo fervo , come le loro brame coll’approvazio-
nc , Efratanro facendole profondiflìma riverenza, mi confermo
Di VA. 111. Parlcrmo iy. Marzo 1724.
Divotifs. ferv. vero obbligatili;, che le b. 1. m.
« Antonino Mongitore .
1 Ho
’w’ * >
' £ ‘Difliyed ijy Coorte
ho voluto qui addurre quefli pochi attefìati di Perforagli cotanto riguar devoli eJ>
per degnila, e per dottrina, per far conofcere a chi che fia fin dove giunga il merito del
Signor Gimrna : e per ifmentire ì livorofi Calunniatori di così gran Letterato, le cui
lodi s'io volefsi pienamente ridire , troppo lungo ne diverrei : ma dirò folamente quel,
che han detto coloro , che han letto le di lui Opere già pubblicate ; cioè che chiunque. _*
vuol leggerle , non può propor fi a leggerne poche riga , perchè la continuatone del-
le nuove e peregrine notizie, cb'ei reca , muovono con maraviglia la curiofità , in ma-
niera , che infcnfibilmente fi leggonle carte , e i fogli intieri invece di fcorrcrnc-»
pochi periodi . Molti hanno ciò fneer amente aiufialo , e lo confejsò Benedetto Papi
XI II. di f. m. e/fendo ancor Cardinale in una lettera , else fi legge fiampata nell' Mo-
ria dcli'italia Letterata a c.766. Dirò di più, che fon varie , oltre alle già deferit-
te, le fuc Opere, che dar potrebbe alla luce, fu avcjfe il comodo delle J, lampe j di modo ,
eh’ egli potrebbedirfi fimi le a que' fichi riferiti da Teofrafio, (a) di cui così fcriffe :
Primis cium deccrptis ficis , aline facile prodeunt; ed efeguifee eoi fuo fecon-
di fumo intelletto quanto infegnò S. Ambrogio (b) allor che diffe : Mais quando fi-
nir aliquod opus, non quafi confummato aiiquo Opere finiatur ,fcd in alia rc-
currar Opera, & femper incrementa virtutis ercrcear. Appenafiampafia l’ idea
dell’ Ifioru dell’Italia Letterata,/! è veduta fono il Torchio laprefente Fi fica Sot-
terranea , t nel tempo medefimo, che quefia imprimeafi ba com po/la l' Optra De Fa-
buloiìs Vegetabili bus, fatica molto difficile, e ricca delle fuc nuove oppinioni, la
q uale, come accennai, fperafi, che vedrà prefio la luce .Scampò fin da più tempo , co-
me sa il Mondo Letterato, due Tomi degli Elogi Accademici in lode de' più cofpicui
Perfonaggi della nojìra Società fcicntifica Roffano , ed incontraron così gran plaufo
perla nuova leggi adrifsima maniera di fcrivcrli , e per la ficrminata erudizione di
tutte le buone Sciente , ed Arti , che corfero per le mani de' più celebri Letterati , e
tuttavia fon dappertutto avidamente richiefli . Ora egli tie vuol continuare il lavo-
ro, con aggiungere a primi nuovi altri Volumi incon.mtnda%ionc di altri riputati f-
fimi Accademici . Godrai di vantaggio , gentil Lettore , la fua nuova Opera col
Titolo di Libraria , nella quale darà notiij a de' libri , di cui gli han fatto gencrofó
dono molttf situi Autori di grido, e faranno più Tomi , pèrche quafi di contìnuo rice-
ve libri anche dagli Scrittori, che non conofce con precedente anticipa . Godi intanto
della f-iiìca Sotterranea , che oramai ti prefento, pervadendomi , che farai per in-
contrarvi ogni pof sibilo piacimeneo.Se poi a taluni quefi Opera non riufeiffe gradevole,
nihil r.ovi ; impoi siiti cofa effondo , che lo firivere degli Autori piaccia univcr-
falnunte a tutti : effondo veri fumo , che i più gran Latterai! hanno egualmente
avuto e Lodatori , e Critici . Tucidide non piacque a Cratippocda Cicerone Tfocrate a
Dionigi ; Teopompoa Longino, Fo%to, e Teonei Efchinc a Quintiliano', Senofonte a-»
Lifsio ; Sallufiio ad Augufio Cefare, ad A fimo, a Lotico, a Gelilo, a Seneca, allo Sca-
ligero-, Tacito all' Aitiate', Seneca a Caligola, e ad Agcllio j Tullio ad Afinio Poli ione,
a Didimo, ad Ennodio, a Sidonio , Boccaccio al £cni',Gtovio al Lifsio -f Omero al Taf-
foni }
W TheoftiQ. iteCauJìf Piantar, tib.l, oqu?.
Ù>) S.Amlit. hb.de lire eaf. 13.
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foni] Pindaro al ?H fieli] Efcbilo a Sofocle] Plauto Ad Orario, e all' Fi afta] Marciale
al Kobertellij al Volteremo, al Mitrerai Navagero] Ovvidio a ^uintiUano]Stagio
allo Scaligero] Virgilio a Macrobio , Caligola, Carbilio, Vipratrio, Furio, Cecinna,An-
ftro , e Corni feto , ed altri molti tralafciaudo , che furono cenfurati . Ne ciò rechi
putito flupore ]per occhi
MiJle hominum Ipecies, & rcrum difcolor ufus ;
Velie fuum cuique cft , ncc voto vivitur uno .
E ti prego per fine a far degno del tuo compatimento il fogliente Sonetto in lode_j
dell' Eccellenti fumo Signor Generale Marulli , cui è dedicata la prefente Opera , e
dall' Autore di quella :
r—
• t • .
• -
Innalza.^ ornai l’ augurta fronte, cmira,
Regno Partenopeo , due Semidei
Tuoi Figli, nati a riportar trofei
Di chi orgogliofo a debbellarti afpira .
Il tuo gran Gimma , e ’l gran Marulli ammiri J
Che da entrambi di glorfi or cinto fei :
E, lor mercè, piu paventar non dei •
De’ tuoi Nemici c l’odio antico, c l’ira.
Scrive Giacinto , e ili udrà i Farti tuoi ;
Pugna Francefco , e’1 crin cinge d allori $
Ambo ofeurando i pili didimi Eroi.
Quei colla penna accrefce a Te gli onori;
Quelli col brando infin su i Lidi Eoi
Fa balenar gli antichi tuoi fplendori .
I
Tom.T.
T A-
-9.
1
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Della Tifica fotterranea di D. Giacinto Gimma
TAVOLA
de* titoli
deli’ ìfioria naturale delle Gemme y delle Pietre , e de' Minerali ,
ovvero delia Tifica Sotterranea .
TOMO I.
INTRODUZIONE» acari, n
LIBRO I.
Della Natura della Storia delle Gemmetede' Minerali .
Cap.
Cap.
Cap.
Cap.
Cap.
Cap.
Cap.
Cap. 8.
Are
Alt.
D
Art. 3.
Art. 4.
Art. j.
Cap. 9
Art.
Ell’Origine «e della nobiltà della Storia delle Gemme, e come
tra parte della naturai Filofofia . a care, ao.
Della Dilfìcultà della Storia delle Gemme . 2j.
Del Nopie , e della nobiltà del le Gemme . 29.
Dell’origine» e dell’ufo delle Gemme, c degli Anelli . * 50.
Dell’ Ufo Ecclelìadico delle Gemme, e degli Anelli . 37.
Dell’ Ufo delle Gemme nella Sagra Scrittura . 4 6.
Degli Scrittoti delle Gemme . jo.
Della Generazione delle Gemme» e delle Pietre . 59.
t. Delle varie Opinioni intorno la generazione delle Pietre . 59.
.. Si dimoilra» che dalle Pietre li generano le Pietre (ielle . c da’ fughi
pictroii .
Cnc da’ foli fughi le Pietre ancora lì formino »
Che la divertita de’ Minerali dalla varietà de’ loro fughili formi.
La diverlìtà de' fughi dalla diverfa bruttura de’ Monti li conferma
Della Vegetazione.e del Sello delie Pietre .
x. Delle opinioni varie intorno l’ordine de’ Milli, e de’ Vegetevoli .
Art. 2. Si propone la Sentenza del Baglivo, e la nolira
Art. 3. Che l'efscr prima molli le Pietre non Ila fegno di Vegetazione
61.
6J.
67.
69.
7**
71-
74-
76.
Art. 4, Seia Vegetazione delle Pietre moltrare lì polia colla limilitudine del-
le ltefse con gli animali . 79.
Art. J. Se nelle Pietre la ( {(colazione coll’acqua del mare fi avveri . 85.
Art. 6. Se pofsa mollrarlì la vegetazione delle Pietre dal crefcerc nelle Mi-
niere . SjJ
Art. 7. Se nella Fofsa Clementina le Pietre credano . 93.
Art. 8. Se dal nuovo Laberinto di Creta pofsano i Francefi moflrar la Vege-
tazione delle Pietre
Art. 9. Se le Pietre partorivano » ed abbiano fefso, ed anima .
Art. 10. Se ne’ Metalli» detti Vegetevoli, vi fu Vegetazione .
Cap. io. De’Coloridelle Gemme.
Art, 1. Della divertita de' Colori .
Art. 2. Della confusione de’ Colori nelle Gemme ,
93*
100.
io 6.
114.
114.
113.
Art. 3.
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Tavola, de Titoli .
Art. 3. Della cagione tic’ colori delle Gemme . *14.
Art. 4. Del Significato de’ colori delle Gemme . 128.
Cap. 1 1. Della produzione delle Gemme fopra le Gemme »
Art. 1. Delle Gemme dette Matrici . >j8.
Art. 1. Delle Gemme co' i corpi dentro diflinti . i4'>*
Cap. 11. Delle Gemme rifplendenti di notte . 141»
Art. 1. Del numero delle Gemme» che lucere di notte (1 credono .• 141.
Art. 1. Relazioni intorno le Pietre lucenti nelle tenebre . 142.
Art. 3. Si dimoftra efser favola, che le Gemme rifplendano nelle tenebre. 144.
Cap. 15. Delle Virtù delle Gemmo, e delle Pietre . • 148.
Art. 1. Delle varie opinioni intorno le virtù delle pietre, e le cagioni loro. 148.
Art. 2. Delle Virtù ravolofc alsegnate alle Pietre. * 149.
Art. 5. Parere di alcuni, che le Virtù delle Pietre negano . x jo.
Art. 4. Opinione del Boilc nelle Virtù delle Pietre . * j 1.
Art. 5. Delle Virtù delle Gemme nell’ uCiinterno . xjj.
Art. 6. Delle Virtù delle Gemme ncU’ufo eilrinfeco . 1 j 6.
Art. 7. Degli Anelli Aflronomici . 16 1.‘
Art. 8. Degli Anelli Magici . 170.
Art. 9. Degli Anelli Filici. 175.
Art. io. Degli Anelli favololi degli Antichi . 177.
Cap. 14. Del Prezzo delle Gemme . ! 180*
Cap. ij. Delle Fraudi delle Gemme . t86;
Cap. 16. Della Divifione delle Gemme, c delle Pietre . *88.
‘LIBRO II.
Delle Viti re Preùofc.
I r . . •
INtrodu2ione •
Del Diamante.
Art. 1. Della Nobiltà, e de’ nomi del Diamante .
Art- 1. De’ Colori, e delle Spezie del Diamante .
Art. 3. De’ luoghi de’ Diamanti .
Art. 4. Della Figura, della Rocca, e della grandezza de’ Diamanti •
Art. 3. Dell’ ufo de' Diamanti .
Art. 6. Delle Virtù, e delle Favole de’ Diamanti .
Art. 7. Se il Diamante fra Gemma ^clla Sagra Scrittura .
Art. 8. De’ Simboli del Diamante .
Cap. 2. Dello Smeraldo .
Art. 1. Della nobiltà , c de’ nomi dello Smeraldo .
Art. 2. De' Colori dello Smeraldo .
Art. 3. De’ luoghi degli Smeraldi, e delle fpezie loro .
Art. 4- Della Rocca degli Smeraldi.
Art. f. Della grande zza dello Smeraldo «
Art. 6. Delie Virtù fe delle Favole dello Smeraldo •
Art. 7. Di varie notizie dello Smeraldo .
Cap. 3. Del Zaffiro .
Art. 1» Della Nobiltà , e de’ nomi del Zaffiro .
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Della Tifica fotte nàuta di D. Giacinto Gimma
■Art. J. De' colori , c delle fpezic del Zaffiro .
Art. 3. De" luoghi > e di varie notizie del Zaffiro .
Art. 4. Delle Virtù , c delle Favole del Zaffiro •
Cap. 4. Del Rubino , e del Carbonchio .
Art. 1. Della Nobiltà , c de' nomi del Rubino -
Art. 2. Delle fpezie del Rubino .
Art. 3. Del Colore de’ Rubini .
Art. 4. Del luogo , e della Rocca de’ Rubini c
Art.. 5. Della grandezza de' Rubini .
Art. 6. Delle Virtù , e delle Favole de’ Rubini .
Art. 7. De' Simboli del Carbonchio .
Cap. 3- Della Granata .
Art. i. Del nome ,de’ colori-, e delle fpezie dcH» Granata .
Art. 1. Del luogo , e della grandezza delle Granate .
Art. 3. Delle Virtù della Granata .
Cap. 6. Del Giacinto.
Art. 1. Del nome , e de' colori del Giacinto
Art. 2. Delle fpezie del Giacinto .
Art. 3. Delle Virtù del Giacinto .
Art. 4. De’ Simboli del Giacinto a
Cap. 7. Della Sarda , c della Corniola .
Art. 1. De’ nomi della Sarda .
* Art. 2. De’ colori , e delle fpezie della Sarda »
Alt. 3. Delle Virtù della Sarda .
’ Art. 4. De’ Simboli della Sarda ,
Cap. 8. Dell' Onice .
Art. 1. De’ nomi , e de' colori dell’Onice-*.
Art. 2. Delle Virtù , ede’ Simboli dell’ Onice »
Cap: 9. Del Sardonico .
Art. 1. Delle fpezic del Sardonico .
Art. 2. Delle Gemme col nome di Occhio . •
Art. 3. Dell’ Occhio di Gatta .
Art. 4. Delle Virtù , e de’ Simboli del Sardonico.
Cap> 10. DeL Calcedonio .
Art. t. Del nome , c della incertezza del Calcedonio.
Art. 2. De’ lunghi , c dell’ufo del Calcedonio .
Art. 3. Delle Virtù re de’Simbolfdcl O^ccdonio 1
Cap. 11. Dell’ Agata .
Art. 1. Del nome , de’ colori , c delle fpezie dell’Agata .
Art. 2. Pelle figure , c della grandezza dell’Agata .
Art. 3. Della differenza dell'Agata dalle altre Gemme.
Art. 4. Delle Virtù , e de’ Simboli dell’ Agata .
Cap. 12. Del Diafpro .
Art. 1. Del nome , e delle fpezie del Diafpro .
Art. 2. De’ luoghi , e delle figure del Diafpro . •
Art. 3. Della grandezza , e dell’ufo del Diafpro .
Art. 4. Pelle Virtù , c de’ Simboli del Diafpro ..
Cap. 13. Del Berillo +
Art.<
224.
»*!•
22 6.
227.
228.
229.
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233.
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239.
260.
261.
262.
262.
264.
264.
2 66.
r«8.
I by G
» Tuvolaìe' Titoli.
Art. t. Del nome , e de’ colori del Berillo .
Alt. 2. Delle fpezie , e de’ luoghi del Berillo
Art. J. Delle Virtù , c de’ Simboli del Berillo .
Cap. 14. Del Topazio.
Art. 1. Del nome , e de’ colori del Topazio .
Art. 2. Delle fpezie del Topazio .
. Art. 5. Della grandezza dei Topazio.
Art. 4. Delle Virtù, e de’ Simboli del Topazio .
Cap. ij.Dcl Grifolito .
Art. 1. Del nome , e de’ colori del Orjf>l»tp .
Art. 2. Delle fpezie , e della grandezza del Grifolito .
Art. 5. Delle Virtù , e de' Simboli del Grifolito .
Cap. i<5. Del Pralfio, o Piaima .
Cap. 17. Della Malachita .. , .
Cap. «8. DellaTurchina .
Art. 1. Del nome, del colore, e delle fpezie della Turchina .
Art. 2. Della grandezza delle virtù della Turchina .
Cap. 19. Dell’ Opallc .
Art. 1. Del nome, de’ colori ,-c delle- fpezie dell’OpalIe ,
Art. 2. De’ luoghi , e delle virtù deH’ópallc ••
Cap. 20. Della Stellaria .
Art. 1. Del nome , e delle fpezie della Stellarla. r
, Art. 2. Delle Virtù delle Stellane.- , ~
Cap. 21. Dell’ Elitropio .
Cap. 22. Celi’ Ametifto
Art. r. Del colore, e delle fpezie dfH’Ametifto ••
Art. 2. Delle Virtù , e- de’ Simboli dell’ Amctiilo .
LIBRO UT.
Delle Pietre meno Preùofe .
2 68.
2dp.
270.
271.
271.
Z72.
274.
274-
27J.
27J:
276*
Z79*
2&0.
280-
282*
285.
283.
283.
z86.
z8<5.
z«8.
»8>
a rpol
291.
292.
Cap* *•
Art.
Art.
Art.
Art.
Art.
Art.
Art.
, Art.
Art.
Art.
Alt.
■ Art.
Art.
Art.
IKtroduzione . '
Del Criftallo.
«. Del nome ,c della generazione del Criftallo.
2. Delle fpezie , e de' luoghi del Criftallo .
Della figura *-e della grandezza del Criftallo ..
4. Delle Virtù, e de Simboli del Criftallo -
j. Del Criftallo ,-edeI Vetro artificiale,
6. Se l’Arte del Vetro fofte più perfetta tra gli Antichi
7. Deci’ inftrumenti di Vetro de’ Moderni .
8. Dell Occhiale ,de- Micfofcopj , e de’ Telefcopj .
9. Delle altre fpezie de’ Cannocchiali .
io. Del Barometno,dcl rermometro,dell’Idromctro,e dellTgrometro.
1 1. Del Lucimetro , e del Globo di vetro .
i2. Dell Occhiale Poliedro ,edeì Vetro Triangolare. -
13. Della Lanterna Magica .
14. Delle Lagrime di Vetro ;
Art.
194.
296.
296.
303.
304.
303.
307.
309.
312.
3 * ?•
3 n?.
3.7.
5«9.-
5»9-
321.
Ut.
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Delta Tifica fotterranea di D. Giacinto Gimnoti
Art. 15. Degli Specchi .
Alt. 16. Degli Specchi Uflorj
Cap. 1. Del Corallo.
Art. i. Della nobiltà , e tic1 tv 'mi del Cor
A /" /» * - A. .1 ( I I rt
allo
Jll.
3*4-
318.
Art, 2. Scila pietra ,0 pianta il Corallo .
Art, t. Della Generazione dei Corallo .
Art. 4. Della durezza del Corallo lotto 1 acqua
Art, f. Se li Cloralio taccia muti .
Della Pefca Jel Corallo .
■y ir.
TP
-m*
Art, fi.
TtP
Art. 7. Delle fpezic del Corallo .
Ai r. s'. I.V lunghi . e clell'ul' > del Corattry
ITT-
Art. 9. Delle Virtù., e de' Simboli del Coratto
Cap. 3. Della Calamita . » .
Alt. 1. Del nome » c della materia della Calamita .
Al t. 2. Delle fpezic della Calamita , c di alcune favolose .
Alt. 3. Lc‘ luoghi della Calamita , c delle fue favol ’fe Montagne •
Art. 4. Della Virtù Attrattiva della Calamita, c delb fua cagione .
Art. j . Deile varie Oflfervazioni del tirare della Calamita .
Art. <<■ Se la Virtù della Calamita penetri per tutti i Corpi .
Art. 7. Della Calamita armata . „ ^ r .
Art. V. Della Tàvolofa virtù della Calamita ri foipctuicic il furo in am.
Art. 9. Della Virtù Direttiva delUCalamita
-yyr.
341.
342.
344-
346.
34?-
35*-
353-
ctt*
7W-
Art, io. Delle Cagioni della Virtù Direttiva deiia Calanuta
A-', ir. Della Declinazione della palamita .
361 .
361.
Art" ì’. Di varie oflcrvazioni per la Virtù Direttiva della Calamita • 3
Al t. i ? . Come la Virtù della Calamita li «onfervi . J™7
Art. 14. Dell’ufo della ( Elamita . . . „ . ;
Art. 1 1‘. Delle Virtù, delle Favole, c de* Simboli deiia Calamita . m-
Ca
4. Dell’ Amianto . < ......
rr. t. De' nomi . e della Generazione dell Amia
Art. •»- Delle differenze dell* Amianto .
-m-
374-
T7T-
1
Dell’ ufo dell’Amianto ,c dell’arte di tenerlo.
~yj&.
Art.
Art:
4. DéT.ivòtoTÌ Lami perpcroi oc' Sepolcri . —
j. Delle Virtù , e de’ Simboli dell’ Amianto,
Dell’ Ambra , e del Succino , o Elettro .
38».
381.
Art.
Cap. 5
1
rt. 1. De’ nomi dell’ Ambra
Art. 3." Che non fi generi l’Ambra dagli VJccclti .
Art. 4.' C he dalla Balena 1 Ambra non ù Uccia .
i :c nomiceli anima. ,. , ... . ■< .... r.»
IV'a ^ Teucri 7 itane dell'Ambra , c che non'naica dagh Amen .• -jb
XrtlT. Che l'Ambra non <ia Sotto . ne 1-ungo»
-4^
■^h
Air. <■ a , «’h» l'Ambra lia ^IL'"lly7 ■
Art. 7. Delle differenze dell’Ambra , e del Succino
Art. 9
u c unon i c nc |uw5i,,“v“ . . _ « ... « .
f vi i, TYri nrlezza , dell' Ulb , c alci prezzo nei! Amora 4
" '
Arri 'r~. Polle Virtù , e de Simboli deli ' Aurora
ì'jà.
Cap- ('• Della Cacate . t „ ___
Del mm; , e delia mitcria deiia Cagate
Art. !
Art. 2. Delle differenze della Gagate
m
Art. 3
Tavola de* Tìtoli!
* Art. $1 Della Obfìdiana Gagati .
398:
Art. 4. Della Pietra t racia .
$99*
Art. 5. De' luoghi 1 e delle Virtù della Gagate •
Cap- 7. Del Lincurio .
400.
40 1»
v Art. 1. Qual Pietra lia il Lincurio .
401.
Art. a. Che dall'Orina del Lupo Cerviero il Lincurio non li faccia .
403.
Art. 3. Della Pietra Eongara *
404 v
Art. 4. Che i Ponghi non lì tacciano dal Seme ,
4°5-
Art. 5. Della divertiti de’ bonghi .
40^.
Art. 6. Della cagione de' bonghi diverti.
4*0.
Art. 7. Dell' U lo, c della leelta de' bonghi .
412.
Art. 8. Delle dittcrenze del Line uno.
’ 4» 5-
Cap. 8. De! Lapislazzolo .
41 <5.
Art. 1. Del nome « e delle Ipezie del Lapislazolo ;
416.
Art. z. Della grandezza « e dell' uio del Lapislazolo i
4*7-
Art. 3. Delle Virtù del Lapislazolo .
418.
Cap. 9. Della Pietra Armena .
4*9»
Cap. io. Della Pietra Giudaica :
420.
Cap, 1 1. Dell’Lmatite , 0 Pietra del Sangue .
412.
Cap. n. Della Pietra Nefritica , 0 del fianco .
4i?-
Art. t. Del nome , e delle fpezie della Nefritica •
424-
Art. z. Delle Virtù della Nefrìtica. : i
425-
Cap. 13, Delle Varie Pietre Medicinali „
417 ì
LIBRO IX
Delle Flette degli Amimali .
T Ntroduztone .
43°-
Cap. t. 1 Delle varie Pietre degli Uccelli,
453*
Cap. 2. Della Pietra Etite , 0 dell’ Aquila .
436,
Art. 1. De' nomi « e delle fpezie dell’ Etite .
436,
Art. 2, De’ luoghi , e delle virtù delle Aquiline,
Cap. 3. Dell’ Alettoria , 0 Pietra del Gallo,
437*
440.
Art. 1. De’ Luoghi dell’ Alettoria .
44u
Art. 2. Delle Virtù dell’ Arettoria.
441*
Cap. 4, Della Celidonia > 0 Pietra delle Rondini ,
443*
Cap. 5» Delle Pietre de’ Pelei .
44)'»
Cap. 6. Della Perla ,
410.
Art. 1. Della nobiltà * e de’ nomi delle Perle .
450.
Art. 2. Degli Animali delle Perle , e della generazione loro »
45*.
Art. 3. De’ lu ghi delle Perle ,
455.
Art. 4. Delle fpezie , e de’ colori delle Perle .
45<f-
Art. 5. Della Figura , e del numero delle Perle .
Art. 6. Della grandezza » e del prezzo delle Perle 4
45».
459.
Art. 7. Della Pcfca delle Perle ,
46u
Art. 8. Dell’Ufo delle Perle .
4 66.
Art. 9, Delle Vjrtù delle Perle j
4 Mi
Art. io»
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1
Dilla Tifica fotitmnta dì D. Giacinto Gimma
■Art. io. Delle Favole delle Perle .
Art. u. De' Simboli delle Perle .
Cap. 7. Delle Pietre de' Quadrupedi.
• Art. 1. Della divertiti delle Pietre de’ Quadrupedi .
Art. a. Della Pietra del Bue .
• Art. 3. DeHa Pietra dell’Illricc , e de’ Porci .
• Art. 4. Delle Pietre de’ Cervi . . , „
Art. 3. Tel 'a Chelonite . e della Limacite .
tu: •
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Àrt. 1.
Art. a.
Art. 3.
Art. 4.
Art. 3.
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IV
-• **-
Cap. 8. Della Pietra Ber 'ar
Del nome, e delle fpezie del Bezoar . t
Degli Animali del Bez.iar .,- .1
Delta Generazione del Bezoar..
Telia forma , della grandezza , e del prezzo del Be2oar.
Delle cagioni delle Virtù del Bezoar .
Art. <5. Delle regole di cooofcei;e i veiiBczoarri . .
Art. 7. Delle Virtù del Bezoar
Àrt. 8. l ei Bezoar Minerale :
-Cap. 9. Delle Pietre de’ Serpenti. J fi
.. Art. 1. Delle varie Pietre de’Scrpcoti^ . .. _ ’
. tArt. a. Delle Pietre de’ Coccodrilli .
Cap. io. Della Pietra del Cobras., Q del Serpente..'
Cap. 11. Della Dragonite ,0 Pietra del Dragone..
Cap. 1 a. Della Bufonite , o Pietra del K.pfpo, . .
Art. 1. De'Ia Bufonite de’ Rofpi .
Art. 2. Che la Bufonite de’ ^.olpi fia offo . 1
Art. 3. Della vera Pietra Bnfomte .
Cap. ij Delle Pietre , che nell’ Uomo ri trovano . )
Art- 1. Se nel Cervello formare fi poflano le pietre coll’ufo del Tabacco .
De’ nomi , e dell’ ufo dcl Tabacco . ^ .
Della preparazione , c delle fraudi d*l Tabacco «
Del fumo del Tabacco .
Del Tabacco in polvere
Del Tabacco in cord*,. > ,
Delle forze , e dell’ufo del Tabacco nell# Medicina .
Art. 8. DclTabacco Lambitivo .
Art. 9. Del Criltiere Tabacchino .
TOMO 11
Art. 2.
Art. 3.
Art. 4.
Art. 5.
Art. 6.
Art. 7
1*
n?
469-
47z*
474'
• •' 474*
1 477*
•• 479*
482-
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485-
483-
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491.
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534-
338.
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547*
348.
449.
t I B R o y.
Delle Pietre di dituerfa Spezie.
INtroduzione ,
De’ Marmi .
Cap. 1.
Art. 1. Del nome de’ Marmi..
Art. 2. Dell’ Ufo de’ Marmi .
. . f .
a care. x.
J*
J-
„ y
Cap. 2.
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T avola de' T itoli
Cip. 1. Della Differenza de1 Marmi .
Àrt. i. De’ Marmi Bianchi
Art. x. De' Marmi neri . , . . .«w- . k]
Art. 3. De’ Marmi verdi . ,
Art. 4. De’ Marmi gialli . . -, ,
Art. 5. De’ Marmi rolli .
Art. 6. De’ Marmi mifchi .
Art. 7. Di varj Marmi antichi , e moderni .
Art. 8. De’ Marmi fatti coll’Arte .
Art. 9. Delle maravigliofe Fabbriche antiche » e moderne 3
Cap. 3. De’ Mnfaici .
Àrt. 1. Del nome , e del modo de' Mnfaici .
Art. 2. Dell’ antichità de’ Mnfaici .
Art. 3. De' moderni Mnfaici .
Art. 4. Della Mufaica, c delle Arti fìtnili alla Pittura ; *
Art. 3. De’ Pregi della Pittura .
Art. 6. Degl’ Inganni dalle Pitture cagionati . .
Cap. 4. Delle Pietre , che prendono il nome da’ Luoghi.
Cap. 5. Delle Pietre dure.
Cap. 6. Delle Pietre Arenarie .
Art. 1. Dell’ Arena . À
Art. 2. Che dall’Arena le Mumm'e non fi formano .
Art. 3. Delle varie Pietre Arenarie .
Art. 4. Dell' Ammonita .
Cap. 7. Delle Pietre Pomicee . [ • , ■ » *
Cap. 8. Delle Pietre Metalliche.
Art. 1. Delle Pietre , e de' Corpi , che ne’ Metalli fi trovano .'
Art. 2. Delle Pietre dell’ Oro .
Delle Pietre dell’ Argento .
Delle Pietre del Rame 1 e delle fue fpczie .
Delle Pietre del Ferro .
Delle Pietre del Piombo . dello Stagno , e del BifmutO
. 7. Delle Pietre dell’Argento vivo , e fua natura .
Art. 8. Dell’Ottone »e delle varie mifiurc de’ Metalli..
Art. 9. Della Pietra del Oinabrio . N
Art. io. Della Pietra Piombara. e dell’ Antim mio .
Art.i 1. Della Marchefita , e delle fue fpczie . .
Art.»’. Della Cadmia , e delle varie fue fpczie .
Art. 13. Delle varie altre Pietre Metalliche .
Art. 14. DHIa Pietra Filofofica degli Alchimifii . j r .
Cap; 9. Pelle Pietre Sciflìli , e delle CruRaccc •
Op. 10, Delle Pietre Pregne . *
Cap. 11. Delle Pietre credute cader dal Cielo .
Art. 1. Delle Ceraunie > o Pietre del Tuono .
Ar. 2. Degli Effetti de’ Fulmini .
Art. 3. De Tempi , e de’ rimedi de' Fulmini.
Art. 4. Delle varie Pietre della Pioggia .
Art. 3. Dell’ Echinitc . ,
Art. 3.
Art. 4.
Àrt. 3.
Art. fi.
Art.
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Della Tifica fotterranea di D. Giacinto Gimma
Cap. il. Della Pentaura » e de' Tefori.
Art. i. De' Tefori, e dell' ufo loro .
Art. 1. De' Tefori Magici . ■ .
Cap. i$. Delle Gloflopetre .
Cap. 14. Delle Piet c «che fegnano !
Art. t. Del Golfo « e della Calcina .
Art. 2. Della Selenite . •
Art. 5. Delle varie Pietre « che fegnano . -,
Cap. ij. De' Fosfori . » • '
Àrt. 1. Del nome , e delle fpezie de’ Fosfori . -
Art. 2. Della Pietra Bolognefe . • * ’
Art. 3. Di varj Fosfori artificiali .
Cap. 1 6. Delle Pietre Figurate . ■ v<
Art. 1. Deeli Scherzi della Natura nelle Pietre.
Art. 2. Della varie*} delle Figure nelle Pietre.
Art. 5. Come le Figure nelle Pietre fi formino .
Cap. 17. Delle Tictre colla Figura de" corpi C delti» o Elementari .
Cap. 18. Delle Pietre con Figure di cole artificiali .
Cap. 19. Delle Pietre colla Figura de’ Vegetcvoli .
Cap. 20. Delle Pietre colla Figura degli Ànimali« o delle parti di eflì
Cap. 21. Degli Offi , c de’ Corni Fornii .
Cap. 22. Della Belenitc .
Cap. 23. Delle varie Pietre non figurate . v *
Cap. 24. De' Corpi , che s impietrifeono .
Art. 1. Delle varie Petrificazioni de' Corpi .
Art. 2. Come la Petrificazione de’ Corpi fi faccia .
Art. 3. De' C orpi marini impietrititene ne' Monti fi trovano
Art. 4. Pe‘ Cannelli Simpatici .
Cap. 25. De' Metalli impietriti .
Cap. 26. De’ Vegetevol 1 impietriti .
Cap. 27. Degli Animali impietriti . * ^
L I B R O VI.
‘ De’ Minerali , che dalle P tetre dipendono .
Cap. t.
Alt.
Art.
Art.
Art.
Cap. 2.
Art.
Art.
Art.
Art.
Art.
INtrodu rione .
Delle Terre Minerali .
t. Dell’ ufo »• dc'la differenza delle Terre.
2. Dell#Tcrre degli Artefici .
3. Delle Terre de' Pittori .
4. Delle Terre Medicinali .
De' Sali Minerali .
1. Della foflanza de’ Sali .
Della diverfitù de’ Sali .
Del Nitro , e delle fuc Inezie .
Dell’ Alume . 1
Del Vitriolo .
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302.
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3.1.
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Cap.3.
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Tavela de T iteli
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. .Art. i.
Art. 3.
Art. 4.
Art. 5.
Art. 6.
Cap. 3. De’ Solfi .
Art. 1. Della foflanza » e della diverfiti de’ Solfi . . ■
Art. 1. Dcll'Arfcnico , c delie fuc fpczie de’ veleni
Can. 4. De' Bitumi.
. jjy.it. t. Del nome > e della materia de’ Bitumi . 1 <!’■•
Delle varie fpczie de' bitumi .
Della Pece» c della Trementina . .A m .<4 >*-v
Del Carbon-foffile • o di Pici ra . ari iaw^ **«i ? '
Se la Canfora fra Bitume-. '• •
Se fra bitume Io Sperma Ceti . . • • - • • • * *
Cap. 5. De’ Corpi odoriferi . «
Art. 1. Che i Corpi odoriferi da’ bitumi riconofcano il principio •
Art. a. Dell Ambra , e della Liquidambra .
Art.}. Dfcl Mufchio .
Art. 4. Del Zibetto , edi alcuni Nidi degli Uccelli . i't)
Art. y. • Del Belluino . N
Art. 6 ■ Dello Storace .
Art. 7. Dell’ Incenfò » e dell’ Anime .
Art. 8. Della Mirra idei Laudano , c della Tamaaca.
Art. 9. Del Balfarao » e delle fue fpczie . ‘ *
.Art. 10. Della Cannella , e delle fue differenze .
Art. 1 1. Del Garofalo aromatico .
Art. 12. Del Pepe » c delle fue fpezie .
Art. 13. Della Noce Mofcata, c del Macia.
Art. 14. Del Zinzifaro , e del Mail ice .
Art. if. Del Cardamomo , c del Zafferano . *
Art. x6. Della Galanga ,e della Curcuma .
Art. 17. Della Vainiglia , e della Cioccolata .
Art. 18. Delle varie riante odorifere . *
Art. 19. Del Mele, c delle Api .
Art. 20. Degli Animali del Mele .
Art. 2t. Della natura ,c del governo dell’ Api .
Art. 22. Delle Favole delle Api .
Art. 23. Della Manna , e delle fuc fpezie .
Art. 24. Del Zuccaro , e delle fue differenze .
Cap. 6. Delle Acque Minerali .
Art. 1. Delle Acque Semplici, e delle Comporto .
Art. 2. De’ colori dell’ Acque . ^
Art. 3. De’ fapori , e degli odori dell’ Acque .
Art. 4. Della fredd’czza , c della gravezza dell’ Acque .
Art. 5. Delle Virtù dell’ Acque.
Art. 6. Delle Acque delle Fontane , e de’ Pozzi .
Art. 7. Dell’ Acque de’ Fiumi » e dell? Pafudi .
Art. 8. Della Rugiada , c della Nebbia .
Art. 9. Dell’ Acqua della Pioggia.. •
Art. io. Della Neve ,cdel Gniftcio.
Art. 11. Della Scelta dell’ Acque .
Art. iz. Dell’ ufo dell' Acqua calda , e della fredda ,
f * Art.r
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346.
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Della Tìfica fotttrrahta di D. Giacinti Gimma Tav. de' Tifi
Art. 13. Della differenza delle Acque Minerali . 454.
Art. 14. Delle Caverne > e delle Acque fottcrranee • 463.
Art. 1 3. De’ Fuochi fottcrranei , e eie' Tremuoti . 473.
Cap. 7. De’ Vulcani » o Monti di fuoco . 453.
Art. 1. Della comunicazione de' fuochi fetterranei» e della materia loro .493.
Art. 2. Della continuazi -ne de’ Fuch hi per lungo tempo ne’ Monti . 499.
Art. 3. Se fieno bocche dell'Inferno i Vulcani . » 504;
Art. 4. Delle Croci prodigiofe , delle Comete > e delle Pioggie diverfe . 3 io.
Cap. 8. Della diverlìtà de' Vulcani del Mondo . 523.
Art. 1. De' Vulcani dell'Eurcpa . 516.
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Art. i. De’ Vulcanfcdell’Africa .
Art. 3. De’ Vulcani dell' Alia .
Art. 4. De’ VuK ani dell’ America ;
Art. 5. l e’ Vulcani delle Terre Artiche > ed Antartiche
Condurne .
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M EMINENTE. E REVERENDA. SIGNORE 5
F Elice Mofea, e Gennaro Muzio pubblici Stampatori Napolitani oflequio*
famente fupplicando rapprefentano a V. Em. come defiderano /lampare
un' Opera dell' /tó. D. Giacinto Gimmo ìntuolata: Storia naturale delle Gtmme_j ,
delle Pietre , e di tutti i Minerali , ovvero Fi fica Sotterranea , divifa in fci libri.
. Perciò fupplicano V. Em. a commetter di quella la revi/ìone a chi rimarrà
fervila, per aver poi la licenza di poterla /lampare, ut Deus , &c. , . - À
Dominili Canon uus Fonai e/li revideat , &referat .
Ncapoli 27. Aprilis IJzS.
- . # V • D antoNIVS CAN. CASTELLI Vie. OEM.
<t_£ - D. Petrus Marcus Gyptius Can. Dep.
EMINENTISSIME DOMINE
LIbrum cui titulus ( Storia naturale delle Gemme , delle Pietre , e di tut-
ti i Minerali , ovvero Fifica Sotterranea di D. Giacinto Gimmo ) ita-
licis confcriptum litteris Em. V. obtempcrans , quam attcntilsime perlegi :
mhilque in co. quod Fidem , Pictatem , bonpfquc mores redoleat , dc-
prchendi . Sane vero naturam , proprictarem , invenrione/que gemma-
rum , lapillorum , omniumque mineralium c latcbris annquitatis folidif-
fimis conje&uris ( fi tamen conjefturae , «& non potius demonftrationes
adpcllandae fine ) erutas , tara diluride explanat , & eo exa<flo criterio
fefert Auiftor , ut haftenus ca in philofophica re vel eruditillìmos vi-
ros veritatem haud fatis piene adfecutos fuiffe clarifiìmcliqueat . Certa-,
ab inccrris, acuquafi felcfta , iis refert rationum momenti s e Philo/òphia
tum naturali , tum fpcrimentali , tum veteri , tum recenti , ut non nifi a_»
pcrtinacioribus, & fuse opinioni obftinare adhxrcntibus in dubium revocari
pò (Tu . Fabulofa vero, & Apocripha ita lolide refellit , ut omnibus com-
mcntum faperc innotefeat . Dcmum Audlor /ibi perpetuo conflans , fem-
, perque fui fimilis , ut in exteris a se cditis libris primas meruit laudes,
ita in hoc fcipfum fupcravit. Tantum ergo opus catholicae Fidei bene_>
con fon um , tanta fapicntia , tantaque de re fubterranca noti ti a refeirum_> ,
dignilfimum ccnfeo, utTypis mandetur , dumn.odo Em. V. adeedat au-
ftoritas . Datum Ncapoli IV. Idib. Julii . Anno epochte Chriftianac
CbloCCXXX. .
Em. V. E Avi 1 ; ^ Ti ■ J.Humill. ac Addiffifsimus Famulut
Dominicus V anale/la .
Imprimatur : 18 .Julii v/jo.
D.ANTONtyS CAN CASTELLI VIC.GEN.
D-Pctrus-Marcus Gyptius Can Dep.
* Ufi-
Digit iz ed by Google
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TAVOLA p
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degli errori più notabili nella Stampa accaduti : e fi tralasciane altri
■ o di lettere mancanti , o facili a contfccrfi da chi legge . 4^
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Carts colon. rerf. errori torrioni
t ». ' ' \ y 4- ••• f: • • «”».?*» #one codone. .
<2. . . i. . »6L . i crede Si crede
19. j. 4», adiu li adir»
ni- • *• J9* ided '.ri
z. 5°' luttnt luttut ■ ■• *
Wl\ v 37! ■ labbia IftbeUa . ’ ;
<j\ «.» p^CHEfjr)*^' iTicf ^ c *«<* -\i.)
7 0 M .0 . IL
Kart. m*> *r£ errori
100* 2* 28# Ani! , lz * 4
i(Si, " , 1. t , 6. *i Bafilifco , Balihco • vi
170. • r. .44*. f articolami punta ta
190. C>; < h MfG-J f ’ 47* f . 5 « /«te /« Wtrc
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Articolo Capitolo
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4 -
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I
DELLA;.
STORIA NATURALE
DELLE
GEMME, DELLE PIETRE
E DI TUTTI I MINERALI,
OVVERO DELLA
FISICA SOTTERRANEA,
D I
GIACINTO , GIMMA
Dottor; delle Leggi. ^Avvocato Straordinario della Città di Napoli , Tromot Or-
Generale della Scientifica Società RoUanefe > ree.
INTRODUZIONE.
• * •
E Storie Naturali no intelletto è ben grande ; perché dopo
fembrano certamen- lo [patrio di tanti fecoli, che dalla Crea-
te affai chiare ; poic- Tiene del Mondo fono feorfi , dopo tante
chi trattano delle offervaTioni fatte da varj Zi omini dot-
cofe , che fono di ti e periti in varj tempi , e dopo una-i
materia formate , e lunga fperien^a, che è la vera maeflra,
dalla Natura prodotte ,le quali, comedi fappiamo appena , come una pianta ve-
foggette a' noflri fenfi , tuttogiorno fi tornente germogli, come un picciolo ani-
veggono , e fi toccano. Sono le fieflc-* male fi generi , e come un vii minerale
nondimeno affai bafievoli a farci ap- fi produca. Tutto quel tire fi fpiega, pa-
prendere , che la debole qy dell\ urna - re t che fu per congettura ; però le opi -
Tom. I. ' A nio-
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2 ljfor. delle Gèmme, e delle "Pietre di Giacinto Gemma.
rioni de' naturali Filofofi intorno /e_» dentro i libri di altro argomento , i eftu-
tofe della Natura fono tante , e così di- li non fono baflevoli a fatollare gl' Jn-
verfe , che la feicn^a tutta rendono ma- gegni , Vogliono invero più lofio a-»
l agevole , ed ofeura : e non é moravi- confondergli o colla fcarfiffima congni -
glia , fc piena di favole , e di memogne , <^ione , che ne dorino , o colle favole , di
anche celebrate dagli Scrittori , fi veg- mi abbondano: e fetida alcun decoro co-
ga . Più diffìcile di ogni altra è la dot- sì gl" Jflorici , cornei Filofofi le imma-
trina delle Gemme , e delle Pietre ; e_> giriate virtù celebrando , e le proprietà
[cribra appunto un'ampio Laberinto, inventate, hanno già le cofe vere colle-»
in cui la firada è ignota -, imperocché, fe [alfe confu fe . ^ffhianto più fono ofeure
la copia delle Pietre confider torno , la-, le produzioni , che nelle vijcere della-»
diverfitd , eia difeordia degli tutori T erra fi fanno , tanto più favolofe in- ^
nello flabilire i nomi , la natura , e le -, vcmfoni hanno nella [denta naturale
virtù fìravaganti , che da' i troppo ere- di (incile introdotto . Fra già invcc-
duli fono molto ammirate j anxi le fpe- ch'iato ejueflo ufo , e per la fùt%a della-»
%}c di ciafchediina pietra: ci parerà tonfnttudine più alle favole, che alle
una dottrina pericolosa , favolofa , ed cofe vere gli Antichi attendendo , fpc-
efeura . Sono ancora ignote molte e colar la verità con ijconcto trafenra-
molte pietre , i cui nomi , e deferitone tono . Ciò affermò anche Arifìotile Mc-
abbiatno foto appo gli Antichi : e in va- taphyf. z.pcrcbè fcrrffe : Quanta verb' .
TJ luoghi della Storia nofhra metteremo Confucti^lo vim habeat legis , decla-
tltrc dtfficultà fvttol' occhio , chcfom- ranci in quibusfabulofa & pu£rilia_»
manente difficultofa la rendono . Sin- plus poflunt proptcrfonfuctudincm,
ertamente però conferiamo , che a feri- qu!tm fi cognofcercmus ca . E quefla
vere fu qucflo argomento ci ha moffo Confuctudine flcffa é pur paffata fino
uno Scrittore , di cui per 07Ì0 /’ opera-, a gli ultimi fecoli : e forfè alcuni o.trop-
Icggendo , tanta naufea ci ha cagionato, po creduli , 0 all' antichità affezionati,
che a fiam veduti affaltrc da una voglia 0 nelle cofe fecondo la maniera , che le
di ftnverc non diffimiglievole da quel hanno apprefe , ofhnati , continuarla
furore , da cui fon meffi i Poeti a com- vorranno con deriftone degli V omini
porre e cantare le loro P oc fi e . Abbia- più dotti.,
no anche voluto compilare la Stona-, 2. Dop 0 moki Scrittori veramente
delle Gemme per ammacflrarci più lofio fcriviamo. delle Gemme , e delle Pietre ;
nella cognizione delle fìeffe , che per anzi di tutti i Minerali ; ma che ciò
emmaeflrare altri ; effondo pur vero, non fia f convenevole , ce l' avvi fa il
che in qualfivoglia fatuità afjaipiù col - Santo Dottore Agoflino DcTrinit.lib.
lo ftrivcre , che col leggere fi apprende, j. cap. 3. dicendo : Utile eft plures ^
Pochi Autori hanno fc-ritto tot abbon- pluribus fieri libros , diverfo fiylo»
dante Trattato delle Gemme in un in- non divaria fide , euam.de quaellio-
tero volume ; avvcgnaecbi moltiffimi ci nibus eifdcm , ut ad plurimo* rcs ipfii
ben dato Operette , Saggi , Compendi per vernar , & ad alios fic > ad alios
Cataloghi imperfetti ^ come frammenti autemfic , Dice egli non divxrfa.fi-
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1 ut roiht
de ; perchè tratta delle Sciente , che
alla Religione appartengono ; ma a noi
è ben lecito poter “dire di ver fa fide, per-
chè delle naturali dottrine trattiamo ;
ed è nojlra cura non ammetter cieca-
mente quelle favole , che gli Antichi , e
varj Moderni per verità affermarono .
rof siamo però offerire , che adeferive-
re le mcdefime cognizioni delle Pietre,
c de Minerali , benché fi. imo gli Aiti-
mi fino a qtiefli tempi ; fiatno nondime-
no forfè i primi ancora a porre folto l’
occhn le tante favole fleffe , e i tanti
Va/j ggiamenti , e fùpcrflijjoni , colle
quali moli i creduli , ancorché Savj,
hanno quefla dottrina macchiata . Se-
condo l'infiituto , che abbiam prrfo di
trattar le cofe naturali de' tre Regni,
imitando quelcbe avverte Latrgio lib.
i.ibe Primus gradus Sa piemia: c/l
falfa intclligere : fccundus vera co-
g no (cere ; tome avfa pur divifato
Anfiotile, che feri ffe : Duo lunt opera
Sapicntis quorum unum c/l non
mentir! ; alrerum veri) memientem
mamfcfìarc polle : avendo ciò iti
parte adempiuto colla debolezza delle
nofire forge nel Regno Animale colle Dif-
feriamone De Homimbus Fabuio/is,
cDc Fabuio/is Animalibus , e de Fa-
bulufa Generatione Vivcntium , pro-
feguire vogliamo lo fleffo nel ^Minerale,
di cuti Metalli , le Pietre, e i mego Mi-
nerali fono parti, e terminare poi con al-
tro Tomo colla Dijfcrtazjonc nel Regno
Vcgetcvole o delle Piante, De Fabuio/is
Vegetabilibus . Da cura di f crivere
degli Ammali Favolofi fu qua fi prcj'a^
ptr ifcbéhtp > confi dcr andò le molte fa-
vale , che degli fieffi m varj libri fi leg-
gono : e dopo quattordcci anni quafi del.
lafiampa di effe , quando credevamo
zi ont. ,
non effervi flaio Autore , che in tale
argomento fi fia applicato , troviamo
nelle Vite de’ Filofofi di Laerzio , che
Stratone di L.impfaco , detto il Fi fico,
abbia ferino tra varj fuoi libri De Fa-
buio/is animalibus , tutti perduti j an-
corché non ifpieghi lofieffo Laerzio ,fe
Stratone abbia trattato degli Animali
veramente favolofi , come fono la Feni-
ce, il Grifo , il Bafilifco , e fimili , o di
quelli, di cui fono fiate riferite molte fa-
vole intorno la natura loro , la genera-
zione, ed altre cofe ,lc quali [coprire in
quell’ opera abbiam voluto ; o pure il ti-
tolo abbia avuto altro argomento . A
continuare quefli flud) gran coraggio ci
bandaio , ed in grande obbligo eziandio
ciban pofìo varj Domini dotti , c [pe-
nalmente i nobili Giornahfli , che nel
Giornale de’ Letterati d’ Italia rife-
vcndontl Tomo xv. dell’ anno ìjig,
rtcart. 4jj. le [addette noflre prime
Differì azioni, quando [lavano in Napo-
li [otto il T orebio delle [lampe, mofir an-
dò loro non difpiaccr Pargomcntoffi ral-
legrarono , che fi vada purgando la Na-
turale Ifloria da tante menzogne , cheli,
ingombravano iene’ Tomi xx. e xxr.
fi compiacquero poi dare la notizia delle,
[effe.
j. La gran macchina delle cofe , la
moltitudine delle favole , eia diffìculti
della f Incera cognizione delle Pietre
fleffe, ci hanno fui principio certamente
atterriti ; molto più la grave fatica nel
dover leggere tanti libri , e ricercargli
per avergli fi òtto /’ occhio , in cui fono
con tanta confufione , e con brevità le
medefime pietre deferitte ,t [penalmen-
te nell’ ordine di trattarle , e nell’ efa-
mi tiare le altrui opinioni . Nulladime -
r.o perché fono difficili tutte le cofe bel-
A x le.
I
%
]
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4 1JI or . </<r//e Gemme, e delle Aetre di Giacinto Gimma .
le, fecondo il comune provverbio Greto :
Difficili qua; pulchra , abbiam prcfo
la nfolu%ÌDnc dt Jcrivere la ficffa Iflo-
ria . Ut palma , quia corticc fir col-
tellato , difficili quidem eft afcenfu;
fed fruftum habce dulciffunum : iti-
dcm cruduio & virtus adirum ha-
bent difficilcm , fcd frufìutn dulciflì-
inum ; diffe Plinio l.j. cap. 4. e cantò
Francefco Cont.tr ini ;
Quello, eh’ è beilo, è bello ;
Ma affai piit bello è poi quello»
che piace .
%a Storia, in oltre, delle Pietre,e de' Mi-
nerali è una delle più nobili ,e più ofciire
parti della naturai Filofofìa , la quale
tolte fptrien%e , e collo {Indio più accu-
rato molti eccellenti Scrittori di quefti
fclicijjimi fecoli iltujlrare procurano;
Affaticarci però dobbiamo per illufìrar -
la, e dalle favole in effa introdotte li-
berarla . Soddisfaremo altresì alla na-
turale inclinazione , che ci ha invitali
fin da' primi anni de' noftri Jhtd) alla-,
fogninone di quefìa dottrina , la quale
ti è fempre paruta gioconda e dilette-
vole ; e ci è fiata curio fa la lettura di
quegli Autori r che della medefma han-
no ferino . Terminando la {lampa delle
noftre Diffcrtazioni fperavatno flam-
par fubito una picchia Ifloria delle. _»
Gemme nell’ Idioma latino, che poi riu-
fet di tutte le pietre ; e fu trattenuta-,
dall' impegno datoci di fcrivere altra-,
<Opera , cioè l’ Idea della Storia dell’
Italia letterata ; e poi data quella alla
luce , molti trattati abbiamo anche ag-
giunti , {landò ella ozio fa , e molti anco-
ra aggiugner fi poffono per la vafiità
della materia , e del fuo argomento . E
' fiatai etri amento o^tofa; perchè, come -,
mtlla fieffa Italia abbiam detto t pare,
che tutte le Opere habent Aia fideiaj
Molte Opere di Ve mi /ti dot tifimi lun^
go tempo fono fiate nel bu\o delle Cafe
per cagione delle gravi fpefe , che feed
portano nelle Stampe e per altre occa-
sioni fpiegatc nella nofira Italia ficffa:
e molte ancora 0 fi fono affatto perdute,
ofi ccnfcrvano fcritte a penna nelle-,
celebri 0 pubbliche ,r> particolari Libra-
rie’. Fu nc {ira intenzione vera-
mente di trattar delle fole Gemme ,' c_»
poi fcorgcr.do , che molti Scrittori le-.
Gemme colle Tip tre hanno in buona-,
parte confufe ; e molte pietre fono par- •
tecipi della nobiltà , della rarità , c di
tutte quelle condizioni , che alle vere-.
Gemme convengono ; per non effer man-
chevoli , abbiam voluto già fcrivere. -»
delle Pietre tutte ; benché di alcune
brevemente l' abbiamo fatto ; perchè gli
ftefft Scrittori di effe breviffime notizie,
non trattati , ma più toflo Cataloghi ci
fanno leggere dette Pietre , delle quali
non fi ha veruna cognizione', fe qual-
che volta veramente al Mondo oh fienai
fiate . Alla Storia delle Gemme ,t delle
Pietre ti è poi flato ncccffario aggiugne-
re e profrguirc la Storia di tutti gli al-
tri Minerali , i quali 0 dalle pietre di-
pendono , 0 della toro natura fono parte-
cipi, come dimofiraremo nel iib. 6. cap.
1. ed in dltri luoghi . Tutti i Minera-
li, tutti i Fojfili hanno tra loro una cer-
ta unione ; perchè 0 fono Pietre , 0 dalle
pietre fi formano, e le T erre ancora im-
pietrire fi poffono , e delle pietre fono la
materia . I Metalli dalle loro pietre fi
cavano : i Sali tra le pietre hanno il ló-
ro luogo: f Alumt , il Vitriol* e fimiii ,
dalle pietre fono cavati : e fecondo la-*,
diversità delle pietre , varie fpe%ic de ;
1 nedefimi derivami , come diremo trai?
tando
ìntred
tóndo di eiafcheduno 'di effi . Cos ì i Solfi
0 dotte pietre fi fanno , o pietre diven-
gono t delle quali fono ancora materia .
1 Bitumi quando fono induriti , fono
eziandio tra le pietre annoverati, e lt->
Acque Minerali dalla natura, e proprie-
tà de' Minerali fieffi derivano , e fi di -
fìinguono , o in pietre fpeffo fi converto-
no ; e tutto ciò mofiraremo ne' loro
luoghi . Volendo dunque trattar delle-.
Gemme , e delle Pietre , ti £ convenuto
ancora trattare di tutti i Minerali, e de'
Foffìli , de' quali portaremo la divifio-
ne , e la differenza loro nell' Introdu-
zione del lib. ed anche in quefìo lib.
t.cap.i. nuin. ar. e nell' Introduzione
del lib. 6. Abbiamo però divifa tutta la
noftra Storia naturale in fei Libri , e_,
trattiamo nel I. Della natura dello
Storia delle Gemme, e de’ Minerali:
nel li. Delle Pietre preziofe: nel HJ.
Delle Pietre meno preziofe s nel IV.
Delle Pietre degli Animali ; nelV.
Delle Pietre di diverfa fpczie : e nel
VI. De’ Minerali , chedallc Pietro
dipendono . Perchè coll ’ oc cafone de'
Minerali , e delle Acque fotterranee ci è
convenuto trattare delle Caverne , de'
Fuochi fot ter tane i , de' Tremuoti , de'
Vulcani , e di tutto quello , che alla-,
cognizione di effi appartiene ; ci fiarno
finalmente accorti di avere già fcritta
tuttala Fifica Sotterranea , e tratta-
to dijìintamente di tutte quelle opera-
Zionr^c generazioni , che dalla Natura
fotto la T erra fi fanno : e di ciò ci fipic-
garemo nell’ Introduzione del Libro
V . ancorché non ci fia fiato poffibile di
tffeivar quell' ordine , che alla fltffa-,
Fifica de fiderare potevamo . Sembrano
ofeure le fltffe operazioni , e perciò dif-
fitiU , perchè nelle zifccre dilla Terra
u z ione - -
nafeofie ; ma tutti » Corpi fotdfrranei
ben fi veggono fiotto l' occhio efpofii , e
colta lunga fpcricnza , e colla ragione fi
èbeti conofciuta la particolare natura
. di eiafcheduno di effi: e molti luoghi an-
che più rimoti dalla fupcrficie della-.
Terra, in var ; tempi fi fono anche fatti
palefi ; oltracciò la Natura in tutte le-,
fue operazioni è fempre lafieffa. Ha il
nome di fotterranea quella parte di
Fifica , la quale tutte le cofejotterra-
nee confiderà , e di quefte appunto tratta
la preferite nofira Storia naturale .
4 ‘Ci è venuto pure il comodo di uni-
re con quefia occafionc , e feoprire den-
tro la Storia flcjja le molte favole , che
delle Pietre, t de' Minerali fi fono dette ,
e nella loro Storta introdottecene quali
far doveamo altra Differtaztone Do
Lapidibus, e De Mincralibus fabulo-
lìs, per continuare la fatica incomincia-
ta e promeffd nelle Diffcrtazioni già
fiampate j ed abbiamo anche procurato
di arricchire quefia lfioria di tutte quel-
le digrcjfioni , che necefsarie e giovevoli
ci fono parute (fé digrejfioni appellare
fi pofsono ) an^ in alcune qnefiioni ab-
biamo /limato convenevole alquanto
diffonderci ; perchè veramente più da'
Libri , che dalla lingua de' Dottori *’
impara ; e come diffc il Santorio in j.
Fcn. Aviccnn.lib. i.in Procem.Avic.
fiferivonoi libri ad oblivionem fenii,
quia in fenedute memoria labrrur:
allegando Platone in fin. Phaedri , e_>
Gai. 7. meth. cajf.i.e lib.j. De diffe-
rcnt. pulfuum j. Così trattando del
Crtfiallo naturale, ed artificiale , ci fum
dilatati nel Vetro , nella fitta Arte ,
nelle nuove invenzioni di efso fatte da'
Moderni , ed ignote agli Antichi ; il che
(i venivi tmjrafiato . Per catione-^
<S ìfior. delle Genmt, t delle "Pietre di Q lacinie Glmma .
dell' Ajntanio abbiamo cfamimto i fa-
volosi Lnmi perpetui : fotta la Pietra-.
Fongara ri conveniva Scrivere de
Ponghi: folto le Pietre Arenarie dove-
vamo efaminare , che dall' arena /&_* _
Mummie non fi formano : per le Pietre
dell' Uomo abbiamo fcritto del Ta-
bacco per C occaftone di efaminare , fe
da quello generare fi pojfa.la pietra nel
cervello : e per le Ccraunic , o Pietre
del Tuono abbiamo fcritto de' Fulmi-
ni . Così per la Pietra Bologncfe di-
finti abbiamo i Fosfori-, e fotta i Bitu-
mi ci ftamn fermati a deferivere i Cor-
pi odoriferi , perchè fono di curiofità ,
t molto in continuo ufo, e di molti fi fo-
no fcritte delle favole-, benché molti al-
ia Vegetevole appartengono . Defcri-
Vendo le Acque Minerali , le varie
fpc^ie delle Acque, la loro natura, e ge-
nerazione, abbiamo .ancora Spiegate ai-
tiate cofe , che propriamente da' Mcteo-
rifli fi Spiegano , come fono la Rugiada,
la Nebbia , la Pioggia , la Neve , e 'l
Ghiaccio . Cojì altri brevi trattati ab-
biamo in varj luoghi tramenati, come
tonfacevoli alla materia , di cui tratta-
vamo , per la piena intelligenza di co-
loro, che hanno cara la notizia , ejfendo
materie , che fpe fio fpeffo fi veggono , o
fi ufano , o cader fogltono ne' difeorfr, e
chi è poco efercitato , ha dato a varie _>
favole ciecamente buonafede . Stimerà
alcuno, che fieno qucfie,Digrejfioni,e che
nell’Opera noflra non fieno neceffarir,ma
ancorché tali ben foffero, fono nondimeno
convenevoli ; perché Spiegano la natura
di quel Minerale , di cui abbiam prefo
a trattare , e follevano anche il Lettore
colla lettura di qualche co] a pellegrina’,
ed appelliamo pellegrina , in quanto che
non è la nuda materia delie fole pietre,
o g/mme . Quelli ornamenti fono tira
ceffarj; perché la fola materia df quél-
che fi tratta è folita da fe fleffa cagio-
nare qualche tedio-, e fono ancora cogni-
zioni nec'fftrie a faperfi dagli Eruditi,
non già cofe vane . Non imitiamo però
alcuni Scrittoli, che di molte carte nel-
le loro Opere fanno una empitura fine-
chevole , dalle quali poco fi raccoglie
fe refirigmre fi vogliono ; e Succede, che
buona parte di effe , come piena dì para-
frafi , fenza alcun frutto fi legge . Si
rendono in qualche modo fimili agli an-
tichi Scrittori di Mad cina , de' quali il
Santorio sa i. Fcn.Avicen.qu. i.così
fenffe : Ncque illos imitabimur , qui
foli'im in communi fpcculationcj
perii flunt , qui , fcpolito Medicine
icopo.Theoricam confideranr, fem-
per in iplìs nuòibus perfifteatcs , ac
Qumquam ad inferiora , feu ad ipfa
experimenta ddcendunr : Acuti eve-
nicbac antiquis difciplinis Jacobi de
Partibus , & aliorum veterum Setta-
toribus , qui ( ut fcitur ) dcccm an-
norum curfu inTheerice ftudia in-
cumbcbant , antequam intelligercnt
quo modo prefcribcrcntur clyfte-
res . Certi Scrittori però non fi diffon-
dono nelle materie della Teorica ; wtj
nello flile, quclcbe in breve, e di foflan -
Za dire fi pud , colle p.trafrafi dilatano,
le quali più toflo naujca , che diletto «*
Lettori cagionano ; perchè nulla v' im-
parano . T utte le Scienze poi , e tutte
le Arti fono come tanti membri , i quali
uniti formano un foto corpo , il che di -
moflnamo ibiaramcntc nella noflra EnT
cyclopxdia ( Opera di più Toltimi , che
per la fpefa non ha potuto veder la lu-
ce , e'I Juo compimento col ror^o dcllc-i
Stampe ) e di qncfto Corpo divtfo in più
• mem-
I by Google
inttoduzlont;
7-
membri ne abbiamo anche fatta mm- rm~.. '
£r. «"‘ «A" Idea della Starti /™4,a„ *' TCi
cicli Italia letterata . ìVon /4rà </«„. fcri/Te M»„r e T- et
que matavigfìa, fe in quefla 1 fiori a Mi- NcCuppIcmcnTi^/ r” /m"4-
«ff4/r /I trattati , che alcuni ,erati Italia tÌI?1™1*
tngmflamcnte chiamerebbero Digrtfsio- un di fc or Co , , I,:lrt'P’/i%
ni, perchè hanno tra loro la giuflj con- orni Italiano r ' p,<?4 * che debbx
*/«•* od ora nooofa„a UntJZL %«• farga/a
di efsi per intelligenza, intera di quel - (1,7, a t ù( .T** per deblt0 » ftr giu -
thè trattavamo, ? Jt‘%* >' ?er della noflra Italia.
J. Twto il primo Libro, e parte del no fdlTf r" *nche *"“* »» A»fa-
Secondo avevamo già compofio colla, cuòi Ih porco a^radevole »d aU
Ut* *• £«<.». i *«, VTun. lfa . "?L "’n" '("«“■> fila*.
l>m? fiatò ptrfnafl < frfZ. ££
fenvere nell' Italiana favella . Sitarne Gr il dui, mcno caPtrc i onde na-
fcriffero gli ètichi , t molti pure-, ScrittorTlomeo ! * COntro la
Jcnvono , nell • bratto , nella Greca po tediofo i°Jì° Tu ^
(nella quale anche molti , benché Cta lue/l, bei d’ /* T c,afcbedun* di
hngua morta , fi affaticano ) nell' Ara - * lo per me fo7 aud r”ll *’****
, f coll' Altre , con c«t allevati già Che la GemmA 30 *
furono', così lodevole coflumc fi è infra . 1 appreZ ’ ® J100
< otto d iufegnare ani he le feienre tutte poicchà avi, 7 ì •
to1 proprio linguaggio di eh, fenve Co- !/,// /• 5 ^ watcr/tf
« w. z.aZf.n.. rr;:. *xjzzxz t * • *
f» «ftf /«g/r/fr nr/ aFr.nrr/f , Jcrfe- t,frc L mcdTlJZÒ a/pronarci d‘ fa*
feo , ed altri colla loto lingua ; ed altri ci da altra / * * * ra&,one recata-
oncor de' noflr, nell' IulLa\ ^7 aTZ’^^^
maniera , che Alberto Lotico , il Cardi- c, l,a * V ^//ò^no ; ed a ciò
nal Bembo, ed alea fi affaticargli Ifclni leZT 'T'" '! Vt*" > ch‘
fendere, che nella favella della patria dovrei,/, Ji ,nteJ.li.&enZ* «W
è oggigiorno la noftra lingua* dlll'Tl- faSu ,chenelta volgare
bracciata, quafi tutti facendo nella Jìef, 1 6 RiCal-,0, ,aJtatl dtUe p'*trc.
fa il loro ftudio per apprenderla* Eden U c/ ° r ° Hn<p,e d‘ C0SI trattare
f.« untfuUJ irà fii <»»,„, a J/,,,,,, cj, / P" '"''"*rc «4-
che m Latino, de 1 anale ancor sturili 11 • U?&e.aver Jeco pronti t y0j
,b, n, fanno, fi , odiano olio ff.fl "''oTÙm f’‘“ &£***& i,«‘
.Uò^ranoonoo, ^ * j,
Au-
8 iti or. delle Gemme, e delle Pietre dì Giacènte Gèmma.
duzionc dell' Idea della Storia dell'
Italia letterata nel Tom. i. tifiamo
di tiò a baflanga / piegati ; più toflo il
naturale ed efprefflvo parlare tifar vo-
tendo, (he /' artifìciofo ed affettato . Ci
darà noja ferrea dubbio la necejfitd di
fpiegare nell' Italiana favella alcuni
noni delle Pietre , che facilmente colla
Greca , e colla Latina fpiegate ft trova-
no ; fperiamo nondimeno farci intende-
rete ciafcbedun nome, quando fard di bi-
fogno , fpiegaremo col fuo fleffo latino.
Non avremo perciò difficultà di valerci
di alcuni nomi delle Pietre , che fono
raramente greci , o latini , o di altra
lingua ; benché nell' Italiana ferivi amo',
poicebè appellarle con altro nome non
ufato , e che non fia latino , o deferive-
re i nomi con più voci Italiane, è lo flef-
fo, che confondergli tutti . Ben oppia-
mo , che il Panigarola nella quell. 7.
del fuo Predicatore ; benché non vo-
glia biaftmare alcuni modi di dire ufati
dal Cardinal Bembo , che non volle va -
lerft de Vocaboli Scolaflici ; nondimeno
gli chiama ofettri ; onde invece di dire
Imperativo ,diffe: Le voci, che quan-
do altri comanda , ed ordina cheche
ila , fi dicono per colui : ed invece di
Preterito Imperfetto dtffe : Quello ,
che nel pendente pare , che fia del
pacato 1 c così di tante altre maniere.
Giovan Pica Mrandolano rifpondenda
ad Ermolao Barbaro, ibe fi doleva dell'
tffer fi dagli Scolaflici introdotte parole
barbare nella lingua, ri fpofe , che l' ele-
ganza fra di troppo danno alla verità, e
che le voci fieno fiate inventate a ligni-
ficare una cofa determinata , & ex ho-
minum beneplacito ; e che gli Scola •
ftici con brevi parole i loro concetti del-
la minte fpiegavano , le voci proprie in
quel tempo mancando', benché negar non
p affiamo , che fono alcune voci troppo
barbare , e talvolta fantafliche . E' pur
dottrina di Cicerone lib.j.de Finib.cAf
de’ nomi fervir ci dobbiamo, e delle vo-
ci nella fleffa maniera , che fono ufati;
poicché non foto i Dialettici ,ei Fifìci;
ma Geometrie, Mufici , Grammatici
edam more quodam loquuntur fuo;
e ciò va fpiegando anche ne' Rettorici ,
e negli Artefici fleffl : Ncc Opifìces
quidem tucri Tua arrifìcia poffcnt;ni-‘
fi vocabulis uterentur nobis incogni-
ti* , ufitatis libi . Conchiude però :
Quanquam verba , quibus ex inftitu-
to veterum utimur prò Latini* , ut
ipfa Philofophia, ut Rcthorica, Dia-
lettica , Grammatica , Geometria..*
Mufica , quanquam latine ca dici po-
terant; tamen quia ufu pcrcepta funt,
no lira dicamus . Così dire pofflamodi
alcuni nomi, che nel linguaggio Italiano
fembrano Grecifmi , c Latini finì , come
dtffe egli delle ' voci G reche nella latina
favella introdotte ; perchè alterargli , t
circonfcrivergli è lo fleffo , che confon-
dere i nomi fleffl, e non farci intendere;
0 lafciare, che alcuno vada indovinan-
do di quale pietra fcriviamo .
7. Non pen franto, però imitare il
Boccone , che per meglio farfi intende-
re, 0 per ifpiegarfì con più fatiltd , fien-
osa mendicar le voci Italiane’ , che fieno
proprie ,fi fervi non foto de’ nomi lati-
ni, c greci delle pietre , e dell ’ erbe ; ma
calla fleffa lingua le deferiffe molte voi ;
te ; ancorché in Italiano abbia fcrittc-,
le fue Opere . Non ifcriviamo una Iflo-
ria de' fuccefsi ; ma di cofe naturali , e
dottrinali ; però talvolta ci ftimiama
necefritati a valerci di alcuni vocaboli ,
che 0 nella Greca , 0 nella latina fono
bene
tntr t
btne intefi ; min ejjendov! altri di ugual
pefo nell' Italiano ; come nuovamente
introdotti da' Prcfeffori della Medicina
nello f piegare alcune cofe , che appar-
tengono alle nuove invenzioni, e [coper-
te , che han fatte , e fanno tuttavia
con gran lode i dotti Moderni . /Affati-
candoci con ogni diligenza nell' e firn ma-
re quanto gli / Antichi ci hanno lafciato
fentto , raccoglieremo dagli Autori
queUhc farà di bifogno , imitando il
Fabbro, che fe vorrà innalzare ùn' Edi-
ficio, gli farà ncceffario accumulare /e_»
pietre altrui , e la calcina . A leftio-
mbu* non recedi , affermò Seneca^,
Epift. 84. fune autem , ut exittimo,
neceflariae : primùm ne firn me uno
contcntus ; deindè ut cum ab aliis
quxfita cognovero , tum & de in-
venti ;udiccm , & cogicem de in-
vcnicndis . Vuole , che imitiamo C in-
duflria delle Api , che divagando , i
fiori atti a formare il mele carpi [cono-,
indi quelche hanno arrecato , difpongo-
no , e per li favi digerifeono . Così
dobbiamo quxeumque ex lcéiionej
congcdimus , fcparare , meliìis cnim
dittinola fcrvantur . Deindè adhibi-
ta ingenii noftri cura ,& facultatc in
unum faporem varia illa libamenta
confondere . Non farà biaftmcvolc il
tiofiro sforzo in una materia difficiiltofa
[piegarola natura , e là generazione di
quelle cofe , che fono a noi nafcofle -,
molta convenendo quelche ’dijfe Lucrt-
Zfo :
In manibus qua: funt nottris vix
ea fciìe purandumctt
Ufquè adeb procul a nobis prne-
fentia veri .
8. Non folamente procuraremo toc-
car la meta propofia , ed avremo ta tu-
Tom, /.
dazióne. 9
ra di raccogliere nella no fra Iftoria le
opinioni degli altri ; acciocché alcun »
in tanti libri diverfi , 0 rari a poter fi
avere, non le ricerchi , i quali una iute -
ra Libraria formar poffono ; ma di tron-
care altresì molte favole , molte J'uper-
ftizioni , e molte cofe imponibili e vane
col mezo della ragione , delle ojferva -
Z‘oni, e delle autorità degli Scrittori ; co-
sì anche di palefare con libertà i nofìri
fentimenti . Le novità ne' noftri tempi
[coperte , fono invero ammirabili , e di-
ma frano , che in tutte le cofe molti er-
rori han fatto gli Antichi , i quali cie-
camente tutto ciò approvavano ,
negli ferite i altrui fi leggeva , Jenz *
prenderfi la cura di aver buone informa*
Zioni , 0 voler effere teftimon ; di veduta
anche potendo .
p. Che poi qualche volta non ci fizJ
lo ftudio delle- cofe naturali [convenevo-
le , non fempre f opra una fleffo argo-
mento ferivendo , l' abbiamo dimoftrato
nell1 Epiftola ad Socictatcm Incurio-
forum, pofla avantile noftre DUIcrta-
zioni , la dignità , e /’ utilità di que-
fta dottrina [piegando , la quale ad am-
mirare ci sforzi là fomma Sapienza di
Dio , e la f ita incomprcnfibile potenza,
recando gli efemp) , le autorità, e le ra-
gioni-, c dijfe l' Apoflolo ad Rom.i. zo.
Per ca , quae fafta funt jam inde a_»
crcationc mundi invittbilia Dei men-
te concepta cognofcuntur , stèrna
fcil.ejus potentia, & divinitas . Trac -
landò degli Stud) degli Ecclcfiafiici nel-
la nofìra Idea dell’ Italia letterata./
Tom.a.c.4p.art.l. abbiamo anche pro-
vato,che i mede fimi della cognizione del-
le feienz e tutte hanno bifogno.Se poi al-
cuni , che tutta la fapienz 1 loro nella. j
cenfnra di quelche non i a genio ripoi:-
B gopo f
IO
ljlor. delle Gemine , e delle Pietre di Giacinto Gimma .
%ono j e talora ccnfurano qualche o re# ragioni , nella quale è f blamente infinti -
hanno letto , o pur capire non poffono, to, con miferia grande ai una, o poche al-
qucfla noflra fatica biafimare vorranno , meno il fuo intelletto quaft incatenando,
come inutile e di Vomivi egiofr, ben pc- Ei!cpcmcnc,comc narra Plutarco, più che
tremo rifpondere con qudcbt dicco, l'im • di altra coftt , leggeva i libri di Evan -
perador Tiberio ; In libera civitatcj gelo , i quali trattavano dell' Arte della
Jinguam omnibus liberam effe opor- guerra, e tutti coloro, che non attenda-,
rct : e cijìimarcmo feddi sfatti , fe agli no alla fleffa , gli fpreggava , come Va -
Vernini dotti , nelle Sciente più delicate mini poltroni , e venuti a queflo Monda
del fecolo efercitati , non faremo difpia - per non far nulla .
levali . Di fintili cenfttr e , che far ci io. Monf. fluet l'ffcovo <T Auran-
poffono, dottamente ci fcriffe in una Let- ches nella fua Huettana , ovvero Pcn-
tera Monf. D. Pompeo Sarhclli già Fe- fieri diverfi» trattando degl' Ingegni
feovo di Bifeglia, che fe tutti gli Vcccl- grandi , e mediocri ( comc pitr fi leggeri
li conofceffero il grano, non fe ne raccor- Ml VI. Giornale Oltramontano in
rebbe: gli umori degli V omini fono tan - Napoli tradotto, riflampato ) non chiama
to diverfi , che rerfio ebbe a dite nella grande quello , che effendoft ne' limiti d’.
Satira y. ■ una fola fciengjt riflretto , l' avrà confe-
Milie hominum fpccies , & rerum gU,ta, e fe nc farà pienamente inftruito.
difcolor unus . Affcgna quella riufeita più-lofio ad uno
Velie cuiquc fuum cft » ncc voto effetto della fatica , e dell' abito, che al-
vivitur uno . la gronderà de/T ingegno ; e dice , che
t veramente , come in Ifai. ad Ncpo- un Ingegno mediocre continuamente fo-
tianum fcriffe S. Girolamo : Impoflì- pra un mcdcftmo foggetto meditando , lo
bile cft piacere omnibus: ncc tanta penetra finalmente, come colla continua-
vultuutn, quanta fententiarum di- gione della fua caduta, ma non colla fot-
verfitas. Aut nihil fcribendum fuit; ga, la goccia d‘ acqua fora ‘là pietra-*,
aut feribentes noffe cutxftorum ad- appella grande ingegno quello , che <t_»
verfus nosmaledicorum effe tela de- qualunque materia la quale intrapren-
torquenda . Ci affatichiamo in una-* da, fi fente avere attitudine , e capacità
materia Filofofica > Ifiorica , e dilette- ncccffaria a comprenderla , e fopra le-*'
vale ; angi molto all' ufo ncccffaria , forge fue non la trova, afferma, che ciò
e non imitiamo quel Didimo Gramatico no» può venire che da una gran fubli-
già creduto comportare di quattro mila mità , da una forga fupcrabile nelle dif-
libri ( che eran forfè brevi Capitoli) ne' ficultà , e ita una vivacità infaticabile-,
quali De patria hominum qusrit,De ma è caffi rara , che un' Ingegno di tal
È nere matte verd , 6c alia , qute erant condigione negli ftretti limiti di una-.
dedifeenda > lì feires . Ben fappiamo fleffa feienga contenere fi poffa . Dice,
altresì , che un Gramatico , »»’ Archi- che ne comincierà molte , e potrà riufei-
tit to,o altro di profcffione diverfa, altro re in alcune ; ma effondo divifo in tanti
libro non avrà a cuore, che di Granati - oggetti , la fua applicagione a ciafebedu -
c a idi Architettura , o che della fua Afte ria farà minore , e non farà fognila das
una
*
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1 1
I n t y 0 d u xì o » e.
una gran rìufclta . Quando ancora un
tale Ingegno ne' limiti di una fola feten-
za fi reflrigne, affai più dell’ altro s'in-
noltra, e la penetra fino ad una affai più
grande profondità. Con quefli fentimenti
dell' Il net affermare dobbiamo, non e {fer-
vi dubbio , che ancorché la riufeita uon
farà grande , anche grande dovrà l' In-
gegno appellarfi , però conviene a tutti
affaticarci a render grandi i nofìri Iu-
gegni , perché ha Iddio a tutti gli o tomi,
ni conceduto una mente valevole a tut-
te le cofe comprendere . Cai leggiamo
nella Sapienza cap.7. 1 7.1pfe dedic mi •
-hi horum , qua fune , fcicrmam vc-
ram,ut fciamdifpofiiionesOrbis ter-
munì, & virtutes Elemcncorum, ini-
tium,& confumationem , & medte-
tarem temporum, viciflìtudinum pcr-
mutatiortes , & confumationcs tem-
porum, anni curfus , & ftellarum di-
rpofitioncs , naturas animalium , &
iras befliarum, vim ventorum, & co-
gitationes hominum,differentias vir-
gultorum , & virtutes radicum , &
quscumque funi abfconfa>& impro-
vifa didici : omnium enim artifex
docuit me Sapientia . Se poi alcuno a
perfettamente comprender tutto non-,
ghigne y certamente la di lui debolezza
aceufar non fi dee , nè le altrui fatiche
di biaftmar fi avrà tura » Ncc enim
omnia poffunr effe in hominibus ,
quoniam non cft immortjrlis filius
hominis ; cerne ft ba ntll' Ecclefiaflico
ctip.l~j.Dec bensì ciafchednno , che del-
le cofe altrui moflrarfi Cenfore prcfime,
rfporre al pubblico le pie proprie merci,
farle cotiofcere migliori , e dimoflrarfi
colla fpcricnga, d' Ingegno più fublhne,
la vera , e buona Emulazione in ciò fon-
dare davendofi . Si potrà altrimente^t
dire a luì qùelche al criticò Labaro
Bonamico dijfe il dannato Erafmo : La-
zare veni foras : fecondo Bernardo •
Scardeono lib.l.hift.Patav. il che in al-
tra Opera abbiam riferito ; 0 come dif-
fe Marziale al Lettere , lib.a.Ep.8.
Hec mala furit j fed tu non melio-
ra facis .
c nel lib.i.Eprig.jp.dt/ed pure fcritttri
Cum tua non edas , carpis ine a
carmina Lxli :
Carpcre vel noli noftra, vcl ede
tua*.
II. Ardentemente alcuni farft udire
Ccnfori ft pregiano , ancorché maledi'-
ccuza t ed invidia mordace , erabbiofo
livore , ma non vera etnfura fia quella,
di cui pompa far vogliono , per effere al
Moniti creduti Letterati . Jgiiclcbeè più
difforme , fenza avere di feflcffi già da-
to alcun faggio ( ancorché gli Domini
dotti dal dir male fi aflengano ) 0 fe da-
to alcuni pur l' hanno, e fono di poca lo-
de meritevoli , ad ogni Autore , ad ogni
libro le macchie attaccare prefumono,
c gli abbagli , ed altri mancamenti a lo-
ro capriccio innalzano , e i decreti pur
formano . Di quefla fpczfc di ridicolofi
Cenfori largamente trattiamo nel Ter-
zo Tomo ,cl)e aggiugneremo a’ due To-
mi della npflra Idea della Storia dell*
Italia letterata già dati alla luce .
Rintuzzare * loro deboli vaneggiamen-
ti pigliandoci il piacere , c foddisfare. _»
anche a buoni Critici , fe vi farà bifo -
gno , abbiamo già flabìlito nello Jìcffit
Tomo . Le varie Jpczie de’ Critici qui
nondimeno manìfcfìare vogliamo , e_*
cQiifolare i buoni Autori , che ferivano, i
quali confiderai ben debbono , che il
buono, quando veramente è buono , è da
tutti conofeiuto , anche dagl' Ignoranti ;
E a come •
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ìz 1(1 or. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinta Gimma .
tome un Virtuofo ci fcriffe . Cesi /’ ora
ad ogni tormento di fuoco più refifle,e
rifplcnde .
12, Cinque nemici degli altrui libri
fono comunemente affegnati, come fi leg-
ge nel Teatro del Bejcrhnc. 1 primi fo-
no gl' IGNORANT 1 per l' ottufo inge-
gno, con cui le eofe capire non pojfoiw,
o perchè privi delle cognizioni di quel-
the fapereft debba, e fi pojfir, o di ale u.
ne debolmente infarinati , quando pur
fono ne' principi degli Studj loro , con
ceceffiva cflimagione di fé fieffi , credono
t moftrar.o , che tutto fappiano , e tutto
f altrui francamente difpre^gano ; e dif-
fe Giovanili da Collo ne' J'uoi Concetti,
c fentenze morali ;
Sempre dei Carro c la piti trilla
rota
Che ftrepiti , e 1* orecchic'altrui
percota
Nati può , fuorché chi è dotto, conofccre o
le virtù o i r ’igj de' dotti Vomirti fi-
tome ogni Artefice può foto giudicare
le Opere della fina arte . Scrijfe però
Plinio il giovine Epilf. IO. Ut de pi-
ntore, fculptore , tintore , nifi artircx
judicare ; ità nifi fapiens non potcfl
* perfpiccre fapientem.
ij. 1 SV PERSI quclehe a loro è
ignoto apparare fdtgnando , roti deri-
sone le fatiche de' Vittuofi vilipendono',
ancorché molto dalle medcfimc imparar
puff ano , e con occhi biechi rimirino .
Z>ig i /hffi può dir fi col BoccacciotE co-
me Galli tronfi colla tefia alta pet-
toruti precedono : e ne' di fi or fi tonde
p r tenge fputar s' odono ; ma dijfe An-
dito Sgarbagg tti :
Alcun fi crede efperto ,' e par che
vada '
Crgcgliofo, cd alticr cjuafi Leone,
E poi reità un Montone
Beffato dalle genti a meza fìradal
, 14. Gl' IPPOCR1T I altri fonolite
delle Opere loro non fanno alcuna mo-
fra , e fe pure la fanno , niuna fortuna,
ninna lode vi ritrovano . .Qucfli veg-
gono appena alcun libro , che alla voglia
loro foddi sfacci a, e fa di buon gufoton-
de pare ,c he di alcuno di qnefta fpegit
abbia detto il Cieco d’ Adria Luigi
Grotto :
Vorrebbe fare appunto, come fo-
gliono
I Can degli Ortolani , che non
mangiano
Cauli , nè voglion men , eh’ altri
ne mangino .
15. Gt INSIDIOSI, detti ciechi da
Livio, fono 1 più molcfli, perchè nitid i .
virtù pregiano, e tutto quello , che negli
altri fplcndrr mirano , e mancare in fe
fieffi, con furore di [pregiano ; onde con
rabbia fi attnfano . Al nobile penti-
mento di rlinio il giovine con vergogna
fi oppongono ; mentre nell’ Epift. io.
f (riffe di fe flejfo : Ncque ego ( ut
multi ) invideo aliis bonum , quo
ipfe carco ; fed contra fenfum quen-
dam, voluptatemque pcrcipio, fi ea,
qusc mihi denegantur , amicis video
fuperdfc . Ma è qttefìo un male , che_, •
ben dilatato fi vede, e pare, che familia-
re fia pur divenuto ; nè men porta alB
amicizia-, ed all' obbligatone per lo
fpaxio di molti anni confermata , alcun
nfpctto-, tanto che dijffe il Sannazaro:
Nel Mondo oggi gli amiti non fi
trovano ;
La fede è morta , e regnano l’ in-
vidie,
E i mal coltomi ognor piti fi ripio-
vano .
guan-
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J n t r o d
■guanto antico però fia ciò flato , fi cava
daS, Clemente Alcfiandrino , che viffe
nel terzo fccolo , e riferì efemp) affai
pii) antichi . Portò nel fuo Lib.6.Stro-
mat. le parole di Alcmeone Crotoniata:
Inimicum facilius cft cavcrc , quàm
amicum .• ed avendo riferiti altri verfi
degli antichi Poeti , così fogginone :
Prterereà cum fcciflet Theognis
Argcnrum reprobum , acque au-
rum, faifieque moneta
Non agre fapiens vir reperire
queat .
Memem autem chari num peftoro
. fallar amici
Callidus, atque inrus corda do-
lofa tegat .
Qua non à Superis reseli magc re-
proba, nofie
Inter res omnes «ft magc diffi-
cile.
Euripidei quidem :
O Tuppiter cur aduiterinum quod
fiet
Aurum, dedifti Ugna aperta inter
homines ;
Sed quo queat ligno maluscogno-
feier
£11 infitus nullus chara&er cor-
pori ì
Certamente alla Virtù è tanto amica la
Fama, quanto è nemica l' Invidia ; e fi-
corne la Virtù per le lingue altrui é ma-
tti nife fi a e feoperta ; e nelle Opere de ’ Vir-
tuoft riluce , che parlano da fefteffe ; co-
ti cerca invano P Invidiofo di abbof-
farla, coprirla , ed ofcurarla . Bendiffe
Girolamo Sorboli j '
Che l’Invidia aVirt& pocodànoja,
£ la Virtù Tempre ì* Invidia ^
fprezza .
Dovrebbe P invidia yederfi fola tra gli
ut io ne. ij
uguali o {di età , o di fludio , o per le fa-
tiche prefenti ; ma non fen%a derifionc
di chi ode , mordacemente anche tra gl'
intignali, e fuoi maggiori fi aguzza. Non
ft attaccano , che alle cofe di gran lode\
perché appena delle vili fifa conto ; t_>
ciò molto con gli efemp j dmofirar fi po-
trebbe : non tffendofi già veduto Autore
di fama , che non fia fiato dall" invidia
ferito . Ciò nulla nuoce al Virtuofo j an-
zi più gli reca , egli accrcfcc fplendorc',
e dijfe il Sannazaro *:
L' Invidia fìgliuol mio Te ftelTa
macera , *
£ lì dilegua , come Agncl per fa»
feino ,
Che non gli vai ombra di pino , o
d’ acera .
Levino Lennio Jib. -i. de occulr. nar.'
mirac.cap.ia. moftra, che gl' Invidiofi
dall'altrui virtù tormentati fi marciro-
no, e diventano tifici .
16. Gli EMULI , quando tal nome
a tiro conviene , degni di gran lode cer-
tamente farebbero ; fe colla buona e lo-
devole emulazione per l' acquiflo della
gloria, fi sforzaffiro affaticar fi . Ma la
gloria dipende dalle Opere , non dal fola
appetito di tonfeguirla . Nell' Epift. 8.
diffe Plinio il giovine : Sequi gloria»
non appeti , debet ; nec , fi cafu
aliquo non fcquatur , idcirco quod
gloriam non inerme, minus pulchrum
cft . Sono però alcuni oggidì in varie
Città ( c fono pure fiati in ogni tempo )
che nel criticare , o nel dir mate facendo
fiudio , fenza punto riconofccr fe fteffi ,
di appellar fi Emuli hanno tutta P am-
bizione', ma o non mofirano alcun frutto,
0 a produrlo eoa lode non fono affatto
valevoli . Di quefii fi può dire con Pan-
filo fruttivi I
Ma
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j fior, itllt Gemme, e delle Vìetee di Giacinto Gèmma.
Ma quello è proprio d’ ignorante
clprcffo ,
Abballar laVirtude , c alzar fé
fteffo .
fìtte fpczje di Emulazione affegna-t
franccfco Patrizio , quando tratta del
[Regno I.5 .C.12 .Dna è con dolore di ani-
mo , quando non può alcuno avere qticl-
che l' altro ottiene ; e quefla è vizio, e~>
Cicerone in Rhctoricis l'appella infer-
mità . Nafce l' altra dalla forni gl ian^a,
e dall" imitazione j e quefla è degna di
lode , e lo fleffo Cicerone la dice imita-
zione di virtù. Scrlffc della prima A/i-
flotile 2. Rhet. che di dolor quidam:
quoniam bona» & honorabilia , qu®
eemulus affequi poffet > non fimilibus
adeffe vidcantur , non quoniam aliis
fune, fed quoniam non ipfi quoque.
Suole però efftre l’ Emulazione tra gli
uguali y perchè dijje Eflodoy riferito da-»
Andrea Eborenfe Portoghefe : Natura
comparatum di , ut inter eos ®mu-
latio contcntiofa non innafeatur, qui
diverfa virtute , diverfis moribus,
non eodem ftudii genere operam rei
cuipiam dant . Virgilio flrjjo fa men-
zione in Bucol. che Bavio , e Mevioy
fciocc biffimi Poeti, la fua gloria invidia-
vano ; c quefla mcdcfima vitiofa emu-
lazione è da molti pur chiamata Am-
lezione , e da Cicerone ancora fu forni-
cata alla pefle, così in Laelio fenven-
do: Peftis nulla major in amicitiis effe
potdl,quàm in quibufdam honoris,
& glori® ccrtamcn, ex quo inimici-
ti® faepè maxim® inter amicidimos
eztiterunt .
17. Gli APPASSIONATI aggiu-
gr.cre fi poffonofl quali vincere dalle pat-
roni fi laJciano,e fervi della propria fod-
ihs fazione ft fanno , $ di coloro , che gli
conducono ; e gli conviene quelcbe diffé .
Dante nel Purgatorio 3.
Come, le Pecorelle efeon dal chiu-
fo
Ad una,a due, a tre»c I’altre Hanno
Timidette atterrando 1’ occhio, e
’l mufo . .
E ciò che fa la prima > c l’altre fan-
no
Addolcandoli a lei , s’ ella s’ arre-
na ,
Semplici e quete, c lo perchè non
- fanno .
Jjfucfli al convenevole non punto mi-
rando,perchè jurant in verba magiari,
per compiacere all' altrui voglia , tutta
aguzzano la lingua ; anzi tutti obbliga-
ti a gradire quelchc a loro aggradile
vorrebbero , e trovano macchie , ed ap-
pellano errori in quello fleffo , che molto
è lodevole . Giugne la loro pafflone <c_»
fargli [ manifeflamente travveiere, menr
tre
E’ facil cofa P ingannar fe flelTo.'
18. Tre fpexje di Critici , oltre-»
i già riferiti , riconofce Cefare Giudici
nella fua Oftcria magra , Giornat. 3.
che pure di ciò fi lagna nel fuo libro di
divertimento , cioè degli Sciocchi , de',
Difcoli , e de' Maligni . Dice , che gli
Sciocchi parlano fenza che pur J'ap-
piano quelcbe dicanole fpeffo fenyi aver
letto il libro, contro cui fi adirano , get-
tano a ventura le parole, come 1 RagaZ *
Zi gettano i faffl • Chi è colto , è colto.
1 Difcoli ftanno fu le metafore ,el’ ar-
guzie y e voglion dire quelcbe a lorpia-
ce, f amico più toflo fprezzand° » che il
proprio concetto . Stima » Maligni più
pcrniciofi perché per naturale infinto
criticar fogliono , e cen furare le alti ui
fcritture , in cui fi affaticano con ej'at-
ìnt red i
tifimi Notoria : Bafla una fillaba mal
concertata, nna parola non regolare, una
Ynctafora un poco ardita , una figura al-
quanto zoppa , c fimili cofe, per condan-
nare un Volume intero, di cui direfi deb-
ba, che Nulla vale . Dice , che foglion
fare il Fife a le, e'I Pedagogo, qua fi cbe_,
foficro i Paladini d' apollo ,e che appe-
na infieme cucir fanno una dolina di
filiale' , ed impaflare la cinquantcfima-,
parte di un Madrigale , che voglion far
del Petrarca, ’c dell' Ariofìo . Piu tem-
po confumano a fare un Sonetto, che-»
un' Elefante in dare a luce il fuo parto ;
e poi rafi mira ancora il parto dell’ Or-
fa', fecondo clic lo credano informe gli
Antiibi, in lui non conofcer.dofi alcun
membro . Sembrano le Cantaridi , egli
Scarafaggi, che fucciano il tofico da’più
bei fiori, da quali le Api colgono il me-
le . E-vcramente chi a tutti penfa dar
gufo, i inganna ; perché fono le opinio-
ni, e igen.) differenti , cornei volti \ cd
uno fa fimi le il Compofitorc al Cuoco , il
quale a ben condire un cibo ancorché s’
ingegni, non può gingnere a fare, che ad
, ogni palato covfcrifca: ad alcuni il dol-
ce piacendo, ad altri l' afpro, o f afeiut-
to, o l" alterato , oitfimplice . Poche
cofe, che non trovino a lor genio , pochi
falli, che avrà l' Autore commi fi , o fi-
dalo ad altro Autore , dacui ha tolta
la notigia anche riferendolo , e poche co-
fe di poco momento , le quali non ba~>
molto efaminate, non rficndovi nccefità,
■ o non ha bene ricovcfciittc negli Scritto-
ri , le cui Opere tutte legger non fi pof-
fono,o perchè non fi hanno pronte, o per-
chè manca il tempo ; ci alcune cofe an -
c he malignamente , cd a lor modo inter-
pretate , le ingrandirono , le moflrano
per efempio', acciocché prfjc.no togliere
i x, ì e né'- 15
la fìima a tutta Un' Opera ; benché ven-
ga la fltfia univcrfalmente applaudita,
ricercata , e dagli “Domini dotti ammi-
rata. A ciò fi aggiugne , come dice l' Au-
tore del libro col titolo di Diavolo
zoppo cap.16. che per ifcrcditarc un _»
libro nuovo di molto efito , unijìona
amici , fanno ccngrcfi nelle pubbliche _»
piazze 1 nelle cafe , nelle Librarie , e
Stamperie , e promettono impugnazioni ;
acciocché fe ne dica male, c fi fiimi, che
niente vaglia. Ma pagano fpeffo tali Cri-
tici la loro pena", perchè fono ben notati,
e bene efaminata la dottrina loro , l
abiltà , e la natura j e conte difie Gio :
Boccaccio :
Chi vuol talora vergognare altrui
Oppreffo refla , cd ingannato lui.
0 come cantò Giovambatifia Giraldi :
Ov* altri offender crede, a se fa
il danno .
Di tanti procefi , clic formano, non fi fi
alcun conto , come non ne faceano gli
Antichi, che di tali Critici fi rifero ; an-
zi fecero a gara tra loro , a chi più libri
fcrrvtr potea , come già fcriffero centi-
naia di libri T cofraflo , Crifippo , Em-
pedocle , Cala o , Origene, e tanti altri.
Si fìima anche decoro non rifpondere ci
mede fimi , ancorché impugnazioni , e li-
bri particolari effi ferivano ; filmando -
fi più decoro fargli abbacare, come ab-
baiano i Cani alla Luna , che moflrarc
un minimo fcntimcnto colla penna itt-3
feddisfazione di quanto effi ferivano
contro . Di ciò notabili efemp) di anti-
chi , e di moderni Autori recare fi pofio -
no, i quali per cjfer noti agli Domini
dotti, di buona voglia tralasciamo. Per
acqutftare qualche nome , delle Opere di
celebri Autori fi fanno critici .
1 p, PenJana alcuni effere ottima
con-
Digii
1 6 ìjlor. delle Gemme , e delle P tetre di Giac wt e Gimnin .
ion figlio, che debba un Galantuomo leg-
ger fimpre , comporre di raro, non ifiam «
par mai’, confidcrando , che la Stampa é
il T avoliere , dove giucar fi vede la ri-
putazione, e 1' onore $ e'I Banco, dove s'
impegna la fama, e'I nome colla- medeft-
vi a Eternità. Non è però degno di lode il
tonfiglio ; ami tutti fcrivcr debbono,
quando a fcrivere fono atti ; e n abbia-
mo gli tftmp) di tanti , che hanno firit-
to, e pure fcrivono’, fen%a che le bravu-
re de' Critici gli atterri [catto . Se. pure
errori fuccciono , o abbagli , o altri di-
fetti, già è noto quell' Homines fumus,
& falli poflutnus : e chi nel comporre è
tifine fatto , può di ciò fare ottimo giudi-
zio \ peri he ha la fptrienz a delle diffi-
t ulta, che nello fcriver bene fpefio s' in-
contrano . Nella voce Scriberc così con -
r binde il Bejerltnc: Viri boni eli bona
fua non ctelare , eaque viva voce fui
fcculi hominibus , & fcriptis poten-
tati communicare . Imperfetta multa
quidem; & quid in hac vitaperfe-
tìum l
20. Le nature di tanti Critici , che
fono al Mondo , fecondo le fpeye loro,
benché divife le abbiam numerate , in _>
una flejfa perfona talvolta unite fi veg-
gono . Molti in uno fleffo tempo Emuli ,
Ippocriti , Invidiofi fi moflrano , e da
tutte le altre fpe\ie de' nemici de' libri
prendono l' armi , che filmano ferire ba-
flevoli, e fanno in fe ftefii un compofio di
nature diverfe, più firavagante degl'h-
coccrvi de' Filo fo fi . Jffucfti fono i Su-
furroni , che per J'eminare di fioràie ado-
perano le forz t tutte , le invenzioni , t i
configli ; e quefii i buoni libri addentare
fi dilettano, e la fama di chi firive , e_»
nulla curano de’ rimproveri , e de' bia-
fimi , thè ricevono . Si può dire di loro
quelche già iiffe il Dolce :
Come afialirc o vafo pastorale ,
O le dolci reliquie de’ convivi,
Soglion con rauco fuon di Arido-,
le ale
Le impronte Mofche a’ caldi
giorni eftivi .
Pericolofa è finza dubbio con quefle _»
fpczic de’ Critici t /’ amicizia , t la-*
pratica ; dicendo Serafino Aquilano :
Dice il proverbio , fra la Gatta, e
’l Cane ,
Che già mai non vi fu buonsJ
« amicizia .
La cagione fi cava da quelche cantò
Giovan Giorgio T rifiino :
Ed ho in odio colui , che dentro il
core
Tiene una cofa, e nella lingua uà*
altra .
Sprezza no 1* fatiche degli Domìni dot-
ti ; e fi talvolta dà fuori qualche fua-.
opera , che appena fi rimira , alcuno di
quefii Critici , prejùme d' ejfer giunta
nella Cima delParnafo , e poter dare al-
le ftefie Mufi le leggi ; né vede , fi non
con pena, le glorie de' gran Ltfterati ; I
quali però a profiguirc le toro lodevoli
fatiche maggiormente s' invogliano ; fi-
come al latrar de’ Mafiini Pcragic cur-
fus furda Diana fuof.
21. Sono invero diverfi i gen) degli
Domini [, come già dicevamo , diverfi le
applicazioni , e i voleri ; e tome firifie
il P. Coflant ino de' Notati nel faci
Duello , Ofio era nato a dir villania, e
Zenone col fuo procedere amareggiava
i circofi. mti . Così altri fo» nati al dir
male, alla Critica , al difprczz0 & tutto-
quello , che non è alla loro pajfione fod-
disfaccvole ; cantò però Capottane Ghel-
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l»t r od 'u
Altri naviga il mare: altri nafcofto
Gode un dolce ozio infoiitariacella:
Altri fpende ; altri acquifta , altri
più tofio
LeCaccic , o '1 Canapo , altri il
Teatro appella ;
Con si dolci motivi ad altri aggrada
O da' libri F alloro , o dalla fpada.
Altri ama , - altri lufinga , altri è
che vive
Dolente ; altri i fuoi di contenti
e lieti . .
Altri ferve , altri impera , altri
prefCrive,
E ferba , e frange ognor leggi , e
divieti .
Coi» non è gid maraviglia , ft varj ef-
fondo i gon) degli Vot/ii ni , varie an-
cora peno le nature degli Studiofi .
il. Ancorché a riprendere i Critici
fpeffo fpeffo gli Scrittori dalla maledi-
ci nza ,e dagli fpiaccri in varie gu ifc_,
pcrjcguitati, fi sformano ; non efjendovi
pur libro , in cui le doglianze , e le ri-
■ preti fioni nonfi leggano : f limano ejfi ,
che di loro non fi tratti , ed a quei , che
viffero , o pur vivono nell' altro Mondo
fi-di fil bìafìmo ; òndeoijfc un Virtuofo,
eh : di un buon Pedante , il quale colla
sferra gli fvegji , han bifogno . Fati-
cano i Virtucfì negli Stud) , finga che
gl’ incomodi varj gli attcrrifcano, o col - *
le veglie , o coll’ aver la mente intri-
gata nelle altrui api moni , nelle divcr-
fuà delle Sciente , nel rivolgere , c ri-
cercare più libri , e nelle fpefe de' me-
defimi , ed oltre le cure domcfttche , nel
Jbjferirc più morbi , e dall’ agio
allontanarfi . A coi! varj con-
tinui dijagi fono allcttati dalla fpe-
r auga della Gloria , e dell' Onore , Itu,
quale, ancorché fia fallace , come dijfc
Tom. 1.
zìo nt . ‘ 17
appo il Tajfola Maga, Cznr. i4.flanz.C7.'
La Fama, che in vaghi fee a uiu
dolce Tuono
Voi fuperbi mortali.c par si bella,
E‘ un' Eco , un fogno ; anzi del
fogno un’ombra ,
Che ad ogni vento fi dilegua » e
fgombra :
nondimeno la fperano ; e veramente, fe-
condo Cicerone 1. Tufc. Honos alit
artes , omncfquc incendimur ad ftu-
dia , gloria . F flomaebevote però ,
quando certi Beccafichi , non collant
Critica ver# , la quale i falò degli Va-
mmi dotti , e nelle fciewge lungamente,
efercitati ; ma colla maledicendo ofeu-
rare la gloria ficjfa pretendono . Molta
più , quando a coloro , thè ad illu fira-
re colle fatiche la patria ,0 la propria
Nazione , e ad arricchire le faenze di
nuove ojfervagioni,e le Librarie di nuo-
vi Volumi con applaufo comune , tenta-
no 1 Critici ofcurargli il nome , e to-
gliergli quell' oAore , che dagli Z> omini
dotti gli è in premio conceduto. Occul-
tano negli a litui libri queliheé di utile,
e di lode meritevole : e ricercando fola
il debole , fe pure vi è ; 0 pur debole _>
facendolo apparire , imitano Biantc Re
di Lidia . , che niellava a' Ranocchi :
JDomigiano , che facea prigioniere le~»
Mofcbe ; ed Artabano Principe degC ,
Trcani , che move » infidie a’ 1 Topi.
Ignorano però l' 'avvertimento di Salo-
mone ne ’ Provvetbj cap.j. Ne fts Sa-
piens apud tcmctipfum : e che Glo-
riarli Sapicntes polfìdebunc : - Stulto-
rum cxultatio , ignominia ; e con _>
ragione cantò Giovanni da Collo ne’ ci-
tati Concetti Morali .*
Deve la gloria al merco corri-
fpondere ,
C Di '
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1 8 Ijfar. delle Gemme, e delle "Pietre di Giacinto Gimma .
Di gloria invidia fu Tempre com-
Pagna.
Quando però alcuno è dalP Invidia fe-
rito , dee dell' onor fuo aver pure font-
ina'tura perché , ficomc diffe Pietro
Nelli: , . f
Ovunque per lo Mondo il pi- *>
mena,
Quello importuno onor ti è Tem-
pre al fianco ,
Teco Te ’n viene al letto , a pran-
fo, a cena .
Ci (iamo in quello argomento a
ballatila fermati , e di cui nnn v‘ 6'
quafì /tutore , che ne' principi de' fuoi
libri non ne feriva , tale effendofi !' ufo
di molti introdotto ; benché talvolta _*
fetida alcun frutto . Scriviamo le eofe
noftie per darle alla luce, fpronati da
coloro , a cui non foro difpiaccvoli j fi-
tome altre fi fono in altri tempi già da-
te ; e fperiamo anche fenvere altre Ope-
re di altro argomento, e pubblicarle ;
finché Iddio colla vita ci' darà for^a e_*
valore ; e pii fpeffo nuovi libri nofiri
fi vedrebbero fiotto P occhio degli Eru-
diti , fe le fpefe gravi delle Stampe non
ti foffero dì freno . Così continuaremo
non foto a' Curiofi dare colle noflre fa-
tiche un lodevole divertimento.-, ma an-
che a qualche Critico -, acciocché non
gli manchi ampia materia , in cui e la _»
Critica , el' invidia, ed ogni altra pap-
pone efercitare ben poffa . / libiamo la
fpcritnxa confermata in varie occafio-
ni , che dalle Critiche c maledicen%e
altrui ci è fiato accrefciuto P o «ore_» ,
awerandofi più volte quel Salutcm— >
ex inimicis noflris : e ne daremo ben
tonto nel libro De Studiis propriis.
Ci é molto caro il ccnfiglio di Plinio il
giovine, dato al fuo Rufo Iib. i. Epilt.
J*. in etti vuole, che feriva -, perché i fi-
bri foli da nói compofli faranno femprt
nofiri ; [e altre cofe dopo noi ad altri
Padroni certamente pajfcranno . Così
però egli feri fise : Hoc Ut negotium
tuum , hoc otium : hic labor , haec
quies : in bis vigilia , in his etiam-j
fomnus reponarur . Effinge aliquod
& excude , quod lit perpetuò tuum.
Kam reliqua rerum tuarum poli tc
alium , atque alium dominum for-
tienrur : hoc nunquàm tuum defi-
nct effe ,-Ti Temei ca&perit i Tratti 4-
mo dunque in qiicfi’ Opera delle Gemme,
delle Pietre , e di tutti i Minerali , fe-
condo la Storia Naturale : ed abbiamo
particolare infìituto di moflrare le fa-
vole , che in ciafeheduna di effe fi fono
fcritte . I gravi Spofitot i ancora della-*
Sagra Scrittura, delle Gemme , o di al-
cune di effe hanno trattato fopra l' Efo-
do, e P Apocaliflc ; dalla natura loro
i fenfi var j ricavando , ed efponendo i
fimboli per allcttarci alle virtù morali.
Ma per non più dilungarci , qui dichia- .
riamo, che quanto di alcuni Autori di-
remo, e le opinioni, che mofìraremo con-
tro loro , non accipi debent in Hlo-
rum virorum, de literis optimè tnc-
rirorum,conrcmptum, aur infamiam;
fed quia potior eli veritatis ratio . Si
hanc illis prsefecimus , nihil eli infa-
me. A ventate vinci, eli vincere fal-
fuatcs ; come diff0Andrea Libavio De
Bituminibuslib.?. cap. 1 1. in Schol.
Imploriamo intano il divino ajuto , e_i
ripetiamo le parole , che fono credute di
S. Bernardo nella Lettera fcritta a' Ca-
nonici di Lione , della quale però al-
cuni dubitano efiere fiata finta con altre
lettere da Nicolò Segretario del Santo,
teme abbiamo riferito nella noftra Ita-
lia
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»
1 9t roin
lia letterata cap. jj.arr. j.num.p. Col-
le flcjje parole nondimeno ci protefliamo,
colle qntlj altre volte proteflati ci fu-
mo fieramente in tutte le Introduzio-
ni delle noflre Opere , cioè degli Elogi
Accademici , delle Diflcrtazioni , e_»
dell' Italia letterata fte/fa, così dicendo:
Quai dixi , abfque praeju-
dicio ditfla fint : Saniìis Sa-
ri 6 9 f *- 19
pientis Roman» prsfertim
Ecclefi» autoritati , aut
examinitotum hoc > ficuc
& estera , qus hujufmo-
difunt, univerfa sefervo:
ipfius, fiquid aliter fapio >
paratus judicio emendare.
C 2 DELLA
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NATURA DELLA STORIA
DELLE
GEMME- E DE MINERALI.
\ao
LIBRO!.
Ruttano comunè-
mente gli Scolatici
della natura di
quella Scienza , di
cui fcrivono , pri-
ma di fpiegar le fue
parti così della*
Fifica ferivendo; tutto quello , che al
nome di Filici appartiene, fotto il tito-
lodi,f.'a Natura iella Fi fica vanno prima
di ojgni altra cofa divifando . Colla-»
flcflà regala abbiam voluto dar princi-
pio alla Starla naturale delle Gemmai
delle "Pietre, e de’ Minerali ; e prima di
fpiegar la differenza loro , colà molto
convenevole abbiamo Rimato » anzi
ncceflTaria, trattar di quelle cofe , eh?-»
alla Storia noftra , ed alle Pietre fono
comuni; edefamiiiarc altresì la loro
generazione, 1’ ufi), il fedo ^ che alcuni
impropriamente aTegnan® , le virtù, il
pregio, c tutto quanto alla generale in-
telligenza della materia appartiene-»,
della quale a fcrivere abbiam prefb .
Quelcne però delle Gemme riferiremo,
alle Pietre , ed a’Miherali dovrà appli-
carli ; perchè le Gemme , e i Minerali
o fon pietre, o dalle pietre derivano;
come in tutta la Storia dimoltraremj.
Delle Gemme. tratta* remo prima , per-
che delle lleTc aveamo rifoJuto fola-
mente fcrivere ; c delle medelìme fono
alcun: le più nobili di tutti gli altri
Minerali .
Dell' Oriline, e della nobiltà iella Storia
delle Gemme, e come fia parte della
naturai F liofoba .
CAP. I.
i. *Tj*U errore di alcuni antichi Filo-
X1 fofì„non folo che folTe il Mon-
do un’ animale ; ma che più Mondi vi
fieno ; e Democrito n’ arfegnò infiniti;
altri diil'ero , che ogni Stella Ga un
‘ Mon-
■v
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21
Dell’ Origine della Storia delle Gemme. Gap. 1.
Mordo i cd a'trc vaniti aggiunterò*
di cui abbiam fatta memoria nella Dii-
l'ertazione De ^Immolatili Fabulofis par.
5. cap. 8. Plutarco nel fuo Op.ifcolot in
cuiccrca "Perche gli Oracoli non rend.no
le Rifpo'le ; perchè iicno ammutiti * o ri-
malti interamente abbandonati , cd
«llinti, portale opini ni di alcuni Gen-
tili, che introduce a parlare . Diire Di-
dimoCinico,che perle fcelcratezze de-
gli Uomini la provvidenza'divina, rac-
colti predo di le gli Oracoli * li era dal
Mondo partita . Altri ditterò , eh:-#
XTiodo pole nelle cote viventi * che di
vera ragione partecipano, quattro natu-
re : prima gl’ Iddìi , dopo 1 Gcnj ; indi
gli Eroi, e poi gli Uomini. Adegnò
pure certi mutamenti » cioè dcomc la
Terra in Acqua, l’acqua in aria, e l’aria
in fuoco d trasforma ; così degli Uomi-
ni in Eroi » degli Jiroi in Gcnj , e de'.
Gcnj alcune poche anime foIamenT-*
coll' ajuto della virtù in lungo tempo
purgate affatto , della natura divina di-
venire partecipi . Cosi accadere ad al-
cune altre , cnc per mancamento di te
medclimc , c per loro errori di nuovo
calino al ballo , e cadute, in corpi uma-
ni vivano'una vita piena di tenebre, ed
ofeura . Crede ancora Elìodo , che in
certi tempi i Gcnj muojano, ed in per—
fona d’ una Naide adegnò il tempo, di-
cendo :
La gracchiarne Cornacchia nove etadi
Vive dell' Vomo : de la Cornacchia
. quattro
Il Cervo : e a tre del Cervo allunga
il Corvo
il viver [uà ; che raddoppiato a nove
Volte da la Fenice', ma voi Ninfe
Belle nate di Giove co' i vo'lri anni
Dieci volte avanzate la Fenice .
Così fuppone la vita d’ogni Genio con
novemila , fettecento e venti anni ve-
nire a terminarli ( benché da favolofa
la Fenice , come abbiam dimoftrato
nella DifTertaz. De .Animai. Fabulof. ed
altx favolp ne’ mcdcfimi verte numera-
re li pollono ) Ma diire Pindaro ,
Che l’ età loro agli alberi Ji aggua-
gli* * v ...
c che però fieno dette Amadriadi, qua-
li colle Quercie viventi-. Altri (lima-
rono , che la quantici degli anni tea—#
meno grande, c ditterò, che i Gcnj agli
Oracoli , ed alle rifpoitc attignati
mancano, c con pili inteeme gli Oraco-
li. Della morte de’ Geiij narra, eh:-#
Epitcrfc volendo per mare verfo l’ Ita-
lia metterli in viaggi© , monto fopra_#
una Nave piena dì merci , e drpaifig- .
gieri , c fui’ ora di velpro prelso l’ Ite-
le Etinadi ritrovandoli- , nacque un
vento, che gettò verte Pafso la nave > e
quando molti dormivano , tenti d' im-
provvite una voce , che chiamò Tamo
Timoniere Egizzio tre volte , c ditec:
Quando a "Paiole farai arrivato yavvifay
che "Pan i I grande è morto. Giunti a Pa-
lude ,c fatto il mare tranquillo, Tamo
alla poppa voltatoli verfo terra , dille,,
che "Puh i l grande è morto-, c te tenti il
gemit > di molti con meraviglia confi-
lo . Giunta di ciò in R.oma la fama,
Tiberio Impcradorc dimandòTamo, e
teppe d^’ luoi Savj, che Panerà figliuol
di Mercurio, e di Penelope. Altri efem-
pj deferivo di alcune Itelc.dclla Rritan-
nia diliibitate ; ma a’ Gcnj , ed agli
Eroi dedicate , c tenute rcligiofe e fan-
te; ove talvolta terribili procelle mo-
vendoli , e molti prodigj , credeano gl’
Itelani, che qualcheduno di natura più
che umana era morto . Così altri efem-
pj te riduce Plutarco a riferire , e 1’ opi-
nione di coloro , che gii infiniti Mon-
di ftabilirono , c di altri , che ad ogni
elemento un Mondo atTegnarono;e di-
ce, che Platone (labili un telo Mondo.
Soggiugne p si , che un Pellegrino di-
cea eteer cento ottanta tre configura
triangolare comporti di maniera , chi-*
fieno fclTanta in ciafchcdun lato , cd
uno in ogni angolo , e quelli ordinata-
mente toccarli con dolcezza . e girare,
■ come in ballo fi ufa ; ma il primo den- •
tro
*
22 lJlorJclle Gemmt}e delle Vietre di Giacinta G imma. Ut. 1.
tro il T pungolo <hiufo,clTcre il ripolo»
c Iattanza comune , c dirft Canteo della
ivr irà. Altre cole và riferendo Plutarco
d i Gentile, qual’ era; ma non vi è dub-
bio,che i Genjii Semidei, e i Dei de’Gcn-
c.li non altro tieno, che i Dcmonj,i qua-
li ileguaci della cicca Gentilità ingan-
nava, come inganna pur’ ora molti In-
diani , ed altri di altri luoghi, che nella
Udii Gentilità pur vivono . Omnes Dìi
genti um Dxr.oma : pominui ameni Culo:
jecit: lì ha nel Salmo 9J. e dille S. Cle-
mente Alelsandrino in Orpt. bort. ai
Gemer, falci quidem funi apud voi C
Dxmontt, & Dei,& Jt qui Semidei, tan-
quam Saniajmi muli votai i Junt •- c più
lòtto : Inbwnani , O" homi ne s odio baben-
tet Damanti I um ve/fri Di i.dr non folum
Ixtitiam ex eo cap'iunr , quel bominum-t
menici ojjcndant ; Jd i tian ex komi-
uun. ex de traumi, r voluptate . Ma han-
no 1 Gentili introdotto nel numero de'
loro Dei non Dio i Principi , gli Uomi-
ni ; ma gli animali, le Fiere, le Cipolle,
ed altre cole vili", a quali ancora inlti-
tuirono la diviniti , c le cerimonie li-
gie, come gli và numerando tra gli al-
tri lo ltelso S. (demente . Celiarono
veramente gli Oracoli de’ Gentili , non
[cr la mancauza degli aliti divinatorio
per la morte de’ Gcnj , o Dei , como
hanno ciecamente i Gentili creduto;
ma per lanafc.ta di GicsùCritto ; c 1
P. Deirio Di/quit.Ma^k.lib.^. qu.6. eli-
minando le varie opinioni de* Gentili
intorno gli Oracoli , dilsc , che 1' cller
ccl'sati , iribiiendwn ejt virimi Salvatorit
no/irije/u Cbrifti,qui fupencniens for-
lior , Jori i armato bete drceptionii vafa
extorjit . Raccontano Sozomcno, e Ni-
ccforo dal P. Kihadinicra riferiti nella
fila di Criflo avanti il luo Flos San fio-
rum deferitta ; che Gicsù mcdelimo ,
quando fanciullo fuggi nell’ .Egitto ,
giunto ad trampoli Città della Tebai-
dc , l'albero , che era avanti la porta,
nel quale il Demonio adoravano , lubi-
to abbafso lino a terra i fuoi rami » il
Signore adorando ; c poi le fuc foglie!
c i frutti tutte le infermità fanavano .
All’ entrar dell’ Egitto , tutti i Demo-
ni tremarono, e i Simulacri , c le Statue
in alcune parti caddero alla prefenza
del Salvadorc, come nel Tempio di Er-
mopoli elìcre anche avvenuto narra
Palladio; e S. Epifanio nella t'ita di Ge-
remia dice , che quello Profeta avvisò i
Sacerdoti dell’ Egirto, che tutti gl'ido-
li rumerebbero , c li /penerebbero in
minutilGmc parti , quando una donzel-
la limile Ti Dio, col ligliuolo da lei par-
torito, cntrailc nell’ Egitto . Dille S.
Girolamo i? //ai. cjp.qi. Vojt aiventtim
Chrilii ornila idola contìcuerunt , ubi
apollo Delpbkut , & I.oxiut , DeHuf-
que , Ó" C arini , cxteraijue idola futuro-
rum Jàentiam pol.icentia , qux R egei po-
tcnt ijjimos decèperunt . Lo ileflo S. de-
finente nella l’uà Orai. ad Geni. fcrifleiD/-
titnb fientio Caltalius , & Colopboniut
Fonici , etneraque f-.uenia, nu<e divinandi
vim babtrevii ba itur ; exjintta cum fuis
f abiliti d fìuxcrunt , toùujqur vi nati orni
jotiui, qu.tm divina: ioni t nefanda my tir-
ria cccidirunt. Siici Clarini, Tyihiut, Di-
dima'us , .Ampbiaraus , Sf olto , ^impbi-
loebm ; tacent ^fruj picei , Mugurei, jom-
niorum intcrpreletfCr qui fariha,aut hoY-
dco vat icina bantur. Più cofc porta Mar-
lilio Ficino De Cbrijtiana Rclig. cap..n.
e fcrilTc Niccforo Hi)t. Ecclefia/t. cap. 7 .
che lungo tempo fu muto 1’ Oracolo di
Delfo ; ma Augufto Jmperadorc aven-
do di nuovo fabbricato il 7 empio., ed
inllituiti i Sagrificj, volendo rilpolla del
fuo Succellbrc , circa l’anno 18. dopo
la nafeita di Criflo, ricevè quella :
Me puer Hebrxus Divos Deut ipfe
oubernans
Cedere fede julet , triftemque fubire
fub Onum ,
jtrit ergd debinc tacitili difccdiio
noflrit.
Dopo l’anno centefima dalla nafeita di
Crilto ( quando vivea Plutarco , Mae-
ltro di Trajano Imp. ) tutti gli Oracoli
della
Dell' Origine della Storia deile Gemme. Gap. 1. 23
della Grecia erano affatto ceflati , co- viftbUium Deus : e nel lib.11. Maximum
me fenile il Baronio. Poriirio Giudeo, mirabili um eli Mundus . L‘ quello Mon-
fattoCriftiano iu poi Apollata , empio, do un congiungimento di Ciclo, e di
ed ingegnofo Filofofoie di lui così fcrif- Terra, e di quelle nature , che in c(Te fi
fe il ficino : ^tuii qua voce de hoc Tor- contengono, come dille Arillotile lib.De
pbyrius conqueratur ( cioè dell' cflere Mundo^ ad .4lex. però c detto Mondo
celiati gli Oracoli) To' tei , inquit, qutm grande , o Univerfalc . Così Rimarono
Jejus coli tur, ttihil utilitalis à Diis corife- Pitagora appo Plutarco DeTtacit.Tbi -
qui pò umus •. e f ggiugne lo lleffo Fici- lofophor. Platone in Timxo : il Trimegi-
nq : Du funi, 0 Torphyri , quarè viribus Ilo in Timandro , cd altri . Fu iùa
fuisjeju virtutem non deprimimi? Giu- materia creata dal niente , e *non_.
lianq Imperadore anche Apoftata , ed fu creata ab eterno , come provano
empio, dopo l’anno $60. volendo re- gli Scolaflici , c S. Ambrogio ne’
ftituire 1 idolatria, come riferifee il Ce- primi tre libri Hexameron. Nella—,
dreno , Iitorico Greco , mando il fuo Genesi' 1. fi legge : In principio
Medico Oribalio , perchè rinnova Re l' crea^it Deus CxLtm. 'r Terram\Terra au-
Oracolo di Apollo Delfico ; ed avendo temerai inani s , vacua ; c nel terzo
quello rcllitmto i Sagrificj, e le altre fo- giorno della Creazione comandò » che
lcnnit.t ,riicvè dal Demonio RelTo la_» T a- qua 'ì ritirafse in un luogo , che ap-
rifpotta : _ _ _ peìlò Mare, efecca apparile la t erra; ed
Cornnt art ifici vario Cort ina la! ore ordinò ancora , che la terra fruttificafse,
Coajtrui f9, hoc Regi redeuntes dicite lì veflifse di erba, e fi adornalse di fiori,
veltro , _ di alberi , c di piante . Germinet Terra
Ni c eafa, nec Thxbi reddens Oraeula herbam virentrm, Zr fac'enfm f-men , ZT
Laiiri.it ìignum pomiferum , faciensfrutrumjuxtì
Vita fuper,null.< veni un t à fonte lo- genutfuum , cujus femen infemetipfo Ut
» » * • Juper. terram. Cominciò in quello gior-
Exttnfti laticefque profunda fileni ia, no la fertilità de* Minerali ; e vogliono
fervant . ( alcuni Spofìtori , che da Mosè non fu
V arj altri luoghi , e memorie degli Au- fatta menzione nella Sagra Storia della
tori h leggono , da cui manifeflamcnte generazione de'Foffili, c\'e’ Minerali , e
lì dimodi a» che gli Oracoli incomin- Metalli, che fi fa pure nella Terra vo-
ciarono a ceffarc dalla riafeita di Crillo, me le piante ; perche facendo'! ella nel-
ed altri anche cefTarono ; c per la vena- le vil'cere di cfsa,è occulta a’ fenfi. Nell*
ta dello Beffo nel Mondo perde il De- efsez naturale non hanno grado ditfe-
monio la fua poteflà . Narra pure Lat- rente dalla terra ; e lo Storico non volle
tanzio Firmiano riferito dal R Bufile- raccordare la generazione delle cofe
res jF/o/c.Hifi. che ne’ Tempi de’ Genti- tutte; ma quelle delle più nobili, c prin-
h affittendo un’Crilhjno non fi ricc- cipali, come fono le piante , glianimali,
veano le rifpofie del Demonio , nè i Sa- gli Uomini, e tracciò le più vili, i Mi-
cerdoti ricavavano dalle vifcerc degli nerali, quella ancora de' Fonti, de’ Fiu-
ammali fagrificati i prefagj . mi , de’ Monti , c limili, come difse Ni-
5. Dalla Sagra»Scrittura , e dal con- colò Garzia in Synopf.Genef.qu.z.Crcne
fenfo di moki filofofi anche Gentili dunque le Pietre, le Gemme, e i Mine-
abbiamo , che il Mondo da Dio creato rali , cominciò la notizia di elfi , e fi»
fia un folo ; ficome un folo è Iddio r c quella conceduta al primo Uomo , cioè
. . Ap°Rino De Civ.Dei lib.i 1. fi/i- Adamo, che riceve nella fila flefsa crea-
bilium omnium maximus ejt Mundus: in- zioneda Iddio il dono della Sapienza,
colla
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24 ìjler. delle Gemmeye détte Pietre di Giacinto Gimmo. . Lib. li
colla quale perfettamente arricchito,
conieguìla chiara cognizione della na-
tura di tutte le cole naturali , c di tut-
ti i corpi ccleiti . Scrifse pero di lui Svi-
da; Hujus junt artes , &■ l'iter <e : hujus
Selenita: r. iti Oliala ; hujus prophetìat, j et-
cì orunajue 0/ eraùonaihujus legvs jerij tot-,
C' non j cr i piati hujus inventiones , ere.
Confermano ciò Lufebio Tratparat.
hvatt^lib. jo.Sil to ila Siena inBiblietheC.
i l’adm di Coimbia in Diale li. Antonio
Folsevino in Bibliot. Jrleci. Pier Grcgo-
rio Tolcfano S^ntax. ^trt. Mirab.frolc-
go»,.caf.). il 1\ Chirchcr ObdiJcJPan.f bil.
cip. 1. Galparc Scotti Tcchnic. Toni. 2. cd
alti 1 lo Itciso attcrmano . Se vantano
dunque le Scienze la loro origine dal
principio del Mondo, anche antichi ih ma
eia dottrina delle Pietre , e de’ Minera-
li ; efsendo una delle parti più nobili
della naturai Filofotia , di cui c proprio
l'clàminarc le cofe tutte, che nclIaNatu-
ra li veggono -, e fpicgarc le loro cagio-
ni , o licno quelle ne’ Cieli, o nella
«Terra: e j>cr 1’ univcrGt! delle colè, che
vuol Papere, viene appellata Fi fica gene-
rale . Piu dottrine queiia comprende;
perchè Fono più cole quelle , che nella
Natura fi fanno: c prende ciafeheduna
il Aio nome, fecondo le diverfe cofe del
Mondo i c perciò a lei appartengono la
CoJìmv rafia , 1' ^tjt rottomi a e tutte le
altre , che fpiegano la natura delle cole
«eletti , e quelle ancora , che fono fotto
il CieloJ elsendo particolar cura del Fi-
lolofq naturale ricercar le cagioni di
tutte le cole della Natura ; onde (ono
pur fue parti la Kotonùa , la Medicina e
tante altre , che qui rammentar non
bifogna .
4. Spezialmente però la Naturai Fi-
lolólia ne’ tre Regni ticcrca una piena
intelligenza , cioè nell’ Animale , in cui
gli Animali della Terra fi generano; gli
ticcelli , i pelei , e gl’ Infetti . Nel Vc-
ectcvole fono le piante, e gli alberi: nel
Minerale la Terra ,1’ acqua, le pietre , i
metalli, c i miili varj fi Icorgono, ccosì
particolaii nomi riceve , quando di ciaj*
lejicdiin Regno viene dipintamente «_»
trattare . Nel Regno Animale tratta
dunque la /.oologia degli animali.: la
Teologia delle helfie: V Ornitologia de-
gli Lecchi: 1 Ittiologia degli Aquatili,
o pelei : la Tetrapodologia de’ Quadru-
pedi : V Ofiologia de’ Serpenti : 1 ' cAn.fi-
biologia degli Amfibj: 1’ Entomologia de-
gl'lnfetth c così delle altre, le quali nel-
la -noltra Enciclopedia didimamente-»
Ipieghiamo . Nel Regno Vcgeterole trat-
ta la Filologia de’ Vecetcvoti : la Bota -
«ira, o Botanologia dell’ erbe: la Tanato-
logia de' fruttimi Dendrologia degli Al-
beri: e 1’ «> intologia de’ fiori . Così pari-
mente nel Regno Minerale appellali Ali-
neralogia , quando quelle cole ricerca»
le quali nelle miniere fi fanno , e di
quclta è parte altresì la Metal ografta >
che tratta de’ metalli : la Margaritcgra-
fia, clic le- Gemme confiderà, c molte al-
tre, le quali co’ i fuoi proprj nomi ven-
gono dilìinte . Appartiene però la Sto-
ria delle Gemme alla Storia naturale ,di
cui ragiona il naturai Filofofo , c pro-
priamente alla Storia de! Regno Mine-
rale; poicchè le gemme, e le pietre nel-
la terra, e nelle lue miniere fi generano,
come i metalli . L' da molti nominata
Margar itogr afta la Storia delle Carme;
imperocché le Margarite benché fieno
le perle, è nulladimcnirconccduto il no-
me loro per eccellenza a tutte le gem-
me, come Ipiegarcmo al lùo luogo.
5. Sono certamente le Gemme-,
deir ordine de' milli minerali : e dicon-
sì Minerali quelle cofe, che nelle minie-
re fono generate ,, e dalle miniere trag-
gono i principi della lor o nafiica , c na-
tura, come fono le pietre , i fali, c i me-
talli . Ma di quclti non c la divifionc
di comun confcnfo digli Autori flabili-
ta , die divcrfamcntc 1 Minerali dillin-
guono , c ciafeheduna dillinzionc delle
lue diliicultl non è priva. ScrilTc Liba-
vio ^tìchym.Co/n meni. p art. 2. cap. 1. che
de’ Minerali alcuni Icorrono , come gli
aliti,
Della Difficttltà della Starla delle Gemme. Cap. II. zi
aliti i e i liquori ;cd alcuni fono filli nel
fuo termine . Gli uffizi , che Spiriti
alle volte lì appellano, fono molti , e di
natura diverfa , o vaporolì, o fecchi , o
aerei, o ignei : i Liquori fono il mercu-
rio, gli olj , e le acque minerai i . Negli
olj il bitume liquido , e 1’ ambra liqui-
da vantaggianotnelle ae<7»<c le addette, le
falfcttc , c quelle delle ftuff'e . I mine-
rali , che nel fuo termine fop.o fidi , di-
re fi poilbno Fo/Jili , cd alcuni , come i
metalli, fono atti a dillcndcrli : altri
facilmente fi rompono-, cd in polvere lì
riducono: e di quelli alcuni fono metal-
lici, come 1’ antimonio : altri rozzi , co-
me i terrei, rioc le pietre , i boli: c i fu-
gofi , cioè i fughi atti ad infiammarli,
cioè i fali ; ma quelle fpczie , c molte
altre piti rollo agli Alchimilli apparten-
gono; perule tralasciamo ; c nell' Inno-
durone del Libro j. una più numerofa
divifione de’ Minerali daremo.
6. Quanto poi fia nobile tra le
Scienze naturali la Storia delle Gem-
me , lo dimollrano l' amichiamo ufo,
hi raritl , c'1 pregio delle gemme fielTc,
di cui trattammo in quello mcdclìmo
libro, c la cognizione , che di loro han-
no avuto i primi Uomini ; anzi i più
gravi di ogni fccolo . Cosi leggiamo,
che Salomone , a cui fu data da Iridio la
Sapienza, difputò delle piante , degli
animali, c di tutte le cofe naturali ; an-
zi fcrifie di quelle dottamente, còme ci
ricorda Cornelio a Lapide Comment. lib.
3. Rrj>. I Santi Profeti eziandio della na-
tura degli Animali , e delle pietre, e
delle gemme han fatto conofccrc , che
erano molto informati , da tutte rica-
vando le iimiglianze , le parabole , e gli
efempj atti a fpaventarci cattivi, co a
flimolarc i buoni alle virtù . Cosi i
Padri più gravi della Chicfa , non folo
delle gemme, c delle pietre; ma di tutte
le cole naturali han dato a conofcerc,
che baflevolc cognizione hanno avuta;
c Iddio Orilo comandò all fommo Sa-
cerdote r che le Gemme ulafic nelle fa-
Tom. I.
gre veOi ; perche diverfi millerj fignifi-
ca fiero come divifaremo al fuo luogo;
pcrlocchc non folo i Santi Padri ; ma
tutti gli Spofitori della Scrittura o con
libri particolari , o 1’ E/odo , c 1’ Sfoca-
li (Jc fponcndo , delle gemme hanno nc-
ccffariamentc trattato: oltre tanti Padri
di Religioni illuilri , che non folo delle
pietre, e delle gemme; ma di tutti i mi-
nerali hanno fcritto ; come tra gli altri
il P. Lernardo Cefio della Compagnia
di Giesìi . Ma della nobiltà di tutta la
naturai Filofofia ditfùfamcntc abbiamo
fcritto nell' Epiflola ad Societatem Incu-
rioforum polla avanti la prima Diflìerta-
zionc De Hominibur Fabulo/ii .
7. Si accrcfce la nobiltà di quella-,
Ifioria dalle diti culti file ; e licerne-.
Stianto più nobili fono le cofe , con più
ithe 11 Ita quelle lìconfoguifcono j così
più nobile creder lì dee la Storia delle
Gemme; perche difficilmente può aver-
fi la cognizione di effe ; anzi ficome fon
rare le medefime Gemme, rari fimil-
mcntc fono gli Uomini, che di loro ab-
biano una perfetta intelligenza ; il che
faremo vedere nel feguente Capi t olo ;
anzi nel libro z. cd in tutta 1' Opera .
Della Diflìcultà della Storia
delle Gemme.
C A P. IL
1. T A Storia umana , che fpiega
.L i fatti , c le imprefe degli
Uomini^ invero dilficiliffima ; doven-
do avere perfondamento la verità; però
Polibio ammoni gli Scrittori ,' e gli co-
mandò foli veri tati faera facere , & veri-
talem in Hi/loria ; tamjuam Dcam colerei
e che nihil falli fubtexendum , nihil fin-
gendum , nibilveri tacendovi : fi» li ber
leutor ab omn i prrturkatione , & affla-
ne in alteramvh partem: nihil amore ,vcl
odio duft M fcr i bar. laudet laudanda , con-
traria vi tupercl .
1. Non folo a tutta la Storia natuf
D ralc;
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26 1 fior .delle Gettimele delle "Pietre di Giaciuto Gimma.IJè.l.
rate; ma alla particolare tutto ciò con-
viene , come è quella delle Gemme;
cd ccofa malagevole non macchiare la
verità , che fi può con molte cagioni
offendere. Nella Tre fotone preliminare
alle Diffcrtazioni Fiiìco-ltoriche , a cui
fu dato il titolo di vdutorum Crifts , la
quale abbiam polla avanti la Diffcrta-
zione De Hominibus Fabulofis , a cart.y.
compili ragioni , le quali non conviene
quìripetcre, abbiamo provato , chela
Filofofia , e la Storia naturale in una
lunga c continuata ferie di fccoli con
molte macchie è Hata ofeurata. Che fo-
no (lati cagione i vizj degli Autori
nello fcrivcrc delle cofe naturali, e’1 co-
fiume loro nel riferire molte cofe più
rollo, che 4e hanno intefe , che vedute,
• tuttocche favolofc, vane , ed imponibi-
li, alla natura molto ripugnanti , quel-
le ancora traferivendo che da altri
fcritte li leggono, come rare e maravi-
gliolè; non avvertendo , fe vere, o falle
{>ur fieno. Di quello vizio incolpano
’linio più di ogni altro : c che de' fuoi
errori un pieno libro comporre fi poffa,
affermò Angelo Poliziano nelle
Lettere : e che abbia altresì egli dato 1’
occafione di errare a molti , che più co-
fe da’ fuoi libri hanno raccolto . Molte
cofe abbiamo dette nella Prefazione
medefima non folodcllo Hello Plinio,
c de’ fuoi traferittorri; ma di altri , che
fcriffero delle cofe naturali .
J; Spiega Girolamo Cardano De
Variet.lib.^.Cap.\i. la diflìcult;ìdi queHa
dottrina colla ragione , perchè gli ani-
mali , c le piante fono dillintc dalle fue
parti; i metalli col fonderli , e colla pie-
tra paragonc,che dimortra il colore na-
feofio, e fcuopre la natura del metallo,
c la differenza loro, fi diflinguono; ma
le gemme fono prive delle partirne con
forza di Iuqco, o con aperto numero di
fpezie , o con alcuna pietra fcuoprire fi
poffono; anzi la loro grandezza, e'1 co-
lore , che erano i due mapgioii argo-
menti di poterle dilìinguerc , non fono
ben noti; e gli Antichi fieffi poco dili-
genti nel deferivere fono flati . Il Re-
nodeo Dippenfator. Medie, lib. 2. feti. 2.
cap. ro.dice , che gli Autori molte cofe
hanno fcritto, che "vedute, o fapute non
hanno; e molte pietre ancora, che qual-
che fimiglianza tra loro dimollrano,
han creduto effere una Heffa pietra ;e_*
fpeffo una, che ha molti nomi, I’ hanno
riputata , come fe molte pietre foffero
tra loro difiinte ; ediffe Plinio lib. zj.
cap. 1 1 . che fono infiniti i nomi delle-*
pietre .
4. Non abbiamo certamente una-*
compiuta Storia delle gemme , la quale
più toHoccomeun campo pieno tutto
di ortica, e di erbe frondofe, che di col-
tura, e di aratro han bifogno ; imperoc-
ché abbonda di cofe falfc , e di oleure ;
ede altresì in più parti manchevole;
benché per lo ipazio di molti fccoli
tanti Scrittori n’ abbiano fcritto . E’
troppo grande la loro dùcordia nello
fiabilire i nomi, la natura, le fpezie, i
colori, eie virtù delle Gemme ; e mol-
te , che dagli Antichi furono riferite»
fono affatto ignote . Confeffa il Bec-
cherò Tbyfic. Jubter. lib.i.fetl.6. cap. 4.
che molte pietre , delle quali ha fatto
menzione il Gioitone , furono ignote
allo Hcffo; e molte cofe, che di quelle fi
dicono , fieno veramente falfe ; pcrloc-
chò bramava col dipignci le in una car-
ta, efporlc all’ occhio de’ curiofi Letto-
ri . Promife però delineare in un Pla-
nisferio tutte quelle , che ritrovare 11
[(offono ; ma quella carta, che dar vo-
eva il Beccherò, non potea effer bafic-
volc a cagionare una piena cognizione
delle gemme ; perocché le figure non
poffono efprimere la divcrfitl de’ colo-
ri ; lìcerne non la potè inoltrare colle,
fue figure l' Aldrovandi; oltre che i co-
lori fidfi fono tra fe divertì , come le
varie fpezie del roffo » più chiaro , più
ófeuro, più carico: c così degli altri. E’
affatto imponìbile poterfi unire tutte
le pietre » c mollrarfi ne’ Mufei de*
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Della Difficoltà della Stona delle Gemme. Gap. IL 2.7
Principi» 0 di altri, come le antiche me-
daglie: c molte altre cofe ridotte all’or-
dinc loro fi dimollrano » efTendo vera-
mente innumerabili le loro Ipezie » e le
diverfità;e molte offendo rare, e diffami-
li per la grandezza ve per la durezza;ol-
tre che nella raccolta delie fole gemme
è troppo difficile potervi fpendere tefo-
ri difmifurati per cagione acl loro prez-
zo » quando tutte raccorre fi vorreb-
bero .
5. Diraoftra eziandio il P.Cornclio a
Lapide Commentar, ^tpocaìyp.cap.n. che
ila grande la difeordanza dc’nuovi Scrit-
tori dagli Antichi intorno alcune gem-
me » come di Nilo » di Anaftafio, c di
altri, da Teofrafto » e da Plinio» il quale
feguitarono Solino , Ifidoro, c diverfi
piu moderni; o perchè i nomi delle gem-
me fi fono alle volte variati , e mutati ;
o perchè alcune antiche fono fperdute ,
ed altre di nuovo fon nate , o foftituite
da’ Gcmmarj » come hanno alcuni dief-
iì affermato , con cui trattò egli in Ro-
ma . Atteita aver maneggiato» e veduto
tutte le gemme loro , averle conferite-*
.colle deferitte da Plinio , ed avervi co-
nofeiuto una grande differenza ; poic-
chè vide la Sarda , feura un tempo , ed
ora molto chiaraa.il Topazio prima au-
reo , e porraceo » ora finamente aureo c
biondo: il Zaffiro prima azurro con pfin-
ti d’oro fplendente » e bruno ; ora vio-
laceo fenza punti , e fplendido : i Berilli
prima verdi c dilavati e fmorti;ora bian-
cheggianti, come il vetrojanzi da’Gem-
marj fono vetro appell ati . Il Giacinto
era prima ceruleo c violaceojora melleo*
c così delle altre . Boezio de Boot con-
ferma lo fteffo lib.i. de Gerr.mis rap.jo. c
feri .le , che Tlinii Hyacinthui badie in-
ter \ genera ponitur ; ficut ^4me-
tbyftus veterum nunc Granati nomea obti-
net ,y£tas^ac Gemmariorum impernia _»
Gemmarum nomina ita confudit , ut vix
alicjuid cert i hoc in re /tatui pojjit .
<5. L’Imparato afferma nel lib.12.
cap.iy cavarli da Teofrallo, e da Plinio*
che il nome di Smeraldo dagli Antichi
iìa fiato molto diverfe di quel che oggi
è ricevuto ; come ancora quello del Zaf-
firo. Molte pietre verdi , che pigliano
pulitezza , fi differo Smeraldi; così la
Turchefa » che imita iL color d’aria » ed
altre pietre verdi ondeggiate , le quali
nafeono nelle vene di rame . Sotto il no-
me di Safhro furono comprefe le pietre
cerulee; Cosila pietra Lazula » il Ser-
pentino , che altrj dicono Laconico ; e
nella divertiti delle lingue, c dell’età tu
avvenuta una comunicazione di nomi 1
varie pietre . Molto più grave è l'offer-
vazionc del P.Stcfano McnochioGielui-
ta nelle Stuore , Centur.p. cap. 4. dicendo
effer grande la varietà degli Autori nel-
la interpretazione delle voci Ebraiche »
le quali lignificano animali di varie for-
te » pietre prcziofe * alberi» "ed altre co-
fe naturali. Nell’cfpwfizione fpezialmen-
te delle dodcci Gemme del nazionale-*
del Sommo Sacerdote, delle quali fi par-
la neWEfoio cjp.i8.quelche la Vulgata
edizione chiama Saraio r Arias Monta-
no fiima , che fia il Rubino . Il Topazio
della Vulgata»fccondo altri, c lo Smeral-
do ; e’1 Jafpis , o Diafpro , vogliono il
Montano , l'Ólcaftro , il Forfiero » c ì
Tigurini , che fia il Diamante; e che ciò
lignifichi la voce Ebrea , e non il Dia-
fpro .
7. Le fteffe Gemme fi veggono di
colori diverfi fecondo la divertiti delle
fpczic loro , c de’ paefi , donde fi cava-
no, o perchè non fono ancora mature,
ed allo fistio una per un’altra è fiata-,
prefa . CtoJ. a più gemme fono i colori
comuni, fpczialftientc il bianco ; e difi-
fe Cardano , che non abbiano le Gemme
color certo * e i Gemmari fleffì confer-
mano di non poterle ben dirti ngnerc; ef-
fendo più volte avvenuto , che il Zaffiro
fia fiato creduto Crifiallo , o Diamante:
io Smeraldo fia fiato prefo per Carbon-
chio * o per Diafpro , e così di molte al-
tre pietre . I Diamanti di più colori , e
di durezza differente fi veggono : i Cri-
D z- fial-
28 ì fior. delle Gemme , è delle P tetre di Giaciuto Gìmma.'Lib.ì.
ftalii ili color marino fingono altre fpc-
zic ili pietre) c’1 Qiilallo d’india talvol-
ta cosi alla durezza delle gemme bian-
che più molli fi accolla, che di.fficilmcn-
tc fi diitinguano , come diffe Cardano
De Vanti. Ci rjjcri uno Scrittore , che
ha nel Tuo Mufeo delle Marchcfitc d’El-
ba di figura quadrilatera infieme am-
monticillate , che hanno tutti i colori
delle Gioje ; e ve n’c una , che inganna
l’occhio , parendo un vero Smeraldo .
Di quelle difficultà a ben conofcere le
vere gemme rctaicmo alcuni cicmpj
nel Cap.io.~4rt.i. trattando della conlu-
fionc de’ colori nelle Gemme» ed in tut-
ta la nollra Moria di ciafcheduna delle
medelìme mollrarcmo la divertiti loro »
quando fard uccellano .
8. Molte Pietre coll’ arte ancora-»
comparire fi fanno diverfe da quelle,
che veramente fono; cerne i Sali-ri di
i'morto colore , facendovi perire il colo-
re ceruleo » divengono Diamanti » che
toccar dalla lima non fi pofiono , cd a_»
molte altre pemme lo Hello accade . 11
Tallier nell'Opufcolo delleTinture dà il
modo di far penetrare i colori nel Cri-
fìallo di Monte per farne pietre di ancl-
lije’l modo ancora di fonderlo, c di quel-
lo farne gioje divcrle . Molte fono lcm-
plici vetri , c ver» gemme fi fanno cre-
dere : c che divertì Giojellicri periti fi
fieno ingannati nel credere una gemma
per un’altra , lo moltrarcmo in varj luo-
ghi di quella Iiìoria . Giungono alcuni
a formare coll’arte le gemme con tanta
perizia , come le naturali , per vere
apparifeonote molti libri fon^icni del-
le maniere di fabbricarne , come fono il
Vecchcro proibito De fecretis , lib.it.
tap.i. il Tcilier fuddetto, c varj Scritto-
ri di Chimica , o di Alchimia, anzi qua-
fi tutti , che hanno fcritto de’ Scgrctijc
nel Cap.i<). di quello I ibro tratteremo
ancora delle fraudi delle Gemme .
9. Da tante difficoltà riferite , ben_-
può facilmente apprenderti la difficoltà
dcll’Axtc >lc’ Giojeljjcri , c ^iclia itptja
ancora delle Gemme , la quale c vera-S
mente grande o per cagione degli Scrit-
tori , che di quelle hanno fcritto : o per
la confulìone delle pietre Ilcffc , delle-*
quali appena può alcuna dirli cosi certa,
cnc da1 perfetti Profeffori venga affer-
mata effer veramente quella , che li
crede , tante fono le difficoltà, e le opi-
nioni diverfe : o per le fraudi , che fpef-
fio fpeffo lì commettono . Molti efempj
di ciò rccarcmo in varj luoghi j ma qui
due tralafciar non vogliamo , cd è beilo
uno , che ne porge Giovambatilìa Ta-
vcrnier ne’ fuoi Viaggi dcll’Indie lib
raf .i 4. «KW.2. Narra, cnc il Zio del Gran
Mogol compro per Rubino balaffo una
pietra perla fomma di novantacinque-»
mila rupie, che fanno un millione, quat-
trocento venticinque mila lire di tran-
cia . Fattone dono al Gran Mogol , un
Vecchio Indiano contro il parere di tut-
ti gli altri Gioiellieri mantcnnc,chc non
era Rubino balaffo , c che non valeva-»
più di cinquecento rupie . Cercatoli poi
il parere di Scia-gchan tenuto prigione
in luogo diilantc , di cui niuno in tutto
quell’imperio avea maggior pratica nel-
la cognizione delle pietre : egli vedu-
tala, confermò tolìo non efier quella
Rubino balaffo , nè poter valere più di
cinquecento rupie , come appunto avea
l’altro affermato , lenza precedente in-
telligenza tra loro . Ci ha riferito altro
efempio il perito Giojelliere Franccfco-
Maria Hifìlcmini Perugino , che in que-
lla Città ora fi trattiene colla fila fami-
glia colPcfcrcizio della fua profcflìone-»
già da alcuni anni . Diffe cffcrc gii
quattordcci anni (quando ce lo riferì )
che Pietro Paolo Gclbi Giojelliere di
Clemente XI. Papa , avuta nelle mani
una pietra di color di Zaffiro , fattala-,
lavorare con tutta la fegrctezza , riufeì
grande quanto un Paolo Romano . La
prefentò al Papa , c ne pretendeva da_»
fettanta , o ottanta mila docati. Differii
va però da’ Zaffiri i perchè non era te-
nera , nè molto <Uu*t c fattali vedere
Del Nome , e nobiltà
da’ periti Gioiellieri, ninno accerto della
ualitù della Pietra ; nò Monlìg. Lanciti
ledico Pontifìcio, potè cavarne la chia-
rezza da’ libri, che trattano delle Gem-
me . In Venezia , ove fi mandò , tu lti-
mata falfa : in Livorno f'v dubita pure-»
quale fpczic di pietra cliatolTc ; ma ivi
un’Ebreo perito orferì fiamma maggiore
di quella , che il padrone chieder .
io. Di limili dubbiezze, delle varietà
grandi dellc.c'innioni , c di varj inganni
degli Domini* anche pentirono frequen-
ti gli efempj, c inoltrano quanto fia dif-
ficile la giulta c peifctta cognizione del-
le Gemme . A ciò fi aggiugne la diver-
fità de’ colori . de’ quali trattaron o ne-
gli Articoli del Cap. io. c negli llclTi vo-
lendo alcuno valerli delle notizie Jafcia-
tc dagli Antichi intorno la divertita lo-
ro , quelli non corrifpondono a quei de’
Moderni ; anzi molto vagliono a con-
fondere. Conchiudono pero i più periti
ProfetTori efier difficile la cognizione-»
delle Gemme : cd oltre l’ autorità di
Boezio de Boot recata dal P. Cornelio
a Lapide , e da noi riferita nel num. j. di
quclto capitolo, riferiremo con due altre
il giudizio di Andrea Libavio,e delCo-
nig , che ciò pure confermano . Così
fcriife Libavio De Bituminib. lìb .J. c. 16.
Tamintricata e]t varietas lapidum pretto-
forum , ut vix in ujitatis , & notis pof-
fint I ibi ab errore cavere etiam exercitatif-
fimi Gemmarti . Il Conig feff.$. Regni
Minerai, cap • j. De . Adamante » così diflTe-
Ipfi Gemmarii tota peni vita bis facris bt-
nutriti , bxrent fxpé , ambigunttjue ai
tjuam fpecitm ob'ata gemma re ferri debea ty
prxfertim in genere color alarmi , ita ludit
ibi non tantum mundi ties ; fed &, aimijjo -
tura diverfitas •
delle Gemme . Cap. 111. 29
Del Nome , e della nobiltà
delle Gemine .
\
C A P. III.
x. T)R.opriamcnte Gemma è 1’ occhio
X della vite , quando germoglia, c
fi vede negli articoli de’ Sermenti , che
fono i rami , o rampolli, i quali t\ dico-
no occhiuti di molte , c grolle gemme t
onde dific Virgilio •• Turgent inpalmito
gemmx : così Gemmare è metter la gem-
ma . A lìmiglianza di quella è la Gemma
un nome generale di quallivoglia pie-
tra preziofa : e dicefi anche Gioja forfè
per l’allegrezza , giubilo , e contento ,
che reca altrui col fuo fplcndore , c col
pregio . Ifidoro pcròlib.i6.cap.6. ltima,
che lì dica Gemma , quali Gomma, umor
vifcofo,che efee dagli alberi per la feor-
za , cd è lucido, per molta diafanità , o
trafparcnza .
z. Dicefi eziandio Tietra preziofa, a
ditierenza delle altre pietre , cne foni»
terra indurita , delle quali fi trovano di
varie fpczic , fecondo la difpolìzione
della loro materia , quando fi generano.
E talvolta le gemme fi chiamano Tietre,
che è nome, generale ; tanto che ogni
Gemma fi può dir Pietra ; ma non ogni
Pietra fi può dir Gemma:pcrchè le Gcm-*
me fono pietre preziole . Margherita à
la Perla , pietra preziofa , che fi trova
nelle conche marine ; nondimeno alcuni
per eccellenza hanno applicato il fuo no-_
me a tutte le Gemme ; onde Margariio-
grafia è la defcrizionc , o la Storia delle
Gemme ,comc abbiam detto nel Cap. 1.
3. Dcfinifce le Gemme il Cardano
De Subt il. lib.j. che fia ogni pietra ri-
fplcndcntc , rara di natura , e picciola .
Colla rarità cfclude le pictruzzc : colla
piccolezza i marmi ril'plcndcnti, cd an-
che rari , che fono grandi . Ma egli con
troppo filetto lignificato prende il nome
di Gemma ; poicchè fidamente quelle
chiama Gemme , che rifplendono, c sfug-
gono la lima . Simili alle gemme appella
tut-
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30 Ijl or. delle Gemme t e delle Vietre di Giacinto Gìmma.Lìb I
tutte l'altrc» che fono alla lima fottopo-
lle , come le Perle , le Turchell , e tut-
te le pietre , che fono nate fuori dell’Q-
riente , cioè il Carbonchio , il Crifolito
di Germania . il Topazio orientale, e la
pietra cerulea . Dice Marmi quelle, che
fono grandi ,rifplcndono , c fono alla >
lima foggettet Selci, fe cofiano di folla-
rne i Coti, le di grani: e Safjh le di quel-
li niente partecipano; mentre da egli
cinque fpezie di pietra ; cioè Gemma ,
Marmo , Cote , Selce ; c SaiTo .
4. Giorgio Agricola lib. ?. Fofjiì.
quattro fpezie folamèhte alTcgnaila pri-
ma dice "Pietra col fuo nome comune :
la feconda Gemma , come il Diamante,
il Carbonchio , e tutte le altre prcziofe:
la terza Vietre granii , che pollo no a_,
guifa delle Gemme pulirli, come i Mar-
mi • la quarta Sajjò, come l’arenario, c’1
Calcario , atto per le calcine .
I- Tra i mi ili della Natura è inve-
ro maravigliofa la gemma , che tra’ Mi-
nerali rifplende.come nel Cielo le Stel-
le , c i fiori nel campo ,- ed c la cofa più
nobile c vaga tra tante cofe diverfc.che
ha Iddio creato ad ufo dell’Uomo , e da
cui appare , che non potea elTer creata ,
che da un fommo Creatore . Defcriven-
do la nobiltà delle Gemme il Renodeo
Dìfpenfat. Medie, in prxfat.fePl. 1. dice,
che le Pietre prcziofe fi appellano Gem-
me per la rarità , eleganza , bellezza ,
c virtù loro ; perlocchc fono di orna-
mento alle Corone de’ Re , il In (li-arto le
dita della mano, ricreano gli occhi, ral-
legrano la mente , c (cacciano la malin-
conia. Così Roberto Hoile Specim. Gem-
mar.affermi cflerfi ((abilito con un con-
corde confenfo di tutti, che la rarità, Io
(plendorc, c’1 fommo valore tanto han-
no le gemme innalzate , che in ogni
tempo fi fieno vedute meritevoli di ef-
fe re paragonate colle più eleganti
frette produzioni della Natura . Accrc-
fee la nobiltà loro l’tilb nelle cole (agre,
e i loro Simboli , di cui la Sagra Scrit-
tura fi avvale per ifpicgue diverfi mifie-
rj , de’ quali fi pofTono leggere gli Spo-
lìtori : ed alcuni fpiegaremo al fuo luo-
go nel eap.6.
Dell’ origine , e dell’ufo delle Getti-
• me , e degli tinelli .
CAP. I V.
1. ^TOn v’c pur memoria tra eli
: N Scrittori intorno l’origine delle
Gemme ; nè vi c dubbio però, che quel-
le fieno fiate create nel principio del
Mondo , quando creò Iddio la Terra, o
le pietre , c n’abbiamo nella Sagra Scrit-
tura una chiara teftimonianza ;poicchc
deferivendo Mosè la Creazione de’Fiu-
mi , Genef. fap.z. verf. u . dice del Gan-
ge , che ibi invenitur Biellinm , & lapis
Onychinus ; qual luogo interpretando il
P. Lorenzo di S. Tranccfia Agofiitiiano
Scalzo in Theatr. Bib1. fcrivc : In ea att-
tem regione aiirum pretiofum , eemm*
pretioli'lmx , carbuncttlus , jnuraydus na -
feuntur . Dice anche il P. Franccfco Pa-
vone Gicfuita nello fielTo luogo della
Genefi : Blelliwnnon arbor , Jed lapis :
LXX. .Anthrax , Carbunculus .
2. Dell’origine dell’ufo delle gem-
me , e degli Anelli nè meno fi ha me-
moria appo gli Autori ; ma fc leggiamo
nella ficiD Sagra Scrittura Gene). 4. che
Jubal fuit pater canenùum, cubar a , &
orbano c che T uba’cain fuit mallcator ,
Cr faber in cunffa opera xris , eie ferri ;
bifogna dire, che negli fielfi principi
del Mondo, e fpez:nlmcntc in quei
tempi, in cui le Arti a fiorile incomin-
ciarono, abbia avuto il principio altre-
sì l'ufo delle gemme, e degli anelli , e
per ciò fia fiato antichifiìmo ; non pu-
tendoli credere ,chc gli Uomini di quel
tempo abbiano fprczzate le gemme, per
1 1 fplendore , c per l’eleganza così bel-
le, ritrovandole, c (Porgendole fenza ri-
cercarle . Si aggiugne a ciò, che Adamo
ricevè da Dio la feienza , c la perfetta
cognizione di-tutte le cofe create, per la
• , qua-
Bell' Orizfoet ed ufo delle Gemme , e degli Anelli. Gap. IV. 31
quale fi ha per lo primo Inventore di
tutte le arti, e di tutti i travamenti) co-
me dice Svida , cheabbiam riferito nel
eap.x. c che tutto comunicò poi a' fuoi
difendenti; onde creder li dee* che non
folo a quelli abbia data la cognizione-*
de’ minerali ; ma pure delle gemme , e
delle pietre » c così potè avere l’origine
fua l’ufo delle gemme . Non c pero ben
noto , fe di quelle 11 fieno prima valuti
gli Uomini 0 nelle velli , ò in altro or-
namento;e forfè il primo ulò degli anel-
li fu fenza gemma » c col folo metallo ,
come veduti fi fon prima gli anelli ap-
po varie Nazioni; del che molti Scrit-
tori han fatto menzione .
3. Tutti però Icrivono , feguendo
Plinio nel proemio del lib. 3 7. come ha-*
pure llimato Polidoro Virgilio De Inven-
tar. lib tz. cap. zt.Vier Valeriano Hie-
riyglypb. Celio Rodigino lib.C.cap. 19.
Fortunio Lkfèto Gemmar.anulav.cap.iKi.
che non fi debba dalle Favole riccrcar
l’ origine delle Gemme » e degli anelli ,
come pur da tiitti fi ricerca , dandoli un
principio da lHomcteo , clic ellcndo le-
gato nel Monte Caucafo , perche avca_»
rubato il fuoco dal Cielo , e tirato fcco
i morbi nel Mondo , fatto poi libero da
Giove, in memoria della fua liberti cir-
condo il dito anulare della mano lìnillra
coll’ anello comporto dal fallo di quel
Monte , c dal ferro , di cui era compo-
rta la catena . Ma fe le favole confule-
rarc vogliamo , trovaremo lenza dub-
bio , che abbiano qualche cofa di ven-
ti , la quale Ila delirata e coll’ anti-
chità,e colle menzogne de’ Greci . Un’
Autore , che non ifcuoprì il fuo nome ,
ed affai erudito , fcriffe un’ Opulcolo ,
cioè le Ojjérva^ioni in tuttoil racconto
devi' Iddìi delle ®r»ti, c dietro la Mitolo-
gia di Natal Conti fi legge , in cui di-
mollrò , che i Dei de’ Gentili altri non
furonò , che gli Uomini della famigliai
di Adamo, ed i fonti tutti manifcllò
delle liiperrtizioni degli Antichi ; poic-
thè i Greci per lo llud io di vaniti , e
di ambizione ofeurarono tutte le cofe
note ed antiche ; e gii abbiamo fpiega-
to nella Di/Jerta^. z. De minimali b. Fa-
bulof. c nell’ Epiji. ad Societat. Incurio-
for.num. 18. che i Greci tutte le Storie
della Sagra Scrittura profanarono , e i
Poeti da quella formarono ancora le lo-
ro favole; (ome pure fi icorgc dalle—*
Aletamorfoji di Ovvidio . Prova dunque
lo ltclfo Autore, che Prometeo fu Abe-
le riferito da Mosè , c Caino fu il Gio-
ve degli Antichi , c che ambidue furo-
no i primi Eroi del Mondo; e così va_»
dottamente paragonando le operazioni
degli llelU a quelle di Giove , e di Pro-
meteo , che qui non convicn riferire •
Polliamo pero dire , che gli Anelli da_»
Abele cominciarono *oda’ fuoi tempi ;
c che fia tutto favolofo l’anello di Pro-
meteo , perche Abele non fu legato nel
. Monte , come di Prometeo favoleggia-
rono gii Antichi .
4. l al£i c pure la fentenza di Pli-
nio , che ninno ufo degli anelli fia fiato
in tempo della Guerra Troiana ; c (alfa
altresì 1’ opinione di Alcll'andro degli
Alelfandri Dier. Genial.lib.i.cap.tS. che
l’ufo delle Gemme negli anelli abbia-*
cominciato da’ Romani , e da' Lacede-
moni , de’ quali fieno flati i primi que-
lli, che gli anelli portaffero di ferro con
un frammento di fallo in luogo di gem-
ma ; imperocché gli Ebrei gli avcan_.
prima tifaci , c da loro ne fu trafmeffo
I* ufo a’ Greci , indi a’ Romani . Si fa
menzione degli anelli nella Sagra Scrit-
tura Gene f. cap. 38. poicche Giuda aven-
do corrotta la fua nuora Tamar per lo
rromeffo bccchcrcllo, gli die in pegno
anello. Così GiofelTo ricevè 1’ anello
da Fai aone : GeneJ. cap. 31. e Giczabele
comandò , che foffe uccifo Nabot colle
lettere adulterate, c ligillate coll’anello
del Re Acab fuo marito . Pensò Àbra-
mo Gorlco nella fua Dattiloteca effere-*
fiato antichiflimo quelfo ufo degli anel-
li , e portati prima da‘ Re , e da' Princi-
pi > c poi dagli altri , e fecondo che è
noto
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32 Ijl or. delle Gemme, e delle Vìe tre di Giacinto Gimma.Lii.il
noto edere antica la memoria de’ Re
nella deda Scrittura. E’ ben vero però ,
che talvolta in Quella lignifica altro ,
che l’ ornamento del dito ; così leggia-
mo neU'E/odocap.zS.Stringatur Rattorta -
le anulis Juìs: cioè colle fibbie, e co’i nodi.
Non (blamente però fu l'ufo del-
le gemme nelle velli fagre , come nel
Razionale ; ma eziandio nelle Corone
de’ Principi » negli dendardi , nelle cop-
pe) c negli anelli. GiofctFo lib. 3 .
quit. ritcrifcc il coflumc degli Ebrei di
portar nelle guerre la Bandiera Sacer-
dotale , in cui erano le dodeci gemme
limili a quelle delle velli del fomrao
Sacerdote; c gli Antichi non folo di
gemme adornavano le tazze ; ma for-
mavano quelle ancora di gemme: onde
il Petrarca DeRemed. utriufque fort.Hb.i.
Dui. $8. ne biafima il luffa ; e così fa-
lcano le Tazze di Amctido . perchè le
tredeanoatte a togliere l’ubbriachezza.
6. GiofctFo Giudeo j che- è appella-
to filius Corionis , fcridc > che Salomone
pofe nel Tempio una vite d’oro co’i ra-
mi, e colle foglie, tralci , c grappoli pur
di oro ; ma cne i grani erano di pietre-,
preziofe . Fecit infuper Vitati de auro
mttndo , c 'r pofuìt in Jummitatem Colum-
narum,cujus pondus erat mille talentorv.m
a urcorum . Erat autem Vìtis ipfa fatta-»
opere in?jniofo , babent ramos perplexos ,
cujus folia , & germina fatta erant ex
rutilanti auro , botri autem ex auro fulvo ,
& grana cjus , acini , atque folliculi fatti
erant ex lapidibus pretio]is;totumque opus
erat fabrefattum opere vario , ut cfjet mi-
randa m Jpettacnlum , & gauiium cordis
omnibus mluentibus ipfum . Multi quoque
Scriptores Romani tcjlantur Je eam vidifjc,
cum defolaretur Templum , c 're. Fa pur
menzióne di ciò l’ altro GiofctFo Ebreo
lib. 6. De bello Jud.cap.6. o pure 14. fe-
condo 1’ altra divifione , dicendo: Inte-
rior vero porta tota inaurata erat, & cir- ■
cum eam inauratiti' parici : defuper autem
habelat avreos pampinosi nude racemi fla-
tus* bombiti pendebant : c tutto ciò rac-
conta il Menochio nelle Stttore pari. $
centur. 12. cap. 71.
7. Fu fonza dubbio l’ufo degli Anel-^
li amichiamo , e diverfo; perchè gli
formavano di ferro » di argento, di oro»
c di altri metalli; anzi di pietre, di olFa,
di corna, di legno , di vetro, di cuojo,c
di ogni altra materia dura , ed anche di
peli de’ Cavalli : e vi fono memorie di
ciafchcduna fpezie appo gli Autori . il
maggior ufo e dato , ed e pure a’ noflri
tempi, di oro colla gemma : ed atFcrma
Antonio di Gucvara Vcfcovo di Mon-
dogneto nelle Lettere lib.4. c^c tra tut"
ti gli ornamenti dell’Uomo, inventati
dall’ingegno c induflria umana , niuno
avanza quello degli Anelli c per la bel-
lezza , per la fottiglie2Za , e per la lii-
ma , e valore . Oltra che la forma loro
è rotonda , che è la più perfetta figura
di tutte ; fono così leggieri , c fattili ,
che poflono dare in un picciolo dito
della mano; lì fanno del più eccellente
metallo , che c l’oro , e delle pietre piu
reziofe ,c di gran valore ; onde 1’ am-
izionc umana trovò il modo , come in
un dito fi potelfe portare un Cadetto, o
Città, o grande facilità , portando cdr il
prezzo, c valuta di quelle ; ficome fap-
piamo, che alcune gioje vagliono; c ciò
lenza impedimento dell’ ufo,c dcll’cfcr-
cizio della mano. Rifcrifcc Pietro Ar-
lcnfc 20. adverf. c. 2. che dagli An-
tichi era attribuita la Gemma a ciafchc-
dun metallo;comc la Turchcfa all’anel-
lo di piombo : il Corniolo a quello di
flagno, al ferro lo Smeraldo, il Diaman-
te all’ oro , l’ Amctilio al rame , il Cri-
dallo all’ argento, e la Calamita al Mer-
curio .
8. Si portavano prima gli Anelli nel-
la mano finii Ira , c nel dito anulare : c
Plinio porta 1’ efempio delle Statue de’
Re , Numa, c Servio Tulio: c credutile
in quel dito fi portava , come parte più
afeofa, per rifpctto , c vergogna , quali
di cofa , che parea eccedo. Altri lo cre-
devano, come dito meno occupato nell’
ufo
r
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Dell' Origine , ed ufo delle Gemme , e degli Anelli. Gap. IV. 33
«fo della mano. Macrobio tra varie ca-
gioni aggiunfc , che dal cuore a quel
dito difeenda un nervo , o vena ; e per
onor del cuore, come fc fòffe coronato
con cerchio d’ oro in quel dito . Così
conferma Gellio ; ed altri differì), per
medicina ; acciocché la virtù delle pie-
tre degli anelli camminar poffa , e gio-
vare al cuore . V introduffe poi 1“ ulo di
portarli ncH’altre dita delle mani , fuor-
ché nel pollice , cd in quello di mezo ;
ma pur nel pòllice finalmente l’ tifaro-
no i Romani . Avcano ancora gli anelli
pér l’ invernata, ed altri piùdelicati per
la fiate, detti efi ivi ; c pofero nome par-
ticolarcall'anello di ciafcun dito .
9. Si portavano prima gli anelli di
ferro da' Romani , e da’ Lacedemoni ,
poi di oro: e non folo lì fèrvivano di
effi per ornamento , come le Donne di
uno , c di più adornavano le loro mani;
ma a varj ufi gli adoperavano . Princi-
palmente però gli anelli eran legno di
amore , di dignità , di onore , e di do-
minio .
Per Pegno di amore era l’ anello
“Pronubo , così detto, perchè fi mandava
dallo Spofo alla Spofa ; ma erano due ,
uno di ferro fenza gemma, per lignifica-
re lo rifparmiodel vitto , c de’ collumi
frugali , come dice 1' Alcffandri lib. 2.
top. j. Dier. genìal. 1’ altro colle mani
raggruppate , in fegno della fede coniu-
gale : e folevano efferc anche di oro .
Diffc Ifidoro l. De cultu fccmin.chc fami -
nx nonvij'x funi annuiti , niftquoi virgi-
nibus fponjus miferat : neque ampliai ,
quàm btnos aureos in di gì tu babere Jole-
bant . Quello anello fponfalizio col le-
gno della fede fu ufato da' Crilliani, da'
Giudei ,.da’ Romani , e da altre Nazio-
ni anche barbare ; poicchè fi foleva dar
la fede col porgere la defila , come ne_*
fpiegano il rito Ce fio Rodigino lib. 4.
cap. 3. c Pierio Valeriano neh Geroglifici.
Altro anello mandavafi pure dallo Spo-
fo, detto del Divorzio, o del Celibato , é
della Calti tà , quando per otfio > o per
Tom. /,
coltivare la cafiicà fi mandava dal mari-
to alla moglie . Così l'ozio in Dibliotb.
fa menzione di Tcofcbo Pilofofo , che
dille: Olim quidemtibi dedi ./tnulum,pi-
gnut convici tu ad prolem-, nuncautem j
biute do t ibi temperanti x .
10. Per legno di liberti fidava-»
1' Anello al Servo , c potea cfcrcitarc
uficj , ricevere onori , c far quanto a'
liberi era permeilo: del che fa menzione
vllcx. lib. z. cap. 29. Augulto reftituito
alla fan iti per opera di Antonio Mufa_»
Medico , gli donò molto danaj'o , c
l’ anello d’oro , con citi lo fece libero : c
perniile ancora l’anello di oro a tutti
quelli o prefenti , o futuri , che la Me-
dicina protclfaffcro , come raccorda Ce-
lio Rodigino lib. 6. cap. 12. ^4. L.
11. Petrigno di dignità Faraone do-
nò 1’ anello a Gioiellò ; ed Affilerò lo
die ad Aman , ed a Mardocheo , quan-
do eli conferirono la prima dignità.Sti-
ma~il P. Grctscro lib. 4. De Cruce , che
1‘ Anello dato da Faraone , aveffe il fo-
gno della Croce • I Romani davano a*
Tribuni l’anello d’oro, cd agli altri Sol-
dati di ferro, come dice Appiano .
12. Per fegno di onore , e di nobil-
tà, come fi dà oggi a’ Dottori nel Dot-
torato,così i Romani lo davano a’ Giu-
dici, cd a quei dell’ordine di Cavalleria;
c prima di ferro, e poi di oro per ditlin-
guci gli dalla plebe , al dir d’ Ifidoro De
Orig. lib. 19. cap. 32. Lo davano ancora
agli Ambafciadori a’ Re , e Nazioni
ftranierc di oro , c del pubblico teibro
per onore , ed autorità ; e ne’ Trionfi
non fc gli mettevano , fe non di ferro ;
.benché portavano nel Carro Corone di
oro.L’ avcano pur di oro gli Equi ti, che
era un certo fiato tra’ Patrizj , c Sena-
tori , e’1 Popolo , c’ Principi , e gran-»
Baroni . Lra quella concelfione dell’
anello d’oro , come il far Cavaliere , o
Gentiluomo , c così erano gli Lquiti
conofciuti 1 c difiinti dal popolo ; come
Plinio, Dione, cd altri lcrivonodcl mo-
do.* che i Senatori ( quali pure portar
£ gli
34 lfl or. delle Gemme , e delle "Pietre di Giacinto Qfama.Ub.il
gli potevano) fi conofcevano perla-»
vette detta 1 aroc 'avo, tettata con porpo-
ra^ per gli Equiti fi chiamavano tinelli
Equefìri , nè li concedevano fenza gran
caufa , e prodezza notabile » a pcrlòne
di certa qualità » c lignaggio , e facultà
ancora . Ma regnando poi gl’Jmperado-
ri , fi davano pare per favore gli anelli
a coloro , che non erano meritevoli, co-
me dicono Giovenale, e Svctonio nella
J'iM di Cefarc , e di Vitellio. Era gran-
de 1’ ufo di quelli al tempo della fecon-
da guerra tra' R mani , e Cartaginefi ;
quando Annibaie , vinti i Romani nella
giornata di Canne, mandò tre m ggia ,
o mifurc , piene di anelli a Cartagine,
come narrano Plinio, e Livio, forfè, per-
chè tanti erano i morti , e prigi ini del-
lo flato degli Equiti . Scconio Plutar-
co nella Vita di flambale, alcuni dicono,
che fu un moggio : altri che pattarono
moggia tre e mezo ; c vogliono , che il
moggio Romano era di lib. 32.
I Cartaginefi concedevano tanti
anelli, quante erano le guerre , dalle
uali erano ritornati • Nel nono anno
el Principato di Tiberio fu data rego-
la alla loro autorità, come diftintamen-
te narra Plinio lib. 33. cap. 2. Appo gli
fletti Romani era l’anello fegno ai ric-
chezza , e fi concedeva a' Nobili , che
aveano quattrocento fefterzj; c chi ric-
ichiffimo era , anche due portarne pote-
va ; onde fcriflc lo fletto Ilidoro: Craf-
fus , qui apud Tartborperiit , in feneftute
duos habuit anulo s , catifam prdferew ,
quòd pecunia ei immenfa creviffet. Pare
però, che fotte flato più lecito alle Don-
ne,che agli Uomini portarne più di uno;
poicchè Gracco in una fua Orazione al
Popolo Romano, biafimò Mcmmio , di-
ccndo:Confiderate,Quiritet,rtniliram cjur.
en cujui autoritatem' fcquiminì , qtiipro-
ptet mulierum cupiditatem , ut mulierelt
0 rnatus . Ma dice Plinio, che alcuni per
maggior gravità un l'olo anello porta-
vano .
JJ, Per fegno di Dominio ancor gli
Ateniefi a gl’ infami Servi lo davano ,
a' quali era permetto poter fegnare
coll' anello , come altresì era ufo appo i
Babilonj, al’dir dell’ Ale'ffandri lib. 2.
Dier. Cenìal.cap. 19. L’Anello "Pronubo
degli Spofi era pure in fogno di domi-
nio per mollar la foggezionc delle Spo-
fc . Si fpofa ogni anno dal Doge di
Venezia il Mare' Adriatico folcrtncmen-
te nel giorno dell' Afcenfione del Si-
gnore coll' Anello di oro, così dicendo :
befponfmu! te tnare i» fi fitum veri , &,
perpetui domimi . Di tal privilegio con-
ceduto da Alcttandro III. Papa, al Doge
Sebattiano Ziani con altri privilegi, n ab-
biamo più largamente fentto nella no-
ttra Idea del Ù Ifìoria dell’Italia letterata
Tam.\. cap. 16. num. 5. Alcuni anelli
Signatorj , co' i quali figillavano varie
cofe , erano pure in fegno di dominio .
Furono veramente diligenti affai i Ro-
mani ; poicchè oltra le lettere , titilla-
vano le Catte , gli armarj, le borfe , ed
altre cofe . Cicerone dice della fua Ma-
dre , che figillava fino alle botti del vi-
no, c i vali , per levar via il fofpctto ,
che fotte flato rubato il vino da quelli.
Di quelli anelli, atti a figillare,fu I’ ufo
antichillìmo, anche nella Sagra Scrittu-
ra facendoli menzione di elfi ; ed altri
erano con lettere impreffe , altri con fi-
gure ; e furono quelle diverte ; comi-»
diremo. I Romani antichi figillavano
colla loro propria effigie intagliata nel-
la pietra dell’ anello, come afferma Plau-
to, introducendo un Ruffiano , che co-
nobbe in un figillo l’ effigie d’un Sol-
dato .
14. Sono fiate pur varie le forme ,
e grandezze degli anelli e colle gem-
me , e fenza gemme . Gli Anelli di Me-
moria eran comporti di cerchietti , c fi
lafciava alcuno fuor del dito per ricor-
do . Plinio dice aver veduto un’ anello
colla gemma grande , quanto una noc-
ciuola . Celebrano molti 1’ Anello di
Carlo V. Imperadore ; nel cui cartello
vi era un picciolo Orologio a ruote ; c
, Simo-
Dell’ Originerei ufo ielle Gemme ye iegli Anelli. Gav. IV. 4 3 s
Simonc Majolo Drer. Caule. Tom. i.col-
loqu. 2}. dirt'e * che vi era un picciolo
Campanello, che luonava l’ore, lcrivcn-
do: ^iuxere etiam miracula arùficum in-
geniti ; ut cwn tot ]int rotte currenies , &
recurrentes , comperi ut /» artijex , qui &
Campanulata , & indicem , <&■ c<etera li-
bramenu omnia in Caroli V. Imperatorìs
annulo digiti collocarti . Ma c più
vcrillmile quelchc narra dello Hello
anello il P. Pie n atanti De Symbolis He-
roic.f.c.3. che con uno itile il dito
leggiermente pungendo , inoltrava le
ore con tante punturciquante cran quel-
le» non potendo dar tuono un campa-
nello airai picciolo . Giovanni Velo, ri-
ferito da Gio: Felice Afiolfi, nell’ Offi-
cina lìtor. li/>.i.fcrirtc,chelo Hello anel-
lo fu lavorato da Giorgio Capobianco,
eccellente Orefice Vicentino .
« 5. Di varie figure li fono pur porti
gli anelli non folo nelle dita , ma nelle
orecchie, ove prendono il nome di Ten-
denti , Orecchini , Inaure s , c ciò urtarono
anche gli Ebrei . Nell’ EJod. cap. 3 j. lì
legge: Viri cum mulieribus prxbuerunt
armillas, &• inaures annulos , & dextra-
lia : così in altri luoghi della Scrittura .
Ma Hravagante c veramente fiato 1‘ ufo
degli Anelli appo varie Nazioni barba-
re,- poicchègh hanno pure urtati nel na-
fo , e negli altri membri del corpo , fii-
mandogli ornamento. Dific il Ramufio
nel Tom. 1. delle fue Navigazioni » che
i Mori della Guinea portavano al Nafo
gli anelli ; e Pietri della Valle ne’ fuoi
Viaggi pari. 1. della Terfia , lett. 1 6.
fcriiic » che le Donne Arabe portano nel
nafo anelli grandillìmi , e pajono Bufa-
le: le Perfiane piccioli e gentili da una
banda : e quelle di Mogoitan nel mezo
del nafo hanno tutte infilzata per un
picciolo buco una pialtrina di oro o fem-
plicc , o fmaltata , e con giojc fatta a
quattro angoli , o filetta , c lunga poco
meno, quanto è lungo il nafo. Cosi pur
riferirtee il Tavcrnicr ne’ Pi aggi di Terfia
[art. 1. Tom. z. lib. 4. cap. 11. che qucl=
le Donne hanno la narice finifira fora-
ta ; onde pende un’anello doro con una
perla, o con un rubino , o fmeraldo in-
filzatoci . Ne' Regni di Lar , e d* Or-
rnus fi forano l' odo del nafo per attac-
carli dietro al capo una piailra d’oro ar-
ricchita di rubini, fmeraldi, o turchine,
e la piafira lorf copre tutto il nafo . Le
Arabe fi bucano il tendone , che fepara
le narici , c vi partano un’anello ; anzi
alcuni di quelli anelli fono grandi
quanto la palma della mano , c ci pada-
no dentro ciò che mangiano. Le più co-
mode fanno forare una perla, o qualche
bella pietra per infilzarla dentro all*
anello. 11 Boterò nelle Rela^Univ. di-
ce , che i Timbui nel Mondo nuovo pcc
gentilezza fi forano le orecchie, le nari-
ci, c'1 labbro inferiore , e vi attaccano
vezzi di oro , c di argento . Dell' ufi»
ftravagantc della Guinea fi legge nell*
pliant. Cofmograph. del Mercatore: Viri
juxti , <jr- Fermi nx nudo capite incedunt ;
quibufdam tegmen eli ex corticibus arto-
rum , aut nuce Indica confettura. Sunt qui
Juperius labrum fauciatum habent , perque
illud foramen , & per nares Eboris frulla
adigunt , hoc ipfo , ut opjnantur , valdè
formofi . ^lij ex inter/litio narium , aut è
labrit ebur geflant , & Conchas : quidam
eùam pertùjo inferiore labro Un guarnì ,
tanquam per or alterum exfertant . Velie-
menta contexunt ex arborum libris , bijijue
decore fei licei verenda tegunt : ex ci (.lem
! loreis non ad ufum , J'ed ad ornatwn nexas
gerirne Simiarum , & CercopithecorumL»
pellet cum Nola . Oculum alterum rubro co-
lore tingunt, alterum ceruleo : F cernine
ditiores ingente s annulos ex ferro, aere ru-
bro, aut Hanno cruribus nettuni . To'tre-
mwnin Itupida , dr putida barbarie miri-
fico fibi piacene . Tommafo Porcacchi
nell’//o/ar.narra l’ufo ncU'lfoladi S.Cro-
ce , ove fono gli Uomini di graziofo , e
bello afpetto ; ma fe lo guadano con_»
una ridicola maniera di ornamentojeioè
forandoli tutto il vifo con buchi glan-
di , e piccioli per ficcarvi pictruccie , cd
Ai i altre
35 ljl or. delle Gemme, e delle "Pietre di Giacinto Gmmd.'Lìb.l.
altre bajc a lor modo ; ed agli orecchi
portano tre anelli per ciafcuno , forato
in tre luoghi . Le Donne nondimeno da
quella pazzia fi a /tengono, e negli orec-
chi (blamente portano gli anelli.Defcri-
ve ancora il Porcacchi altri ufi affai bc-
ftiali degli Iteffi Ifolani : e foggiugne-»,
che quelle ufanze s'intendono (olamen-
te di quelli , che ivi abitavano avanti
alt’ arrivo degli Spagnuoli ; perche ora
effendo il paefe abitato dalle Nazioni >
che di Ponente andate vi fono , vivefi al
coltume di Spagna > c colla Religione-»
Criftiana .
id. Dagli Antichi gli anelli non per
folo ornamento fi portavano ; ma ancor
per tìgillare , e non era lecito di avere
più cnc uno i ed era folo a liberi per-
meffo , come dice Macrobio Saturnal.
lib. 7. cap. 13. Alcffandro Magno Umil-
iava le lettere coll’ anello di Dario ,
quando nell' Aria le mandava; e col fuo
quelle per l'Europa , come dicono Pli-
nio lìb. 37. cap.6. ed Aleffandro d’ Alcf-
fandro lib. 2. cap. 19. c nel fuo portava
nella gemma (colpita l' immagine di
Pcrfeo fuo Antenato • Fu quelt’ufo di
lìgillare antichiffimo; mentre dice il Pa-
nino , che l’anello dato da Giuda u
amar, era lìgnatorio . Antica fu altresì
la fcoltura delle Gemme, come fi cava-»
dall’ EJodo cap. z8i poicchè Iddio co-
mandò a Mose, che opere fculptor'n , &
colatura Gemmarti fi fcolpiffcro nomina
filiorum Ifrael in lapidibus onytbihis in-
cludi in auro , e fi poneffero in utroque
iatere fuperhumeralts , che era una vette
del Sommo Sacerdote Aaron , detta So-
prafpalleàa. Giofetfo ntiqii.Judaic.lib.
3. cap. 11.
17. Imprimevano gli Antichi nelle
Gemme degli Anelli varie immagini di
tutte le cofc divine , ed umane, natura-
li, favolofe , (ìmbolichc , e di quajlì vo-
glia altro genere . Fortunio Liccto ne
icriffe un Volume grande ed erudito , e
gli diè titolo: Hieroalyphica , frve antiqua
Scheruata Gemnutrm anularinm , Quxfita
Moralia , politica , biftorica, Medica, Thi-
lojopbica , & fublimiora explicatu , c tre.
Così imprimevano negli anelli le im-
magini degli Uomini illuftri per memo-
ria , per olscquio , e per imitazione ; c
fcolpivano altresì le figure de’ Dei ; e
Tertulliano De OnjLrap. 12. chiamò quei
figilli parva Idola , & fiSiles Deos : ed *
Arnobio lib. 6. contr. Geni, beffava i
Gentili, i quali credeano effer Dei quei
figilli , ne’ quali fi abbreviaffero i Dei
(teff , e fi reltrigneffero, come fi (ten-
devano nc’ grandi fimolacri . Cefart-*
portò nell’anello Venere armata, da cui
lì dicea tirar per Enea la fua flirpe. Ne-
rone portava Marita vinto da Apollinc
Dio de' Poeti; così altri .
18. Varj Geroglifici portarono al-
tresì gli Antichi negli Anelli^ e dice
Pier Gregorio Tolofàno nel 6. de Rep.
cap. i5. cavandolo dalla Cabala Clorica
di Rabbi Abramo cap. t. e i7.che nell*
anello di Davide era fcolpito il «Leone ,
che fi Itima l’ infegna della Tribù Reale
di Giuda, di cui egli era , conforme al
luogo dell'Apocaliffe cap.*,. Vieti Leo de
Tribù Juda , e perchè ammazzò il Leo-
ne effendo paftorc-Seleuco portò un’an-
cora : Dario Re un’Aquila col Dragone
negli artigli , come dice Giofeffo Jdnti-
quit. Judaic. lib. 12. cap. tf. Augufta
uvea la Sfinge, e per molto tempo l’effi-
gie di Aleffandro Magno: Galba un Ca-
ne, che s’inchinava dalla prora , come
narrano Dione , e’1 Rodigino lib. 6.
cap. 29. •
19. Le immagini degl’ illuftri Filo-
foli , la cui Setta fi feguiva , anche era-
no portate negli anelli ; così gli Acca-
demici portavano fcolpito Platone :-gli
Ariltotelici Ariftotile, e Cicerone DeF i-
nib. attelta , che non fidamente nelle-»
tavole , ma nelle tazze, e negli anelli fi
vedeva in Roma l’ immagine di Epicu-
ro .Scolpivano ancora gli Uomini ,che
amavano, i parenti, e gfi amici: Africa-
no portò la figura del padre : Lentulo
quclladcl fuo Avolo:ela famiglia dc’Ma-
cria-
Dell V/o Ecch/aftìco delle Gemme , e degli Anelli. Gap. V. 37
triani portavai immagine di Alefsan- rapprefentavano il Rq, Partcnopc in at-’
dro : così Galba portò 1 imprefà della—» to di dormirei e Mercurio col Caduceo:
Tua flirpe, cioè una tefta (otto la Nave, c 1’ altro finfe la nuova Darfena coll:-»
• Quello ulo degli Antichi palsò ancora Statue della Prudenza 1 di Nettuno col
* ne’ tempi*più moderni, benché nori_» Tridente , e di Cupido altresì compollo
femprc negli anelli portarono le imma- di gioie*. F. Pietro-Martire Felini dcl-
gini: così Boleslao ILI. Re di Polonia l' Órdine de’ Servi nel Trattato delle coffe
portava Tempre appéfa fui petto , per maravigliofe di Roma, nella giornata
averla continuamente avanti gli occhi, della Guida Romana fa menzione dello
una immagine del pio e faggio Tuo Pa- Scrittorio , o Studiuolo fatto nel 1609.
dre Uladislao; c quando dovea metterli di ordine di Paolo V. Papa, tutto di Pic-
a qualche imprefa dicca: ^tbffit Tater mi, tre Orientali , digiojc, di argento , di
ut rem tuo indignam nomine , & virtute oro, di pitture , c di altre rarità : ed ac-
untjuam agam come narra il Cromero certa clierc flato così nobile , che alcu-
/. riportato dal P. Rofignoli nella— > no in vederlo fi feorderebbe di ogni al-
Vittura in giudico, Cap. 14. fi. 2. Ufa- tra cofa veduta , nc altro defiderarebbe
vano le immagini gli Antichi per accen- vedere, cflendo di ftupore,c maraviglia,
tlcrlì col loro mezo alle virtù ; però difi- Altri limili deferive il Valàri nelle Vite
fe Sallultio De Rellojugurt . Sxp'e audi- de ’ Vittori ma qui non deferiviamo
viprxclaros Cìvitatis no\lrxViros folitos 1’ ufo delle Gemme nelle Macchine o
effe dicere : Cum ma]orum i ma gì ne s intue- cfpofle nelle Gallerie de’ Principi, o ne'
rentur , vebemenùjfftrtìé Jibi animum ai Tcfori delle Chiefc , o in altri ufi; per-
virtutem accendi . Così ufano i Crilliani che varj efempj recarcmo in tutta que-
portar le immagini de’ Santi , per col- fta Moria naturale .
tivare la divozione , ed implorare la
protezione loro . . Dell’ Ufo Eccleftafftco 'delle Gemme ,
zo.- Aveano gli Ebrei i Tuoi Sculto- e degli Anelli.
ri delle Gemme» de' quali fifa menzio-
ne nell' Efodo cap. z8. e quelle fi fcol- CAP. V.
pivano , c fi ornavano di oro, come le-»
pietre degli anelli ora fi adornano , eli 1. T7U l’ufo delle Gemme nelle
è continuata l’ arte di fcolpire fino a' X1 vedi fagre ’ comandato da
noflri tempi ; del che faremo un difeor- Dio nel Vecchio Tcflamcnto, come ab-
fo nel lib. f. cap. \.art. 4. ' biam detto ne’ Capitoli precedenti; ma
11. Sono anche di ornamento le-» più didimamente mollraremo nel fe-
Gemmc a varie cofe , e forlc quello c il guente; e quello ufo imitarono i fupcr-
principale ufo loro ; e più efempj anco- iliziofi Gentili , che adorando gl’idoli ,
ra riferiremo nella noltra Moria natura- c’ loro fallì Dei , cioè i Demonj , a cui
le. Scrifleil Parrino nel Teatro de’ Viceré empiamente la Diviniti attribuirono ,
Tom. 3. cart.zy. che nell’anno 166$. ed offerirono fagrificj » inflituirono le
Franccfco Troifc Eletto del Popolo nel- velli particolari piene di gemme a' loro
la Cittì di Napoli, celebrando la Fella di Sacerdoti . Così dille il favolofo Filo-
S.Giovambatifla;oItre le ricchezze degli llrato nella Vita d' ^Apollonio , che l
apparati di molte ftradc della Cittì r in Bracmani Sacerdoti dell’India, ufavano
quella degli Orefici fi ammirarono im- la Mitra ornata di gemme , la vede di
me nfe ricchezze di gioje , e tra le altre, lino , e ’l baftone . Narra il P. Bat toli
due Confali de’ Gioiellieri efpofero , part.i. lib.-j. dell' .Afu , che prefa da’
uno tre Statue compolte di gemme, che Portoglieli la Fortezza di Zcilan » por-*
taro-;
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3 8 IJlor. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gèmma. Li LI.
tarano da quella a Goa il famofò Dente
della Scimia bianca , adorato da quei
cicchi popoli come una venerabile re-
liquia di Deità, di cui appo loro fi con-
tavano favoleggiamcnti » c fciocchezze
da riderne pcr^ diletto . Era il Dente fo-
pra un piè d'oro tcmpcllato di gemme ,
cioè Zaffiri , c Rubini, in cui era incaf-
fato > ed era onorato con Tempio , con
Sacerdoti, e con fagrifiq in tutta l'ifola,
ed in buona parte dell' Oriente ; onde
dal Pegu s’ inviava ogni anno una fo-
lcane Ambafceria con oticrte di ricchif*
fimi doni a llamparnc la forma in palla
d’ambra , o di mufeo ; e l’averla era
grazia fingolare, nè in altro, che in una
cailcttina d’oro per riverenza fi ripone-
va . Mandò il Re Idolatra Ambafciado-
ri per riaverlo •» offerendo gran fomma
di danajo, fino ad un millione di feudi ;
ma D. Collantino di Braganza, che nel
1558. era fucceduto Viceré dell’ India,
Cavaliere chiarillìmo per nobiltà reale,
e per virtù, configliato dall’ Arcivefco-
■vo di Goa , c da altri Teologi, che non
era lecita la vendita di quell’ oggetto
d’ Idolatria , lo lalciò cadere , veggente
ognuno, in un mortajo , c pcilatolo in
polvere fonile , la lparfe l'opra carboni
acccfi , e ridottala in cenere , fece git-
tata ove niuno mai la rinveniffe .
Nella noilra Chicfa Cattolica vi
è 1’ ufo ancora delle Gemme nelle Ve-
lli fagre , ne’ Calici, e ne’ vali per con-
fcrvarc la fagra Eucarifiia ; c di ciò
molti efempj renderemo , trattando di
ciafchcduna gcpnma . Anallafio Biblio-
tecario, parlando di Gregorio II. Papa ,
fcriffe : Me fecit calicem aicreum prxci-
puum iirerfis ornatum lapidi bui pretiojn ,
penf antem librai trionfa. Similiter dr
Tjtcnam aure am penfantem librai o[ior&
fenili . Si veggono piene di gemme le
Mitre , c i Paltorali de’ Velcovi , ed
altre colè , c tutte vogliono a fignifica-
re varj mirtei j . Si fono pure ferviti de-
gli Anelli i Criltiani , c volle Clemente
Alcfsandrino , che ne’ figlili fcolpiffcro
la Colomba , il pefee , la nave, o la lira»
l’ancora , o i pefeatori ; ncn effendo a
loro lecito portare immagini de’ fuper-
itiziofi Gentili . Scolpirono anticamen-
te il nome di Giesu Crirttt colle dup
pi ime lettere Greche , o la Crocc;come
fi vede nell’anello di S. Macrina Vergi-
ne , di cui parla* S. Gregorio NitTeao
nella rifu . Imprimevano altresì le im-
magini de’ Santi , come attefla il Gri-
foftomo nell’ Orazione in lode di S. Me-
lczio , la cui figura nell’anello fcolpita
gli Antiocheni portavano.
3. Concede la Chicfa agli Spofi
1’ Anello nel Sagramento del Matrimo-
nio , e fi benedice coll'Orazione : bene-
dir Domine annuluin-bimc,quem noiin tua
nomine benedicimut , ut quas rum geliave-
rit , fidelitatem integrarti fuo fponfo te-
nerti , in pace , & voi un tate tua perma-
neat, atque in mutua diari tate femper vi-
vai . Ter Cbrifium, &c. come nel Ritua-
le Romano fi legge : e così benedetto
l' anello , lo prende lo Spofo dalle mani
del Sacerdote , c lo mette nel dito anu-
lare della finiftra mano della Spofa . Di-
ccvalì quello Anello, "Pronubo, dagli An-
tichi , c fu in ufo anche appo gli Ebrei:
così in Perugia nella Cattedrale fi vene-
ra quello , con cui S. Giufcppc Iposò
Maria Vergine : e dice il Lauri nel lib.
De ^ innulo Tumulo , a cart. 6. Om ium
primo fatit in aperto elt , in nuptiii con -
trabendii , non apud Romano 1 modi , aut
Crxcoi i vcrùm edam apud antiqui/fimoi
Hebrxorum , ut effe! fid: i , & amorii con-
iugali! argumrntum Annuii , quem Spon-
falem , ac Tronubum appellarent , inole-
vifjeufum. E’.ciò confermato dal Car-
tagcna , Tom. z. I. 4. bomil. 1. dicendo:
Tr i ma elt , quol S.Jo/epb annulum porre-
xit B. yirgini . .Annulum in Sponfalem-,
loco arrlix f òli non dar i inter Hebrxoi non
obfiur'e ca colligitur , cr Cardinali! Ba-
roni m adnotavit . Quello ancora così
fenile : Quod retò Jcmel loco arrhx dqtut
anului ah uxore Jemper in digito ge/fare-
tur , id non ornalui caufa, inquit Clemens
±AlCi
Bell' Ufo Ecclejìaflìco delle Gemme, e degli Anelli. Gap. V. 39
v4lexandrinusinT£dagoj>o l. 3. c.n.fed
ut obftgnarent todem anulo , qu£ domi
funi ; Cu'lodiam e nim rerum domelticarum
ai uxorem frettare pi uri bus docetXeno-
pìton in Oeconomico . Lo flelTo Anello di
Maria Vergine» è di pietra , che non fa-
cilmente fi dirterne; però altri Bimano,
che fia di Lapislazzolo, impallidito dal-
la lunghezza del tempo ; altri di Sardo-
nico » altri di Calcedonio , altri (al ri-
ferir di Pelbarto . e di Oleandro Arno-
hio ) di Ametillo dell’ Arabia Petrea,di
vii prezzo ;ed altri ancora di Onichino
della Siria , come è più comune opinio-
ne ; credendoli verifimilc, che di tal pie-
tra li valeire S. Giufeppe » efFcndo tale
fpezic di gemma nel Razionale d’Aron-
ne col nome fcolpitovi del Patriarca-»
Giufcppc , come dice 1’ Abulenfe in
Exod.e.iz. Fu il medclìmo Anello in
tempo di Ottone III. Imperadore, dona-
to da un gioielliere Ebreo a Renierc di
Chiugi , mcrcadante di Gioje , che lo
conferve per diece anni tra l’ altre gem-
me fenza venerazione ; ma nel 989. ef-
fendogli morto il figliuolo, quando lo
fìerto fu condotto al fepolcro , riforto
dal cataletto » pubblicò l’errore del pa-
dre : e fattofi portare la Cafsetta delle
gioje, ne cavò r anello, e lo confegnò al
Curata, e poi li riposò . Collocarono
1’ anello ftcuo nella Chiefa di S. Murtio-
la , Prepofitura de’ Canonici Regolari ;
ma rovinata la Chiefa , fu portato nel-
la Cittì dentro la Chiefa de* Padri Con-
ventuali di S.- Francefco , donde nel
1473. VinterioTedefco, Sacerdote, in-
volatolo per portarlo alla patria , c non
potendo per miracolo profeguire il
viaggio , lo donò in Perugia a Luca-*
Giordano, il quale con pubblico inilru-
mcnto lo prelcntò alla Cittì , c dal Ve-
fcòvo fu riporto nella Cappella del Pa-
lazzo Priorale : e nel i486, pretenden-
dolo i Chiugini, c portata la Cau fa in
Roma , fu nello Hello anno aggiudicato
alla Cittì di Perugia, ove fu dal Pubbli-
co fabbricata la Cappella in onor di
S. Giufeppe nella Cattedrale di S. Lo-
renzo , come ne fa menzione il P. Co-
ronelli nella fua Biblioteca Vniverf. Si
fpcrimcnta miracolofo ne’ parti difficili,
a fcacciarc i Dcmonj , ed a riconcilia-
re gli Spofue comunica la virtù fua mi-
racolofa non folo agli altri anelli col fo-
lo toccamento , e fcenedetti ; ma altresì
all’ acqua , nella quale fia fiato immer-
fo 1’ anello ; e però fe n’empiono vai j
vali di vetro , e per divozione fi difbcn-
fa a’ Fedeli . Le grazie maravigliofe da
Dio concedute per lo flelTo anello , fi
leggono nel libro col titolo : li Vronubo
tinello della Vérgine del P. M. Scbaftia-
no Fantini Cartrucci, rtampato in Feru-
la nel 1 672. in 12. e fi racconta anche
Ilìoria da Baldafàrre Bartoli nel San-
tuario di Loreto . Due Anelli Sponfali,
però , ufati nello Sponfalizio df Maria
Vergine, afTcgnano altri , come Nicefo-
ro Califio /. 2. c. 23. c Felice Ciati nel-
la Storia di detto anello ; 1’ uno dato
da S. Giufeppe negli Sponfali , e fi con-
ferva in Samur nella Borgogna , nè fi sa
di che materia : l’ altro era quello del
Tempio di Gicrufalcmme , con cui il
matrimonio fi perfezionava per mezo
de’ Sacerdoti del Tempio: e quello vo-
gliono., che fia in Perugia , e che vi fi
vede fcolpito un Calice , da cui erte un
fiore; ch’era l’arma del Santuario di
Gierufalemme : e dice Lorenzo Ma-
felli, che la pietra dello ftelFo anello
tirava al color rofso , come riferifee
Paolo Mafini nella Scuola del Crijiiano
enfi»
4. In Roma nel Monaflero delle
Monache di S. Silvcftro fi conferva pure
l’anello , con cui S. Gioacchino fposò
S. Anna, madre delfa Beata Vergine » ed
c di argento rozzo colla pietra di critlal-
lo lucida in mezo , e macchiata d’in-
torno con macchie nere , c nel fondo
opaca , in modo che rapnrefenta le im-
magini , come fa lo fpccchio; e nel gior-
no degli Sponfali di S. Anna Legnano gli
occhi alle perfone di villa debole ; c nc
fanno
40 ] J1 or. delle Gemmept delle Pietre di Giacinto Gimma. Lib. 1'.
fanno menzione Colvenerio , Giovam-
batiila Laure, e Paolo Maiininclla Scuo-
la del Ctijtiano cap. t. In Colonia li vene-
ra quello di S. Orfola Vergine , che di
oro , come narra Giacomo Marcate io ,
Hcrt. Tajtor. il quale fa altresì menzio-
ne degli anelli del B. Edmondo , che lì
fposò colla B. Vergine , e di quello di
J>. Agnc(a,da Gicsu Crifto fpofata,ilqua-
le lposò pure S.Catcrina da Siena , il cui
anello, ltimaco di Amctifto, lì vede in-j
Malta nella Cappella di S. Giovanni ,
conforme fcrive il Pacichclli ne' fuoi
Viaggi, part. ^.Tom.z. cart.ioz. Pietro
della Valle , però, nell' ultimo Tomo de"
Viaggi , letter.14. daSiracufa , riferilce ,
che nella Chiefa di S.Catcrina nella Cit-
tà nuova egli vide l’anello di orodi fat-
tura femplice , antica , egrolTolana, con
pietra verde , che credè Smeraldo, molto
in prezzo negli antichi tempi : e la Bef-
fa pietra era una tavola grande per anet-
ÌP ; ma o che fia mal pulita , o appanna-
ta dal tempo , non paja la gioja in se
Jlcffa molto bella .
5. Alle Monache nella loro confe-
trazione lì dà anche l’anello dal Vcfco-
vo colle parole : Dcjponfo tejefu Cbriflo
filiojummi Talrìi, qui te iltefam cujtodiat.
Recipe ergo annulum fiiei , fignaculurti-.
Spirimi Sancii , ut Spenfa Dei vocerii ; fi
et fideliter fervi erti , in perpetuimi corone-
rii . Riceve però la Vergine l’anello nel
quarto dito della mano delira per le
nozze fpirituali,! differenza degli Spofi,
a’ quali è dato per le nozze corporali
nella mano fin lira .
6. A molte perfone Ecclefiafliche fi
dà anche l’anejlo per cagione dello
Sponfalizio fpirituale;ed è un’ornamen-
to Pagro de* Vefcovi , e di altri Prelati ,
e di alcuni in qualchcScienza dottorati.
Le perfone però Ecclefiaitichc»alle qua-
li Ita efprelfamentc conceduto, fono le
feguenti :
"7. Il Sommo Pontefice ha tre Sigilli;
e’1 primo fi dice Emuliti Tijcat ori i, che
ha l'immagine di S.Pietto , che pefea , e
col medefimo figilla in cera rolla i Bre-
vi . 11 fecondo Bulla , con cui in piombo
figilla le Bolle di Cancellarla, c vi c la-»
Crete colle telle degli Apolidi S. Pie-
tro , e S. Paolo da una parte , c’1 nome
del Pontefice dall’altra. Il terzo Signum ,
e figilla le Bolle Concifioriuli , e vi lì
legge un detto della Sagra Scrittura .
Descrivendo Antonio Gcrardi le ceri-
monie fatte per l’incoronazione d’Inno-
cenzo Decimo nei 1644. riferite dal Ca-
vai. Girolamo Lunadoro nella Relazio-
ne della Corte di Roma, dice che il Car-
dinal Lami Decano , che gli fu affilien-
te in tutta la MeiTa , gli pofe in dito
l’anello .
8. I Cardinali ricevono l’anello dal
Sommo Pontefice , quando gli dà il ti-
tolo della Chiefa , e gli fa la cerimonia
di chiudergli la bocca ,ficcomc la deferi-
vono il Lunadoro nella Relazione della
Corte di Roma , c Domenico Magri nella
Notizia de’ Vocab. Ecdefiajtici. 1-k l'anel-
lo la pietra di Zafhro , per cui pagano
ducati cinquecento di Camera alla Con-
gregazione De Tropaganda Fide per Bol-
la fpeziale ili Gregorio XV. c davanti
prima al Collegio Germanico per ordi-
ne di Gregorio XIII, ma furon poi tol-
ti da Siilo V-
9. 11 Vcfcovo ha pure l’anello d’oro
coila gemma , lènza alcuna figura /col-
pito, nella fua confccrazionc , come di-
cono Innocenzo III. l.i. c.46. Durando,
e’1 Ga Vanto Tbefaur. Sacror. Rituum _»
part.i. tit.i. Si benedice l’Anello , met-
tendoli poi nel quarto dito della mano
delira colle parole : Recipe ^ tmulum ■,
fide i Jcil. fignaculum , qua tema Sponjam.
Dei , Santtam videlicet Ecc teli am,i ut one-
rata fide ornatiti, illibate cullodiaf . Gu-
glielmo Durando nel Rational. Divinor.
Òfficior. lib.i. cap. 14. dice , che l’anello
d' oro , c rotondo, lignifica la perfezio-
ne de i doni dello Spirito Santo , che ri-
cevè Crilto fenza mifura.Giovanni-Stc-
fano Durante DeRitib. F.cclef. CathoUib.
2. cap. 9. num. 37. fenile , che fi dia al
yc-
... EellWfo 'Ecclcjiajltcò delle Gemme , t degli Anelli . Cap. V. 41
Vcfgovo 1’ Anello per legno dell’onor
Ponteficaie, o per figillo de’ fegrcti .
Dice \Jgone da S. Vittore ,*cho lignifica
la perfona del Prela*#, il quale deve
coll’ immagine di Crifto fegnar le anime
a lui commcffe : ed Ugone Cardinale
afferma , che debba elTcr rotondo per la
contemplazione delle cofe eterne ; ma
varie altre fpiegazioni anche molti dc-
fcrivono. Come però portar fi debba, lo
dimollrarerao nel fine di quello cap.
10. I Prelati inferiori hanno altresì
l’Anello, come fcrilTc Lei io Zecchi De
He p. Ecclefiajt. cap.i. De Stalli Trxlator.
num.z. imperocché polfono alcuni tifar
la Mitra , c'1 Palloralc , c promoyere i
Aulii iti agli Ordini Minori . Così fono
gli Abati» ne’ Conventi de’ Mpnaci , c
ile’ Regolari, per Privilegio Apollolico .
C. ^Abbaia , De Tr ivi le*, in 6. c tra le
altre cofe a loro concedute, portar pof-
fono nel dito 1’ anello . Tutti quelli
eziandio , che per privilegio della San-
ta Sede Apoftolica nannó l’ufo de’ Pon-
tcficali , hanno ancora l’ tifo dell’ a-
nello .
u.I Protonotarj Apoftolici non par-
tecipanti, che fono come Prelati, hanno
l’ufo dell’anello "* c precedono a’ Cano-
nici anche delle Cattedrali , uri ;
nonttuiem collegi ali ter uniti f : come fi ha
dal Decreto della Sagra Congregazione
de* Riti in Concordien. 1 6. Maji 1601. c
iz,. Jutii i6oz. E’ ad efii nero proibito
l'ufo dell'anello nella Mclla dalla lleffa
Congrcg. Die i\. Februar. 1613. qual
Decreto è rapportato dal Scllio Colteci.
Can. r.14. num. 16. dal Barbofa Colteti.
^Apoft. Deci], verb. .Anniditi ; c dal Ga- .
vanto in Rubric. Mi/J. par.z. iit.i. nu.6-
Poffono però ritenerlo anche nella Mef-
fa ; purché tìa fenza gemma : c feriffe il
Barbofa num.6. chcVrototiotarius tUula-
ris potejt apponere pileumfuper infiftobus,
& I abere annuiteli , dum celebrai, iummo-
di non cura gemma . S. C. R ii. in Cloma -
ccn. & Neocaltren.n. yA ugnili 1601. pe-
ne s me di fi. ìrafl. Dejure Ecclef.XJniverf.
T om. I.
iib.t.cap.i], nu.zy. ed è rapportato an-
cora nelle Jtddit.ad Matiual. Epifcop.Acl
Gavanto , come feriffe Monf. D. Pom-
peo Sarnclli Vefcovo di Bifcglia , Letter.
Eccle fiali, i-j. Tom.i. Nello (teffo anello
fenza gemma portar vi poffono qualche
ornamento d'oro , o qualche fegno. Co-
sì furono gli Anelli dati in dono a' Car-
dinali da Àlcffandro VII. quando falì al
Trono del Ponteficato , c vi era fcolpi-
ta rfmmaginc della Morte, come narra
Girolamo Fabbro De Trotonotar. bipoli,
cap. io. num. 18.
11. I Canonici delle Cattedrali por-
tar poffono l’anello ; perchè vengono
fotto nome di Dignità ; benché proprio,
& I Irido modo loqucndi non fieno tali, fe-
condo il Barbofa De Can. ir Dignit.cap.
19.C feriffe il Gavanto l.c. che l’ufo del-
l’anello nella Mcffa , fu efpreffamentt-*
proibito a’ Canonici delle ( hiefe Catte-
drali » qui fe majores ecfiimabant Trotono -
tariis . Eadem S. Con^.Rìtuum die 16.K0-
vcmb.\6z2. Canonicorum vero nomine hac
inre intelH^miur edam Dignitatcs , five
fini , five non fini de premio Capituli . Di-
ce Girolamo Fabbro De Trotonotar.-4po-
lìol. cap. 10. num. 14. che anticamente ti
eleggevano i Canonici col darfi l’Ancl-
lo,c ciré così offervino nella C.hiefa Mc-
tropoljtana di Ravenna, c che fi ha il
Tello nel Cap. Cum olim , De Sentent. er-
re/«aie.
1^. I Dottori nella Legge Canonica,
c Civile hanno ancora l'anello ; come
altresì i Dottori di Teologia , di Filofo-
fia , o di Medicina . Cosi i Macllri del-
le Religioni, che nella Religione fi dot-
torano; mà l’anello Dottorale non è be-
nedetto, come quello de’ Vcfcovi : c
l'ufo di darfi l'Anello d’oro a’ Medi-
ci fin dal tempo di Augnilo Impcr.l’ab-
biam riferito nel cap. 4. num. io.Sì aggre-
ga col Dottorato il Dottore al numero
acuii altri Dottori , c riceve la potcftà
di leggere , di gl ffarc , d’interpretare ,
di falirc nella Cattedra da Macfi ro , e di
fare,ed efercitare pubblicamente gli atti
F ~ tutti
? 4
a
«
Digitized by G?rogle
4 2 ìli or. delle Gcmwe, e delle Pietre di Giacinto Gwma.Liù.l.
tutti Dottorali . Prende ancora nel dot-
torarli le Infcgnedcl Dottorato ♦ clic fe-
condo l’ufo de'paeìl fono fei * a fette ;
ma comunemente il danno l'Anello > la
Berctta , il libro ferrato , c noi aperto »
che c un Tomo de' Tefti » la Cattedra , la
Toga , ed il Bacio di pace * e la Benedi-
zione . Danno in alcuni luoghi ancora
la Cintura d'oro . come fcrtiTc il Car-
neo in Caldi. Glor. Mundi part.io.Co/ifid.
36. c lì dice : Recipe Zon.vn auream , ir
tumbos tuoecingulo Fidii prxcinge.ut tor-
pue tuum fil òrnatum exteriui , &apnd
Deum , homi net / e o'Iendat perfetti ni .
Di quelle Inferno ne fcrivoiio lo Hello
Callanco , e dìtFufamcnte il Borello Di
Magiflrat. Editi. Ub.i. cap.^.n.ioi. ^r feqq.
ove fpiega tutti-i lignificati . L’Anello
fi d.V per lignificarli , che per quello è
fatto vcroSpofo della Scienza, come af-
ferma Luca de Penna in Unnica C.dt Tro-
feffor. ir Medie, lib.iz. Si dice: .Occipite
annui um fubarrbationii ; perche, ficome
con quello fi contrae lo Sponfalizio tra
l’Uomo , e la Donna : così tra il Dotto-
re , e la Scienza : echi ottiene tale ljx>-
fa , viene a pollcdcre il dono dello Spi-
rito Santo . Così affermano il Cattaneo ,
Borello , e’1 Reggente Galcota Controv.
ft. litui, riferito da D. Carlo-Antonio
,de Luca D; Trjtfiantia Laurea Dottorai,
cap.i. Si dà l'Anello nel Dottorato non
folo coll'autoritlPonteficalc per la Lcg-
{;e Canonica; ma colla Regia ancora per'
a Legge Civile ; e fono due azioni di-
ftinte colle loro cerimonie particolari ,
e con gli Ufkiali dillinti; come pure di-
pinti fono i Dottorati; benché ambiduc
in una volta , ed in una folcnnità fi dia-
no . Quella dittinzionc c non folo pra-
ticata in varj luoghi » ovc alcuni in am-
bidue fi dottorano , o nella fola Civile-,
o nella Canonica; ma fi cava dal Conci-
lio di Trento , Sefj. 24. De Reform.c.26.
ove fi ordina , che «ella Sede vacante fi
debba eleggere un Vicario Capitolare ,
che fia almeno nella Legge Canonica
dottorato , o Licenziato . Si dà la He-
^ j * — ri
retta , o Cappello, dicendoli : Occipite
Eirretumrotunium al modum Corona , in
fignum fintlitatis, zr veritatii, ac dottri-
na; nt talei fitti manente , quatti furritis
in co tver fattone ; nec a dorè a. io cefi averi-
tit ; quia non coronabitur in restio Cerio-
rum , nifi qui legitim* crrtaverU ; corno
rilerifee il Cattaneo . E’ fogno di Coro-
na , fccondp.Litca de Penna in l. Muffa
lc*uli C. de Muti temuti* , lib. 1 1. e dille fif
Borello num. 109. eflcrvi ancora coftu-
mt di ponerlì le Corone di alloro; c pe-
rò i Dottori fi dicono Laureati . N<*n è
tenuto il Dottore ufar fempre le Inlc-
gne del Dottorato ; ma quando vuole ;
coinc^tcngono Giacomo KcèuìEùi l.uni-
c<i, C.Dc bonoral.vcbie. lib.11 .cd Andrea
Cdrfètc. in ftngularjb. verb. Dottora : e
può j>ortarle ovc è il Principe , ficome
non può effere collrctto adularle; fe-
condo la detta L. unica. Può anche por-
tarle in ogni luogo; perché lòno di ono-
re , non di giurildizionc , come dice Za-
barélla in Clementina unic. 1. qu. defor.
compet. L’ufo però comune ò di portarli
l’Anello , il quale ancora è conceduto
a' Dottori Preti , che lo ricevono dal-
l’autorità Ecclclìaftica, c Regia nc’Coh-
legj , che dottorano colla medefima au-
torità . Nel Decreto della Sagra Con-
gregazione de’ Vcfcovi ,e Regolari, ne*
manoferitti del Nicolio , nella parola.
Dottore num.t. riferito , fi legge : Md un
Trete Dottore anche dì EiloJoHa , non fi
deve proibir dall’ Ordinario il portar fuor
della Mejja l' Mnello.Salern.22.Maji 1617.
Così rilerifee il Sarnclii Lett. Ecclef.iji
Tom. 1. c porta ancora il Concìlio Pro-
vinciale di Na]>oli fotta Gregorio XLII.e
dallo llcflb confermato nel 1576. in cui
lì ordina : Non ànnuloi in digiti 1 geflent.
nifi aliud DIGNITMTIS , vel HONORIS
ratio pojtulet : ' e tratta de* Cherici , fe-
condo il Cap. Clcrici-o]fic. Devit. & hon.
Cleric. ove pure fi ha ; Sed nec annulot ,
nifi quibui compctil ex officio . Franccfeo
Ciccoperri in Lv.cubrat. Canonica!. Riblio-
trfjera i ii.j. num.; 3. così pure fcriire 1
Ex-
r tll'Tfo Tzcclcfiajììco delle Gemmi) e degli Anelli. Cap.V. 43
g.v/ri Mifja: celebratiotiem licite defcrtur
à Dottoribus , & aliis in dignitatc eon-
fiitutis , oh rationem , quarti affignant Do-
ttores mox allegati . In Miffà ameni noru»
c (impeti t ncque Dottoribus , ncque in Di -
gnitate pojitis , qui fini inferiore s Episco-
po ; nifi id babeant ex privilegio ■. Ita cum
aliis docet Tamb.PeJure .Abb.Tom.i.d.io.
?u. 2. nH.13.La Glofa nel Cap.6.Vt uipo-
lolicx , D£ Trivi legiis in 6. formando il
cafo» che abbia lcritto Giovanni An-
drea: Clertius annulatus aut ejt Epijcopus ,
autfatuus, dice, che ciò iìa vero , fe-*
non abbia altra'dignicà , ut quia cft Do-
ttor ; tunc enim in Jignum matrimonii in-
ter ipfum , & }ci enti am, potejl deferre curi-
mi Inni . Ciò conferma Carlo de Grafiìs
De Eff'ettibus C/eric.41. num.i.E' altresì
l'Anello uno de’ cento teenta privilegi »
che hanno i Dottori delle Leggi, i qua-
li fono didimamente deferitti da Lodo-
vico Bolognino in ^4mh. habita'tn pri-
mis quatuorfoliis , C.Ncfilius prò patre ;
e molti privilegi fono eziandio raccor-
dati da Alcflancìro nella /. Centurio in j.
col. jf. de viti, cr pupill. fub. come narra
il Caflaneo Confici. 10. in fin. Se la divcr-
fità di tanti privilegi conceduti a’ Dot-
tori delle Leggi , conlìderarc vorremo,
fono molti fenza dubbio maggiori del -
l’ufo dcH’anello ; come tra gli altri c
quello della nobiltà ; c i Dottori dicitn-
■ tur nobi/es:c la nobiltà flefla è ftlia feien-
fi<t’,comc afferma ilTiraquello con lun-
ga ferie di Autori De Mobilitai, cap .5.
num. 1. c 3. La nobiltà-dei Dottore delle
Leggi palla non lòlo a- figliuoli; ma al
paure, ed agli accendenti , come dice
De Franchi 0 Dee. 564. ed affermano mol-
ti rapportati da Carlo-Antonio de Luca
nel cap.io.c 14. a differenza della nobil-
tà de’ Medici , che c co’i privilegi con-
ceduta alla perfona folamente ; onde-,
fcrillc il Tabbro Definiti, num. io. C.De
•DigniM/ifc.cheiLeggifii hanno la nobil-
tà ; c definii.?, che 1 Medici non acquj-
fiano;ma ritengono la nobiltà dc’natali;
poicchò dottorare li poffono nella Me-
dicina i Giudei, e i Turchi ; ma non nel-
le Leggi Civili , o Canoniche , fecondo
Bartolo l. fin. C. dejudbàs , l.fin. De To-
ltiti. ficome nc meno le perfòne infamie .
gli Eretici , l.fin. C. de ~4dv oc. Vogliono
Ecrò molti , che perda il Medico la no-
iltà. Così dille Garzia De Mobilit.c più
Autori porta Cafarello , jf.99. <711.9. dal
num .9. c 1 5. Non può però tifare l'Anel-
lo da Dottore chi non c dottorato ; per-
chè vogliono, che fc alcuno ufarà le In-
fegne dottorali prima di effer Dottore ,
faccndofi poi Dottore , tali infegne non
fc le diano . Il cafo c nel c. quod quidam,
verf. fi forte in lettura, gl. in verb.exhor-
ruit 1. q. 1. e la feguitano l’Arcidiaco-
no , ed altri riferiti dal Caflaneo Con -
fid. 38. Così ancora , perchè fc alcuno
non eflendo Dottore ti dica tale , o atti
da Dottore egli faccia , dee punirli col-
la pena di fallo , ufurpandofi l'onore-* »
che non è a lui dovuto . I. eos , fi. qui
fc,' ff- De falf. ivi la Glofa , Bartolo» Can-
ccrio Far. rejol. part.z.cap.i. H/on.174.
Giufcppc Riccio De Tublicis Judic.q.tz.
num. 108. Vanzìo De Nullitat. ex defett.
inbabil. Tiraquello De Kobilìt. rup.i 3.
che altri Autori riferifee , i quali ciò
confermano ; e Bartolo Io ripete in altri
luoghi , e’1 Panormitano in c. Diletta in
ulti. noi. Trxla. difle » che commette-*
falfità chi fiufurpa le Infegne di qualtì-
voglia dignità , di cui è privo .
14. L' Anello è dunque a molti
conceduto per cagione dello Spon-
falizio fpiritunlc , o per cagione del-
la-dignità: c4 a tutti gli altri Chcrici e
da’ Conci!} vietato . C-osì nella Sinodo
Tolctana ann.148i.fi ha, che u idclatio -
nc annulorum ahflineant » nifi forte in di -
gnitate condirmi . Così nel Sinodo di
Siena dell’ anno 1 5 24. Nec annulos , nifi
in dignitate conffituti deferant : in quello
di Ravenna del 1607. .Ab annuii et'iam
ufu , nifi uni bus conventi' ex officio digni-
tari* , ahflineant : che fono riferiti dal
Sarnclli . Oflcrva il medefimo * che non
conviene portare più di uno anclloa chi
E a ha
* \ Digitizectby-;
44 Iflor. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gìmma.Lib.I.
iia facilità lii portarlojperchc appo i Ro-
mani era ltimato infame quell’uomo, che
piu anelli portava. Gracco però ripigliò
Memmio in una Declamazione colle pa-
role riferite ca-pun. chequi ripetiamo:
Coffid ra.e,Quir.limltram ejus.en cujus a:i-
toritaiemj. quintini, qui propter mulierum
cupidi latini, ut mulier eff ornatus. Gli £c-
clciìaltici lo debbono portare nella mano
delira 1 perché nella finiiira è proprio
della Spola : c dee cilcre anche onclto,
c non di gran prezzo ; poicchè Nonnio
Senatore, benché Gentile, portando Ina-
nello colla gemma, che valeva ventimi-
la fcflerzj, tu mandato in citilo da Mar-
co-Ante.nio ; acciocché tanto lull'o nella
Città non avelie fcguaci , fecondo che
narra Aldìandro l.i. cap. 19. Vuole an-
cora , che debbano gli Urdinarj avver-
tire a’ Chetici , cllcndofi oggi introdot-
to ,che ognuno di elfi porta l'anello in
dito per loia vanità ; rimediandovi con
quella fola pena , che ha Ietta in molti
Sinodi , di togliere affatto fanello a chi
lo porta , non avendo dignità , che'l ri-
chiegga . Quella proibizione dell’anello
a’ Cherici , che non fonò in dignità con-
ftituiti , è nel Tello Cap. fenult. De Vi-
ta , &■ boneffate Clericorum , ove li legge:
Fibula s omninò non ferant : neque corri-
gias auri , vel argenti ornatum babentes ;
fed nec annulos nifi quibm compel at ex
officio dignità tic : c dice la Glofa : per
annuitoli en'nn pretjumitur matrimoni v.m .
Confermano la llelfa. proibizione mol-
ti Dottori . Bellet ■ Dijquif. Cier. faf.u
iil. De Difciplina Clericor. $.16. num.11.
riferito da Girolamo Fabbro di Raven-
na Trali. De Trotonotar. u tpojìol . cap. io.
1°.
15. Di Umilmente la Chicfn l’Anel-
lo a i Re ; onde fcrifTe Domenico Ma-
gri , Kot it. de’ Votai. Ecclefiiaff.yerb.v4n-
nulus, che il Re di Francia quando fi un-
J;e , riceve Tinello daH'Arcivcfcovo di
ìcms . Giovanni Palazzi ncW’^iquila
.A ubriaca , part.t. libvtf. cap.$. pag.176.
deferi vendo la Coronazione di Maflìmi-
liano Re de’ Romani , dice , elio l'Arci-
vefeovo di Colonia gli prelènto l’anello
dicendo : vdccipe Reg ix dign itati s annu-
itoli , & ■ ferhunc Catbolicx Fidei cogno-
fee fi ignaculum ; ut hodie ordinari! ca-
put , & Vrìnceps Regni , cir Topuli , ita
perjeverabilit autor , ac ffabilitor Cbrifitia-
nitatis , & Cbrifitianx Fidai fias , ut felix
in opere cum Rege Regimi glorierà per
eum , cujus eftbonor , cr gloria per infini-
ta Jecula 1 tculorum , v4»ùn . Ripete le-*
llelle parole nella Coronazione, deferit-
ta ancora tieW-Aquila Vaga lib.zS.tap.i.
ove rifcrjfce la lorma , con cui lì coro-
nano i Re de’ Romani : c numera le in-
fegne Reali , che fono la Spada , che gli
danno i tre Elettori, cioè di C «Ionia, di
Magonza , e di 1 reveri : l’anello , c gli
altri ornamenti, che fi dati dalCoiunic-
fe; come ancora lo feettro , e’1 pomo : e
poi la Corona , che tutti tre gli Elet-
tori gli pongono nel capo. L’Abate
Giovanni Tritemio ninnai. Hirjaug.
Tom.i. pag-sXì. deferive Umilmente le
cerimonie della Coronazione di V ilei—
mo Conte di Olanda in Re de’ Romani
nel 1 245. nel 1. di Novembre, fatta in_»
Aquifgrana . L'ice , che tra gli altri il
Marcitele di Jirandeburgo gli conlcgnp
fanello d’oro collo Scettro Reale nelle
mani, dicendo: Recipe jignaculum Monar-
ch io; , ut Romanum Imperi um in Juo vigo-
re conferves , & invitta virtute abomni ■
Barbarono n incurfiiow liberum defenda , ;
c lì riipofè : vArnn .
16. Rifcrifcc il P. Mcnochio nelle
Stuore par.6. centur.n. cap. 100. i doni
mifteriolì mandati da Innocenzo llI.Pa-
pa al Re d’Inghilterra Riccardo : c fu-
rono quattro Anelli d’oro colle gioje
preziofe: e nella lettera fpiega lo Itefl'o
Papa émiftcrj. Dice, che la rotondità de-
gli Anelli e limbolo dclTeternità:i quat-
tro anelli , c quello numero lignifica la
coflanza della mente coH’ajuto delle
quattro virtù Cardinali , Giullizia, For-
tezza , Prudenza , e Temperanza . Nel
primo lì confiderà la GEiJtizia , che de-
Eell'Vfo ’EccleJìafftco delle Gemme, e degli Attelli.Cap.V. 4.5 !
Ve efcrcitarfi nel giudicare : nel fecon-
do la Fortezza , che dì vigore alle cofc
avverfe : nel terzo la Prudenza , che de-
ve aver luogo nelle cofe dubbiofe : nel
quarto la Temperanza *chc dee render-
ci nelle profferiti temperati . Per l’oro*
metallo il piu preziofo.fi figrrinca la Sa-
pienza* di cui piùbifogno hanno i Prin-'
cipi per governare bene il popolo . II.co-'
lor verde dello Smeraldo rapprefenta la
Fede ; il cetcftc del ZaiHro,la Speranza:
il rollò della Granata, la Caritì-.lo fplcn-
dorc del Topazio, le virtuofe operazio-
ni . Si ha nello Smeraldo quelche dub-
biarti credere : nel Zaffiro quelche dob-
biamo fperare: nella Granata Quelche-*
abbiamo da amare; e nel T ipazio quel-
chc dobbiamo operare ; acciocché paf-
fando, c crefccndo di virtù in virtù* ar-
riviamo ad Deuny Deorttm in Sion . Tut-
to ciò più largamente c fpiegato ncllt_»
Lettera latina del Papa, mancata al Ite ,
che riceve il don > con lòmma riverenza
per mano del Vefcovo Lezovicnfc; e ri-
fpofe c >n lettera di umili cd aifèttuofe
grazie .
17. L’ufo di portar l’anello è nel,
quarto dito della mano , perciò detto
Anulare; ed alcuni Itimano , che lìa
più propria la mano fìnillra , come più
vicina al cuore, c meno foggetta al mo-
to i ma pur lì vede piti in ufo la mano
delira . I Vcfcovi , c i Pontefici lo por-
tavano nel dito Indice deitro, che è (im-
bolo del lilenzio; dovetìdo il Vefcovo
non pubblicare i divini miller j , fe non a
chi c degno: o come altri vogliono; per-
chè debba moftrare a’ fudditi la via del-
la fallite; c flimò Gio: Stefano Durante
De Ritib.EccìefCatb.Ub.i.cap. 9. num.yj.
che quello tifo fu prefo coll’ efempio
degli Ebrei Jere. 2zA1a quando fi cele-
bra Pontificalmente , vogliono , che te-
nere fi debba nel dito anulare per rive-
renza del Sagramcnto ; e così pur dice
il Gavanto Comment.in Ruhr. litigai, pari,
z.tit. 1. fecondo il Cerimoniale de’ Vc-
lcovi tib.i xap, 7. e così debba pure dar-
li all’ Affiliente nell’ atto della Conia?
grazione ; fecondo il Ponteficaie Roma-'
no ; ma ora nell’ anulare 11 co(luma_*
portar continuamente. Altre perfonc di
divcrf) flato lo portano eziandio nelle
altre dita; ma è riprovato il dito di mez-
zo' , cioè il terzo , di cui Pier Valcriano
I1ierogl.]6. fcrilTc: Digitut mediut a fitti
i pfo nome n acccpit ; ab o ficio Mediati ; a
loquendi ufu infamiti impudicus , ire.
e cònchiudc che infami x eft Ilierogly-
f’bicutn. Diogene a certi forallieri ,"che
o ricercavano, che volcTc loro moltra-
rc Dcmoltcne per vederlo , lo mollrò
loro , (tendendo verfo di lui il dito di
mezo invece dell’ Indice, volendolo per
quello notare d’ infamia , c d’ impudi-
cizia . Dice lo Hello Valcriano elTer
Embolo d’ infamia , per le varie cagio-
ni, che aifcgna; e però in quel dito non
fi dee portare 1’ anello . Dicesi anche
Medico, perchè lì lecca , e collo ItelTo
lì gulta il fapore delle vivande ; e pollo
il mcdefimo dito nella gola , lì provoca
il vomito , e fi fcarica lo llomaco trop-
po ripieno per l' ingordigia .
18. Gli Ecclelìaltici portar debbo-;
no 1’ anello quando è a loro conceduto,
non per vaniti ; ma per efercitare le
virtù fignificatc . Dille però Giovanni
Langhccrficio in Speculo -Canonicor. ir
alior. Ecc/efia'l.lib.^.cap. 18. dopo avere
Sato i lignificati degli anelli de’ Ve-
: Conftdiratir, & perpenfv bi/ce an-
nuii fandi/fimit ftgn ificatiolAbut , quod-
que inter facra prefbyterorum , ir aliorum
inferi orum ordinttm ornamenta non nume -
retur: miranium vehementer , imò deplo-
rati dnmett , quoi Canonici tantoperè an-
nuiti hujufmodi abutantur , dum non ai
vlrtutum per illot lignificai arum /tuii, t_.
ampie [fenda ; fed ai vite tir morum fuo -
rum fuperbiam demonltrandam illot magna
arte elaboratoti tir pret iofit lapillit exor -
natoti in digitit fu.it geflant. Vtinam non
folùm fe mutuò 1 verum e ti am Epifcopot
fuot virdttibus per illot ftgnificatit vin-
cerei tir fuperare tanta diligenti a , /òli ci -
tu_
46 ìjl or. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lil.l.
Sudine , cura , &■ fumpttlms contenderent ,
quanta annulos fuos exornare > vi-
deantur, ftudeni: &c.
DeW VJ'o delle Gemme nella Sagra
. Scrittura .
CAP. VI.
• •*
j, T"lNA delle maggiori dignitl
delle Gemme fi cava dall* ufo
loro nella Sagra Scrittura ; poicchè fi è
di ciucile vafuto lo Spirito Santo, molte
fimilitudini togliendo , colle quali ven-
gono fpiegati Dio, gli Angeli, e i Santi,
e molte altre cofc eziandio naturali .
Epifanio, Arria Montano , ed alcuni al-
tri fi hanno prefo la cura di fpiegarc le
Gemme del Sommo Sacerdote co’ i li-
gnificati delle medefìme ; c Franccfco
Kuco ha voluto darne la cognizione
fola delle dodcci Gemme, che fi leggo-
no nell' Apocaliflc , .di alcune altre ag-
Eiugncndo la fpiegazione ; come fpiegò
evino Lcnnio nel libro De Tlant'n fa-
tris , le lìmilitudini , c le parabole ,chc
nelle fagre Lettere fi feorgono , cavate
dalle piante , c dall’ erbe . Non ha però
fatto menzione della Sagra Scrittura ,e
le ha fpiegate da Monco naturale all’
■-
. r .
ufo degli Antichi , volendo perfuaderci
molte favole , c molte colè ripugnanti
alla natura , fecondocchè da lui erano
per vere credute . Pofiìmo raccoglierli
molte Gemme , dalla Sagra Scrittura
nominate , c manifefiarfi i loro lignifi-
cati, e i milleij : ed invero un’ abbon-
dante argomento fi può trovare da fcri-
vcicj ina qui folti alcuni luoghi met-
teremo lotto l’ occhio .
-• Il p'rimo luogo c 1' ElTodo cap.
a8.e cjp.j9.in cui fono deferitte le Velli
fagre del Sommo Sacerdote , adornate
colle fuc Gemme per lo Comando di
Dio, che mcttelfc Mosè , cioè la Vede
Superhumcrale co’ i due Onichini , eia
Ragionale colle dodcci Gemme dillri-;
buite in quattro ordini, c tutte racchiu-
fc con oro , c co’ i nomi fcolpiti de’ do-
dcci figliuoli di Giacob , o Tribù d’
Ifraelc.Ncl primo il Sardio , il Topazio, *
lq Smeraldo : nel fecondo il Carbonchio ,
il Zaffiro , e’1 Diafpro : nel terzo il /.i»x-
rio, 1’ rigata , c 1’ . Ametifto : nel quarto
il Grifolito , il Berillo, e lOniebino . Dc-
fcrive il Conig quello Razionale , ed
afferma averne cavata la figura co’i no-
mi de’ figlinoli da S. Epifanio Vefcovo
di Cipro, cioè :
-O-’ - •
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Dell' Ufo delle Gemme nella Sagra Scrittura. Gap. VI. 47
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Ruben .
L.
2.
Topafius.
Simeon .
L.
3*
Smaragdus ;
Lrvi .
• L.
4-
Carbunculus . ’
J udas .
L.
""j-
Sapphyrus .
Dana .
B,
6.
lafpis .
Nephthali «
13.
U R I M
T H U M-
M I M.
Lincurius .
Cad •
Z.
8n
Achatcs .
Mjer .
z.
•9-
Amethyftus.
Jfachar ,
L.
IO.
Gryfolitus .
- Zàbulon .
L-
1 1.
-* Berillus .
Jofeph ■.
R.
* 2 .
Onyx .
1 Beniamin .
R. .
n>
*-1
N •
•a
p
r?
*-*.
o
Le lettere aggiunte fignificano i nomi
delle Madri di ciafchcduno ; come L.
Lex. Z. anelila: ejus . R. Racbelis . 13. Ba-
lte anelila ejut . cosi dell' altre . Diccil
P. Pavone con S.Agollino l.z.inEx.
<?. 117. avere Iddio comandato , che lì
fcolpiffe con ' lettere nel mezo del Ra-
zionale Vrinii Thummim , e lo Ijiicgano
Dotlrinam.& Rrilatem.Tratt& il P. Eu-
fcbio Nicrembergio,Gicfuita . nel (ap.
104. DeVrim , & Thummim lapidibus
nel libi De Mirandoli* Naturi* Terrx
promiffx , c Rima con Filone , ed Ilìdo-
ro Pelufiota , che fieno fiate due Pietre
miracolofe» date da Dio per annunziar
prima le colè future : c fi portavano
nelle piegature del Razionale . Si Iti-
mano cflcre fiate due pietre lucide»
chiare come Criftallino Ipecchio, dette
Vrim , e Thummim » nel numero di più»
cioè ili* inpamnuitionc* » fen illumina-
ti oue* , & ili# perfezione* » feti comple-
ti ones , polito abftrjfto prò concreto,
More Scrip iurte, invece ùtili luùiijfmi
lapide* , come dice il Forerio , qui prò '
pter muUitudinem , & copiamcorufiatio-
numcìr cmieationum , qua* cmittebani in
rejponfu, [tonificanti im perficiendum, con-
fummaniwti , & complendum , quod qux-
rebatur , numero multi tndini s vocabanturì
Sono molte le opinioni intorno la ma-
niera delle rifpolte , che fi davano per
mezo di quelle pietre ; mentre Davide
1. /{<’£. 3 0.7. dimandò Iddio; Terfequar
latrunculos ho*? gr dixit Domi nus per
'Orini , & Thummim : Verfequere ; abfque
dubio enun comprebendft eos , excuties
prxdam. Stimò il P.Tirco lib.i.Dj .Appo-
ritionibut , cap. 1 i.che era il Sommo Sa-
cerdote con voce interna inltruito nel- ’
le dimande » che faceva . Ciò non piace
al P. Nicrembergio , c crede più torto
polTibilc , che ir» quelle pietre fi vedea-
no fcritte le rilpolle alle dimanderò pu-
re fi vedeano dipinte le immagini di
quelchc fi comandava nelle rilpnfie.
Porta ancora 1’ opinione di Crilìoforo
diCaftro, che prova con altro luogo
V‘ " ' . della
?
• *
•^igttizcd b;
48 Iflor .delle Gemme >e delle "Pietre di Giacinto Gimma.LtlJ.
della Sagra Scrittura , che nelle pietre fi
vedeano le immagini di quello ichc iar
fi dovea per le dimaude latte » ed unum
dicelaii.r XJrim , illhininationet , perfpi-
cuilattr,altcrum Tbrn.min, con] urna tionet,
compie t iene vcritateA ijucd de rejpon-
fo compiendo certi ora reddnent i uterro-
gantes . Quando il Sacerdote quelle im-
magini dimofirava , èveriiimilc, che
quelle pietre rifplendevano. ( osi fi la -
ge in t Ica : D'ies multos frdclunt Fiìii
JJ rutiline Refe , fine Tri nei pe , [me facn-
ficio , fine altari , & J me Ethod , & fiuc
Tberaphim . Stimano , clic fignifica 1’
tri». , e tbuihn.'m del Razionale ; e i
Settanta nell' Efodo if. ed io alni luo-
ghi * quando trovarono quei due nomi»
/piegarono n ani fetta tiovem , o pure per-
Jf unitateli:, & vcr\ta:em : così nel luo—
;od’ Gfea per Tbcnafibim dillcrb tr.ani-
i>yi4lic«r»fjvolendó intendere per quel-
e cofc , per cui le cole future fi mani-
’eflavano : cerne confideran no Cirillo
Akfiandrino, Teodoreto.e Tcofi’atto;
però dice Criltoforo di Cailro « che fia
Vrim , c Thwndfim lo fteflb , che Thera-
pbim , per cui le colè future fi diman-
davano . Tberaphim, però, erano alcune
immaginctte , che davano le- rifj>oll«_-»
ccn voce chiara ; c perche Dio volle
alienare dal. culto del Demonio il po-
polo ; ficomc lafciò fcritto vari modi di
Sagrifìc), che prima al Demonio fi face-
vano ; così agl'llracliti dicd$ accora 1*
Vrim , c Tbummim in luogo del Tbera-
phim, co’ i quali il Demonio fpiegava
le còfe occulte , c le future ; c le diede
al Sommo Sacerdote , acciocché la ple-
be ignorante non adorafTc quelle im-
magini , che nelle due pietre appariva-
no . Sudavano prima al Demonio alcu-
ne adorazioni , e fi ficcano fagrificj poi
a Dio r c crsì quelle maniere maravi-
gli ole , colle quali i Demonj a gli Uo-
mini ancora maravigliofi fi inoltravano,
col predire le cole future > e rivelare le
cofc occulte , fi vedeano gli Oracoli, le
forti cd auguri » cd altre cole > che era-
no falfe profezie , per le quali era nu^
mcrato il Tberaphim . In fuo luogo Id-
dio concedè 1 Vrim, e Thtmmum accioc-
ché fi toglicfTe 1' occafiond alla plebe
ignorante di adorare gi' Idoli . Lia no
dunque due piccioli limolacri diligen-
temente fatti, o per mano di Dio , o de-
gli Artefici, i quali jiertava il Sacerdo-
te tra le piegature del Razionale : c
quando dovea qualche cola dimandarli,
le innalzava , e per mezo di quelle ò
Dio , o l’ Angelo in luo nome rifpen-
dca tutto q lidio, che fare, o non fare fi
dovea, chiaramente, cd cvidcntcmtntcj
c per l' evidenza del parlare , con cui le
rilpefie fi nunifcflavano , c per la veri-
tà del detto, o di quelle, die fi proraet-
tea da compirfi con certezza , uno di-
ceafi Vrim , cioè illuminaùones , per] pi -
cuiuirt : l’altro Tbummim, Conjumrrui-
tionrr, completiones , & veritates , il che
della rifpofla da adempirti rendea certi
coloro, che laccano le dimando . Quan-
do ilfSaccrdote quelle immagini dimo-
firava, è vcrilìmiic , che quelle rifplcp-
devano per guadagnare T attenzione
del popolo , c per cagionarcmaraviglia,
colle quali fi univano al vero Dio, come
Autore di tanti miracoli" . Cosi fcriflc il
P. Nicrcmbergio .
j. Dicono Girolamo De V fi. Sacr.
Filóne de Vita Mofis. Ambrog. proto f.
2. de Fide, ì quali riferifee Girolamo
Laureto Benedettino Syh.~4lkgor. Sacr.
Script, verbale».»; cnc le due gemme
preziofe della prima velie fignificano
tritìo , eia Chic fa'; la 'Fède > c i Pa-
triarchi : i due Lmisferi : il Sole , e la
Luna noli ri aiutatori-, come gli omeri
o Traile fi no i principi della mano . Le
dodcci Gemme del Razionale co’i no-
mi, lignificano i dodcci Patriarchi del
vecchio 1 cflamento , i dodcci Apollo-
li , o recccllcnza di diverfe virtù : i do-
ni dello Spirito Santo : le dodcci co fe ,
che a Crifto convengono , che fimo la
generazione , il figliuolo Unigenito ,
Iddio , la vita , la verità , l’ immagine ,
lo
Digdizèd by Qpogle
Dell' Vfo delle Gemme nella Sagra Scrìttura.Cap . VI. 49
lo fplcndorc, il carattere , la Sapienza ,
la Giuttizia. Significano pure 1 Miraco-
li de’ Santi , che fono di ornamento alla
"Chicli ; o eli ornamenti de' coftumi
della Chiefaitcfla : o i dodeci fegni del
Zodiaco dittimi in due Emisferi , o i
dodeci meli , e legni . Sono difpotti in
quattro ordini per le quattro Stagioni .
Così la fcoltura delle Gemme èia col-
tura delle virtù : gli Ordini fono gli or-
dini delle virtù . L' Arte Gemmaria è
l’arte d'inllruire alle virtù, come fpie-
ga lo Hello Laureto. S- Clemente Alef-
landrino ancora lib. 5. Strom. dice , che
la Velie del Pontefice , che era talare-»,
era lìmbolo del Mondo fenfìbile: le cin-
que gemme lignificavano le fette Stelle
erranti co’i due Carbonchi, per Saturno,
e per la Luna: quello eifendo meridio-
nale, umido , terreftre , e grave ; e que-
lla aerea , Furon polle nel petto, e nel-
le fpalie, per cui eft aftio effecirix pri-
mut frptenarius : e’1 petto c l'abitazio-
ne del cuore , e dell’anima . I trecento
feifama fei fonagli , che pendevano
dalla velie talare, il tempo dell’ anno
pur fono : il Cappello d’oro llefo, ligni-
fica la potetti del Signore , come il ca-
po della Chiefa è il Salvadorc . Colta-»
di pettorale, c fuperumcralc, che c lim-
bolo dell’ opera : e del razionale , che
Lignifica la ragione, cd è l’immagine del
Cielo . Le gemme lucide di fmeraldo
dell’umerale, lignificano il Sole , e 1\_»
Luna aiutatori della natura . Le dodeci
collocate in quattro ordini fopra il pet-
to , ci deferivono il Zodiaco , c le quat-
tro mutazioni dell’ anno . Il Razionale
lignifica il futuro Giudizio , e la Pro-
fezia , la lletta vette talare predice 1 a_*
dilpenfa della carne prclà, per cui li è
veduto più vicino al Mondo . La tona-
ca del Pontefice fantificata , di cui il
Pontefice li fpoglia , lignifica il Mondo,
e la fua creatura fantificata da chi com-
(lofc le cofe buone , che fi fono fatte ; fi
ava, e li vette altrafanta tonaca , la
quale con lui entra nc fegreti • Ma più
fom. J.
ditfufàrncntc va fpiegando quelle Ligni-
ficazioni lo ItclTo S. Clemente Alcilan-
drino , c provando con altri lumi de*
Poeti , e Filofofi gentili1, e Greci , qui
dicuntur fura , qui i Mo/e, & Trophetir
precipua dognata non graie acceperunt :
come più fopra avea detto , e piu pri-
ma provato .
4. Più cofe ancora di quelle dodeci
Gemme hanno fcritto Cornelio a Lapi-
de Comment. in Exod. cap. 28. ed altri
Autori da lui riferiti , cioè che mittica-
mente i nomi de' figliuoli d’ifracle li-
gnificano ; che]il Sacerdote dee pregare
per ciafchcduna Tribù del popolo , e-»
portar quelle fopra le fpalie fue ; et
quattro ordini delle pietre fi leggono
ancora, come dice S. Girolamo, nel Dia-
dema del Principe di Tiro E^ech. i#*
( benché ivi nove pietre fi leggano , che
lignificano i nove ordini degli Angeli t
de’ quali caddero alcuni con Lucifero ,
che rapprefenta il Re di Tiro ) e nell’
.Apocahljc di S. Giovanni cap.11. ove le
dodeci pietre dinotano i dodeci Apollo-
li , che fono i fondamenti della Chiefa
militante; come fpiega altresì Tertul-
liano Hb.^.contra Marc. cap. 1$. Ma_»
Tropologicamente dice , che gli ordini
delle Gemme lignificano le quattro
virtù Cardinali, al dir di S. Girolamo ad
Fabiol. le quali tra loro mclcolandofi ,
formano dodeci coinbinazioni;e ciafehe-
duna Pietra Lignifica il fuo Patriarca, e’I
fuo Apoftolo ; e portano quelle tìmili-
tudim varj Autori, cd arnhe Francc-
lco Ribera lib. $. de Tempio cap. 9.cd
in ^apocalypf. cap. 11. Ma di quelle do-
deci Gemme , c del loro lignificato
trattaremo nel lib.i. nella Storia di cia^
fcheduna Gemma .
5. Il Demonio appena fi vide nel
Cielo creato dal niente , ditte nel fuo
cuore fupcfbamcnte : Similit ero Mltif-
fimo : e nella Terra ancora ha cercato
allo llelfo empiamente attomigiiarfi ,
gli Uomini all’ Idolatria induccndo , ed
ufuxpandofi l’onore , c colto divino ii
Q Ha
Digitizedjjjy Googk
so Ijlor .delle Gemme, t delle P tetre di Giacènte Gimma.Viì.
Ha però operato varie colè » che mara-
viglioic apparivano» fingendo Miracoli»
c dando riipoilc negl’ Idoli \ onde fi ha
nel Salmo pf. Omnet Dii CendumDx-
monia ;e Tertulliano De prajcript. cap.
40. fcriflc : Multa, qua: ju.nl ex lege divi-
na flatuta,à Diabolo iiijnperjlitionii cul-
tumfunt transfuja. Cosi 1 Gentili » che
al Demonio la divinità attribuirono ,
liniero Apolline colla corona tra' loro
falG Dei ornata di dodcci gemme » o
dodeci gran raggi » come due Albrico
De Deor.imagin,
Qiiod toùdem menj'es totidemquod
confidi boras :
e oe fcriirc pure Marziano Cappella lib.
S. de NuptiisThilolo*. & Mercurii .
6. Mi’ Mpocalii]'e eziandio al cap.
ii. da S. Giovanni Apollolo è deferitta
la vifionc della Città celelte , ed a fio-
migliata la chiarezza di Dio • c’I fuo
lume alla pietra preziofa , come pietra
Diafpro limile al Ciiltallo: i fondamen-
Udel muro della Città adornati d’ ogni
pietra preziofa» come fono il Diaf pro , il
Zaffiro » il Calcedonio » lo Smeraldo, A Sar-
donico, il Sardio » il Grijolito, il Berillo ,
il Topazio , il CriJopal]o » il Giacinto, c
Y-dmetiftoi c cosi va clpor.endo le altre
parti della Città Santa . 11 lume , che
quella illuminava » è lo Hello Dio » co-
me leggefi nei ver}, z] .Et Civitar non
tget Sole , necjue Luna , ut luceant in ea ;
nam dorila t Dei illuminavit e am , cir lu-
cerna ejm eft \Agnut . I o llefib lume fi
paragona al Diaipro» che è Gemma ver-
de» c icrma ;come Iddio colla fua luce»
e colla chiara vilione ricrea» e conferma
gli occhi » c la merte de’ Fcati con
ogni coflanza , ed in eterno . I fonda-
menti della Città fonodclcritti col me-
ro delle Stelle per più ragioni» che fpic-
ga Cornelio a Lapide ; fpezialmcnte ♦
perche fiima cficrvi ne’ Cieli vere gem-»
me non terrene » ma celefii , più nobili
delle noflrc , il che raccoglie dal mede-
fimo S. Giovanni » che afferma di aver-
le così vedute; c da Tobia cap. 1$.
verf. a. dicendo S. Agoflino, che le pa-
role della Scrittura fi debbano prende-
re come Tuonano i purché non rechino
cofa diiconvcnevole . Le Gemme » che
fono i fondamenti della Città, fono quel-
le llcfse , che erano nel Razionale del
P< ntefice *. ci dodeci Patriarchi rappre-
fentano i dodeci Apofioli Lignificati per
le Gemme « come fpiecano Ribcra •
Viegas, ed altri. Significano ancora i
dodeci Articoli del Simbolo compoilo
dagli Apofioli , 1 e' quali fi contengono
le verità fondamentali della Fede » e-/
della Chiefa Trionfante , c Militante .
Così lo fielso Cornelio dithifamentc, fe-
condo il parere degli altri , adatta cia-
fchcduna Gemma , fecondo le proprie-,
virtù, al fuo Patriarca, ed al fuo Apollo-
lo , ed all' Articolo della Fede ile qua-
li colè qui difiintamente non polliamo
trafcrivcrc .
7. Gli Angeli ancora per le gemme
fono fpiegati in Ezechiele cap.t9. così i
doni dello Spirito Santo in E fa':a t. c le
Gemme candide dinotano gli Angelici
dir di S. Dionigi CatlefL Hirrarch. 15.6
così p ù cofe co’i nomi delle. Gemme
fono lpicgatc in più luoghi delia Sagra-
Scrittura, le quali fono deferitte da’
Dottori , c da’ Cementatori e Spofi-
tori fagri, che qui raccogliere non pof-
fìamo;baflando ai aver dimofirato l’ufo
delle Gemme così nel Pecchie , come-»
nel Huovo Tcftamento .
Degli Scrittori delle Gemme.
CAP. VÌI.
1. Q Crive Alberto Magno nella
O Trefat. lib. 1. De Reb. Melali.
che alcuni Domini di grande autorità
Della Filolofia , facendo trattato non di
tutte , ma di alcune fpezie di pietre »
affermano di aver fatto una bastevole
memoria di quelle , come fono Ermete
Lvacc Re degli Arabi , Diofcoridc, Aa-
ro*, e Giofcnò, che trattando delle fo-
le
Degli Scrittori delle Gemme . Cap. VII. fi
le pietre preziofe , non hanno trattato
di tutte le fpczic delle pietre . Sogghi-
gno , che meno baltevolc notizia n‘ ab-
bia data Plinio nella Tua Storia Natura-
le » non ad'cgnando con Capienza le ca-
gioni delle pietre in comune : e non_«
volendo egli cfaminar le fentenze di
tutù , dice* che lì raccoglie la feienza
dagli errori di molti .
z. Ma farebbe degno di rimproccia-
mcnto Alberto ,che gli altri acculi , fe
l’ Opufcolo De Mineralibus , cSr R “bus
MitaUiciuche l'uà fatica é comunemen-
te Iti, nata , fua fjfse veramente. Tiat-
ta egli , o chiunque Ha. delle Pietre in
cornane nel primo libro , nel fecondo
delle Pietre preziofe anche in comune
nel primo Trattato : c nel fecondo de-
ferivo brevemente le pietre per ordine
di ultabctodifpoltc : e nel terzoTratta-
t o , che è parte dello ilefso libro , trat-
ta de’ Sigilli delle pietre , infognando i
modi di fabbricare i più fperimcntati: e
li feufa nel fine « che fpieear nan ha po-
tuto tutto il Lapidario di Ariftotile, di
cui ha folamente avuto alcune propo-
nzi ani . Altro libro fi ha di Alberto De
y’irtuiibus berbarum , <jr lapidum . .
t. Chi legge con accuratezza il
fuddetto libro , non potrà negare , che
lia pieno di favole , e di fupsritizioni ,
fpefso i fuperltiziolì Maghi celebrando,
e cole mirabili, alla Natura ripugnanti,
proponendo . Seguita egli 1 opinione
degli Antichi intorno la materia , la_*
generazione delle pietre , delle quali
aliai fcarfamente fenile coll’ ordine di
alfabeto , moltilfime tralafciò ,c molte
Ipezic confufc ; ancorché una intera co-
gnizione di tutte le pietre abbia pro-
mellb .
4. Con giudizio dubitò Roberto
Boilc, le quello libro lìa vero di Alber-
to, o più tolto fpurio, dicendo: Nifi for-
te bujus nome> t imputatone libri f putii
injuria aficiatur . in niun conto però
polliamo indurci a credere , che lìa ope-
ra di Alberto , Dottore infigne e pio.
per le fupct flizioni , che in quella lì
leggono ; benché il P. Pietro jainmy ,
Dottore in Teologia Domenicano ,à*
abbia polla col titolo De Mineralibus
lib.]. nel fine del Tomo 2. delle Opere
dello Hello Alberto, llampatc in Li jnc
in Tomi 21. nell’anno 1651. fenza-,
punto dubitarne . fu pure attribuito
ad Alberto Magno fallamente il libro
De fecrctis Muhernm , come lì ha dall’
Indice Romano de' libri proibiti . Vuole
il Bellarmino De Script. EccleJ. che non
fono di Alberto i libri De Mirabilibus ;
c 1’ altro De fecrctis Mnlierum : Jcd H ter-
ne liber indignar eli , qui ta tto viro tri -
uJtur 1 nam fnper]iitiofa qundatu conti-
nui, ir multa vana. Cosi pure affermò il
P. Delrio Difquis. Mag.t.lib. t.cap.i.
Alberto Magno tr butus liber De Mira-
bilibut, vantate, & JuperJlitione refertut
e!t i fed Magno Dottori parlar fuppoftti-
tiur . Anche Giovanni Imperiale nel
Mufeo Ulorico dille : Notam plerìau: Ma-
gno inuflérunt Mlberto , quol inlibris De
Mirabilibus Mundi, plurima congerat,qu&
vel dottiljimorum captum effugiant . £«••
veri multa reor opufcula prxfùlgidum tan-
ti viri no.nen ementiri ad legentium gra-
ttati, <]ujì necfomniavit Mbertus : nimia
quippè Strip torum celfitudo , & opinio -
nuji lirn\itas,in abditijsimorerum omnium
examine ; quatti ab ineptis quorundam
co n itene is, qux illi vlilgus adfcnbit , ab-
bonenti, C uili bet vel OjCitanter legenti
perfpicuum / ii.il P.Gafparo Scotto. Gic-
fjita, nel libro, che ferule Joco-feriorum
Naturx , jr Mrtir , col finto nome di
Afpalìo Cararnuelio, Cintar. t.propof.zó.
in Annotai, dille : Mlbtrtiis , vel potius
Tfeudo- Albertus Magnar , in libello De
Mirabilibus Mundi: e nella Tropofu.fS.
anche fcrilfe Tfeudo-M.bertus Mag ia s in
[ceretti Jais :e ripete lo Hello nella-,
T’ropo/if.ój.dclla Hclla Centuria . L’ Ab.
Giovanni Tritemio Totn.z. ninnai. Hir-
faugienf. a mo ìetodargamente difende,
che Alberto non fu Hato Negromante,
9é Mago fupcrftiziofo , e che non abbi*
Ci krit-
<i2 lftor.delle Ger/meye delle "Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
fcritto cofa alcuna di Negromanzia , nè
fieno fuoi tanti libri , e volumi Negro-
mantici, Magici , c di arti fuperlliziofe,
che lì veggono col di lui nome ; ma più
tofto finti da’ Calunniatori . Tommafo
l aulìo nell’ Orat. prò Germania , dopo
aver lodato Alberto per le fue Dottri-
ne, foggiugne : M propinatiti caieroijuin
Diabolica Magia: inipojturi: alieni/ ri-
mili . Cesi a molti Padri della ChiefaL.»
Cattolica altre Opere hanno appropria-
to, come liimiam i , che ad Alberto lì
vede attribuito il libro delle Pietre, pie-
no di favole, e di fupertfizioni, trafCrit-
te ancora da’ fuperftiziofi Arabi . Al
Venerabile teda gli Eretici attribui-
rono la Ruota Cabaliliica , c 1’ hanno
inferita nel Tomo i. delle fue Opere-*
fìampatc in Balìlea ; ma che non lìa di
Bcda, l’ attcllano Deirio l.i.feci. 9. Dif-
quiftt. Magic. Tommafo del Bene De
Vffic.Inqkilitor.part .i.dub.l 1 c fc
folle di Beda quella Ruota , ben l’ av-
rebbe regilfrata nel Catalogo delle fue
Opere il Tritemio lib. z. DcVir. illnllr.
D rd.S. Benediti. Si crede però , che fia la
/fella Ruota,di Apulcjo Pitagorico (fe-
condo che dicono i Dottori da Deirio
riferiti ) il quale fu accufato di fuper-
iìiziofa Magia ne’ tempi di S. Agofti-
no, che ne fa menzione nell’ Epifi. 5. ad
Marcelìinam : e della /fella Ruota più
cofe ha fcritto Marcello Megalio nel
j Promptuar. Tbeclog. Tom. 1 . verb • Beda.
Crediamo dunque , che di libro delle-»
Pietre non fia di Alberto • c lo Iteflb
Tritemio ci conferma nella opinione-»,
che abbiamo ; poicchè negli /teflì Ma-
nali forma il Catalogo de’ libri di Al-
berto , c fidamente regilfra l’ Opera De
Mineralibus lib.i. fenza che faccia men-
zione de' tre libri De Rebus Metallici!, c
De Mineralibus lib. 5. Baccone Verula-
mio De Mugument. Scienti ar. lib. 1. ( co-
me lo riferifee il Popeblunt in Tlinio
119.) fcrilfc *. Srripta Thmi , Cardani,
Mlberti,& plurimorum ex Mrabibustom-
mcntiti it, & jalulofis narrationibus paf-
fim fcatent » iifque nonfolum incerili ,
neutiquamprobatis ; /ed perjpicuè falfis ,
& nuiniftjiò convitili . £ ciò non fen-
za maraviglia ; perche molte cofe Ri-
miamo ad Alberto falfamente attribui-
te. Altro.Catalogo de’ fuoi libri ne for-
mo il P. Ferdinando del Calliglio «anti-
co Autore Domenicano Spagnuolo.che
nella lùa i/loria di S. Domenico part. 1.
lib.$.cap. 48. attelfa clTcre itati venduti
fotto il gloriofo nome di Alberto libri»
e trattati varj , anche infami, per l’am-
bizione degli Stampatori nel voler ven-
dei bene i libri, e per lo modo perver-
fo » che è fiato lcmprc nel Mondo , il
quale hanno anche avuto per confue-
tudine gli Eretici prima , e dopo S. Gi-
rolamo, dar tuori le loro Opere con ti-
tolo, c nome di altri , e così vendere la
loro fa Ili (Urna dottrina. Conferma lo
ftefib il P.Caitiglio edere avvenuto ad
Alberto dopo la fua morte , e ripete-»
quanto n’ avea fcritto il Tritemio . Ri-
feriremo però quelli libri , come di Al-
bcrtol benché crediamo , che fuoi non
fieno; acciocché feiuir ci facciamo, per-
chè da tutti così è citato ; onde fc tal-
volta l’ impugnaremo, non farà Alber-
to l’impugnato; ma chi ha voluto ufur-
parlì il liio nome .
5. Il Lapidario di Ariftotile , e tanti
libri di Autori Greci , ed Arabi , cd
Ebrei altresì, fono anche pieni di vanità,
come oflcrviamo da’ luoghi , che fono
fiati traferitti da varj Autori , che gli
han veduti ; c lo ftcflb Lapidario , che
non fia di Arifiotilé , 1’ abbiamo dimo-
If rato nell’ Idea dell’ Iftor ia dell’ Italia
Letterata , trattando del Bollolo Nauti-
co ; dicendo il P. Chircher non eflcrvi
Autore , che di tal libro di Ariftotile
faccia menzione . Lo fiima anche falfo
da' nomi Zoron , ed Mfon nello ftellò li-
bro nominati, che non fono Arabici . nè
Ebraici , nè de' Caldei , nè de’ Greci ; c
i libri , che fi Rimano di Ariftotile, fono
tutti in Greco .
6. Plinio nella fua I/lor ia Naturali*,
come
Digitized by C
Begli Scrittori delle
come abbi am detto , cavando le notizie
da Autori Greci , ed antichi , ha fcritto
imperfettamente e con molta confufìo-
ne , e brevità , delle Gemme: conferma
più favole , ed altre ne riprova; e fpclfo
confonde i nomi , e le Ipezie , come più
fuot difetti offervaremo in quella lito-
ria . Da lui , come il più antico tra’ La-
tini , e perchè è più coma ne, la fua ope-
ra , quali tutti sii Scrittori hanno rico-
piato , con farli da lui guidare .
Solino, benché Ha la Scùni<i,ei Com-
pilatore di "Plinio , di poche Gemme ha
fcritto ;cd Eliano , c molti altri Anti-
chi,da Plinio non differifcono .
7. Diofcoride nel lib.) .della fua ope-
ra , e Galeno lib.K. Simplic. Medicamen-
tor. Avicenna , Mcfue , ed altri di alcu-
ne pietre più tolto , le quali all’ufo me-'
dico appartengono , che delle gemme-»
hanno lcritto . Così anche Mattiolo nc’
Coment i a Diojcoride , Giovanni Kcno-
dco , lib. i. jeft.z. Difpenjator. Medie.
Scrodero afferma aver prefo tutto il fuo
dall’intero Trattato di A nfelmo Boezio,
e da Corrado Kunrat , che fcrifl'e De La-
pidibus pretiofis , dr minus pretiofis, utro-
rumque praparat ioni bus , & jacultaiibus ,
part.i. nati. 10. nella fua A le dui! a defiil-
latoria , Molti Medici o di qualche pie-
tra , o di molte hanno fcritto ancora per
ufo della Medicina , come fono Michele
Etmullero in Scbrodero dilucida G Giu-
seppe Donzelli nel Teatro Farmaceutico,
Matteo Silvatico nelle Tandette nella-»
voce Lapis , ove colle llclTc parole ha
traferitto quel trattato » che ad Alberto
c attribuito .
8. Altri dentro le loro Opere diver-
fe notizie delle pietre hanno dato , co-
me fono Ifidoro Etymologic.cap.Cuz 7.BC-
da De Natura rer. Vincenzo Vefcovo
Bellovaccnlc Bihliothecee Mundi, vel Spe-
culi, Tom. 1. lib.S. Bercorio in Redufto-
rio ; Celio Rodigino Letlion. antiquar.
lib.i.cap.9. Simonc Majolo Dier.Canitu-
lar. Levino Lemnio De oceultìs Nalur.
Aùracul.lib.i. cap. jo. Gaudenzio Mcru-
Gemme. Cap. VII. s3
la dcntrola fua Selva : Giovambatilìi-*
Porta , Antonio Mizaldo , Giovamba-
tifta Bonardo nell’Opufcolo Miniera del
Mondo , che ha traferitto da Plinio» e da
Alberto . Così Girolamo Cardano più
cofe delle pietre ha fondamente fcritto
ne’ fuoi libri De Subtilitate , c De Varie-
tale rerum : ed ha pure trattato De Geni -
mis , & ColoriBus in uno de’ fuoi Opu-
scoli , clic non è Sazievole , nè reca di
tutte la notizia . Hanno quelli , ed altri
Simili Scrittori per lo piu raccolto da_»
Plinio, e da qualche altro degli Antichi;
c però Spello le cofe loro "puzzano di
antichità , e di favole , di vanità Allro-
logiche , c di fupcrllizioni credute per
vere ; benché inoltri Cardano ne’ fuoi li-
bri , che feriva da fc ItelTo Senza riferire
altro Autore così nel lib.18. de Varietà
come nel lib. 7. de Subtil. ove tratta del-
le Pietre . Ha fenza dubbio molte cole
non ifprczzcvoli , che in Plinio, cd in
altri Antichi non lì trovano, di fimil fa-
rina Scrittori, i quali più tolto un Cata-
logo delle pietre , ed anche imperfetto ,
che un Trattato hanno fcritto.Ma c poi
Soverchio alle Sue vanità ofupcrltiziofe,
o Alìrologiche affezionato j onde con
Cautela legger lì dee . Garzia dall’Orto,
Medico Portoghefe, nellV/foriu de Sem-
plici ^ironia: i venuti dall’lndie part. 1.
cap.^j. poche pietre da lui vedute ha
deferitte; ma con giudizio : cosi Nico-
lò Monardc ; e quelli per quel poco che
ferirtelo , tra buoni Scrittori annovera-
re lì polfono. Gualtero Carleton, altre-
sì Medico Inglefc, Iu fcritto De Vari ir
Fo!]:l. generi bus, pollo dietro il fuo O10-
mafìicon Zoicon : e benché non fìa favo-
lofo , è nondimeno affai breve, ed appe-
na nel fuo Catalogo delle Pietre di la_»
notizia de’ nomi di alcune più nominate.
9. Delle Gemme nominate nelli_»
Sagra Scrittura hanno alcuni anche fcrit-
to , come S. Epifanio De Gemmis Starmi
Sacerdote : Arias Montano , Ugon •-> ,
Cornelio à Lapide nc’ Commentar. ExoL
cap. zi. cd Mpocalypf. cap.it. Alcazar ,
Digitized
54 Ift or -delle Gemme ^ e delle "Pietre di Giacinto Gimma.hìb.l.
R itera , ed altri Spolitori . Andrea Bac-
ii De Gtmn.is Sdir. Script. Molti Santi
l’adii ancora» Dottori» Spolitori, e Teo-
logi di alcune Gemme trattarono ; ma
-non penfarono eliì di filofòfarc . Sent-
iero piu tolto fecondo la dottrina de’Fi-
loloh , c di Plinio fpezialmente , da cui
hanno trafcritto,per cavarne i varj Pen-
timenti morali, e i Simboli dalle pro-
prietà , c virtù delle pietre , le quali in
quei iccoli erano per vere accettate; on-
ilc non e maraviglia , fc alcune cole na-
turali hanno ritento , gli Autori Udii ,
onde le ricavarono, citando, le quali ora
per vere non ri Itimano ; ballando loro
averne inoltrata la moralità, come dire-
mo nel cap.iz. ^trt.\.
10. i u ocello Rueo ha pure fcritto
delle Gemme nominate da S. Giovan-
ni neH'ofpoCa/iJJf ; alle quali ha aggiun-
ta la' lpiegazione di alcune altre ; ma le
hà ueiontte colle llellc parole di Plinio,
fecondo lo Hello di lui lcntimento; nar-
ta fpeffo delle favole , e fpelTo ancora
vi aggiugne delle fuc , delle quali fare-
mo menzione a’ tuoi luoghi . Graziofa
c quella tavola della virtìì Diamantifica,
da lui allcgnata per vera , colla quale-*
crede e vuol pcrltiadcrc con gli ctempj ,
thè i Diamanti negli Scrigni delle Cafe
partorivano altri Liamanti, c fi molti-
plichino da le ltefii .
ti. Giovanni -Giacomo Beccherò
Tom. r. Thyj. Subtcrran.iib. i .fefl.^.cap. 5.
ha fcritto il folo Catalogo delle Gem-
me , e delle pietre , c confelTa aver tut-
to cavato dalla Notizia Minerale della-*
differenza delle pietre del Gioitone ; di
110 fiutandoli ; avendola anche ricavata
da Anici mo Boezio , c da altri Gioitone
itcìiu . Non è però quello un trattato ;
ma una fempliee notizia , che dare ha_*
egli voluto.
11. Camillo Lionardo, Medico di Pe-
faro .feriffe il fuo libro deile Pietre col
titolo Spcculumlapidion nell’anno ìjif.
c lo (lampo in Venezia , dedicandolo al
Duca telare Borgia . Altra ilampa del-
lo fieffo fu fatta in Parigi nel 1610. col-
l’aggiunta di altra. Opera col titolo Sym-
patbia Jiptemmetallorum , acfeptemjele -
cìorum Lapidi m ad TlanetatrD.Tetri ~4r~
lenfis de Scudalupit Tretbyteri Hierofol.
in 8. Moltoè lodato Lionardo da Gior-
gio Baglivo,PiofelTorc pubblico nella Sa-
pienza di Roma , c di onore voi tama_»,
nel trattato De Pegetatione Lapidum in
fin. ed e nominato dallo licitò Doti ufi-
mus ^ tutor in aureo libro de Gemmii .
Quelche ci reca maraviglia è, che ildot-
to Baglivo per prova della fua opinione
pjrta un luogo dello Hello Lionardo ,
che loda, c crede qticlchcc favolofo,at-
tellato per vero dal Lionardo, lib. 1.
cap. $. cioè , che nc' fuoi tempi fieno ca-
duce pietre di molta grandezza dalle-,
nuvole nella Francia , come cadde dal
Sole quella , che prediTc Anaflagoru
nelle parti della Tracia , che era guan-
to un Carro , e tutta di color bruciato ;
e che non fia maraviglia , fc Arifiotile-»
lib. Mineralium dica effere caduto dal-
l'aria il ferro di grandezza notabile;
poicchc le acque hanno gran virtù di
produrre lepietre, non per virtù propria;
ma perchè (corrono per li luoghi mine-
rali , c prendono la virtù di quelli ; on-
de le acque Itelfc fi mutano in pietre ,
fecondo Àriilotilc , ed apporta altri
efempj . Tutto ciò dice fl Baglivo ;
ma è pur favola , che le pietre cadano
dalle nuvole , c dal Sole , c che ivi fie-
no generate, c la dimoHrercmo al fuo
luogo ; e'1 Libro del Lionardo c una
copia , e ripetizione di quanto fcriflero
gli Autori antichi . La prima edizione ,
cne abbiam veduta , fatta nell'accenna-
to anno piena di errori , c di fogli 16.
in 4. c di carattere largo , con tutte le
lettere , e Tavole , e benché nel proe-
mio lì dichiari , che trattare abbia volu-
to compiutamente delle pietre» il che
prima di lui niunonvea fatto ( così egli
dice ) è nondimeno il fuo libro lina ri-
petizione affai più breve diquclchc fi
trova fcritto Hai tinto Alberto Magno .
Dal
Degli Scrittori delle Gemme. Cap. VII. ss
Dal Cafr.'j.Ae\ Li b. 1. comincia a tratta-
re di tutte le pietre , de' loro nomi , c
virtù coll’ ordine dell’ alfabeto , di cia-
fcheduna brevemente fcrivcndo, e i no-
mi i'pelTo llorpiando; onde più tolto un
Catalogo di nomi, che un trattato delle
pietre lì può certamente appellare . Di
ogni pietra appena fcrilTe due , tre , o
iù riga, c rare volte in alcuna lì dirfon-
Cie nomina alcune , non perchè lì fap-
Eiano , che vi lìeno; ma folo perche le
a trovate , c per cagionar maraviglia:
vi cita Autori pellegrini , o Arabi ; ac-
ciocché fc gli dia fede. Nel,£i6.$. è tut-
to applicato alla fcoltura delle pieti c*
che nomina Sigilli , e Scolture Àllro-
nomichc , c Magiche , da’ libri Arabi»
ed adatto fuperlliziofi cavate ; oltre le
favole, e vanità , di cui fon pieni , delle
cpiali ne faremo in tutta la noltra Mo-
ria menzione ; ed egli lteffo nel cap. f.
del l'tb.i.ft dichiara aver tutto tralcrit-
to e ricavato da varj Autori, da lui Ucf-
fo nominati, che fono Dtofcoridc , Ari-
llotile, Ermete, Evace,;Serapione, Avi-
cenna, Mefue , Salomone, il Fifiologo,
Plinio, Solino, Elimando , Indoro, Ari-
ftotile nel Lapidario , Arnaldo , Giuba»
Dionigi Alclìandrino, Alberto Magno,
Vincenzo Illorico * Tetcl Rubano , ed
altri, ; cui libri non fono di grande au-
torità; perchè alcuni fono fìnti, altri ca-
vati da fonti Arabici, e però nell* Indi-
ce de' libri proibiti dalla Sagra Con-
gregazione è regillrato lo (ledo libro
di Camillo Lionardo. Nell’ Epijtola -Ad
Societatem Ltcurioforum » polla avanti le
nollre Didertazioni De Hominibns , <j?*
.Animalifrns Fabuloftt , abbiamo aderito
col P. Compio a Lapide fuprr lib.^-Reg.
che Salomone offendo flato il più dot-
to Uomo ,e’l più favio , perchè da Dio
Ticevè la Scienza , abbia difputato di
tutte le cofe, anche delle naturalijnon-
dimeno i fuoi libri non lì ritrovano;
perchè lì fono adatto perduti nello fpa-
zio di tanti fecoli , come quelli di mol-
ti Profeti , e di varj Uomini dotti . E’
però fallo il libro Lapidum pretto forum
di Salomone , che fpedo cita il Lionar«
do, come ancora il Lapidario di Arilto-
tile, quelli di Alberto Magno , ed altri»
i quali fono anche pieni di vaniti , c
fupciìtizioni , che furon proprie degli
Arabi, c non fenza maraviglia con buo-
na fede lì veggono trafentte da Autori
Griiliani, c Cattolici ; ma la vanità del-
lo flcdo Lionardo mollrarcmo più
apertamente nel cap. 1 6. e veramente
non vi è alcuno Autor^ di fino giu-
dizio , che pofsa approvare quante
(ciocchczze na egli Icritte inquelfuo
picciolo libro , da altri fciocchi Scritto-
ri piu tolto traferitto - Muove a rilo
tutto il terzo libro , in cuipretende in-
fegnare la vana feienza de’ Sigilli Agro-
nomici , e Magici ; ancorché egli flelfo
l’ ailermi ditlicililTìma , perchè affatto
perduta: dicendo nel cap. t. del lif. $. Et
licèi .Albert i Maini dilla parumper me
p. rterrea it , dienti 1 1 .Antijuorum enirn
fapìentum fculptufam de Sigilli* lapidnm
pauci feiunt , nec feiri poj'unt , nifi limiti
.Allronomictt Magic x , ac Secronan’ìcx
feiantur feienlix. Sed rum hxfcie itias bit
temporibus , acelapftt per multo r jmot in
paucis exliterint ; idei ie t ili materia-*
pauca reperì untur . E pure il dotto Ba-
glivo appella aureo il fuo libro.
15. Lodovico Dolce il me de lìmo
opufcolo di Camillo Lionardo in lingua
Italiana tradulTe.c tacendo il nome dell’
Autore , lo (lampo come fua Oj>era in
Venezia nel ij6j. Contro il Dolce fi
adira il Baglivo , dicendo : 0 turpe pla-
gium, 0 dete'labi le Furtum , 0 ca.'anitat.'/n
deplorandam Li ter ari x Reipublicx l Qi{X
quidem calami tas.ne die am pe'fis ,cum tu-
fi rii etiam temporibus vi^eat , utile al-
mo duri} eflct , fi a uh Tlagtorum hiflorian
texeret , veris .Auéìoribus fua Opera
re flit uer et .
14. Tra gli Scrittori delle Pietre
(limano i migliori 1' Agricola , Boez o
de Boot .Gcfncro , l’Encclio » AJdru-
vando, ed alcuni, che delle pietre Ite.ìb
hanno
$<S ljf or .delle Gemme, e delle Vietre di Giaciuto G'ttnnta.Ub.J.
hanno ferino ne’ loro Mufci , come il
Vormio, il Calceolari , c limili; benché
negar non polliamo, che qualche Scrit-
tore di Muleo , più tolto l'rafcrittore,
che Autore veder li taccia .
15. Giorgio Agricola fcrifle con
molta pratica c diligenza le colè fuc,ed
è comunemente lodato; ed Andrea-*
Mattiolo nel lib. 5. fopra Diolcoride
cap.ioi. cosi dille: Vi peritifiimui mefite
ac dottij limiti Agricola injuit DeFof-
f titani borii difoenitr adnotjvit. Cosi di
lui ferule Gabriele fallopio De Metall.
ór Foj il. cap. 1. molto encomiandole**.
^igricola G.rmanui vir dottij limiti , <y«i
hbrum Jcrifju pulcberrinium Decaufir, ór
» rtujhbtcrraneorum , in quo etiamartem
efloaiendi ipje docet. Strippi ctiamvir il -
le atta ofeia, ir quidem p alcra ; feri pjijjet-
que adbitC , nifi morte juifjet prò ventai;
nani audio, quei inceperat jeribere Hi Jlo-
riai Germanica!, quai Jt babuiffemus.pro-
fedò arbitrar , quod fuifjent conferendo
cum Romani s Hijtoriis f tamvenultc , at-
que af polite virille omnia explicabat.p'ir
itaaue i/le gravi] simm , ir peri tifs'i nini
di/tinguit Jubterranca, qiue arte efjodiutt-
tur, &c. Ma il medefimo Fallopio ,che
molto loda Giorgio Agricola De Re
Metallica, o DeFojtilibui , fpelfo l'peflb
l’ impugna , ed alle fuc opinioni con-
traddice ■
16. Anfelmo Boezio de Boot , Me-
dico di Ridollo 11. Imperadore,fcrùrc la
Storia delle Gemme in latino idioma,
e Criliiano Lnclio De Erario Trincipit
fart.i .cap.-j. in fin.cosi lo cita; ^infclmi
Boetii Gemmar um , ór Lapidimi Hijioria
aulì a ab Adriano Tali. Lu°d.Bat.i6)6.&'
1647. 8. Danno a quelto Autore
molta lode ; e lo Scrodero nella Minerò -
logiacap. 4. così dille; Integrimi , & in -
[igne traci atum De Lapidi bus conjcripfit
nobiliJt.^tnJrlniHS Boetbim de Boodt, Me-
diati Rudolpbi II. qtteni in deferibendii
lapidibut poùjsimumfum Jequutui. Cor-
nelio a Lapide in Lxoi.cap.itf.fcridc an-
cora : Boema Me &cui jnfignis , ór Gem-
mar iui. Roberto lloile Sfeci 1 n. Gemmar.
dice dello lidio; Meequidem tanto ri-
gore abreptim fama celebritai , quo intcr
truditos gaudi- 1 indujirius In.p. Rodulpbi
Medicus Boetius de Boot, compatii dijhn-
guere ipjum, aeduot , tre jve aliot Malore s
ncentiores, qui in librit attenui materia-
in dijcurjum de Gemmii qiiibufdamobiter
occajtone data digredì untur a paiàmjabu -
lo/ ir 1 Hit Jcripioribut Mi^aldo , ve.
Molte dottrine dello lidio Boezio 11
leggono nelle Opere del P. Cornelio a
Lapide , e cosi piti volte 1’ abbiamo ci-
tato; ma fcrille egli prima delle nuove
opinioni de* Moderni .
17. Di Criltoforo Encelio IcrilTe
Mattiolo lib.i.DioJcor.cap. 74-con poca
lode, dicendo: Coterum bine Jatii conia-
re arbitror, (.brillo f horum Enceiiuin (face
viri alioquin dodi dixerim) planò bal-
lùcinar i, quod iib.ycap. 27. de Re Metal-
lica, Toetarum jortajr , <y alioruni quo-
rundam f abiti ir addi dui magli, quàmve-
rir probali] timorum Mutorum iefiimoniis
probare contendat , Lyncurium ex urina
Lyncis coalejcere , atque ex mari t urina
fulvum fieri , ex fantino vero urina , al-
bum. Andrea Libavio De Bituminib. lib.
R.cap. } 8. difende Lncelio l'crivendo:
Matibielui vulgarem Lyncurium exflodit
cumjuouju, ór accufat cjus probatores
neghilo familiaritatii Diojcoridii , ór
honorum „ iutorum ; Jcd non Jatii attenta
mente, animoqueconeitatiore, quìmpar
crai. Si principia cognovijiet , non mino-
re j tire ad calcatoi conmondafjet , óre. in-
di ridice: Sed illuni hominem Jopr a vero
abripuit affettai . ... ór Jofè idem m> -
lioribus , & uuuquam intellcttii fen ten-
tili objicit lapfui, errore 1, ófnejcw quid *
monfirorvm . Non conmoveantur ftudioji
Uliut bominii alioquin non contmuentLc
erutiiionit excandrjcentia . Chriltopborus
Encehut , quem ille Commeniater nomina -
t imve\at, óre. Benché pero nella fua
opera creda fpellb alle favole ,c le am-
metta Mattiolo: è nondimeno degno di
bialimo in quello luogo; poicchépura
favo-
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Degli Scrittore citile Gemmi. Gap. Pii. J7
favola ètche il Lincurio (ì produca dall'
orina del Lince : e ’l medelìmo afferma
Plinio ancora ; benché Libavio creda-»
podi bile il contrario j del che fcrivere-
mo nel lib. j.lc loro opinioni confu-
tando .
18. Scriire Roberto Boile nel fuo
Opufcolo col titolo Specimen de Gemmi s,
che i libri delle Gemme , i quali per lo
volgo fi veggono fparfi,non lono ugua-
li alla nobiltà delle Gemme ftefle » c la
loro Storia è così piena di favole , che
gli Uomini dotti hanno giuflamentc
negate tante virtù niente probabili > c
talvolta imponìbili . Loda però Boezio
de Booti c duci o tre altri eie’ Modernii
che non nominai i quali dentro i libri
di altra materia hanno di alcune gem-
me difeorfo . Gli diftingue dagli Scrit-
tori chiaramente favolofi t come Anto-
nio Mizaldo i il finto Alberto Magnoi
Giovambatifta Portai Chiranidc i cd al-
tro i la cui erudizione avea data fpe-
ranza di miglior cautela c giudizio. Nel
principio della Sebi. i. bialima gli Scrit-
tori della Magia Naturale! e gli Uomi-
ni di fede approvata , e celebri i i quali
con più moderatezza doveano efporre
ne’ loro Scritti varie cofe fciocche del-
le Gcmmei impoflìbilii e ripugnanti al-
la natura ; e penfa corum credulo! bomi-
net inter eos , qui Thilojopborum litulum
ambiunt, vel merentur i non minut eje ra-
rot , quàm Gemmx ipfx funt inter lapi-
dei. Itti edam, qui admittere pofjunt hu-
jufmoii improbabile! fabula! tanto affi-
ci antur ab homnibm juiicio pollentibus
contemptu , &■ vituperio , quanta Gemmx
à divitibus xflimatione cxtollunt , per
dirla colle fue parolcitradottc nell’idio-
ma latino .
19. Lo {ledo Boile 1 meritevole di
gran lodci non ha fcritto la Storia delle
Gemme; ed ha folo lafciato il fuo giu-
dizio dell' origine, e delle virtù loro, a
cui diè titolo De Gemmarum origine , ù*
virtutibut .
zo. Ulifie Aldrovando,nobile di Bo-
ro/». /.
logna , ci ha veramente lafciata una_»
fomma fatica nella Storia Naturale ; ed
è ben meritevole di quella lode, che gli
fu data dal P.Sccondo Lancellotto nell’
Oggidì Por/. i.di/i«^. 15. dicendo ; Scrive
Jtriltotile di molti uccelli, e dopo lui TU -
nio, ed Eliano ; ma di quanti tacque , c_»
tacquero , de' quali parlò Vincenzo Bcllua -
cenjei e poi .Aldrovando,ingegno^xl quale ,
per mia je, hanno piu obbligo i Letterati,
che (quali, ch’io non dijsi ) a quanti fin-
itoteli, Tlinj , ed Eliani furono al Mondo,
fe non per alt ra novità , ed utilità ; per
aver polio dinanzi agli occhi loro , Stando
fra le {farci i della propria caf t > la format
f effigie, e l' iftoria della nafe ita , del no -
drimento, della vita , delle medicine d’efsì
con tanta chiare^a , che maggiore non
può immaginar fi . Fece egli una fpcft_»
ilravagantc; e la fatica ltcfia coll’ orna-
mento delle figure hanno pure intrap-’
' prefa con lode, o in tutta la Storia Natu-
rale , o in parte di ella , cioè in alcuni
de' tre Regni, Gefncro , Gioitone, Bavi-
no, e molti altri piùmodernha parago-
ne degli Antichi : c |1 P. Lancellotto
non ha pur nominati . Nel Tomo dei
l'uo Mujeo Metallico trattò Aldrovando
de He Pietre con molta erudizione , e 1*
adornò pure con figure;ma fc vogliamo
fcparar quella parte di ciafcheduna pie-
tra, che appartiene alla Storia natura-
le, dall’ altra, che è propria dell' erudi-
zione , trova verno , che in volume non
men dotto, che nobile» e grande , è egli
in molte cole manchevole ;poicchè non
abbiamo un buon'ordine, una intera no-
tizia di tutte le pietre, e tante altre no-
vità , che i Moderni ci fan fapere colle
olTervazioni,e colla nuova Filolofia fpe-
rimcntale ; oltra che talvolta è facile a
trafcrivcre,e confermar qualche favola.
Con tutto ciò negar non polliamo , che
l’Opera non fia nobile» utile, erudita, e
fcricta con dottrina , c giudizio .
2*. Emanuele Nonig , Medico Pro^
fefibre nell’ Univerfitù di Bafilea , Ac-
cademico dc'Curiolì di Natura della
H Ger-
5 8 ìflor. delle Gemme, e tulle Pietre di Giacinto Gimmtt. Lib. 1.
Germania, Rampò io Bafilea in 4. un
Tomo col titolo Regnum Minerale , &
Speciale nel 1705. Lodivifc in Sezioni »
e nella prima tratta delle cofc più gene-
rali del Regno Minerale : nella feconda
de’ Metalli : nella terza delle Pie tr«_> ;
nella quarta de' mezi Minerali. com«_>
de’ fili » de’ folli . delle Terre : e vi ag-
ckmlè un’ Appendice de Mquis Minerà -
libai -, ciqc Ai- icidulìs , c De Thermis .
In tutti i Trattati ha fcritto da Medico
Chimico > diff indendgfi nel comporre
medicamenti ; però fcrive con molta—,
brevità di alcune Gemme » e pietre ; nè
meno un* intero catalogo di effe deferi-
veodo ^
22. Altro Opufcolo va per le mani
di molti col titolò di Teforo ielle Gioje,
raccolto dali'Accademico Ardente Ete-
reo di otto o nove fogli di (tampa in
ìfc.ed ha veramente unito quelchc han-
no fcritto di alcune Gemme » e delle
loro virtù Fljnio , Solino , Carni! lo Lio-
nardo » Beda • Alberto. Cardano, indo-
ro . Garzia , ed alcuni altri , le loro
ftelfc parole riferendo ; c benché moftri
pratica delle Gemine > conferma pure-»
qualche vanità, e le' virtù attribuite da-
gli Antichi • Altro Amile di cinque fo-
gli col titolo di Nuova lume delle Gioje
feri (Te Pietro Caliari , Gioielliere del
Duca di Mantova, cho ftampò in. Ve-
nezia il Prodocimo nel m 11, Ha
egli pretefo dar notizia dÀ quclche ap-
partiene all’arte pratica , dividendolo
in 4. Trattati , cioè Delle Gemme pre-
tiolè e più dure : Delle più t enere, del-
le più materiali ; e poi di alcune altre •
Ma quanto fìa fccco , e di quanta poca
notizia di quelche delle Gemme fi è
fcritto , per intelligenza anche dà uno
buona pratica» chi l’avrà fotto 1 occhio,
facilmente fe n’accorge . Di quelli due
Opufcoli,nondimeno,alcuni Gioiellieri
ed Orefici fi vagliono , o almeno fo-
gHono avergli per dimoflrare il loro
Audio. Altro Opufcolo ilampòin Na-
poli Giovambatifta Komarek nel *701*
in 12. col titolo Tbe/attrut Tbilofophicusy
feu De Gemmi s , & lapidibus preliofis ,
Dotloris Tbyftci Jofepht Gonnellini* non
può ell'ere in ufo . .«
25. Delle Gemme hanno ancora
fcritto molti , come Salvadore Francio-
ni De Gemmisi II P. Bernardo Celio
Giefuita De Minerali bus in foglio: Gio:
de Laet De Gemmis , & lapidib. Ltt^d.
Batav. 1647. in 8. Kunkcl De Mrte fo-
traria . Vien citato ancora il trattato
Defcriptionis Gemmarum Thomas Nicole
Trofefjoris Cantabrigienjis . Molti ezian-
dio troppo fcarfamente hanno fcritto
delle ftelfe, come GioftonoDe Foffilibus
nella fua Thawnato^rapbia , ove ha folo
unite alcune autorità di diverfi , e de-
fcritto un picciol.humcro delle Pietre ,
Ferrante Imperato («riffe di alcune nel-
la fua Ulorìa Naturale , e diverfi altri ,
anche Autori diMufoi, i quali tutti
noi flcffi abbiam voluto riferire , e del-
le loro notizie valerci ne’ Tuoi luoghi ;
acciocché poffa la noltra Ijlor ìa elfcre
come una picciola Libraria di quanti
libri fi veggono pubblicati in quello ar-
gomento , ■/
24. Da tutto ciò , che abbiamo fin*
ora divifato , fi può giallamente con-
chiudere , che molti e molti delle Gem-
me , e delle pietre , o di alcune di effe
con diverlà occafione hanno fcritto: c
pochi fono, anzi rari, i veri Filofofi del-
ia verità amatori , come dille il Beile .
Non fenza grande accuratezza però bi-
fogna legger tutti , per non affermare
con loro tante vanità, e proprietà fcìoc-
che, le quali hanno alle pietre attribui-
to, T uno dall’altro ciecamente tralcri-
vendort c le forze della Natura in nimv
conto cfaminando ,
Della
zeó by I
Della. Generazione Jet le Gemme , e ielle Pietri. Gip. Vili. $9
Orila Generazione delle Gemme ,
e delle Tietre .
CAP. VUL
t. |''\ Ue origini alle Gemme fi
1~J allignano » una Illorica ,c
l’altra Filofofica: ed appartiene aU’ll lo-
rica l'ufo loro «fecondo che delle fiefTe
gli Uomini li fono valuti o per orna-
mento » o per lìgillo « o per fegno di
onore , o ad altro ufo, anche nelle cofe
della Chiefa : e di quella già n’abbiamo
trattato ne’prccedenti Capitoli. All'Ori-
gine Filolonca appartiene la Generazio-
ne , la Vegetazione , i Colori, e le Vir-
* tu loro, le quali cofe propriamente ,
perchè fono naturali, fono ricercate
dal Fitoibfo naturale ; ed è quella la
pi ima , c la vera origine delle Gemme;
perchè fi ha 1’ ufo delle ftefTe, per elTer
prima prodotte nella Terra . Ad au-
gnarne però la maniera, di cui la Natu-
ra fi vale nella generazione delle pietre,
non è fiato comune il parere de’ Filofo-
fi , ed è fiata materia troppo ofeura e
dubbiofa , ed agl' ingegni ha dato gran
fatica per ifpccularla ; però fono diverfe
le opinioni , delle quali riferiremo le
più rinnomate . li perchè la lunghez-
za , e la diverfità delle colè talvolta
recano qualche noja a chi legge, ed an-
cora impedimento alla intelligenza di
elle ; divideremo però tutta quella ma-
teria della Generazione in piu Articoli,
i quali nondimeno fono parti , e come
membri ,che compongono un Capitolo
Hello, e la materia, ancorché divila,uni-
l'cono , ciafcheduno alla confermazione
dell ’ altro concorrendo .
A R. . T I C I.
Delle varie Opinioni intorno la ge-
nerazione delle Tietre .
z. T Marginarono gli Antichi ef-
X fere i quattro Elementi i prin-
cipi delle cofe , che filmarono anche
materia di tutti i Milli , e di quelli farti
eziandio le Gemme ; c Forcunio Li-
ceto nell’ Epillola , con cui dedicò alla
Reina di Svezia la faro pera col titolo
Hieroglypbica , feu De Genmis anulari-
hut , artèrmò • che le Gemme hann®
l’Origine à pHriJJimii Elementorum no*
I iratium por tieni bus . Ma che gli Ele-
menti non fieno principi delle cofe*
n’abbiamo sdegnate le ragioni nella
Dijjertat. z. De Fabulofis A. limali bua
pari. 1. De Generatione Flventium cap.i.
5. Ariftotile ltimò , che le pietre»
le quali dal fuoconon.fi fanno liquide »
fi producano dall' dilazione fecca , la
quale fi accende, c però debba effer
calda , c fecca : c quelle , che fi fanno
liquide , fieno dall’ umido prodotte .
Ma fé ciò fofic vero , anche nell’aria le
pietre fi produrrebbero • e le gemme *
ove giungano 1’ efalazioni , c i vapori .
Vogliono altri , che fi compongono di
acqua , e di terra lottile , unite e con-
densile dal freddo; ma le pietre e le
gemme pur ne’ luoghi caldi , e da' fuo-
chi fotterranci rifcaldatiili ritrovano .
4. I Chimici sdegnarono per ma-*
teria delle pietre , e degli altri corpi il
fale, il folfo, e’1 mercurio ; affermando»
che le HelTc cofe colla forza del fuoco
fi cavano . Ma benché polli farli que-
ftionc , fe altri corpi in quelli tre foli fi
rifinivano ; li vede nondimeno , che, ol-
tre quelli, fvaporano eziandio il fumo ,
o vapore , e certi corpi fottiliflimi , che
appena mirare fi pofTono,c tutti forma-
vano il corpo compofio. Anzi nell’oro,
c nel Diamante mancano quefti princi-
pi fuppofti ; tuttoché alcuni li vantino
di avergli fcparati,contro i quali li adi-
ta Aldrovando , e vuole , che non fi dia
fede alle loro impoflurc , e vanità .
J. Alberto Magno è fidamente ri-
ferito Autore del libro De Mirabilibut ,
e che nel li b. 1. c ap. 1. difTe efTere delle
pietre la materia una fpecie di certa ter-
ra , o una fpecie di certa acqua, perchè
H 2 fupc-
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6o ìjìcr. delle Gemme, e delle "Pietre di Giacinto Gimma.Ltù.l.
fu peri nelle pietre uno di quelli ele-
menti • Cosile pietre nella vefcica de-
li animali venir generate da una umi-
ltà vifeofa graffa , e terreflre ; c che
tale nelle pietre debba effere la materia,
che le pietre non lì generino continue ;
ma una (òpra 1’ altra , c che 1’ umiditi
vifeofa le unifea .
Stimò 1’ Agricola , che la materia
delle pietre brune ila un certo loto len-
to c tenace : delle chiare , c delle gem-
me un certo fugo pietrifico , c le ra-
ffilature de’ falli rofecchiate dalla vio-
lenza de’ torrenti , e de' fiumi . Quelli
ricevuti ne’ meati delle piante, e de’ le-
gni le convertono in natura di pie-
tra .
6. Il P. Chircher , ed altri Moderni
non difeonvengono dall'Agricolamoic-
chè il loto, o argilla lenta , e grafia {li-
marono effer materia delle pietre , e la
fottile deil£ gemme; anzi la generazio-
ne non poterfi fare fenza qualche lalc
dentro le vifeere della terra racch'ufo ;
come folo frumento della coagulazio-
ne ; purché alla materia ferva l'acqya ,
come caufa , che ajuta , la quale lorma
il loto, quando umetta la terra: e men-
tre con abbondanza maggiore li dilava
il lotoacquofo faLfuginofo, caufa prof-
firn a delle pietre diviene : anzi per la
fteffa copia dell'acqua , non piu loto ;
ma fugo parificante dir fi dee ; purché
fia pieno di faciliti parifica . Se però di.
quella è priva, concorrendovi la caufa
efficiente , cioè lo fpirito parifico , o
l’cfalazione, che porti lo fteffo fpirito;
allora dicono , che la materia priva
d’ ogni foperchia umiditi fi tramuti in
pietra .
7. Cadendo inVhyfic.feZl. ?. meni-
ti'. 1. lib. t. cap. 1. .vuole , che le pietre
arenofe da un certo ragunamento di
materia fi facciano, o di granellini di
arena , qualche parte gagliofa e vifeofa
tramifehiatavi , che dillringa, ed unifea
quei granelli » cioè qualche alito bitu-
minolo, il quale fvapori per la forza del
calor fotterraneo, penetri le regioni del-
le miniere , e forprenda le arene , che—»
feontra. Dice, che fi ricerca il fale , che
negli animali , e nelle piante è cagione
della feconditi , dee altresì effere nelle
pietre per la coagulazione ..Nelle altre
pietre afferma , che fi richiede un certo
Teme parifico , il quale dia la forma-*
alla foftanza . Cip prova coll’ offerva-
zionc di Fabbiizio,il quale in Avignone
fludiando, |>er tutta l’ etti lavandoli nel
minore rigagnuolo del Rodano, vide un
giorno il fondo altre volte molle, efferfì
convcrtito in certe molecole della du-
rezza fimile all’ uova cotte in acqua al
fuoco , c fenza feorza : e dopo alcuni
giorni le rivide affatto indurite , e con-
vertite in pietre di fiume. Penfa , che
ciò accadde dal tremuoto , per cui l'ac-
qua divenne torbida ; onde n’ufcì il Te-
me'parifico , e rillagnò coll' acqua del
fiume, e con forza fcminale indurì quel-
le molecole fino all’ intera maturezza
delle pictre.Confcrma ciò eziandio ;pcr-
chè dal Rodano, e da altri fiumi fi cava-
no fnadc , legni , cd altre cofc ,chc in
quelli s’immergono, già convertite in
pietre ; e così dice, che nelle rupi, e ne'
monti regna qucllo’fpirito,che s'mfinua,
ed il mucchio di minute pietre^coagula
e indurilo; .
#. Elmonzio nel Trattato De Fi-
tto;»'» c. 1. num. 7. 8. c tratt. Mixtionir
firmrntum dà l’origine delle gemme all*
acqua , clic l’idea fcminale , c minerale
contiene ( fecondo lui ) . Moflra,che
tutte le pietre , i vetri, le gemme artifi-
cialmente fi pollano ridurre in femplice
acqua elementare ; il che nel Trattato
De Lapidi b. ha voluto diffufamcntc con-
fermare Chirtagio ; quindi l’ ipotefi de'
Chimici moderni afferifce,chc fieno ge-
nerate le pietre tutte dalla fola acqua *
la quale fe c chiara, faccia chiare le pie-
tre, c le gemme : fe torbida c mefcolata
di particelle terree , c di lordure , com-
ponga le ofcurc . Etmullero però Rima
non effer probabile, che dalla fola acqua
Della. Generazione delle Gemme ,e delle "Pietre . Cap. Vili. 61
pietre formare fi pollano ; ma col Omne ftmile (ibi ftmile produciti che ab-
le
mezo di quella mutata diverfamente-»
dal principio feminale delle pietre » c
ridotta indiverfa miltura; ofiervandofì,
che l’acqua , di cui le pietre lì formano,
non ila pura e lucida ; ma più grafia , e
di maggior pef > della naturale , ed al-
le volte lattea ; così penfa , che tale ac-,
qua , parte pregna di particelle difpollc
alla pctrificazione,e parte atta a difpor-
fi , polla convertirfi in pietra; maggior-
mente fe vi fi aggiunga l'ajuto dell'aria;
del che vuole, che fi legga MoorrF Epilt. _
De Tran/mutat. Altre opinioni tralafcia-
mo , per non eirer lunghi nella notizia
delle opinioni altrui .
A R T I C. II.
Si dimoUra , che dalle ‘Pietre fi generano
le Tietre fìeffe , e da’ fu-
ghi pietroft.
9. T A Pietra è uno de’ Corpi mi-
Lv Ili e duri , che non li può
ftenderc , come il metallo , nè fcioglie-
re nell’ acqua , come la terra , nè da fc
ilefso divenir liquido . Quelli corpi du-
ri, che Pietre fi dicono, dalle pietre det-
fc , e fecondo la loro fpezic lono gene-
rate , colla virtù del feme petrifico , il
quale ancora dalle pietre fi forma • In
quello la Virtù Vlalitca , e Seminale fta-
bilifcono , che è la virtù formatrice. Ci-
mile o analoga a quella del feme ma-
fchilc, nella generazione necellaria » la
quale non è altro , che 1’ anima vegete-
vole , o quel principio vitale attivo,chc
rifulta dal moto intrinfeco c locale, fe-
condante il còrpicciuolo dell’ uovo del-
la femmina ; c dalla materia dello def-
fo il corpicciuolo co’ fuoi membri c par-
ti formando , come fpiega il Brunonc
in Lcxic. Medie. Calell. Si genera però
la Pietra a guifa di ogni animale , che
dal feme delt’animalc della fila fpezieè
generato;ed ogni pianta dal feme di al-
tra pianta a lei limile » colla regola, che
biamo largamente in tutta la Difjertat.
De ^ inimaiib . Fabulof. dimoftrato. Al-
la generazione però delle pietre il loto,
il fugo bituminofo , e falino , c ’l fugo
pietrifico inficmc concorrono ; ed atte
volte l’acqua pregna di particelle Ialine,
e pietrofe , e di fugo pietrifico abbon-
dando, può fenza lo*o formare le pietre;
come cialchedun modo diilintamente
fpiegaremo .
io. Può il loto formarli di terra , o
di arena; e quella terra, fc è priva di ac-
q la , in polvere fi riduce . La fola ac-
qua non forma alcun corpo ; nè la ter-
ra , e l’ acqua infieme altro formano ,
che loto ; e la fola liceità della terra
ferma , e non fa feorrere l’umiditi dell’
acqua . L’acqua bensì le parti minutif-
lìme della terra melcola inlicme e con-
giunge ; e benché polla il loto indurito
divenir limile alla durezza della pietra,
non però fari pietra ; fila facilmente in
polvere fi riduce, come lì vede nella-»
Creta , che battuta diviene polvere mi-
nutilfima . Maggiormente li coagula il
loto col mezo del fugo bitummofo ,
che elitra bitumino fa vien detta, perchè
tale fugo c vifcof j , c tenace : e Ciri
fempre loto, quando è piu abbondante-»
la terra coll’ acqua . Quello fugo bitu-
minofo è quell’ aura pingue , che da’
fotterranei fuochi efala , e condcnfa il
lotoa guili della colla. E'alano (pedo
quclb aure per la forza de’ fu 'chi fot-
terranei , i quali fono da altri detti
fuoco centrale ; come fi vede nel vafo ,
che bolle , da cui efala come un fumo
della della natura della materiali cui il
vafo è pieno . I fali o nitrolì, come nel-
la calce ; o acidi , come nelle Marche-
lite , o co mpolli , fono valevoli a coa-
gulare il loto; e la materia priva di
ogni fale , non fi ridurrà in pictri_- ;
Quindi è , come diire il Duamcl , che
ilTale sforza tutte le foluzioni metalli-
che , e tutte leindurifcc. Ma il figo
petrifico è folo 1’ Architetto, che il loto
coni-
6 z I fl or. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
ccmpolto indurifee con durezza di pie-
tra , introducendo!! nelle fue parti . Di-
edi quello l'ugo Aura , Spinto , o Se-
me pctrilìco , c non è altro > che Acqua
pregna , così di particelle e rafcltiature
pietraie , come di lali , la cui virtù è di
rolitarc , c indurire . L‘ Acqua e veico-
lo delle particelle pietraie , e de' fati : e
per le miniere dc’.Mctalli , delle pie-
tre , e di altre terre partendo-» e per le
vifeete de’ Monti , porta fcco le parti-
celle itell'e , e le parti Ialine, delle quali
lì la pregna . Come diflero l' Agricola ,
c'1 Cai t elio neir£pi/fo:V,fcorrcndo per le
pietre de’ Monti, conduce feco moiri
làli , valevoli a rodere non lolo le parti
lupcrficiali delle rtcrte pietre , thè iono
molli dentro i Munti ( cioè meno dure
per cagione di quella umidità, di cui ivi
abbondano) ma eziandio de’ metalli ; e
lono i fali o volatili , atti a penetrare i
coq>i , c l'ciogliergli ; o fidi , atti a re-
llringcrli , unirgli , e fargli duri . L’ac-
qua, dunquc,prcgna di quelle particelle
fuetrofe , e di quelli fali , invadendo il
oto coagulato dal fugo bituminofo , in
pietra lo converte , la quale tanto farà
cura , quanto maggiore fari la porzio-
ne del fugo bituminolo , c del Sale . Lo
Hello fugo pictrofo, fe li férma, e lafcia
di muovcrbdùbito lì coagula in pietra ;
c le penetra -ne’ legni, o negli altri cor-
pi poroC , ne’ pori loro introducendoci,
in pietra gli converte ; « così le pietre
li generano , o i corpi s’ impictrifeono ;
oiopra legni , o altri corpi fermandoli,
fenza introdurli ne’ pori , in cui non fa-
ranno atte le particelle a penetrare, co-
me prive della fottigliczza necci Uria ,
farà crolla o tartaro pietraio fopra gli
llefli legni.Comc quello fugo delle pie-
tre fi dice pietraio , così metallico lì
appella qucilodc’ Metalli: c di altri no-
mi c quello delle altre cole , che nella
terra li producono. Quello fugo pictro-
fo , o germoglio nella materia prepara-
ta fpargcndoli in forma degli aliti , l’im-
pictrifce; come il caglio, o coagulo del
latte , quando nella foftanza del latte fi
iparge , lo coagula . Dille Gafl'cndo in
Tbyj.feS. j. menJ>r. prior. lib. j. cap. j.
e 6. che le quello alito , o fugo pictro-
fo , o metallico lì contenga nella Itefla
materia , o da altra parte s’ introduca ,
come errando per le vifccre della terra
con gli altri (cmi delle cofe , dubitare
fi poìsa .Stima però più vcrifimile il fe-
condo modo ; ultrimcntc il lòlfo , l'ar-
gento viyo , dagli particolari loro femi
non fi formerebbero ; .c i metalli fono
pure tra loro di diverfa natura . Jn
molte piante c ofeura la virtù femina-
Ic : c non è maraviglia , fc ancor iìa
ofeura nelle pietre . Così dice Gafscn-
do , come abbiamo anche fcritto nella
Diff ertat- De Animai. Pabulo/, pati. i.
cap. 5. Ma non c inverifimile , che que-
llo lènte parifico nella materia ftclsa li
produca dalla fua materia , fenza che da
altra parte s’ introduca ; pòkehé fi veg-
gono nelle miniere di marmo formarti
altri marmi della itcfsa Inezie , natura ,
c colore, dopo che dalla loro miniera
lì fono i marmi cavati . Cosi nelle cave
de' tufi , delle pietre , c nelle minie-
re de’ Metalli ancora , i tuli, le pietre ,
e i metalli della fiefsa fpezic li genera-
no . Ciò anche nelle Crete li vede; per-
chè fi genera Creta fintile , donde la
creta fi cava . Le acque (correndo prc-
E;ne di (ali, pofsono rodere le particel-
c delle altre pietre rertate nella minie-
ra , e delle ltcfsc particelle farfi pregne,
c così invadere la terra , o i frammenti,
di cui la cava fi c ripiena , c formarne
altra pietra fintile • Così ne’ metalli col
feme metallico può la terra convertirfi,
o il feme llefso forgendo farfi metallo ,
come, il ferro fi genera di nuovo nell*
Ifola d’Elba.
1 1. Conforme poi il fugo , cd il lo-
to ancora diverfo è di follanza , e di
colore ; c come è più denfo ,0 più raro;
e come ancora fono le particelle rofec-
chiatc dalle pietre , e i fali ; così divcrle
fono le pietre , che fi compongono , o
dure»
Veli a Generazione delle Gemme , e delle Vie tre . Gap. Vili. <$ì
dure > o molli, o chiare, o ofcurc; laon-
de dal fugo chiaro le chiare li formano;
cosi dal verde lo fmeraldo , e'1 prafiìo ;
dal ceruleo il Zaffiro: dal rodo il Car-
bonchio : dal purpureo 1‘ amctilfo , e
così delle altre . Quindi vogliono , che
dallo ffcfso fugo i vizj delle pietre luci-
de fi cagionino , cioè 1‘ Ombra , quando
il fugo c in qualche parte ofeuro ; la
Nuvoletta per la parte di colore più
bianco i i Capillamenti , come nel Zaf-
firo ; il Sa'e neirOpalle , e la piomba-
tine nello Smeraldo , lì fanno dal colo-
re altrui ,non da quello delle Gemme ;
e quelle, che non fono lucide, ncri-
fplcndono , da materia terrcllrc, c da_»
fugo graflìfsimo fi fanno ; e poflono
ancora prendere il colore dallo detto
loto , di cui fino compofte . Nella defi-
la maniera dalla pietra Calcaria , o da-»
Calcina fi forma il Getto , la Mellitice,
la Galattide , c limili dalle rafchiaturc
delle pietre rotte fi fanno 1' Ematite-» ,
lo fchirto,e le altre nelle loro folitc mi-
niere, e così delle altre di diverfo colo-
re . Se nel loto fi mefcolano fughi graf-
fi., e bituminoli , fi formano pietre, che
fi accendono , come la Gagate : fe fu-
ghi agri , fi fanno pietre , che rodono ,
come la pietra Aflia , o Sarcofago * che
rode i cadaveri . La materia però delle
pietre » fari qualfivoglia corpo , che ha
pori c meati , per li quali porta pattare
e penetrare il fugo petrofo , e bagnarlo,
o che fia nella terra , o che fia dalla
fletta ufeito mefcolato coll* acquate pe-
rò fi veggono pietre o formate dal loto,
o varj corpi mutati in pietre , come al-
beri , piante , animali , cdaltri Corpi .
Tutto ciò fi d.imoftrari più didima-
mente dagli .Articoli (eguenti , c da’
Capi t oli della Vegetazione ,c dc’Colo^
ri delle pietre .
A R T I C. III. \
Che da' foli fu^hi le Vielre accora
fi formino .
12.' r Afperienzacì mortra , che
I_» il fugo petrifico alle volte
fenza loto forma le pietre : e ciò perchè
l'acqua è pregna dello detto fugo > e
di particelle terree c petrofe ; mentre
le dette acque, che pattano ne’ fuimw»
radono dalla fupcrficie delle pietre-»
qualche pictrofa porzione , e (eco la
conduce ; c quando rifìede , in pietra
la coagula : c quanto più è pura e fiot-
tile , tanto più fa puree rifplcndcnti le
pietre, come fono le gemme , ci cri-
nalli. Lo detto fugo mifchiato coll’ac-.
qua, in pietra d' Àlabaliro fi trafmuta ,
fiutatane l’ acqua, da cui era condotta:
e quett’ acqua così pregna di parti fili-
ne, e di particelle , che rade dalla fu-
perficie delle pietre , donde patta , di-
ffidando per le fettùre delle pietre nelle
Grotte , fi convertono in pietra ; fenza
che di loto abbia bifogno . Non etten-
do veramente pira acqua i ma acqua
pregna di parti faline e petrofe , porta
ficco il fuo loto., che poi trapelando
nelle Grotte , fi converte prima in pie-
tra tofacea , che fi coagula , e forma a
cafo diverfe datue , cilindri , e drane
figure o pendenti dal Ciclo delle Grot-
te , o nel fuolo , in cui veggonfi anche'
formati vali , colonne, e figure, che poi
s’ indurifeono in maniera , che lavora-
te , e fabbricate dall' arte apparifci no j
Le dicono concrezioni tartaree , o trr-
tari, o Stalagmiti, o acque impietrite
a fi rato fopra drato, formate col mezo
delle goccie cadenti . Deferivo il P.
Ireneo della Croce, Terefiano, nell’ Mo-
ria di Trielle lib. x.cap. 5. la Caverna
Lugea nel Cartello di fama ; in cui (1
fiorgono formate varie figure pendenti,
ed in molti tati diverfi Cammeroni ,
receffi , macchine , colonnate grotte ,
«d altre maraviglie , fatte da’ continui
dilli-
<?4 Ift or .delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
llillicid) di acqua conferma in pietra ,
c con mirabile "artificio della naturi
lìctta compofle a guifa di ben fondate
colonne di fettoni , di fiori , di frutti ,
e di altre cofc , che fono di ftuporea'
riguardanti . Nei lib. j .cap.6. deferive
ancora l’altra limile nel Cartello, detto
S. Servolo , con un’atrio fpaziofo,ed al-
to in tre navi dillinto , ornato di varie
colonne afiai grotte, tutte di un pezzo,
«fi capitelli , e con- altri ornamenti di
marmo iucidilfimo c bianco , formate
dall’acqua , che feorre , cdittilla, con
tanta proporzionata dilpolìzione e nel
lìto , e nella vaghezza de’ lavori , che
gran dubbio cagiona ; fé dalla natura,
o dall’ arte fia fabbricata . Sono tali la
Grotta Baumanniana , rammentata da
Etmullero : le Grotte 'diltillanti pretto
Tours , Cittì della Francia : altre nella
Provincia del Dclfinato , fette leghe-»
lungi dalla Città di Lione pretto il Ro-
dano ; altre nell’ Arcipelago , e molte
ancora in varj luoghi , e nel Regno no-
ftro di Napoli , come fono le Grotte
nella Terra di Avella , nel Monte della
Majella di Abruzzo , e ne’ Monti prefi-
tta il Matefe ; delle quali ficrivc 1’ eru-
dito Felice Stocchctti nel fino primo
Ragionamento , che tutte formano Ala-
baiìri .
i N 31 P- Chircher nel fuo Mondo
fòtterraneo , rirtampato, v’ inferifee una
lettera , fcrittagli da Cornelio Magni
Parmigiano , che pure fi legge nel To-
mo 2. de’ Piaggi di Turchia lei 1. 1. dello
fletto Magni , che deferive la Grotta
vattiflìma dell’ Ifola , detta ^ intiparos
nell’ Arcipelago . Vide in etta una Sta-
tua Gigantefca, fatta da una groflifsima
congelazione , o fia ttillicidio impietri-
to , che a forza d’ acqua trapelata dal
fottuto , s’ era formata col progreflo
di tempo all’ altezza circa di venti pal-
mi , moltrando i membri didimi del
capo , e del corpo . Ottervò ancora una
Colonna groflilsima della (letta materia,
ed altre congelazioni , che apparivano
alberi , panneggiamenti , Teatri , e di-
verfe maravigliofe figure folo formate
dalla natura di materia bianca , a guitti
di latte - Altro Scrittore fa menzione di
quella della Terra chiamata Forno Po-
laflro , detta da quei popoli Grotta ,che
urla, vicina a’ Monti della Tofcana , in
cui limili maraviglie» e lavori fi veg-
gono . •
14- Non dHTunili fcherzi della Na-
tura pur fi veggono nc’ Ghiacci: e nar- •
ra Federigo Martens nel fuo Piaggio di
Spit^berga , o Grolania , riferito anche
dal Conte Aurelio degli Anzi nella fua
Biblioteca de’ Piaggi part. 1. che ivi i
ghiacci vi fono curiofi , e talvolta pa-
rea , che ale uni foi matterò Cappelletto
a volta colle fue porte e fi nel tre i e-»
quadrate , co’i loro pilaliri colmiti di
un bell’ azzurro . In una di quefte ca-
ricano da’ fianchi punte di acqua ag-
ghiacciata , a modo di un tapeto , che-/
pendette da tutte le parti , e in gran-
dezza farebbe fiata capace di quaranta
perfone . .
i$. Nella (letta guitti molte acque
de’ Fonti , i corpi in effe immerfi con-
vertono in pietra ; imperocché il fugo
petrifico,mc(colatt) coll- acqua, invade i
corpi, ne’ pori loro penetrando, e gl’im-
{•ietrifee . Così Bacconc Vcrulamio nel-
a fua Selva rammenta i Fonti , qui li «
gnum in lapidem^vsrtmt , utconjpicere
da tur in particufa quadam Ugni , cujus
pars exvrà aquam promnens fcrvabit na-
turar* Ugni ;altera autem pars in fpeciem
lapidi* Jabuloft convertetur . Simil Fonte
nella Gotia deferive il fìnto Alberto.
cap. 3. e lo (letto ripete Giovan-Loren-
zo Matfei nella Scala UFilo/ofia , grai»
20. cap. 4. c Pietro Meffìa nella Selvosi
p. 2. cap. 28. dice , che i corpi immerfi
convertiva in fatto : e narra , che per
farne la fperienza l' Imperador Federi-
go vi mandò un giunto figillato , del
quale, dopo due giomi.fi trovò conver-
tita in pietra la metà anche Mei figillo
imtncrfa nell’ acqua , 1’ altra metà Te-
ttando
Velia Generazione delle Gemme ^ delle Vie tv e . Cap. Vili. 6 i
ftando pelle \ e che le gocciole fparlè
per la ripa dall’ impeto della caduta-*
dello licito Fonte,divenivano pictruzze
della Cimile mifura te l’acqua , fenza— >
mutarli in pietrami continuo feorrer li
vedea . 11 Magino riferifee altro llagno
nell’ Ibernia : fupra ^Acarnanum Vrbem
in ftagno baud peramplo , fi balla lignea
in vado defigatur > & polt aliquot me n Jet
revellatur ,erit pars , qu* luto inhaferat,
in ferriati convyfat qua veròinaquam
manjerat » in cotem ; reliqua manente Ti-
gno . Così dice Andrea Tiraquello nel-
le ^Annotazioni ad Alelfandro degli
Alclfandri lib. 5 .cap. 9. citando Ettor-
rc Boezio nella deferizione d’ Ibernia :
in Hibtrnia locus efi , ubi arbor infixa-t
terra per aquam fit in terra lapis, in aqua
ferrum , in aere manet lignum .
16. Nella Cappadocia altro luogo
deferivo Bernardo Varcnio nella fu«_»
Geografia , che nello fpaziodi un giar-
no cambia in fallo il corpo» che vi s’im-
merge . Riferifee il P. Pclleprat Giefui-
ta nelle fue Regioni , ritrovarfi predo
la bocca del fiume delle Amazoni una
Ipccie di arena di color verde , che-*
nell' acqua era molle e feorreva , cd
all’ aria efpolla indurivalì pòco meno
della durezza de’ Diamanti » e gl’india-
ni,prima di porre in ufo il ferro, tic for-
mavan le feuriper tagliare i legni . Di
altro Fonte dice Strabene , che fe gli
uccelli volando li bagnavano le ale , più
volare non potevano, e fe ivi una co-
rona di fiori s’ immergeva , diveniva-»
una Cimile macchinetta di pietra . Fran-
cclco Scoto nel fuo Itinerario d‘ Italia
part. 3. ferivo , che le acque del fiume
Attiene prelfo Ti voli, coprono di pietra
ciò che in elfo troppo giace ; anzi rimi-
rando nella Campagna di Tivoli, lì
veggono intorno lo Hello Anicne falli
grandi, crcfciuti a poco a poco in lun-
ghezza di tempo per virtù delle acque ,
che vi feorrono : e lì mirano ancora-»
laghi , c paludi col fondo difaQb duro
per la rtelsa via generato .
Tom. /,
17. Narra Antonio Torqucmada-j,
come teflimonio di veduta 7>. i. che
nella Grotta, chiamata del Giudeo, nella
Spagna , prel’so un Ponte, detto di Te-
lay villa, vicino al Cartello di Garzimu-
gnoz, vide un Fonte, da cui ufeiva ac-
qua , la quale in pietra s’ induriva , e
tanto dura , che per le fabbriche 1’ ado-
peravano. 11 Magmi in Geograph. Vtolo -
ituei dice, che nella Tranfilvania lì tro-
vino acque , le quali fubito che fono
featurite , in pietra fi convertono: altre
de’ rufcclli , cnc formano-crorta pietro-
fa fopra i legni , c Copra altre cofe leg-
giere . Cosi dice lo ltcfso Varcnio nel-
la Geograph. General, lib. 1. cap. 17 .pnu.
pojit. ì 3 . Vrbem Chinon Belli* (Gal-
li* Trovinci* ) aqua e fpccu profluttfnb -
flava , & concrejcit in lapidem . Spieg»
nella Tropofit.n. che alcune acque no;»
mutauo i legni in pietra ; ma fc parti-
celle terrcrtn, pictrofe , e Caline con-
tenute nelle acque, lì applicano aìegni,
c quali coprono i legni, fenza che ire
pietre li muti . Altre cagionano ne’ le»
gni una durezza pietrofa , ed altre mu-
tano in pietra, inlinuandofi nelle fibre ;
e quella afferma cfscie la differenza tra'
legni , e tra le pietre ; poicchè in li gni s
funt qua\i oblong * fibr.e , qui bus part icu-
l* cohxrent , & e* minus denfx : in la-
pidibus autem particul * granorum infìar ,
Vel atomorum , Junt fine cèrta in longas fi-
bras extenfione . Dice il P. Ovaglie nel-
la Deferizione del Cile lib. 3. cap. 1 1.
che il Govcrnadorc Ernando Daria s
avea nella fua cala un’ albero intero
tutto impietrito, che cavarono dal Fiu«-
me dell’ argento, così detto nelle colle
del Cile .
18. Molte acaue fono ancora nell’I-
talia , e molte nel nollro Regno di Na-
poli , che d’impietrire i corpi hanno for-
za , come tra le altre quella di Sarno
vicino a Napoli , feorgendolì le frondi
degli alberi , i ramofccTli , ed altre cofe
impietrite in alcuni farti , che detti fonre
di Samo , c fervono a far fontane ruiti-
I che.
Digitizec
7»
66
ìjlor. delle Gemme, e delle Vie tre di Giacinto Gimma.Ltb.l.
thè , divenendo al diilillar dell’acqua
mufeofe . Delle IlclTe cantò il Pontano:
>4]t alibi in I api dem tranfu liquor ,
ujtjue adeàvis
Telluri s variai, yidens lapidcfcere
Sarni ,
. Ceruleo fub fonte alnum , filicifque
manìplos ,
Et paleo; intono s lento cum vimine _»
culmot :
e del fiume Silaro PI nio dice lo lidio; e
molto il Tallo lo celebra , dicendo :
Là , vi- ( come ji narra ) e rami , e_»
fronde
Silaro impetra con mirabil'onde .
Altri elerapj nitriremo nclleguentc cap.
della Vegetazione ,
19. /-osi polfono anche fpiegarfi tan-
te pctrificazioni di animali) di piante>e
di altre cole » delle quali didimamente
lcriveremo nel lib.j. potendo ogni cor-
po ) che ha pori» impietrirli , ne’ pori il
l'ugo pctrifico penetrando • Se creder lì
dovcilc alle relazioni . degli Scrittori ,
nella llclla maniera fi potranno impietri-
re corpi interi di animali , c di Uomini ;
benché non fiamo troppo facili a conce-
nella della guifa , e per miracolo la mo-
glie di Lot fu convertita in una Statua
di Sale > come fi ha nella Sagra Scrittu-
ra . Giovanni-Lorcnzo Anania nella fua
Fabbrica del Mondo , trat.z. narra lo lteC-
fo cafo del Boterò , e dice , che lìa da-
ta la petrificazione di un’Orda de’ Tar-
tari » i quali di là palTavano » e l'Orda
era un Reggimento didieccmila foldati»
come pur rilcrifcc Luca di Linda nelle
fuc Relazioni : c molti ciò ripetono »
come Antonio Mafini nella Scuola del
Cri Hi ano cap. 45. ne’ Varj efeupj fuccejfi .
Michele Bernardo Valentino nelle fue_*
Opere Mediche Epi/l.5. delu/u » &■ er-
rar. naturx credè pur fucceduto o per
ifchcrzo > o per crror di Natura » cagio-
nato da un vento pietrofo . Racconta
eziandio l’Aventino , che in certi paci!
alcuni Uomini furono convcrtiti in pie-
tre » c che nel 134}. dopo unTrcmuoto
più di cinquanta pallori »e vacche furo-
no mutate in illacue di fide : c che nel-
l'Arme,ùa un’intero Efcrcito fi Ila pure
convcrtito in limili llatuc» lenza mutar
l’ordine » che teneva . Stimò il P. C'hir-
chcf Mund. fuhter. 1.8. pag. 19. che l<
derc pctrificazioni cosi lira vaganti ,che pietre di Uomini, di Carnali , e di peco-
diverfamenteriferitefiveggonodequa- ~
li pur ci conviene riferire . Cornelio de
Judxis nelle Tavole dell' Mfta narra , che
nella Tartaria prelibi i Samogedi, alcuni
Uomini , che pafeevano gli armenti, fu-
fono mutati in làfib » fenza punto fmi-
nuirlì la forma , che aveano : e le n’ha
lafigura nel Mufeo Metallico dell’ Aldro-
vandi Uh. 14. cap.6 1. Una limile Storia v
« forfè la llclTa , narra Giovanni Boterò
pelle fuc Relazioni Vniverfali par.\. lib.
1. che alla finiltra del fiume Sur , in_.
quella parte della Scitia , ove abitano i
Tartari di vili in Orde , fi Veggono in_»
una campagna diverfe llatuc di Camefi ».
di Cavalli ^ e di Uomini . Ma dice » che
li crede clferc Mata trasformata una-»
moltitudine di Tartari per li loro pec-
cati . Se ciò folle vero , non farebbe na-
turale così notabile petrificazione ; e
re , vedute nella Tartar ia Occidentale
fieno Hate prodotte naturalmente dalla
terra; ma l'Ortelio le credè con maravi-
gliofa trasformazione convertite in pie-
tre : e che un calo limile fia fucceduto
nel 1634. in un luogo dell’Africa Medi-
terranea, lo dice lo ltcfioChirchcr p.50.
riferito dal Konig nel cap.%. De lapij.
figurat. dentro il fuo Trattato de’ Mine-
rali . Tanti racconti così lira vaganti gli
rimettiamo a coloro , che delìderano
fcrivere maraviglie j perchè noi certa-
mente abbiamo di che dubitare , per lo
numero grande ancora delle trasforma-
zioni diverfamente riferite ; poicchè ab-
biamo per regola > che quando un cafo
diverfamente fi narra ,è adatto fofpetto
di menzogna ; e l'abbiamo fpelfo mor-
ii rato nelle noflre Difl'crta^ionì .Alber-
to Magno De Mimral.cap.-j. nana altre-
sì ,
Digitized by Goa
Detta Generazione delle Genme} e delle Pietre. Cap. Vili. 6r
si , che un ramo grande di un’albero
con tutti gli Uccelli nel loro nido»tron-
cnto dall’impeto della tempclla , effen-
do caduto nel Mare vicino della Dacia ,
li mutò in pietra con tutti gli Uccellile
còl nido . benché paja poco verifimile ,
che nell'atto del cadere non fi fieno di-
ilaccati dal ramo gli uccelli , e’1 nido ,
quando Fu grande la violenza della tem-
pefta,che potè diltaccar dall'albero il ra-
mo ; con tutto ciò quello calb,rifcrito
dal finto Alberto, non reca maraviglia
all'Aldrovando . Afferma egli aver ve-
duto uno feiame di api colle Aie cellet-
te cfagone, e col mele, mutate in forma
di pietra . Anche il Mofcardo fcrifie ,
che avea uno fejame di api impietrito
nel Tuo Mulèo .
2o. Quando però conceder voglia-
mo per vere così maraviglioA: trasfor-
mazioni di animali, e di Uomini in gran
numero , avvegnaché non fiamo tenuti
di credere a tutti i racconti, che 11 leg-
gono: quelle maraviglie fpiegarc potre-
mo colla forza del fugo petrinco,o fpar-
fo dalla violenza de' venti , .c così affa-
lirc i corpi , e impetrigli , in quella
guifa , che Ovvidio cantò:
f lumen babrnt (ficonct , tjuod potum
faxett recidi t > .#
Vifcera ejuodta&it indueit marmo-
ra rebm .
o pure colla falita delle particelle pc-
trofe , in forma di efalazione, dalle più
balle parti della terra , le quali poflono
efercitar la loro operazione in alcuni
corpi difpolti , che nell’ afeendere s‘ in-
contrano ♦ cd in una malfa pctrifica fi
mutano. Quelle cfalazioni parifiche
cirer po (libili atfcrmòBoilc nel tratta-
to Specim. gemmar, cap. z. ed abbiam
detto fopra col Chircher , che polla 1'
efalazione portar k) (pirico parifico;
oltra che fono manifelle limili esala-
zioni ne’ corpi , che dicono Metallofiti ,
de quali faremo nel feguentc cap. men-
zione ;cioè che le particelle metalliche
della terra , datando , formano fopra la
terra flcflfa i metalli, che fembrano crc-
fccrc, come le piante. Così polfouo an-
cora i Tremuoti dar fefito a limili
cfalazioni parifiche t c racconta l' Ab.
Giulio-Cclare Braccini, defcrivendol'
incendio del Vcfuvio dell'anno 1631.
( da cui hanno traferitto f erudito
Giorgio Baglivo De Vegetai, tapid.infin.
cd Antonio Buliton nel Compe»d. Ifior.
dell' Incerti, d i Vcfuvio del 16 ^'6. acari.
71.) che su 1' arena tro volli un cada-
vere con un cofi'ia impietrita a guilà di
marmo - A quella forza del foiofug.s
appartiene la l’pcricnza curiolà , riferiti
da Etmullero, con cui i Criflalli alla
fpeflb da un duriliìmo marmo tra fa -
dando , fi oliavano generati : ed un. .
faggio elegante dice , che li veda nel
Mufeo Scttaliano. Ma che tanta copia
d’ efalazione con fugo parifico fia cfa-
lata nel cafo riferito de' Tartari , cioè
dell' Orda , che era di dodcci mila Sol-
dati , oltre gli animali , è cofa , che ec-
cede ogni ilravaganza.
A R. T I C IV.
Che la diverfita de’ Minerali dalla
varietà de' loro fughi fi formi.
li. ON fi fanno le pietre in__#
iA» ogni luogo , perchè non da
per tutto vi e H feme o fugo petrifico;
nè ogni terra è difpolla a ricevere la
virtù di tal fugo . Così nella Libia , e-»
nell’ Arabia non fi generano le pietre;
perchè dal calor fotta-ranco troppo ar-
dentedi quella regione, perde il fugo la
fua forza , e ’l bitume di continuo è
troppo liquido ; onde fcrille nella fua
.Geografìa il Magino : funi itaqtu hxc de-
ferta Lybia!) f u folitudines aridx ^ areno-
fte,a<]HÌs dftituta , & valdè infrugiferr.
Pietro Verrazano fece nell' Amene*
Auftrale duecentoleghc, lungo la Colla,
fenza vedervi una pietra . Così non fi
fanno in ogni luogo le Gemme ; per-
chè non in ogni luogo è difpoila la ter-
I » ra ,
68 ìjìor. delie Gemme } e dille "Pietre di Giacinto Gimma.Lib.ì.
li , nè in ogni luogo vi è il fugo pctri-
fico proporzionato • Nelle miniere però
delle Gemme, e delle pietre , ove è co-
pia di tal fugo , lì trova ancora abbon-
danza di pietre ; e perciò, toltone di là
le gemme, eie pietre, dopo alcuni an-
ni nuove gemme , e nuove pietre fi ri-
truovano;pen.hé il fugo formale nuove,
e vi concorre eziandio nuovo femc,dal-
le fu e vene , c canali feorrendo . Per li
luoghi fotterranei feorrono liquori di-
vedi minerali , e divede acque altresì,
fecondo la varia difpofizione de’paelì;
rciò in un luogo fi fanno i metalli , o
pietre fecondo la virtù de’ fuoi forni,
e dalla copia della terra difpolla a’ me-
talli , o alle pietre ; in altro luogo non
fi fanno , perchè mancano gli flelfi . In
una medefima regione divcrfamentc lì
vede difpolla la terra ; poicchè lì gene-
ra in un luogo o creta , o tofì di diver-
fafpecie, o pietre : ed in un' altro o
marmi , o metalli, fecondo che abbonda
il luogo di fugo petrolò , o tofacco , o
marmoreo , o metallico ; e’1 limile dir fi
dee di tante fpezie de’ minerali , c delle
acque diverfe , che non comparifcono
in ogni luogo. E' manifelta nel Corali o
quella virtù feminale; imperocché, rot-
to fotto 1’ acqua , manda alcune goc-
ciole di liquore tinto dello ItelTo color
fuo, che ovunque cadano , nuovo co-
rallo producono ; nè fono altro quelle
cocciole coralline , che feme dello lìef-
fo corallo ; come diremo nel liè.j.Così
dilfc il Duhamcl De foj[iHb.p.m.].66. Fa-
teor minerali a ormi vita deftituì ,/jpiriln
gameti ethereo perfundi , <jr fuis rationi-
t>u< fetninariis inftrui jure contendcrim ;
culti iifdem ubiqueviribus, figuri* , & co-
loribus donentwr , come narra il Konig. .
22. Da ciò pur fi fa chiaro, perchè in
lina ItelTa miniera il minerale medetìmo
fempre fi ritrovi , come oro nella mi-
niera dell’ oro . Diamante in quella de'
Diamanti , e cosi dell' altre ( benché al-
le volte piìi metalli in una miniera fi
arovino , in cui pelò uno è in maggiore
quantità) poicchè formando ogni fil-
mile il fuo limile, colla forza delibo fc-
mc propagando la fila fpezie, fi fa l'oro,
ove è il feme dell’ oro , e '1 Diamante-*
ove è il feme o fugo del Diamante. Co-
sì fpclTo in un Campo , e non altrove le
piante fieffo nafeer lì veggono, ove una
volta prodotte quelle lì fono j perchè
da’ loro lemi caduti per più anni pro-
durre lì poifono . Efe talvolta diverfe
gemme, diverfi mètalJi ,e diverfi mine-
rali eziandio in una HelTa miniera lì
trovano, dir fi dee, che varj forni , e va-
ìj fughi pctrifici , o metallici , odi altri
follili , lecondo la dilpolìzione de’ luo-
ghi, concorrano a formare le produzio-
ni a loro filmili, i qu^Ji o fe paratamente
feorrono, edili inti minerali producono,
o fi confondono . Quella diverfità di
metalli in uno fielTo luogo o miniera-.
Inetto lì olTerva , come diremotrattan-
do delle Tietre Metalliche ; ed anche in
un picciol campo diverfe piante nafeer
fi veggono , ove diverfi forni fparger li
polToho,e di natura , c di virtù tra loro
diverfe . •
25. Non bada, dunque, nella genera-
zione de' minerali il fempliee loto, ola
fcmplice acqua, valevoli ad indurirà;
ma vi bifogna «n feme particolare, atto
a produrre il minerale della fua fpezie,
c non altro ; imperocché ciafcheduno è
lavorato dal fuo foirito feminale , ed
architetto, che la fua foftanza produce;
avendo creato Dio i feminarj , come-»
principi delle cofc , da' quali ciafchedu-
na fpezie la fua forma riceve . Quindi è,
che il Diamante , ancorché con colori
diverfi fi olfervi , c però fempre Dia-
mante , effondo il colore avventiccio,
che fi ha da’ liquori minerali; ma la fo-
llanza ha il fino efforc dal fuo fpirito , 0
feme, che è 1’ architetto . Cosi le Tin-
turc.dc' Metalli alterar folamente pof-
fono , e non mutare il metallo : e giova
qui riferire quelche fcriffe il Varcnio
in Grograph. generai. lib. 1. cap.tj.propof.
indicendo ; .Ali* aqua ferrum in cu-
prum
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Bella Generazione delle G emme , e delle Vietré. Caù.VIU. 69
frum mutare putantur , tjuod tamen re ve-
ra non faciunt-jjed quìa ì]i<e aqux vitrio-
h , cupri particulas , & fpiritum ve-
kunt ; ideò ferri particulas difjolvunt , <£r
paulatim afferunt • quod dum faciunt cu-
prea aqtù particul te in ablatarum ferrea-
rum loc um reponunt ur; /ivi* ibi bareni, dum
allah un tur cum fluente aqua .
14.. Cedano alle volte nelle miniere
le produzioni ; altre volte per molti fe-
coli continuare fi veggono : c ciò av-
viene dalla confervazione dc’fcmi o
fpiriti minerali , e dalla crefccnza , o
mancamento loro.Quindi c,chc tolte le
pietre dalla fua miniera , altre pietre
talvolta di nuovo non fi gcnerano;pcr-
chè manca ilfuo feme architetto, colla
cui forza la terra in pietra fi converte.
A R. T I C. V.
La diverfità de’fugh i dalla diverfa
ftruttura de Monti fi conferma .
zj. ON folo in uno fteiro'luo-
i.A( g0 diverfi fughi concorrer
pofTono , valevoli a produrre minerali
diverti; ma in- uno lidio Monte varie
produzioni fi formanotc come in fe Itef-
iò divifo in più parti , varie materie , e
corpi minerali contenere in ciafchcdu-
na di elTe,fenza veruna comunicazione
tra loro . Ciò è manifello , la bruttura
de’ Monti* confiderandofi , che da varj
Autori è Hata con diligenza oflcrvata*.
c’1 celebre Giovanni Scneuczcro ha ul-
* tintamente moftrato nel Difcorfo dell'ori-
fine de’ Monti , che tutti di flrat» fopra
Irati (imo mirabilmente compolli , ed
ha recato le figure di molti, tutte tolte
dal naturale . Vcggonfi diverfamenre
ne’ Monti difpofii gli firati fopra tirati
di materia diverfa : altri fimo tutti la-
vorati , come di un pezzo folo di falfo,
o di marmo, o di macigno , come fcogli
fopra fcogli, e monti fopra monti porti;
altri tutti di fuora , come incroltatj.
Pajono i Monti quali tutti fatti in pia
volte, perchè varj fono gli firati della-*
materia , che gli compongono . Alcuni
llrati fi follevano fopra il piano della-*
terra , come una crolla fopra 1’ altra,
ognuna fembrando lafciata informa di
pofatura da varie inondazioni : e que-
lli alcuni fono di pura terra , altri di
sabbia, c di piccioli faffolini, altri di
denfa argilla, odi creta ; altri di un mi-
rto di arene , e di pietre di grandezza-»,
e di natura diverfa : altri di fola pietra,
o di tufo » o di marmo , o di gefTo , o di
calce , o di tartaro, odi varie vene » «-*
materie metalliche , c minerali: altri di
fole arene, e di fpoglie di animali infet-
ti, di chiocciole, di piante, di pefei ma-
rini : altri di pietra fcifiì!c, atta a divir
derfi inlallre : altri cavcrnofi , altri fo-
di; come fi pofTono veder le figure nel
Problema dell'origine delle Fontane del
Valfinicri . Altri" ftrati fono concavi»
che fervono per ricettacoli d' acque »
che poi ufeendo dal monte , formano
fiumi , c fontane . Vi fono tirati ancora
d’ innumerabili varietà di terre o pure,
o alterate * o tinte di colori diverfi » a
minerali, o di concrezioni impietrite, o
che di continuo s' impietrilcono , o che
fi calcinano , e fcioglicndoli tornano
terra . Altri fono di foli marmi di fpe-
zie diverfa, o di metalli »odi mezi mi-
nerali . Quella diverfitì di tirati , e la-»
loro flruttura, camminando o lungo , o
a traverfo de* Monti, li vede , gli occhi
alzando alle altiflìme rupi de* fiumi , o
a’ luoghi aperti da’ tremuoti , o preci-
pitati per li fiumi, o torrenti , che i fon-
damenti loro hanno corrotto , o per al-
tra cagione fquarciati , &r#iroccati nel
cavar le miniere .
16. Sono diverfi gli firati di mate-
ria, di figura , di groltczza , di fitq , di
lunghezza, di ordine , e d* intreccio : c
vi fono anche Monti o tutti di pietre-»
comporti fenza llrato , o di fola terra-»
ammartata ,0 di ambiduc le materie , t>
di una fola pietra . Gabriele fallopio
70 lftor. de^le Gemme,e itile Pietre di Giacinto Gimma.Liù.l.
D; Melali. & Fq/jii.atferma,che nel Cam-
po di Vicenza vi (ìa il Monte, che vol-
garmente (ì dice il Cuovolo di Cojleja—.
tutto di una fola pietra , che quafì è di
un miglio di giro , ed in elio vi è una
concavità fatta dall’ arte, pcrchejnc ca-
vano le pietre . Nel Lib.j.cap. z. art. 9.
riferiremo ancora alcune Chicle tutte di
un folo fallo incavato nell' Etiopia , e
nell’ Italia (Iella , cioè di fallo lodo , e
fenza firati . Sono in altri Monti fpe-
zie diverte di Minerali , anzi pietre oi-
tuminofe, ne' di cui pori «‘introducono
particelle di bitume, che talvolta lì ac-
cendono .• Così narra Galeno avere of-
fervato in un Monte del Mar mor-
to alcune fiamme fottìi i, che manda va-
no^odor di bitume ; ed Ariftotile , *_»
’l eolralto riterifcono di alcune pietre,
che là accendevano coll’ olio ; c nel
monte di Pozzuoli veggonfi nelle pie-
tre picciolc fiamme di folfo , delle-»
quali fa menzione il Bottone Tyrolo^ìtt
Topograpb.iib.1,. 11 P. Chirchcr confide-
rò nella terra fottopofta al mare le Ifo-
le cavernofe j .e non v'è dubbio , che-»
nella terra Beffa vi {corrano fiumi di
acqua, in altri luoghi fiumi di fuoco,
che da' minerali diverti ricevono il loro
pabolo: c quelli fenza gli (Irati , o volte
ammetter non lì poffonoj onde poi fono
cagionate diverte voragini di fuoco , c
divertì Vulcani . Dcfcriffc alttesi T or-
dine vario , e la Bruttura de’ Monti il
Duhamel Tom.i.Vbilo/oph.Burgund.par.
i.Vhy/.cap.i.num.^.cd afferma, che mol-
te fpelonche , e molti canali fotterra-
nei in varj modi la terra ferma ed ar-
gillolà penetrano , e che l’ infiipa parte
della terra fòggetta a’ rivoli.c fiumi, fia
quali ftmprcargillolà , c pingue , fopra
cui fi appoggia o tufacea , o arenoia-»
terra .
27. I Monti col principio del Mon-
do vi fono Itati , c molti ad una fmifu-
rata altezza (ì fono colla cima Alleva-
ti anche fopra le nuvole , come il Ric-
ciolo , c'1 Giimaldo affermarono . An-
notile riferifee , che nella Cima del
Monte Olimpo dell’ Afia, furono ritre»^
vati i Caratteri fegnati da molti anni
nella polvere ; perche ivi i venti , le-»
pioggic , e le nevi non li fanno . Nel
Cile è la famolà Cordigliera , che Ser-
ra lì dice, nel Perù; cd c veramente una
maraviglia della natura , veggendofi
una continuazione di Monti , che lì
{tende dalla Provincia di lenito al nuo-
vo Regno di Granata fino a quello
del Cile, mille leghe Calliglianc i al che
aggiugnendofi quelche fi Bende per
lo Bello Cile fino allo Stretto di Maga-
gliancs , faranno in tutto poco meno di
iettemila c cinquecento miglia, echeg-
giando fempre la terra . E’ così grande
l’ altezza , che tre , c quattro giorni fi
fpendono nel falirc alla Cima più alta:
c le impreflìoni meteorologiche fi veg-
Jono li nel mcZo de' piedi ;e ritrovan-
ofi alcuno in quell’ altezza de’ Monti,
pare, che calpclti le nuvole , di cui la— »
Serra fi ricopre, fenza poterli difeerne-
rc; anzi fi vede {otto i piedi l’ Iride fee-
fo in terra , quando altri che hanno in_,
terra lo veggono fopra la loro tefia— ».
Qliclche più reca maraviglia , è , che
mentre egli cammina fu le rupi afeiut-
tc , vede l'cioglicrfi le nuvole in acqua,
e cagionare tempchc di lontano, quan-
do il Ciclo a lui fupcriorc è tutto fc-
rcno ; come più ditfufamente riferifee
il P. Ovaglie nella fua Retatone del Cilet
c 1’ abbiamo noi anche riferito nella
Deferitone dello Beffo Regno , che fi
legge nel Tom.yil. della Galleria di Mi-
nerva , pari. 2. e ne fcrivcremo ancora *
nel m,6.cap.6.art\c .9.
28. Sono i Monti nel Mondo in gran
numero , cd il Fallopio nega con An-
notile , che fian fatti dal Diluviai cor-
regge l'Agricola , che( diffe alcuni
Monti efferfi fatti a calò dall'acqua,
che inonda qualche pianura , c lafcfa
qualche parte innalzata. Ccnfura altre-
sì coloro, che- alfcrmanQ efferfi fatti al-
cuni Monti dal ventole vuole, che vc«
ramen-
Diqitiz
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Della. Generazione delle Gemme t ideile Pietre. Gap. Vili. 7 i
ramcnte fi facciano dalle pietre, le qua-
li hanno la loro origine dall’ cfalazio-
ne lecca con quell' umido , che fia ba-
llevolc a legare le parti terrellri;e però
ftima, chcjabbiano tutti la figura eli pi-
ramide » perchè 1' cfalazione , falendo
all' alto» forma quella figura . Ma a noi
ciò n m appartenendo in q'ucfla Moria»
richiedendoti intorno la cognizione-»
delle cofc, che a' Monti appartengono»
un particolare trattato , che fi appella
Oreoiraphia, cioè De Montibur. non vi c
dubbio » che ne' Monti varie miniere fi
generano, c da' Monti varj fiumi fi pro-
ducono » e varie acque minerali , e di
natura diverfa , la quale dalle miniere
llcfic ricevono . Così in molti fiumi fi
vede 1’ oro tra le fue arene, perchè da’
Monti fcaturilcono , c pezzetti di quel
metallo (eco conducono ; ed alle volte
trafportano quell' oro , che nel mare
llava nafeofto o caduto dalle navi ne'
naufragi , o da altra cagione ivi ritenu-
to. Riterifce il Boterò nelle Rela^.Vni-
verf.part.i.itb.$. che nel Regno di Mo-
nom >tapa ndl' Etiopia , vi" fia grande
abbondanza di oro ; affermando alcuni,
che vi fieno tremila cave di oro Coper-
te, e che-fi trovi l' oro parte nella terra,
parte nelle pietre, c parte ne' fiumi; ma
di ciò fcrivcremo al fuo luogo .
29. Scorrono gii , come dicevamo,
per le vilcere de' Monti , c della terra-»
varie acque» che talvolta fono abbon-
danti , come fiumi fottcrranci ; non ri-
trovando nello fcorrcrc continuato im-
pedimento ; talvolta per la fibbia , o
ficr li falli , come per traila , ricevendo
e qualità della HciTa .quindi è , che fi
veggano acque di virtù diverlc * per lo
fuo firato ciafchcduna feorrendo . Non
è peto maraviglia, fe diverfe acqui-»
feorrano in ogni luogo vicine ; come fi
legge nella riferita Rr/e^ione del Regno
del Cile del P. Alonfo d'Ovagiic» Gie-
fuita , che nclliA. ». cap. 12. trattando
delle Fontane, che nafeono nelle Valli ,
e nelle altre parti del Cile fuori della
Cordiglieli , narra delle acque di \fa-
guey , che nafeono vicine da due doc-
cioni o cannoni , l’ una tanto calda, che
nella ftefla tener non fi porta la mano ;
l’altra fredda, con cui ritemperala
prima , per fati! il bagno profittevoli-»
alla cura degl' infermi . Di due acqui-*
cosìdiverfce vicine.fi può credere, che
feorra ciafeheduna per lo filo firato , e
riceva la qualità dalla materia minera-
le» per dove parta .
?o. Se, dunque, uguali fodero i fu-
ghi , e tutti di una ficrta materia , c di
una flirta forza , una materia conlìmi-
le ancora comporrebbero ; ma perchè
fono diverfe , varj minerali vengono
anche a formare ; onde varie miniere
di pietre, di qualità, e di grandezza
formano » fecondo la qualità , c la
quantità loro. Così i fughi pietrofi
forman, pietre » i metallici formano
Metalli , p le pietre loro metalliche , tf
nella ftefTa guifa formano varj minera-
li ; perlocchè fono i fughi , come femi
di quelle materie , che vengono a for-
mare ; e perchè non fono in ogni luogo
i fughi di ima materia , come di pietra,
o di metallo ; però non fi veggono in
tutti i luoghi le pietre , o i metalli .
Siccome in un Monte » o in altro luo-
go farà folo un fugo abbondante , così
lormarà in abbondanza il fuo proprio
minerale : e fé faranno molti i fughi ,
che per li diverfi firati feorrono , molti
altresì faranno i minerali . Il medelìmo
P. Ovaglic narra nel lib. 1. cap. 7. che
feorrendo il fiume Arancagua,o del Cile
cori detto , ed incontrando un Monte
di gertb, lo trapafsò in maniera , che la-
feio un ponte, per cui pallar portbno
tre Carri uniti *• e fotto di erto li vede-*
un tavolone di fallo vivo, fopra cui
torrono cinque canali di acqua aliai
calda , e falutevole : e le pietre .donde
efee, hanno colore di fmera^o . U con-
cavo di quel ponte , che ferve di tetto ,
o di volta a quel farto , avanza in bel-
lezza , ed artificio ogni arte umana r.
per-
72 lftor. delle Gemme,e delle Pietre di Giacinto Gìmma . Lib. T.
perché vi pendono fedoni , c pietre di
una llella pietra , a modo di fale, lavo-
rati dall' umidità di lòpra , che pene-
trando tutto il grollò del ponte, e con-
gelandoli in forma di punte di diaman-
ti, e di altre figureranno adorno il tet-
to . Piovono ancora di conliuuo grolle
goccic della grandezza de’ ceci , ed
altre come i rolli delle uova , le quali,
cadendo in quel tavolone di pietra, che
fa pavimento , fi convertono in pietre
di varie figure , c colori di non poca
(lima , in maniera che tutta quella na-
turale fabbrica é piena di quefte pietre.
Trapelano, dunque, in quel Monte i fu-
ghi diverti di colore , che tra loro non
lcmpre fi unilcono ; perchè non' tutti i
liquori fono facili ad unirti, come l’olio,
c le acque non fanno feco unione , e-,
metcolanza, per la natura diverta . Ma
palliamo alla Vegetazione delle pietre,
per proleguirc la materia della loro
generazione .
Della Vegetazione , e del Sefjò
• delle "Pleure -
C A P- IX.
j. T?’I.a Vegetazione propria-
I. mente quell’ azione natu-
rale , che godono tutti i corpi vera-
mente viventi ; poicché dalla prima lo-
ro nafeita lì nutrifeono, cfiaccrefco-
no : ed acquiltata una dovuta gran-
dezza , nel loro proprio vigore fi con-
fervano ; come attenua Giovanni Pan-
crazio Bruitone Lexie. Medie. Tetri Ca-
melli , verb. Vegetano . Hanno quella
Vegetazione tutti i corpi animati , c
viventi ; cd alcuni l’ allignano alle pie-
tre; però convenendoci tutto ciò cfa-
minare ne* foglienti Articoli, (limiamo’
fieccffario riferire alcune temenze, cosi
degli Antichi , come de’ Moderni .
A R T I C. I.
Delle opinioni varie intorno l’or - t
dine de' Mijti , e de'
Vegetevoli .
z. /''\Uattro ordini de’ Milli de-
terminarono eli Antichi ;
. il primo degl’ Inanimai i >
che fono privi di anima, come le pietre,
i metalli , e limili ; il fecondo de* Veg e-
tevoli , come le piante , gli alberi : il
terzo de’ Sensibili , come gli Animali ;
il quarto de’ Ragionevoli, come gli Uo-
mini. DiUero , che gl’ Inanimati ab-
biano 1’ effenza dal melcolamcnto : i
Viegctevoli abbiano 1’ efsenza, e la vita
vegetevoLe *. a’ Senfibili aggiunterò la
vita lèntitiva ; ed a’ Ragionevoli la vi-
ta , il Icnfo , e l’ intelletto , cioè il di-
feorfo . Nel primo Ordine,dunque, col-
locarono , come i’ infimo tra’ Milti , le
pietre ,. e i metalli , per clfere le mino-
ri »■* le piii rozze opere della Natura ,
<hc hanno t’efser loro dal mefeoiamen-
to, e ne' quali moilra lajftcfsa Natura i
principi piurozzi,a paragone delle altre
fne maggiori operazioni . Nel fecondo,
come ordine luperiorc , allignarono le
piante , alle quali fu dato il grado di
vivere , e di produrre , e che vivano
colla vita loro vegctcvole, inferiore-»
pero all’ animale, ed alla ragionevole»
e che abbiano la facultà di nutrire, e
di creare il loro limile ; poicchèla for-
za di nutrire c dimotlrata dall’ accrefci-
mento , e dallo feemamentode’ corpi »
che però hanno bilogno d’alimento -
Bencnc affermarono , che vivano le
iantc : negarono, nondimeno , che ab-
iano ed anima , e fentb , come i fenlì-
bili ; però rifiutarono 1* opinione di
Anafiagora , e di Empedocle , che da-
vano alle piante il fentire , il muoverti ,
il dolerli» e 1’ aver piacere j anzi Ia_»
mefite , e la cognizione ; il che guitta-
mente Ariflotile lib. i. De Plantis im->
pugnò . Rinnovarono quella fentenza .
i Mani-
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• t»
' Delia Vegetazione delle "Pietre .* Cap. IX. 73
i Manichei Eretici , i quali, al riferir rii
S. Agoilino , Rimavano delitto limile
all* omicidio il cogliere un fiore • o un
frutto . Teofralto lib. i. tìiji. Tlantar.
dille , che le Piante fieno limili agli
animali ; ma nanamente infegnò , cnc
non abbiano i coltomi, e le azioni, che
agli animali convengono . Così gli an-
tichi itefli adeguarono alle Piante una
lìmilitudine del fello degli animali; ef-
fendovi altune , che inmafchi , ed in
lemmine li diltinguano ; ma non che
veramente abbiano il fello; perchè alcu-
ne hanno le foglie più afpre ; altre mi-
nori , e più ftrette *. che lia di maegior
virtù il mafehio , e prima rcpulluli il
hialchio, c la femmina, come dice òri-
fiotilc verfo il fine del libro De Vlantis ;
del che più cofc abbiamo fcritto nella
Differtazione De Fabpfofu Anmalib.
pari. \. cap. J.
Demotrito però togliendo del
primo ordine le pietre , le- collocò nel
lècondo, perchè le allcgnò la propria-»
anima vegetevole, come nel feme delle
Piante, e degli animali; il che riferifee
Aldrovando Mttftti Melali. ab. ove trat-
ta della Generazione delle Pietre , Se-
guitò quelfa opinione Girolamo ( arda-
no, e fi sforzò ftabilirla con molti ar-
gomenti ; perche volle , che lì debba
aliegnar l’ anima alle pietre ; e che ciò
che, lì nutrifee , c fi aumenta , non
polla non aver l’anima , e che le pietre
li alimentino , e fi accréfcano . Volle-»
altresì, che abbiano l'anima tutte quel—
Te cole , che fi generano ; anzi nel lib.
7. De Subii!, fopponc, che vivano tutte
quelle cofc, cnc fi meftolano, e che
ciò convenga alle pietre . Gii attribuì
eziandio i morbi , la vecchia) , c la
morte ; mentre la Calamita in> cc<hia
ta non tira il ferro , e per lo fquallorc
li debilita , come pur l’animale : c ciò
credè, che facefle non per la qualità ;
nta perla vita ; e che pine crefeano le
pietre tagliate , perche vivano ; come
le parti delle piante , c le code delle
Tom. I.
lucertole fi riparano . Dille, che le for-
ze negli animali fono maggiori , cd an-
che nelle piante , che non fono nelle
pietre; perchè non lu necehariocosi
temperare lo mefcolamento delle pie-
tre , che conleeuilicro le forze maravi-
gliofe degli ai tri viventi , c perchè la
generazione delle piene ti fa con lungo
tempo . Dille , che negli animali fono
più forze, le quali (rimiamo , che pro-
cedano dall’ arbitrio della volontà ; ma
che nehc pietre a noi non è lecito giu-
dicare delle forze loro, non che di cono-
fccrlc . Noti potea invero inventar più
favole Cardano di queitc , che inventò
nella natura delle pietre : c tali le mo-
flraremo ne’ feguenti Articoli . Pensò
Talctc Milelìo , che la Calamita abbia
certa anima , colla quale inoltri la forza
di tirare a le il ferro ; ma Cardano cre-
dè , che la Calamita lieiia abbia la vita ,
e che il ferro fia il fuo pabolo , confer-
vandofi nella limatura del ferro ; però
Scaligero contro lo llclTo Cardano ne-
ga , che il ferro polla elfcr pabolo della
Calamita ; perché olTervò ,che la lima-
tura del fervo, confci vatricc della Cala-
mita,non lì diminuire nel pefo .
4. Alcuni moderni hanno comincia-
to a fiabilirc la Vegetazione nelle Pie-
tre , ed anche nc’ metalli , non diilìmi-
le da quella delle Piante , ed altresì de-
gli animali; e Giovanni Pancrazio Hru-
nonc nei Lexic. Medie. Tetri Cabrili ,
verb. Vegetano , dopo avere fpieiuta la
Vegetazione, àflenfee ancora , chela
virtù vegetevole fià altresì ne’ metalli ,
e nelle pietre , come ir. nroprio luogo
fi dà nelle piante , c come ’ì let?ge nel
Teatro Chimico, voi. 4. n. feozi qualche
ragione , eltèndo chiaro a’ lenii ( come
egri dice ) che non fi ge era il metallo
in qualfiyoglia vena delle minieie ; ma
che ila in quelli un certo principio fpe-
cifico determinato . - , .v ;
5- Giorgio. Paglivo, infigne Pvofef-
for di Medicina nell’Accademia Roma-
na , ha voluto difFufamente provare-»
K que-
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74 IJl or. delle Gemmile delle P tetre di Giacinto Gitami. Lib. I.
quella Vegetazione delle Pietre con
ragioni , e con nuove oflcrvazioni da
lui fatte : e confetta vederli coflretto a
crederla , perchè le pietre , che veggia-
mo di foli anza piu dura , potevano
vegetare , e crefcere , quando ancora
erano nella loro matrice » come loro
utero ; ma non dopa che fono recife .
Non folo l’ha provato nella Difjert. De
Vegetatane lapidum ; ma nell’altra Varii
argumenti cap. $. cop altre oflcrvazio-
ni l' ha confermata . Non fa però men-
zione dell’ anima, della vita, del felso,
e di altre cofe , che alla Vegetazione lì
aflegnano, c con quella fi accompagna-
no . 11 Purcozio nelle fue Infiitut.'Pbi-
lofoph. Tom. $. part. 2. feti. 5. caD. 5. ha
fedelmente feguita l’opinione nel Ba-
glivo , a cui fi quieta. Altri fondamen-
ti , ed altra ofservanzione hanno pro-
!>ofto il Toumeéòrt, e’1 Fontanelle, cc-
ebri Francefi»per iftabilirc la Itefsa Ve-
getazione delle pietre ; ma ci storzare-
mo colla noltra debolezza foddisfare
alle ragioni di tutti, per dimoflrare po-
co ragionevole la medefima Vegetazio-
ne . Efaminarcmo però prima ditfufa-
mente quanto ha fiabilito il dotto Ba-
flivo, e poi quanto con molto ingegno
anno fcritto i Francefi •
\ A R. T I C. • II.
Si propone la fenten^a del Ba-
glivo , e la mitra .
6. \ 7 Olendo il dotto Baglivo fo-
V flenere la Vegetazione del-
le Pietre ; molte ollervazioni deferive »
come abbiamo detto nel precedente
Articolo : e colle flefse dimoflrare li
sforza , che dalle miniere delle pietre, e
de’ marmi una fmifurata copia le ne ca-
va per lunga ferie di anni ad ufo degli
edifici : e da tanta materia deduce, che
51 ucllc vegetano , fi nutrifeono ,- e cre-
cono , come egli dice. Perchè final-
mente da quelle molti corpi llrauieri lì
cavano » come i ferri degli antichi Ar-
tefici , e conchiglie putrefatte , Obftrv.
2. e 5. Che tolte le pietre, riempiono le
miniere co’i frammenti della ilefsapic-
tra , e colla terra, e poi ritrovano 1*
llefsa con qualche lunghezza di tempo
gii ripiena per virtù della Vegetazio-
ne . Che vide 1’ Onice, gemma diafana
e lucida, con alcuna porzione di albera
inferita nel mezo , ea un dente d’ Ele-
fante ritrovato dentro una foftanza'to-
facea , e corpi ttr^nieri nel crii lai lo di
monte : una pietra compolla di piropo».
e zaffiro , e molte altre còlè fimrfi , Ob-
Jerv. 8. 9. ed 1 1, Che le pietre di Lecce
dimoltrano la Vegetazione ; perchè fo-
no tencriiììme , c le lavorano con gli
finimenti de’ legnaiuoli . Che nella
Fofsa Clementina , fatta da Clemente
Vili, per ricevere 1’ acqua , che prima
allagava quei Campi, fi ofservano i lati
di pietra yefccre ; che però le crcfciute
parti fi recidono col ferro ; acciocché la
fofsa non fi chiuda , come altre volte è
avvenuto . E limili cofe apporta , colle
quali dimoftra , che prima te pietre fon
molli • c però crefqono, ed hanno la 1 er-
ro vegetazione ..
7. Afferma poi , che la Generazio-f
né » « la Confervazionc delle cofe tutte
conlìfle in un moto proporzionato , - e
che dipenda la corruzione col cefsar 16
fletto moto . Che la cagione di tal mo-
to Ila il mare *. e prova diffufamente ,
e con molta erudizione , che le acque-*
del mare abbiano una perpetua circola-
zione i e così molte generazioni, e cor-
ruzic ni fi facciano . Che le pietre, e le
gemme fieno un comporto , o mirto di
acqua , e di terra colla giunta del fate *
che lo fitta , c l’ indura in pietra . Che
la pietra generata debba neccrtariamen-
te crefcere , e vegetare quando Ita »
nelle fue radici , e nella fua matrice-, j
perchè elTendo prima tenera , e molle ;
ed eflendo la circolazione dell’ acqua.»
continua per li luoghi fotterranci , ne
fegua , che portano le pietre crefcere ,
e ve-.
Bella Vegetazione delle P tetre. Cap. IX. 7 S
. c vegetare a guffa delle piante ; perchè
j pori*dclle pietre danno facile corfo al-
le acque . Che fi faccia la nutrizione
per juxtà pofitionem della particola nu-
tritiva ; perchè negli animali » e nelle
' piante juxtà ponitur f alimento per li
propri canali; ma nelle pietre per li pori
ai pori; e (fendo quelle porolc. Che ab-
biano un determinato alimento , ed un’
accrcfcimento datogli dalle leggi della
natura ; cosi altre cofe adduce » che ap-
partengono alla generazione delle pie-
tre.
L* Aldrovando feguendo la fentenza
comune degli Antichi , e.d impugnan-
do il Cardano , dille elfer falfo l'aifun-
to da lui prefo ; poicchc le pietre im-
propriamente fi nutril'conoi c crclcono;
ciò non procedendo da) principio ìn-
. trinfeco , o dell’anima t come negli ani-
mali , e nelle piante fi oiferva ; ma dal-
1’ clhinfeco per aggiunta , come acca-
de nelle pietre generate nelle reni » e-»
nella velcica degli animalide quali, fe-
condo il parere di tutti i Medici, in niun
modo li nutriscono, ed accrefcono, che
per appo[itionem part ii ad partem , come
dicono le Scuole . Seggiugne non elfer
vero , che tutte quelle cole , che fi ge-
nerano , abbian 1' anima ; come aderì
Cardano ; perchè vi è differenza grande
tra la generazione delle pietre , e quel-
la degli animali . Lo Scaligero altresì
Exercif. 1 1 1. contro Cardano, fortemen-
te lo riprende, per aver detto , che le
pietre crefcono ; Supponendo , che il
crefeerc non Succede, perchè vivano ,
ma perchè , mellovi nuovo umore , le
matrici delle pietre lì aumentano ,
dalle quali le prime pietre furon tolte .
8. il più comune Sentimento degli
Antichi è , che le pietre non crefeano ,
nc che abbiano vegetazione ; ma che fi
dicano crcfccre per additionem partii ad
partem , o fer juxtà pojitionem . Il pa-
rere di alcuni Moderni è , che le Pietre
nelle loro matrici, prima d' indurirli in
forma di pietra, fieno molli , c che ve-
ramente fi alimentino , crefeano , e ve-
getino a guifa delle piante, c degli ani-
mali , c cheli taccia la vegetazione per
intut-fujceptionem delie parti nutritive »
e perla mutazione intrinfeca di un fu-
go appropriato in foitanza minerale , o
metodica , e così crcfccre , e confcr-
varfi difendono . Vogliono alcuni, per
non. affermare tutto quello , che gli
Antichi affermarono , ttabilir nuove
opinioni , che alla natura flclla ripu-
gnano , c darfi a conofcerc per Scopri-
tori di cofe nuove ; ancorché più tolto
fofiftici , invece di filofofi apparirono.
Debbono veramente i buoni Filofofi
abbracciare , o illuflrare , c correggere
le fentenze degli Antichi , quando dal-
la verità fi veggono lontani , o dalla
ragione , e non diltruggere quclche è
piu ragionevole , e piu atto ad Spiega-
re le ofcurc leggi della Natura .
9. ie dunque ci farà lecito la noflra
opinione Spiegare » perche non fumo
tenuti a biurare i» verta Magiltri ; ma
ricercare la verità ovunque fi ritruovi ,
atiermiamo , che veramente le pietre
non abbiano vegetazione alcuna , e che
non fia lempre vero , che fi facciala-,
generazione loro per additionem partii
ad partem ; nè fi alimentino per in-
tm-fujceptionrm delle parti nutritive .
Può bensì dirfi impropriamente , che
crefeano , c fi alimentino, e vivano al
fuo modo alfomigliandole alle piante ,
cd agli Animali ; non che della natura
degli animali, e delle piante quelle fie-
no . Abbiamo invero una lomma ripu-
gnanza incontrato nel vederci coltretci
ad opporci in parte al Sentimento degli
Antichi , c quafi in tutto quelche cer-
cano flabilire alcuni Moderni ; e molto
più a contraddire all’ ingegnofiflimo
Giorgio Baglivo . Ma perche più amica
è la verità , che altra cola, non potendo
abbracciare 1’ altrui fentenza ; c bifo-
gnando efaminarc la Vegetazione fu p—
polla , e dimoflrata nelle Pietre , cre-
diamo non cScre difconvencvole prò-
fi 1 por-
7 6 ljlor. delle Gemme , e delle Vietre di Giacinto Gimma.Lib.T.
porre le noftrc difficult'ù agli Eruditi ;
non certamente per diftruggere il inte-
rna dello Hello Faglivo , alla cui dot-
trina ogpi riverenza portiamo , e di cui
abbiamo ferino con lode nella nollra
Ideo della Storia dell' Italia letterata :
ma per rinvenire la venti, con tanta di-
ligenza c fatica in quelli fecoli ricerca-
ta dagli Udii Moderni . Proporremo
dunque le difticultl , e le rifpofte alle
ragioni , ed alle o nervazioni dello lid-
io Baglivo iimperocchè in lui, e non in
altri li leggono più dillefamcnte fpie-
gatc;ondc alla fua opinione, non al Aio
valore ci opponiamo. Serviranno anche
di Itimolo le noftrc oppofizioni a pote-
re fpccularc una ‘delle più difficili , e
delle più occulte operazioni della Na-
tura ; perchè A fa nelle vifeere della-»
Terra , qual’ c ìa generazione delle
Pietre, e degli altri Minerali, e non fa-
cilmente li può coll’ occhio efaminarc .
A R T I C IU.
Che 1’ ejjer prima molli le Tietre
non fia fegno di Ve-
getazione Z
so. 1 L primo pendere del dotto
I Baglivo è di provare, che le
Pietre nella loro matrice ficn molli-,- c
tenere .
O confidctiamo quella tenerezza pri-
ma di pcftrificarfi , o dopo ertali pc-
trificatc e indurite dal fugo , feme , o
. f pirico petrifìco . Se prima,, non fole
tonccdiamo , che Oa tenera i ma liqui-
da la materia ; c ciò prima avea prova-
to il Boile in Speci m. Gemmar, facendo
vedere colle ofTervaaioni.in tutto limi-
li a quelle dal Baglivo recate , chele
Gemme , e i corpi duriffimi furon pri-
ma corpi fluidi , e lucidi ,o comporti :a
parte di tali lbllanzc,chc furono qual-
che volta fluide. E prima del Boile
anche gli Antichi 1’ aveano arterito ;
poicchc, fc diflcro , che le Pie tre lì fac-
ciano dall’ acqua»o pftre dall’ acqua, o
dal loto ; ertendo ambiduc corpi molli
e teneri *. quella loro mollezza nella
prima produzione delle pietre hanno
conceduta . Ma in quello fenfo non
può dirli molle la pietra ; perche quel-
che è materia della pietra , none pie-
tra. Quando c molle , Eri loto , crera,
o terra impallata : c non fi diri pietra,
fe non quando fari indurita dal fugo
parifico ; c così il legno , o altro corpo
combullibilc nonèluoco, fe prima ti
fuoco non s’introduca-.H lcgno,c la pietra
non farlftatua; ma bensì materia, don-
de farli pofla la Statua .1
i k O conlidcriamo la mollezza do-
po che il corpo fia parificato : ed m
tal cafo la lidia fari accidentale ; per-
ché 1’ eflcre della, pietra più proprio c
di erta dura ; più", o meno, fecondo la»
qualità de’ corpi . Quella tenerezza fa-
ri cagionata dall’umido mcAolato Jin
tutte Je Aie parti , valevole a rarefare il
corpo ftcrtb . La raritl , la denfità , V
umiditi, la ficcitl, la mollezza , la du-
rezza, la gravità , la leggerezza , il ca-
lore, la freddezza , Amo tutte chiama-
te qualità da’ Filici , che fono modi",
flati, o condizioni della foftanZa, c pof-
forto mutarfi fenza che la foflanza fi
diilrugga . Così la pietra umida può
farli lecca , la molle farfi dura ; ma fari
fèraprc pietra : c così può dirfi degli al-
tri corpi . La mollezza della "pietra
nella fua miniera è cagionata dall’ umi-
do de’ luoghi fòtterranei , che ricono-
fcc la fua origine dall’ acqua , le fati
particelle mclcolandofì nelle parti ,’che
il corpo compongono , lo rendono po-
rofo i onde pare , che occupi maggior
luogo del corpo dcnfo.Bcn fi vede, che
1’ umidità è accidentale; perchè, tolta
la pietra dalla fua miniera , maggior-
mente s’ indura quando è priva di
quell’ umore , che la rendeva molle . E
fc nel corpo , e nella materia l’ umido
foprabbonda, lo renderà fluido, non che
molle; perchè l’ acqua ò fluida , ed an-
che *
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Della Vegetazione delle Pietre. Cap. ]X*. 77
che fono fluidi i liquori ; onde la pietra
duriflyna «prima che liceva il fugo pc-
trifico « e venga da lui afialita , poteva
edere corpo fluido «comedilTcil Boile.
Si fa dunque la mollezza dall’ umido;
in quanto che i pori del corpo ven-
gono ampliati dalle particelle dell'umi-
do ltelfo; che fe il corpo farà fccco «fa-
rà anche duro ; perchè faranno il retti i
fuoi pori . Ma ne’ corpi fluidi non pof-
lìamo alTegnar pori; ne meno nc‘ molli»
quando ancora non hanno prefa qual-
che torma di corpo . Può farti anche la
mollezza dal calore ; onde il fuoco fa
teneri , c liquidi eziandio i metalli du-
ridimi , che, tolto il calore«alla loro du-
rezza ritornano . Spiegano alcuni farli
altresì la mollezza dal vacuo’ Ijiarfo
ne’ corpi » in fentenzadi coloro «che il
vacuo ammettono : o dalla foftanza
eterea, fecondo i Cartellasi, che c quel-
la fonile foltanza nobilillima , che etti
credono, che faccia molle 1’ aria ; corno
1' aria (leda tramezzandoli nella lana, o
nella fpongia» la rende molle.E'dunquc
accidentale la mollezza , perchè può
farli da molte cagioni ; e però è anche
accidentale la mollezza della pietra
nella fua miniera , ed è cagionata dall’
umido .
»i. Ma ne' corpi petrificati dentro 1' .
acque dc’Fouti, oin altra guifa adaliti
dal fugo petriiico ( fecondo ciré nel
Cap. precedente abbiam fatto menzione)
bcnchèpurc fian pietre » niuna mollez,-
Za ti otierva ; mentre il legno immerfo
in quell’ acqua, diverrà pietra con quel-
la /teda durezza , che dal fugo petriiico
farà cagionata . Sicché la mollezza non
edendo comune a tutte le pietre » farà
accidentale ; e conferma lo flelfo Ba-
glivo , che le pietre Porfiriti fono fem-
pre della lidia durezza c dentro la ma-
trice, c fuori .
t j. Suppone poi, e dice Io /ledo Ba-
glivo , che fc le Pietre fono molli den-
tro la loro matrice , dunque vegetano:
e ciò ripete in molte odcrvaziom. Que-
llo è però tutto quello , che maggior-
mente di provare ha bifogno ; poicchè
1’ eder molle, derivando da una cagio-
ne accidentale , non può indurre nelle
pietre le Vegetazione, la quale è ca-
gionata da quella virtù vitale , e da
quella forza intrinfcca , valevole col
mezo della fermentazione a produrre 1‘
alimento , qual forza vicn detta minima
vege ferole nelle piante, e negli Animali.
Così veggiamo , che la tieira virtù vi-
tale, ancorché traipiantatc le piante dal
primo luogo nativo, che gli fervi di ute-
ro , in altro luogo , continua a ricevere
1’ alimento, ed a crefcerc , c vegetare: e
gli Animali, che fono in un’ ordine fu-
periorc a quello delle piante , diihccati
dalla loro matrice , ed utero «confcrva-
no la fteda virtù vitale , da cui la vege-
tazione c cagionata. Mancando dunque
nella pietra quella virtù vitale ;. nè ef-
fondo perciò animata da quel principio
intrinfcco , il quale fa crefccre le pian-
te , e gli animali , ma più tolto cllendo
un femplicc milto di acqua , c di terra,
ridotto alla fua durezza dal fugo pc •
tritico,non può eder vegetevoie nella
fua matrice . Nc tutte le cofc molli dir
fi podono vegetare; poicchò il femplice
loto Itedb-eziand'O è un miflo,c molle;
ed altri corpi midi, o fatti dalla natura,
o dall' arte , pure fon molli ; nè perciò
vegetare ti veggono . Oltra che , ade-
gnandoti la V egetazione alle pietre
nella loro matrice, ove fono molli, non
viene ad aUegnarlì a tutte le pietre ; e
così la (leda vegetazione non farebbe
naturale alle pietre ; perchè uon comu-
ne, e necefiaria a tuate.Sono anche pie-
tre i corpipetrificati » e la materia del
corpo Hello ferve di-loto , e di materia
della pietra: e pur ninno potrà aderire,
che il corpo pctrifìcato abbia la vege-
tazione . Ciò ti vede ne’ corpi immerfi
nelle acque de’ Fonti , che han forza d’
impietrire ; poicchc, immerfo un legno
nell’ acqua , diverrà pietra di quella
ilefla grandezza , che era il legno 1 an-
cor-.
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78 IJIer.delle Gemme , e delle Tietre di Giaciute Gìmma.Lib.ì.
cerche per molto e molto tempo im-
raerfofi mantenga* c fé talvolta così te-
nuto immerfo,paja, che crelca , ciò non
crcfce col dilatarli; ma coll’ aggiugr.cr-
fi nuova materia , é nuova crolta pie-
traia Copra il corpo , cerne ne’ feguenti
.Articoli mofiraiemo • Nella lidia gui-
la polliamo dire degli altri con i pctri-
ficati fuor dell’ acqua , i quali fono (la-
ti affaldi dal fugo petrifico, o a forza
di vento , o col mezo dell' dilazioni
pctrofe, di cui abbiam fatto menzione
nel Cap. precedente ; Ce vogliam dare
per veri quegli, o limili efempj di cor-
pi petrincati . Provo Roberto lìoilc,
che le pietre furono un tempo corpi
molli, o liquidi, per inoltrargli valevo-
li a ricevere folianze metallnhe , c mi-
nerali, che in quelle pollono mclcolar-
lì , ed incorporarti , dalle quali può di-
pendere qualche virtù delle pietre, non
per provare la loro vegetazione ; poic-
•cht non tutto quello , che è malie , è
ancora vegete vele .
14. Ma le vogliamo djfcorrere con
maggiore evidenza , diremo , che il fu-
go , o (pirito pctiiHco ha forza più to-
lto di fidare , (cimare , e dillruggcrc la
vegetazione mcdclima , che di cagio-
narla , c conlcrvarla ; perche priva i
corpi itelli di quell' interno calore , c
moto, che faceagli vegetare, c crcfccrc,
e confervarc nel loroefferee natura,
convertendogli in pietra. Gli animali
1, eli’ impietrirli celiano di più vegeta-
re , muoverli , e vivere ; perchè il fugo
pctrifico-, toccando appena le vilccre^»
loro, colle quali le funzioni animali , c
vegete voli li fanno ; anzi difturbando,
ed occupando gli organi nccctfarj , ot-
turando i pori , e fermando il langue,
c i liquidi ,quclthc tocca , in pietra-»
converte ; e qui polliamo ripetere i
ver li di Cvvidio pii riferiti , i quali
fanno menzione del fiume de' Ciconi ,
di cui le acque impictrifeono le vifcc-
rc di chi le beve .
rj. Giova a quella nollra opinione
quclche fc riffe Tommalò Villis De Fer-
mentat ionv cap. 3. il quale la fermenta-
zione concedendo nella profonditi del-
la Terra, dice -, che ne' minerali duri lìa
più tollo congelazione . Mineralium
in priuiis duriorum generano congelatio-
nem fotius , quàm jertnentalionem indixit ;
quia nimicati principia bxc ( cioè fer-
mentativa ) in fubjetto q uopi am coale ~
Jcentiafiguntur adet , & tanquamvincu-
lis colliganiur , ut Je neutiquam movere ,
aut ab invicem dijeedere q ueant.Hujuj mo-
di fixalio quippe depende t à copia , cjr
majori proportio.ie Jatis, & Terrx(quan-
doqne cura addi t ione Julphuris) quam Jub-
ejtjpirilus ,ant aqux . Nimiràm fa' , CJ"
terra nànutijjmè contatta, & ujque i/t_»
vaporetti rejotuia , /e invicem comprehen-
dunh&in maceri atti dura»h& non dente)
rejolubilem obrigejcunt ; c ciò va provan-
do con varj elcmpj . Nel Cap. prece-
dente abbiam dett > , che nel fugo pe-
trilico vi freno i fali.la cui virtù t d’in-
durire i corpi: e lo Hello inlìgne Bagli—
vo ha ciò largamente fpiegato ; ficchè ì
l'ali liefli fono valevoli a togliere quel-
la vegetazione , quando puic vi folle .
16. 11 finto Alberto Magno De reb.
melallic. lib. 1. tratt.z. dopo aver detto
•con Avicenna , che li veggano pietre ,
le quali cosi dentro, come fuori abbia-
no l’ immagine degli animali, c che ne’
luoghi ove fpira la forza petrificn , la— »
mcdeiìma converta 1’ animale in pie-
tra,niente mutando i membri internile!
elicmi: foggiugne , che gli animali fie-
no materia delie pietre , c che quelle-,
'fieno pietre falle» non troppo dure, per
cagione della forza del fugo pctrifico *.
c che la Gorgone » la quale nelle favo-
le -convertiva in pietre i riguardanti,
non altro lignificar debba», cne la virtù
forte de' minerali , cioè il fugo petrifi-
co . Quello è dunque la Gorgone, che
toglie agli animali c la vcgetazionc.c la
natura, c’1 moto , cd in pietra gli con-
verte ; del che più ditfufamentc lcrive- i
remo grattando de’corpi impietriti; on-
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Velia. Vegetazione delle Pietre. Gap. IX. 79
de la terra petrificata nella miniera—»,
non è più atta a poter vegetare .
A R. T I C. IV.
Se la Vegetazione delle "Pietre molitore
fi pojja collo fimUitudine delle fteffe
con gli animali . \
17. A Tferma Io fletto dotto Bagli-
yo » che le Pietre fieno alU_j
piante , ed agli animali ih tutto Umili;
e però nella ltctta guifa fi. nutrifeano ,
vegetino , e credano , ciafcheduna nel-
la fua miniera ; cioè gli animali , e le-,
piante per juxtà pofitionem della parti-
cella nutritiva alia parte da nutrirli per
mezò de' proprj canali , ed organi : le-»
pie tre per poros ad poros .
*8. Sono certamente fienili , perchè
tutti mifli fi dicono , c fi fanno tutti
da' proprj femi fe però fotte ro limili
inquanto a tutte le parti » e non diffe-
rillero per l’ ordine loro , bifognarebbe
concedere altresì alle pietre 1’ animi—»
vcgetevole.» e così toglierli dall' ordi-
ne degl’ Inanimati .. Non fono difeon-
vencvoli gli ordini della natura diftri-
buiti dagli Antichi •; perche nel primo
fono collocati gl* Inanimati fenza l'ani-
ma vegctevole , come abbiam detto
nell' ^irtic. s. nel fecondo gli Animati
vegetevolì : nel terzo gli vittimati vege-
terai Jenfibili : nel quarto i Ragionevoli.
Quelli ordini fletti fi veggono nella fa-
gra Scrittura apertamente /piegati ; co-
si la differenza delle loro produzioni
eziandio ;poiccEc, deferivendo il fagro
Jilorico la Creazione del Mondo Cenef.
cap. i.. tutti gli ordini diltingue . Fa_»
menzione del primo ordine » cioè degl'
Inanimati ,e gli fpiega folo colla voce
Terra , niento-di anima , o di vita , o di
vegetevole attribuendogli ima che Di-
ri t Deus: congregentur aqux, qua fub Ce-
fo funt , in locum unum , dr appartai ari-
da'. & fattameli ita : Etvocavit Deut
aridam , Terramicongregationefque aqua-
rum appellavi t maria. Nella Terra tut-
ti i follili, le pietre, i metalli, e i mine-
rali fi comprendono . Nel terzo giorno
efeò i Vegctcvoli: Et aiti Germinet ter-
ra ber barn vi rentem , dr faci e st em fernet
juxtà genus fuum , lignumque facient fru-
ii um , dr babens unumquodquefementem
fecmdùm fpcciemfuam.Neì quinto gior-
no creò i pefei , c gli uccelli , che han-
no fenfo, e vita. Dixit etiam Deus: “Pro-
ducani aquxreptfle anima: viventi t , &•,
vo'atile fuper terram fub firmamento Cali.
Creavitque Deur Cete granita , & omnem
animam viventem, atque motabilem,quam
proiuxerant aqux in fpecies fuas , &■
omne vo'atile fecund im genus fuum : e gli
bcncdilfc , acciocché credettero , c lì'
multiplicattcro . Nel fello giorno creò
prima gli altri fenfìbiti , ed animali:
Vroducat terra animam viventem ingene-
refuo Rumenta , dr reptilia , dr beflias
terrxifecmi.m fpecies fuas; e poi creò i
Ragionevoli : Fdciamus hominem ad
imaginem ,dr fimilitudinem no' tram , ir
prxfit pifeibus marir, dr volatilibw. Cal-
li, ir belìiis, drc. Lo (letto ordine ripe-
tè: Ecce d:di vobis omnem herbam afe-
rentemfemen Jupcr terram, c 'T univerfa _»
tigna tqn£ babent in’femetipfir fementem
generis fui , ut fini vobis in efesini- dr,
cuntìis animantibus terrx,omn\que volu-
cri Celi , ir univerfis, qux moventur in _»
terra , dr in quibus efi anima vivens , ut
babeantai vefeenium ; fenza far menzio-
ne del primo ordine degl' Inanimati,
che fono privi di vita .
19. Hanno gli Animali il ventrico-
lo, a cui appartiene T appetire , il rite-
nere , e’1 cuocere gli alimenti , e col
mezo della fermentazione, eccitata irv
lui dal fermento digettivo, tramutargli
in chilo . Quello per lo Piloro patt\_»
agl' interini fittili » ove col mezo de*
fughi biliofò, e pancreatico , lafciate le
porzioni fecciofe per gl' inteflini gradì,
r altre più pure , ed atte a nutrire fono
facciate dalle boccuccie delle vene lat-
tee » c fi portano alle glandole del Me-
fen-
So Ifior. delle Gemme , e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lih.I.
fcnterio: e fatto più dilavato per lo
mcicolamcnto della linfa» parta al facco
Pcqucziano e comune ; ed. indi per lo
condotto del Torace nella vena Affil-
iare: e giugnendo alla fine al deliro
ventricolo del cuore » col l'angue lì um-
ile » come difl'ero Godofrcdo Mcbio,
Silvio de le Boè , c Graaf ; benché in
qual maniera , e per quali vMì il moto
nel chilo hello dagl’ intellini alle altre
parti li faccia, al dir di Ttmullcro Tom.
i.lnjtit. Medic.part.ì fnp.18.non Ila an-
cor certo appo gli Autori , i quali a_>
fpicgarc più minutamente il fuo lavo-
ro, e le parti, c la fabbrica de’ vali Ud-
ii , con molta diligenza fi affiancano j
facendo vedere la gran macchina , c ì
glande apparato de’ vali, e l’indulfrio-
io artificio della natura , necertarj u
preparare 1’ alimento , e diftribuirlo
per le parti del corpo; acciocché fia ba-
ifevolc a poter vegetare, e nutrirli.
Vollero Tommafo V'illis, c Malachia—»
Trullon, che la materia del fugo nutri-
tizio fia il Chilo mcfcolato col Angue,
c preparato col mezo della C ircolazio-
ne , colla quale fi difiribuifee per tutte
le parti del corpo, acciocché fi nutrica-
no; benché Cimo Ouicton , che quello
fugo fi prepari nelle glandolo del Mc-
fcntcrio, le quali comunicano co’i ner-
vi , e s’ incominci a difpenfa re dal cer-
vello , c dalla midolla Ipinalc , da cui
nalcono i nervi, che portati da tutte le
arti del corpo alle mede ime , diìtri-
uifeono tal fugo nutritizio ; confcf-
fando però gli UeffiC arlcton , Gliflo—
nio, cd Lnzio» che non fappiano « come
tal fugo al cervello fi trasferita . Fu
nccertaria la nutrizione agli animali
col mezo degli alimenti ; acciocché fi
ristori di nuovo quckhc fi perde , eie
' nuove particelle del nutrimento occu-
pino il luogo delle perdute ; c cosi l*
animale fi confei vi , c fi aumenti . Ma
c pur grande la macchina de’ vati ,
delle parti tutte del corpo , ncce.Iarie
a’ varj ufi, che qui fpiegar non dobbia-
mo .
20. Ancorché però altra opinione
i Cartelìani difendano ;* non è quella—»
nondimeno cosi certa, che quietar pof-
fa l’ intelletto , e non fia a gravi ditti—
culti fottopolta. Stimano ogni Animale
cfl'cre un’Automato pi ivo dianima ferr-
fitiva , il quale viva a forza di ordigni *
di cui vogliono, che fia comportala fila
macchina ; onde Macchinati fono det-
ti i Cartcfiani lleffi . Negano quelli un
principio animato nelle Bcflic » c ne
hanno fcritto De la-Chambre* il P-
Pardics , l’ Autor della Filofofia Rur-
gnndica . Ha voluto il Pafcoli falvar
1’ Anima delle Bcflic ; cd il P. San*-
guens , che ha ridotto allo Scolartico
ciò che di 1 ilofofìco il Maighani con
altro ordine più difiùfanrcntc compo-
fc ..Il Dottor Dionific-Andrca San-
caflani, Medico di Comecchiofin un Di-
morfo fopra un Mortro , che fi legge
nel Tom. III. della Galleria di Minerva ,
afar/^29j. ilima , che col Pafcoli non
fi fappia nè meno in che confida 1 cf-
fenza reale de’ corpi, e coi Sangucns»
per la debolezza de’ fuoi fondamenti,
vacilli troppo 1‘ elìllcnza delle anime
de’ Bruti : c crede , che Ila diffidi cofa
il determinar , fé le Bclìie fieno pur«__.
Macchine , o corpi animati . Qui non
crtendo comodo di cfaminarc tuffo ciò,
che nell’ Animafiica fi é introdotto ,
ftimumo convenevole in quella occa-
fione non contraddire all’ ordine flabi-
lito dagli Antichi , e fupp dio dallo
Hello haglivoxiò ballando per la que-
ftione.che abbiamo per le mani; j>cuhc
poi in una particolare Viflcrta^tonc ne
fcrivcrcmo .
ir. Le Piante fono affatto fimili
agli Animali , benché penfino alcu-
ni Moderni , che quelle non abbiano
bifogno di anima per poterli nutrire ;
ed c quella un’ altra opinione , eh?-»
lunga cfamina ricercarcbbe. PicrGaf-
fenao va largamente spiegando aver la'
Pianta le fue parti affatto fimili all’Ani-
male,c le operazioni d’amenduefi valì,c
quanto
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Della Vegetazione delle "Pietre . Cap. IX. 8 1
miiftto vi bifogna per la generazione ,
per la nutrizione , per 1’ aumenta-
zione , ptfr la confiervazione , c per la_*
diffoluzione . Ha la Pianta il fuo (eme
limile a quello degli Animali, ha le lue
radici a guifa delle vene umbilicali , da
cui 1' alimento fucciarc lì polla , e pre-
parato diltribuirlì alle lue parti , come
negli Animali è la vena umbilicali
colle lue varie boccuccie, colle quali lì
attrae l’alimento , che preparato nello
ltomaco , nelle altre parti li trasfonde ;
come abbiam detto ne' noltri Elofj 'Ac-
cademici » Tom. i. Elo&. j 6. c 52.Cia-
fchcduna pianta ha la radice , le fibre ,
c i nervi : ha la corteccia per cute ; la
polpa del frutto limile alla carne : i
condotti de’ fughi nutritivi per vene ;
i fughi Itefii per l'angue : i fluii per of-
fa : c la ferra nei utero ; anzi il Mal-
pigli , che per io itudio , c per le fpe-
rienze fatte nelle pianteci è renduto di
gran fama , come abbiamo dimollrato
nella nollra Ital. Ietterai, offervò nelle-»
Piante la circolazione del fugo ,odell’
umore affatto limile alla circolazione-»
del fanguc negli Animali . Dice il Gaf-
fcndo , che tutta la Pianta è dotata del-
la fua anima , la quale (la corporea ,
cioè una certa folla n za fparfa per la-»
pianta, che a guifa dello fpiritolo fiam-
mella, fia molto fiottile, pura, ed attuo-
fa , e che s’ indcbolifca per mancanza
d’alirrrcnto , o lì foffoghi per abbon-
danza di umore, o lì cfali per l’ardore,
o fi geli per lo freddo . Dimolìra , che
la Nutrizione fia una continuata gene-
razione , c che la vita dipendala un
continuo moto, che non lì fa fenza ca-
lore , c che non manca alla pianta tut-
to quelche lì vede negli animali , nc-
celTario a gcnerarfi, a crefcerc, a vege-
tare, ed a confervarfi. Ma di tutto ciò
bilógna leggere le molte offervazioni
del celebre Malpighi . ■
22. I.a Pietra , che non c altro che
terra impallata, e indurita , niuna lìmi-
glianza può aver colle piante , e con_»
Tom.I.
gli animali ; perchè è priva di tanti or^
gani , c vali , alla vegetazionc’alfai ne-
ccilarj . Se figurar ci vogliamo , eh-—»
tuttala mafia della pietra nella lua mi-
niera racchiufa, Ila come un'albero , o
un’animale , che nel fuo utero e matri-
ce vegeti , c crefca : non foto non po-
tremo offervarvi i fuoi membri , i fuoi
organi, cì grande apparato de' vali per
tirare , lavorare, e dìiìribuire l’alimen-
to ; ma faremo pur collretti a coniìde-
rarlo a guifa di un cadavere fidato , c
indurito dal fuo fugo petrifico , e dal
fale ; perchè prima di ricevere tal fugo,
non c pietra , nè può crefccre , effondo
.fola terra, come abbiam detto »
Non poffono i pori della Pietra fare
uficio di canali , e di organi, alla vege-
tazione affatto neceffarj; perchè ezian-
dio gli animali , c le piante hiyino i po-
ri in tutte le loro parti , i quali dagli
organi llcfli fono didimi ,* e ad altro
ufo dalla Natura ordinati lì veggmo .
Servono i pori non a far crefccre là pie-
tra 5 ma a ricevere le particelle umide ,
che vagliono a dilatare , c rarefare al-
quanto la ltcffa pietra i il die fa appa-
rire , che crcfcano , come ben prclìo
diremo . Non tutte le pietre nella mi-
niera loro hanno l’ intera durezza ;ma
fono ivi più molli : e polle all'aria, più
dure , c più fecche divengono ; come
dimofiraremo : c ciò lo ueffo Paglivo
concede . Sefoffe alimento quell' umi-
do infinuato per li pori , come foflanzi
corporea , valcffe ad otturare , e riem-
piere i pori lleflì» c farebbe dura la pie-
tra nella lleffa miniera , che niente lì
liemarcbbc di grandezza q .andò è
rccifa .
2^. Si fa nelle Piante , e negli Ani-
mali la Nutrizione per i ntus fujceptio -
«em dell’alimento , come fpiegano i Fi-
fici;e benché dicano al. uni de' Moder-
ni, che per intus-fiferpt' onem fia anche
per addìtionem partii aifartem ;o pure
per ji xtà-po'itioum . ella particela nu-
tritiva alla parte , che lì ha da nutrire;
L * ' nul- • .
82 1/lor. delle Gemute, e delle Vie tre di Giacinto Gimma.Liù.Ii
«uIladiin?no (ì vede , che altra virtù
abbia l’alimento nelle pietre* nelle-*
piante, e negli animali . Non lòno nel-
le pietre gli organi » e gli linimenti
necelfarj per renderli valevole a prepa-
rar l’ alimento Hello ; c per Ir pori del-
le pietre non folo <gni altro umore-*
non atto a nutrire fi può introdurre i
ma il fugo lidio petrifico , il quale Uf-
fa * e coagula il medefimo alimento , c
indura il corpo ; e tutti quelli umori, o
fughi petrifìci , pollóne riccverfi dalla
pietra o per'intus-fufcepiìojiem-.o perjux-
tà-pD fitto nem; c non abbiamo alcuna ri-
pugnanza a ciò atl'crire; perchè in niun
modo fono a nutrire valevoli . Hanno .
le Piante le fue parti determinate , ove
fona gli organi atti a ricevere Pali men-
to ; come c la bocca negli animali, con
cui il cibo riceve ; ma la pietra efsendo
porola da tutte le fue parti , ben mo-
lta , che i pori non fieno i vali, con cui
ricevano l'alimento>o perjuxti-pofuio-
nem , o per inlus-J'ufeepiionem .
24. Può talvolta crcfcer la pietra
ver additionem partir ai partem. non per
forza dell' alimento i ma perché alla
pietra nuova materia fi aggiugne, per
cui pare, clic venga a crefccrc.Pcr Spie-
gare » che quello crefcerc per additio-
nem partir ad partem non fi? vegetazio-
ne , recaremo qui un’ efempio . Scheda
Terra metteremo una goccia di acqua %
tanta terra farà inumidita , quanto fpa-
zio di terra farà bailcvole 1‘ acqua ad
inumidire; e 1’ altra non bagnata, ri-
marrà qual’ era lenza l’ acqua : ma fc
diecc goccic faranno , e non una di ac-
qua , maggiore farà la terra inumidita ;
perchè farà maggiore la porzione dell’
acqua . Efc alla bagnata fi aggiugnerà
nuova acqua , la medefima diltendcn-
dofi bagnarà la terra , che circonda
l'altra già bagnata: quella feconda ter-
ra fi può dire aggiunta alla prima.Così
appunto fuccede ad una generazione di
pietra ; perchè ne’ corpi impietriti ai-
tiimcnte avviene» Tanta porzione di
terra difpofta diverrà pietra , quanta
farà toccata dal fugo petrifico : c cre-
dendo la quantità del fugo’, c dila-
tandoli , maggiore fai àia quantità del-
la pietra ; c conforme Io Hello fugo li
aggiugne , cosi Interra viene ad aggiu-
gncrli . Non accade così alla pianta-,*
cd all’animale : crefce dal fuo feme la
pianta , edufeita fuori della terra , va
credendo» c dilatandoli , come crcfcc
l’ alimento ,che riceve : onde ha la fila
grandezza dall’ alimenta per quella
virtù intrinfeca, la quale a lei comuni-
ca l’anima vegctevole ; c ben li vede-*,
• non e Hcr circondata ,éhc dall’aria ; ma
la pietra lidilata con quella porzione
di terra , che la circonda »
2 5 . Può fpiegarfi quella generazio-
ne delle pietre coll’ efempio della ge-
nerazione delle perle » di cui abbiam_»
difeorfo nella Dilfcrtazione De Fabulo-
jts lAnimalibuf part. 5. cap. 3. e ne fcri-
vcrcmo a futticienza al luo luogo in_»
quella litoria . Sono le perle ammana-
ti liquori dclle-Couchigiic , generate
per la continua fuccclfionc delle pelli-
cole » che fi coagulano dal fale concrea-
to a guifa delle pietre , come dice l’ fj—
monzio irati, de Febei bue cap » 8» 7.
quindi fcnfibilmcnte altra liquore fuc-
ccde , cliammaira , e così crcfcc ; c-»
nella HclTa guifa le Madrcperle' fi for-
mano • Ma tutto che fi faccianole per-
le nell’ animale , non però fonavege-
tcvoli , nè colla nutrizione fi accrcfco-
no ; c più prefio per additionem part ii
ai partem , e dell’umore all’ umore .
Nella Itola gii fi farli altresì le pietre
ne’ reni » e nella vclcica degli Anima-
li , tutti i Filici confermano , c nel Lib.
4. cap. 13. num. 7. portammo gli efem-
Sj trattando delle Pietre dell’ Uomo .
riferiremo. 1* Ago crinale introdotta
nella vefcica , if quale li trovò circon-
dato di moltifiìmo Tartaro , c materia
pictrolà , e così grande, che avea chìu-
fo il foro della vefcica • Così ofi'crvò
il liorclli una pietra nella vefcica , i$
Leila Vere tastone delle "Pietre . Cap. IX. 83
tiil fi trovò un nocciuolo di pietra» che
da’ reni nella vcfcica calato , avea ri-
cevuto iljlio accrcfcimcnto a laminec-
te ; onde s’era formata la pietra »
26. In tutte forfi le pietre , an2i
nelle comuni ,di cui fi formano gli edi-
fìci , c chiara quella addizione di par-
ti i ad pariem ; poicchè hanno le lue
parti a guifa di lamine grofTe > per cui
Facilmente romper fi poffono » e divi-
derli ; altrimentc non c facile romperle
lenza fmimizzarle ; il che ben fanno gli
Artefici quando preparano le pietre »
quella parte di mezo le lteflc lamine »
come una linea, ritrovando. Lconc-Ba-
tiita Alberto lib. 3. De re redific. c. 7.
apertamente ferirle» che nelle pietre-,
vi fieno le ver. e » fecondoechc la mate-
ria vi fi c fpaifa f pia > c fi fono forma-
te le incrullazioni ; come rapporta Pier
Gregorio Toloiàno Sitila*. .Art. Mi-
rai'. lìb. 56. cap. Sono quelle lamine,
o grolft, o fonili , fecondo la- divertiti
delle pietre j in alcune però fonò appa-
renti, c fottili, come nella Pietra di
Genova, nel Talco , ed in altre limili .
Ofservò lo ltcffo nelle Gemme il fioi-
lc ; fpczialmentc nelle Gemme crude
dell’ India Orientale, dure, e che hanno
dell' azurro , appellate Gr ijolette da’
Germani , in cui vi fi feorgea il grano :
e dicea il perito Artefice nel lavorare i
fieilli, che quelle pietre con- faci! ti fi
tagliavano fecondo la foglia del fuo
grano . Più volte olfcrvò eziandio lo
ileffo in alcuni Granati Inglctì » in cui
tagliandofi ben fi feorgevauq le giuntu-
re di fottili foglie * o di piani »da quali
cran formati . Così udì da un Gioiel-
liere , che nella loro arte era cola ma-
nifefia renderli allatto imponìbile ta-
gliare il Diamante per traverfo del fuo
grano in forma di Croce ; ma che facil-
mente fi tacliava,quando trovava!! il
principio della finca , c quella parte-,
della pietra , verfocui dovea fmngcrfi
lo finimento atto a tagliare . Duamel
in Vbilof. Burgund. Tom. 5. pari. z. De
TolJil. cap. 5 .num. 3. afferma ancora ,
che le gemme , e i fai i fi formano di
varie laminate; tanto che ne’ Diaman-
ti quelle commiifure » e fibre fi veg-
ano » e fecondo quelle da’pcriti arte-
ci tagliare fi poflono . Soggmgnc non
effervi dubbio , che quelle lam nette
fottili firme fieno cagionate dal fugo ,
che va a poco a poco crelccndo » come
nel talco* o ne’ crifialli del vitriolo fuc-
<cdc . Lo Ileffo Bagli vo De Vegetai. la-
pid. dopo aver detto» che il Diamante,
il Granato > il Crifiallo » I Ametifto ,
crcfcono fopra 1 fuoi filati in maniera,
che fembrano grani nelle fpighc : con-
icità , che ila dubbio » fe crefcano per
alimento intuì fufcepturth o pine per ap-
pojitionem partii ad pariem , o per inerti -
Italiane : c che più probabile qilelto fe-
condo fi fiima da molti ; poicchè quelle
cofc , che dal fugo s'impicn ifeono, nel-
lo ltclVo modo crefcano , e fi accrefra-
no , ’ come fi ollerva nelle pietre , che
negli animali fi fanno, c ne’ corpi pie-
trofi di quella fpczic » Così porta , che
il Celiò fi gonfia colla giunta di nuovo
umore , c di ciò cita il Duamel lib. 2.
cap. 6, De FoJJilib. Quello dunque non
c vegetare ; ma creicele per additìonettt
partii ad pariem; fccondocchc il fugo vi
fi accrclce , c forma laminate una fo-
pra l’altra . Nelle Miniere ancora» non
foto le pietre hanno le loro come lami-
nette ; ma la compolizionc tutta è a
llrato fopra firato ; non fblo inoltran-
do una notabile divifionc tra gli firati;
ma talvolta di colore differente dalla
pietra ;c ciò non fole l’abbiam veduto
nelle pietre vive ; ma nc’ tufi . Segno c
ciò » che la pietra fi c indurita > fecon-
do che vi c ginnto il fugo parifico * ed
c crcfciuta per adiUionrm partir ad par-
imi. Vi fono ancora cave di pietre vive*
che qui dicono Tettar} * che fon,' tutte
compoflc di pietre a guifa di tavole ,
grandi * c Cottili di varia maniera; tanto
che dalle fleilc non fi polfc no cacare
pietre erode ; ma folo delle fottili* cy-
r I. 2 rtre
84 ìfior. delle Gemme ^ delle Vie tre di Giacinto Gimma.Lib.l.
me fc foficro tavole piane .
27. Ciò fi fa chiaro dallo llcfso Boi-
lc , cercando come le Gemme, che in-
tere pietre apparifeono , vengano tinte
da varj colori , come il Sardonico , e
certe altre ; il che vide altresì nelle
chiare . Egli rifponde» che una porzio-
ne di materia, imbevuta di certa tintu-
ra del colore della gemma , fu prima
formata ; c poi altro fugopctrifico tin-
to di altro colore efierlì coagulato vi-
cino a quello : e così cfscrli tutte am-
malate in una fola pietra . Avviene Io
flcfso nelle tinture : e dice avere avuto
un Sardonico di tre colori difiinto,cioè
di nero , di callagno , c di cer uleo : c
bilògna dire , else lìa accaduto per le
tinture metalliche diverfamentc feon-
trate ; delle quali fcrivcrcmo nel cap.
de’ colori .
28. Lo ficfso Baglivo prova da Ste-
llone , che fc un corpo folido è circon-
dato da altro corpo folido , quello è
prima indurito , che dall'altro è conte-
nuto ; però in quelle pietre , in cui li
veggono rinchiuli crilìal!i,marchcfitc ,
ed altri corpi , fono prima formati i cri—
Balli , c i corpi Beisi rinchiuli . Dun-
que crefcono le pietre per additionem
pari ir ad partm , o che i corpi lòlidi
iieno flati racchiufi in altro corpo foli-
do, oche lclamincttc, eie foglie fi
formino ; c così fu prodotto il Piropo
mezo Piropo , c mezo Zaffino ,e fimili
dal Baglivo riferite nell' Ofj'erv. n.ll
Duamcl l. c. num. f. dice, che nelle du-
riffime pietre dell’ india alle volte li
trovano le gemme; c perche quelle
co'i fughi metallici ottimamente, e per
tnttc le fuc parti fi mcfcolanotcal tut-
to probabile , che quello mefcolamen-
to fi faccia , quando i corpi fono fluidi;
perche le foltanze dure mcfcolarc bene
tra loro non fi pofsono: ficchc non può
efservi vegetazione nc‘ corpi fluidi : c
tutte le pietre, prima di elfcr pietre, fo-
no corpi fluidi . Dice ancora, che mol-
te pietre » le quali a' Diamanti , o ad
altre gemme fono fimili, crefcono furia
fopraì'altra : c quelle, che vi nafeono»
lalciano una cavità inqueila , in cui
fono crefciutc . Lo Bello attenua avve-
nire nella forte foluzionc del nitro , o
dell' alume , in cui fc vi s’ immerge-»
una bacchetta di legno, fi attaccano
fubito alle Belle certe concrezioni coa-
gulate , fimili a’ criftalli . Porta folle r-
vazione del Boilc , che vide una pietri
limile al crifiallo , e bene figurata, che
era crcfciuta verfo un filo metallico , e
ramofo , il quale egli Himava elfere di
puro argento . Riferifce ancora , che
lcfofianze vcgetcvoli, ed animali, rac-
chiule nelle dure pietre fi trovano ; le
quali erano prima in una terra molle »
che fi è poi indurita dal fugo pic-
trofo . Di quelle fpezie varie pietre ri-
ferifce , c deferive Anfelmo Boezio: ed
altre al fuo luogo ancora riferiremo . li
Beile avea una felce , in cui vi era un
ferpente bene formato , cd intoi tiglia-
to , Ina lenza capo , cd era di altra—»
fpezie di pietra, c più chiara; unto clic
prima era fiato convcrtito in pietra .
Tutte quelle fpezie di pietre, c tutte
quelle ofiervazioni ben dimofirano ,
che dal folo fugo parifico fieno lbt<*-»
formate ; c da terra , c corpi liquidi »
prima molli , poi induriti ; ficcliè diino-
llrar non pofibno alcuna vegetazione i
ma il loro accrefeimento per additionem
partir ad partem .
1 9. Quello però crcfccre impro-
prio, che appelliamo per addi tionem-r
partir, non c comune a tutte le pietre ;
ma folo a quelle , che pa jono nafeere ;
poicchè i corpi impietriti , i quali , in-
finuandofi il fugo pctrifico nc' fuoi
pori, s' indurilìrono lenza che crcpa-
no , non pofibno avere alcuna vegeta-
zione benché pofsono talvolta crefce-
re colla giunta di una crolta , o tata-
ro anche fopra . I corpi, che s’impictri-
fcono,fono molti , c di fpezie differen-
ti , che diverfamente il fugo ricevono
o ne' fonti, o nella terra , oall’aiii
. Digitized
Geogle
4
Della Vegetazione delle Pietre . Cap.lX. 8 5
«fittili • E'fe nella miniera fletta il fu- della Dijjertat.i. Varii argwnenti moliti
co non foprabbonda , non potrà dila- la circolazione dell1 acqua del Mare ef-
tarfi per indurire maggior quantità di fcr limile alla circolazione del fangue
terra ; o fe farà abbondante, potrà dila- negli animali; e dice, che ficome quat-
ta^ fucceirivamentc , fenza intervallo tro moti fi oflervano nel mare, cosi nel
grande di tempo , ed ugualmente an- fangue . Il primo dall' Oriente all' Oc-
darc impietrendo la terra con invader- cidcntc *. il fecondo dal Settentrione al
la . Non è dunque fempre vero, che le Mczodb il terzo il flutto, c riflutto co-
se .
V.
A R. J I C,
Se nelle 'Pietre la Circolazione
coll’ acqua del mare
fi avveri .
PRova il Baglivo , che fico-
mc di tutte le cofc create
la generazione , e confervazionc in un
certo particolar moto, dovuto ad ogni
jo.
pctua . Cosi in qualche modo nel fan-
gucglillcffi moti fi oflcrvano : il pri-
mo dall’ Oriente *dcl cuore nell’ Occi-
dente delle parti inferiori , ove corre
fier la naturale gravità : il fecondo dal-
e parti Settentrionali delle braccia , c
parti del petto laterali al mezodì del
cuore, con moto quali orizontale : il
terzo il flutto, c rilluflb, comune a tut-
to il fangue, fopra , eXottò , a tutte le
corpo fecondo la diverfa ìiatura di eia- parti : il quarto della filtrazione per le
r I _ 1 l’.fl niloO ,rì rn n t\ur I /» tri in/lrtl rlfì-
fchcduno,confifle;e la corruzione quan-
do celia tal moto ; ondcbifpgna, che
il corpo prenda altra forma , fpczie , e
natura : così la generazióne , e vegeta-
zione delle pietre , c la nutrizione, di-
pendono da una caufa comune ; e qnc-
fta edere il Mare, c’1 fuo moto gencra-
ledall’ Oriente all’Occidente , che è
quali in ogni luogo; e nella Zona Tor-
rida tra’ i Tropici fi manifefta . Quivi
è così forte , che da altri moti partico-
lari ,o da’ venti non è impedito : ed in
altri luoghi ciò ancora fi oflcrva , per
cui i naviganti fono motti con maggior
fretta, come dall’ India nell' Africa , c
dall’ Africa al Brafile , ed in altri luo-
ghi . Il moto anche del mare dice_»
efier cagionato dalle varie prcfiìoni ,
come dal mare fuperiore all’ infe-
riore , dall’ ingreffo de' fiumi , dall’
aria , c dalla Luna onde entra il
maic ne’ luoghi fotterranei perii pori
della terra , che tutta è p ena di acqua,
per cui polla crcfcere c vegetare la_»
pietra colle fuc radici , e nella fua ma-
trice a guifa delle piante . Nel Cap. $.
vifccre, c per le glandoleycciocchè do-,
po la filtrazione fletta, terminata la de-
purazione degli umori, c la nutrizione
delle parti , il fangue ritorni di nuovo
al cuore circolando ; donde ebbe T ori-
gine il primo moto . Quello medelìmo
moto dice, che fi avvera intuite le
!rod azioni dc’liquidi, de’fali * de’ fotti,
clic terre , delle acque , c degli fpiriti»
poicchè col calor del Sole fi Tanno vz~
rie fermentazioni nella terra , nell’aria,
c varie generazioni , e corruzioni. Così
ancora ne’ fotrerranei luoghi colla for-
za del calor centrale , il che dimollra^
rono il Burneto, c Francefco Patrizj.
)t. Da quelli fentimenti, i quali più
dilTufamcntc fpiega il Baglivo, egli ca-
va , che le acque del mare perpetua-
mente feorrono, c per la terra circolan-
do, fono cagione di varie produzioni; e
però crcfcano le pietre , che prima fo-
no molli , c vegetano come le piante,
e gli animali, per edere i pori delle pie-
tre atti a concedere il corfo dell' ac-|
que . Quella ingegnofa» ed immagina-
ria fimiliti^inc di cjrcqlazionc dcu’ac-
qua
*4
Digitized t
96 1/1 or. delle Gernrnty e delle Tietre di Giacinto GiwmaXil.V.
Sua del mare col fanjrue, dovrebbe mc-
w io provarli colla lìmilitudinc degli
organi neceflù’i j; il che non ha egli di-
mofirato : c non folo le pietre; ma tutti
gli altri corpi ancora pormi , e i legni
reciti , che fono lotto la terra , conce-
dono il corfo alle acque ; non perdere*-
feono . Nc li può avverare la circola-
zione delle acque del mare nella pie-
tra , atta a farla crefeere > come negli
animali la circolazione del faneue , e
nelle piante la circolazione dell'umore
lì avvera ; perchè la pietra, oltre i pori,
che fono comuni a quali tutti gli altri
corpi, non ha altresì altri vali , organi,
c condotti per la fua circolazione par-
ticolare necclTarj. Il faneue , come difi-
fc il P. Rartoli nel fine del Trattato drl
Ghiaccio , fecondo il confcnfo di tutti
i Tifici moderni , che la circolazione
difendono , c dimoftrano , vii per le ar-
terie dal centro alla circonferenza del
corpo, c per le vene torna dalla circon-
ferenza al centro , che c un vcriffimo
circolarli. Hanno però le vene (portan-
doli il l'angue dalle artericalle vene per
anali omo fa , d r Jynafiomofa ) la loro
tunica membranofa , compolta di fi-
bre , c nelle arterie c doppia: nell' inte-
riore caviti delle vene vi fono le val-
vule y o le oltiola dal Sarpa ollcrvate, e
dall’Acquapendente dimoflrate ; fi|>c-
zialmentc in quelle delle braccia , t-*
delle gambe ne| principi de' rami . Co-
sì ancora nel tronco della vena cava-»
per impedire il ritorno del (angue ; e-»
cosi nelle vene per alcune diflanzc,
perchè fono lontane tra loro quattro,
o cinque dita ; acciocché il fanguc non
podi» tornare indietro . Nelle Piante vi
fono altri condotti, che portano l’ umo-
re dal fondo ,che chiamano il O<orr, a_»
tutte T cllremità della pianta ; ed altri
da clic la riportano al cuore . Ma il
dotto Baglivo queffa operazione dell'
acqua de! mare , c i condotti di tutta-»
la terra , c di ciafcheduna pietra , o mi-
niera, e ’l loro cuore, nonna ancora di-
mollrato , per avverare la fua immagi-
nata Circolazione . A quello moto cir-
colare n >n ballano i foli pori da lui af-
fegnati; oltra che, la terra non è ugual-
mente difpofla delle fuc parti ; nc ha i
fnoi ordini uguali, come nella llruttura
di alcuni Monti appare, nc’quali diver-
ft ordini di terra argillofa variamente
difpolli apparifeono quando fono ta-
gliati; poi vi è terra arenofa, o tofacea»
]>cr lo più non folida ; ma compolta di
pietre malamente congiontc; acciocché
polla dar luogo all’ aria , alle acque , a"
fuochi fottcnanei » che vi entrano ; co-
me egli Hello concede . Molte fpelon-
chc, molti canali fottcrranei,in varj mo-
di penetrano la terra argillofa c ferma;
e la parte infima della terra ,/bttopolla
a’ rulcelli , ed a’ fiumi , c quali fempre
argillofa , c pingue , a cui li appoggia—»
il tufo > o la terra arenofa . Quella di-
fpofizione nino uguale in tutti i mon-
ti ; perchè molti lono di una ltelfa pie-
tra , come nel Cap. 8. artic. 5. abbiam
dimoflrato . Molto meno aver può la_»
propria circolazione la pietra , quando
il fugo petrifico le ha tolto il moto , l*
ha indurita, c'I fale 1’ ha gii filata; on-
de pietra è già divenuta ,' anche nella—»
fua miniera . Se farà circolazione per
tutta la terra quella del mare , quando
immaginare vorremo, che la terra tutta
lìa un' animale , come 1' immaginaro-
no molti Filofofi antichi » tutte le parti
dell' animalcalla terra H erta augnan-
do : noh farà circolazione particolare di
ciafchedupa pietra , come particolare c
alle piante, ed agli animali .
5 a. La circolazione del mare però
ammettendo, potremo dire, che l’acqua
parta per li ]>ori della pietra ; ma non
avrà il fuo moto circolare in una (Iella
pietra, o miniera ,comc ha il (angue in
ciafcheduno animale , terminando , e-»
continuando il firn moto, donde ha co-
minciato a moverfi. Per tutte le minie-
re viene a pairar l’ acqua del mare , fe
tal moto conceder vogliamo >pcr eia-
Delta Vegetazione delle "Pietre. Cap. IX. %7
frheduna miniera; ma il moto del fan-
eue è particolare a ciafchcduno anima-
le » come abbiam detto ; perchè c pro-
prio dell’ animale licito; nc gli viene da
tuori > o da luogo tira nic ro . La circo-
lazione del mare non fari dùnque va-
levole a far credere la pietra; ma folo ,
{correndo l’ acqua , c ballando per li
tuoi pori , o piu tofto fermandoli 1’ ac-
qùa nella miniera , ed introducendo!!
ne’ pori, potrà condur feco altro corpo
fluido , ed aggiugncrlo olla pietra ; c->
Tempre lari quel crclccre impropria-
mente detto » cioè per add it i onem parti £
ad partem. Altri fentimenti da lui reca-
ti, contraltare li polTono ; ma gli trala-
feiamo ; badando , che la circolazione
dell’ acqua lia immaginaria , e non
uguale a quella del fanguc negli ani-
mali , o dell’ umore nelle piante .
A R T I C. VL
Se po^fa moltrarfi la vegetazione delle Pie-
tre dal crejecre nelle Miniere .
31- O Uppone ancora il .dotto
ij lìaglivo la vegetazione del-
le pietre ; perchè li cava gran copia di
el& dalla miniera , e pure in gran copia
crclcono. Dice, chele pietre fono mol-
li » c nelle medelìme divertì corpi i tra—
nieri li trovano ; c che ila così grande
la mollezza delle pietre di Lecce, che lì
lavorano dagli Artefici congl’inltru-
mcnti atti a lavorare il legno , e poi s*
indurano »comc afferma nell’ Ojjerv. f.
Crede agli Artefici delle miniere,!' qua-
li afferficono > chè paja fcnlìbilmcntc a
loro >che crelcano ,'e che tolte dalla-»
miniera le pietre, la riempiono di terra,
e de’ frammenti delle llclTc pietre; per-
chè non redi oziofa ; e che poi dopo
cento , e più anni ritrovafi di nuovo
piena , c lì cavano di nuovo ancora le
pietre generate, come egli dctcrive ndl*
Offerva^. 4-Porta ivi l’ eiempio del mar-
mo Teperino » pietra ncgrcggiantc , e di
color cenericcio, meno duro del Tever-
tino , che fi cava nel luogo di Roma-»,
detto un tempo Villa di Mario ; e cava-
ta la pietra, fi è piena la folla e di terra,
e di frammenti , q dopo duecento anni
Il c trovata di nuovo piena e crefciuta»
34. La gran copia , cheli fa delle-*
pietre nella miniera, non è per la vege-
tazione; ma perchè producendofi» o ac-
correndovi nuovo fugo petrifico » im-
pietrile la terra contigua , e difpolla.
Si può dire altresì» che il fugo petrifico
trapeli per li pori della pietra , e fi con-
verta in pietra, come abbiam detto del-
le pietre, che fi fanno dentro le Grotte,
riferite nel Cap. precedente; c converta
ancora e la terra , e i frammenti » che-»
nella folfa fi trovano , formandone una
nuova mafia; ma quelto non è crefcerc»
e vegetare . None maraviglia , che per
lunga fèrie di anni gran copia fi cavi da
una miniera c di pietre, e di marmi, per
un numero grande di edifici* ; perche
quella mafia di pietre nella miniera è
così grande, che non può cavarli» fe non
per lunga ferie di anni - La mafia tutta
nella miniera occupa fpazio minore,
che negli edifici « n*’ quali dalle pietre
lì formano le mHra delle Camere , a
di altra fpczic di edificio . Nel Caflcllo
di Napoli , che volgarmente dicono di
S. Ermo, vi è una Cifterna ben grande»
dal cui luogo fono Hate cavate le pie-
tre nccefiaric per la fabbrica del Caitel-
lo, come rifcrifce D. Carlo Celano nel-
le Curiofità di Napoli , Ciornat. 6. e ben-
ché fu terminata la fabbrica nd ij 38.
non perciò fi è veduta crcfccre la pie-
tra , e riempiuta la Cifterna ; perché la
capacità delia Cifterna non fi riempì di
terra , c di frammenti , i quali doveano
divenir pietra col mezo del fugo petri-
fico della ftefia miniera . Perché tutta
la mafia nella Miniera è unita , occupa
fpazio minore , c poi fpazio maggiore»
quando fi riduce in pezzi atti per gli
edifici . Così avviene ad un tronca
grande; di albero • che occupa minor
éS 1(1 or .ielle Gemme, e delle "Pietre di Giacinto Gèmma. Lìb.V. -
luogo quando è intero ; ma riducendo-
fi in tavole, richiede fpazio maggiore; c
molto più fc le tavole fi linifcono in
maniera che formino come un muro.
Senza dubbio maggiore fpazio occupa
una caia formata di tavole , che le ta-*
ve le itelfe unite in tronco , qupl’era
prima; e così avviene ancora alle pie-
tre .
jf. Può anche la mafia della Pietra
dentro la miniera dilatarfi nello flefTo
tempo che dalla miniera le pietre fi
cavano , accorrendovi Tempre fugo pe-
trifico, o producendofi,e convertire in
pietra quella terra contigua, e così for-
mar la mafia più grande. Vi fono anco-
ra miniere picciolc, che tofto terminare
fi veggono ; e vi fono luoghi eziandio,
ne’ quali per cfTcre fiato' poco il fugo
parifico , dannò poca pietra ; parendo,
che fia come una vena . Nbn ceffa la_»
Miniera del Marmo , o della pietra per
la confervazior.e delfeme , o fugo pe-
trinco , q marmoreo ,• o perche tempre
di nuovo fc ne produce , o perchè vi è
condotto dall’ acqua , che vi feorre.
Quindi è, che non vi fono miniere di
pietre in ogni luogo , nè in ogni regio-
ne; perchè non in ogni luogo è quelche
fi richiede per 1» formazione della pie-
tra»
36. Se poi la pietra cavata dalla Mi-
niera, è affai molle, e s’indura: è fegno,
che nafee la mollezza dall’ abbondanza
dell’ umido mefcolato nella pietra , e-*
non dalla propria foflanza ; perche fva-
porando quell' umido , fi fa dura . Però
tòno molli alcune pietre non folo nelle
miniere ; ma dentro l’ acqua del mare;
ancorché fieno recifc : ed un' Artefice
ci ha fatto vedere alcune pietre dure,
che qui chiamano vive , le quali, tolte
dal mare, lavorar fubito non fi poffono;
perchè fono troppo tenere ; ancorché
nel mare ftefTo recife; ma dopo alcune
ore fi lavorano per ufo delle tavole , o
di cdificj .. Sono il Porfido , e’1 Granito
marmi affai duri ; ma fono teneri nella
cava quando fi tagliano , come diremo!
al loro luogo nel Trattato de’ Marmi.
Giorgio Valùri nelle t'ite de’ Tittorì
Tom. a. trattando nel Cap.i.delf Introiti
delle Pietre ,chc fervono agli Architet-
ti, dice, che il Porfido, pietra dura con-
dotta dall’ Egitto , comunemente ivi fi
crede, che nel cavarli fia più tenera, che
quando ella è fiata fuori della cava-»»
alla pioggia, al ghiaccio, ed al Sole; per-
chè quefte cofe la fanno più dura, c più
difficile a lavorarli . Così dice del Gra-
nito, che nella cava , quando fi taglia»
è più tenero affai che quando è fiato
cavato : c che ivi fi lavora con piùfa-
ciltà. Le Colonne, c le Aguglie, ed al-
tre macchine Limili , più comodamente
fopra le cave fi lavorano ; perchè fono
più tenere allora le Pietre ; c perchè la-
vorate, fieno di minor pefo per condur-
li nc' luoghi lontani. Non è maraviglia
però, che la pietra di Lecce fia tenera, e
fi lavori come il legno, e poi s’ induri.
Non è vera pietra; ma un 7 ufcralquan-
to gentile : c cavato dalla miniera , è
più tenero per 1' umidità, che ritiene , e
poi lecco più s’ indura. Tutti i Tufi fo-
no ancor teneri , e lavorare fi poffono
Con gl’ inflrumenti fimili. Cosi offer-
viamo,che lavorano colla fega le colon-
nette , che ufano fotto le fineflre delle
Cafe , quando fono di tufo . Molte fpe-
zic di vere pietre anche fi lavorano
con fimili (frumenti , e nc portarono
gli efempj nc‘1 oro luoghi .Se, dunque,
i marmi dirriffimi, come il Porfido , c ’l
Granito , quando dalla cava fi prendo-
no fono teneri, non dee recare ifunorc,
che la Pietra di Lecce , più toflo Tufo
gentile, che pietra, fia pur tenera quan-
do di frefeo è cavata . Se altre volte
la pietra conferva la fua mollezza: que-
lla lì cagiona dalla qualità del fugo pc-
trifico» o dalla terra , o dalla foflanza—»
della pietra ; poicchè ta copia del bitu-
me,c'I forte figo parifico, fanno le pie-
tre più dure , come abbiam detto nella
Generazione delle Pietre . Facilmente
nelle
Delia Vegetazioni delle Pietre . Cap. IX. 2?
nelle Pietre fi trovano corpi Stranieri ;
perchè racchiudere nella terra fi poSfo-
no prima che? si impietrifea , toccata—*
dal lugo petrifico ; e così nella Miniera
fi trovano, in cui prima vi era terra. Al-
cuni corpi nondimcnodalla Natura fono
finti; Siccome finge ancora colla loro fi-
gura varie cofc ; c ciò mofiraremo nel
libro j . delle Tietre figurate . Concedia-
m.° Per° » che nelle Miniere corpi lira—
nieri fi trovino , o naturali ,odall’artc
lavorati : e varj efempj in altra occasio-
ne riferiremo . Così narra Ariftotile nel
libro attribuitogli De dmirabil . n.ny.
che quando edificarono il Tempio di
Cerere Lleufina , tra le pietre fi trovò
lina Colonna di bronzo , in cui flava-.
Scritto : Diopet hoc monumentimi: che al-
cuni dicono efierelfata moglie di Mu-
foo; altri Madre di Triptolemo . Nelle-»
cime de’ Monti , ed in altri luoghi , e-,
dentro i fallì , diverfe chiocciole , ed
animali fi ritrovano , come diremo nel
lib.y PoSTono trovarli dentro la terra, o
tra’ frammenti delle pietre, cavate dalle
Miniere , varj corpi «quando era terra ,
come abbiam detto : e poi toccata la_»
terra dal fugo petrifico , e fatta pietra ,
o i corpi la lor propria natura ritengo-
no, o s impietriscono; fecondo che avrà
piu , o meno forza la virtù del fugo pc-
trofo : e quello non è vegetare delle-»
pietre ; ma di terra farli pietra .
57- . Credè il dotto Baglivo a’ fuoi
■Artefici delle miniere, i quali, afTeriro-
no parere a loro fenfibilmentc, che cre-
scano ; c noi più tofio crediamo a’ no-
ilri Artefici, i quali, dimandati del crc-
feere , fi fono molli a ridere : e pur di
continuo tagliano pietre , e tufi dalle-»
miniere . Dicono pure alcuni , ihe per
lo Spazio di un’ anno la miniera dei fe_-»
pietre Ila fiata veduta uno o più dita-»
fol levata ccrcfciuta più di quclcheera
nell anno precedente . Forfè così agli
occhi loro e parutQ ; ma ancorché l’am-
mcttiamo per vero , quefio farebbe un
crcfier falfo , ed .apparente; perche
Tom. I. r 1
quando l’ umido ritruova un corpo di-
fpofio , inlìnuandofi ne* fuoi pori , lo
dilata , e fa » che il corpo occupi Spazio
maggiore . Quei , che lavorano llatue-»
di creta, fanno molto bene per pratica-,
cirere più grande la Statua lavorata di
frel'co , la quale feccandofi diviene più
facciola c più dura ; perchè T umido
vapora . Quando dunque fi concede ,
che nella miniera le pietre fian molli ,
e Sembrino crefeere , la mollezza, e la-»
dilatazione fi fanno daH’umido . Anzi
ancorché nella miniera niuna terra vi fi
rimcttelfc , e col tempo ripiena fi ritró-
vafTe , non perciò dir fi potrebbe cre-
sciuta col mezo della vegetazione ;
poicchè può Scorrere nella folla e minie-
ra , di quell’ acqua torbida e picgna di
particelle pietrofe , dalla quale fi può
produrre la pietra*, e con qualche Spa-
zio di tempo riempirli la Solfa ; c quan-
to più farà grande , tanto più di tempo
vi Sarà bilogno finché la detta Solfa fi
riempj ; c di ciò ne portaremo l'efempio
nel Seguente .Articolo .
Che la terra, e i frammenti delle
pietre polte nella miniera per riempirla,
divengono pietra , non è legno, che ve-
geti . Il fugo petfifico o fi genera nella
fieSTa miniera , o vien condotto dall’ac-
qua , che vi Scorre , o cfala da’ luoghi
Sotterranei . Cerne dunque il fugo pc-
trifico mutò in pietre la prima terra, co-
sì muta la feconda , pollavi per arte ; e
quella feconda non folo è dif|>olta a_»
farli pietra ; ma farebbe Stata pietra , Se
foSTe fiata racchiufa nella miniera ; o Se
più tardi , c dopo più anni foSTe fiata-»
aperta la prima miniera; bifognando al-
tresì credere , che i luoghi più difpofti
a trapelarvi i fughi petrifici, fieno le mi-
niere , per le quali lì fono altra volta
indirizzati detti fughi, oin cui più fpef-
fo Sì formano .
39. Quella rinnovazione di pietre
fi può far nelle miniere , e fuori delle-»
miniere; e n’abbiamo gli clèmpj ne’
metalli . Giovanni Gerardo Decad.quxjì.
M ThyJ.
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<>o ìfl or. delle Gemme ,e delle "Pietre di Giacimi* Gimma.Lih.l.
Thyf. Chym. pug. iP. riferito dal Boile
Obferv. De Generat. Metallor. così dice :
kAA. Ferrar: a(, qux non longè Jtmber\ct—>
diftant , terram inanem cum ferri minerà
erutam , mix t am cum recremenùs ferri ,
con^eftam in cumulos , inflar mapni ctt-
jufdam valli , folibus , pluviifque expòni,
& dccimoquinto anno denuo excoqui , <jr-
eliquari ferrum tanta: tenacitatis, ut folce
lamince inde producantur . Il che avviene
dalla forza dello fpirito metallico , il
quale produce il ferro : e così non c ve-
getevolc. Nella miniera dell’oro di Un-
garia .finita la vena dell'oro , fogliono
gli Artefici riempirla di terra , che ivi
racchiudi , come in un Confcrvatojo >
di nuovo minifira oro, come prima avea
fatta . Giovan-Giacomo Bechero Sup-
plem. lib. i. Vhyf. fubterr. cap. t. riferi-
fee molte limili produzioni , e ri (torà-
menti di miniere di più minerali , coll*
autorità degli Scrittori ; e ferivo il Ce-
ialpino '-Vena copiolijjimacfl Ferri in Ita-
lia, oh e am nobilitata Ilua , Tyrrbeni ma-
ri; Infnla,incredìbili copia noi tris tempo-
ribus i-am fignens ; nam terra , quse erui-
tur , dum vena effoditur , tota procedente
tempore in venam convertitur . Molti
efemnj deferive altresì il Gioftono nel-
la Tnaumalo^r. De Fofftl. cap. ì.econ-
chiudc : Haud vìdetur ahjurdttm , fpiri-
twn cum materia idonea coalejcere , ili am
nondum bene exeotiam , aliis dimi Ite re ,
hoc modo perpetuaci . Certe fluxus vena-
rum analo^um ouìd vefetabili oltendunt
natura . Non hanno però vera vegeta-
zione i ma una fola fimilitudinc , e con-
venienza di quella ; così diciamo Teme
lo fpirito pietrofo ; non che feme vera-
mente ila ; ma fonile in qualche. modo
al feme vero .
A R. T I C VII.
Se nella Foffa Clementina le
Tictrecrefcano .
40. \T EH’ Ofjcrva^. 11. porta il
lN Baglivo altro argomento
per foftenere la fua vegetazione delle
pietre , il quale, per verità, non-folo pro-
va il contrario di quclche provare egli
fpcra ; ma ci dà maraviglia fpoicchc, o
potrebbe alcuno credere , che abbia ad
arte voluto occultar la verità;o che po-
co diligente fia fiato a farli certo del
luogo affai nòto , anche ne’ libri degli
Scrittori Latini, come di Plinio, e di Se-
neca ; e degl’ Italiani , de’ quali alcuni
riferiremo : o fe l’ha pur veduto , bcn_.
dovea fpccularne la cagione ; giacché
nelle cofe naturali era molto perito.
Quclto argomento è di poco fuo deco-
ro j perchè dice , che preffo Terni, Cit-
tà dell’ Umbria , perche le acque del
Lago , detto Piè di Luco , e de’ fiumi
Velino , e Nera , crefcendo, la Campa-
gna inondavano : prima dagli antichi
Komani , poi da Clemente Vili. Papa
fu fatta una Foffa per ricevere quelle
acque, chcvien detta Clementina , incili
con evidenza crefcendo , c vegetando i
lati di pietra , in alcuni tempi riabiliti
fogliono gli Artefici recidere le parti
crcfciutc;acciocchè la foffa non fi chiu-
da di nuovo .
41. Quefio crcfccrc e vegetare de’
lati quanto fia fai fo , fi cava dagli Au-
tori llcffi , che il luogo di quelle acque
deferivono : c da quelche dicono fi
ha , che nella Foffa Clementina non_.
crcfcc la pietra de’ lati per.vegctazione;
ma per additi mem partir; ed invero non
viene da dentro i lati la pietra créfciuta;
ma da fuori , e fopra i lati fi attacca-, .
Scriffc Agofiino Campana nel Sufit>le-
mcnto alla Storia del Re Cattolico Filip-
po li. Deca 7. lib. 9. deferitta da Ccfare
Campana , del Lago Velino , detto Piè
di Luco , c de’ fuoieffetti , c come fu
prima
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Della Vegetazione delle Pietre. Gap. IX. , 9t
prima fatta da’ Romani ne’ tempi di miglia , e i vapori, che quindi de’ col®*'
- Cicerone.' la ftelTa FofTa , allor eletta ri diverfi prendendo forma s'innalzano.
Cava Cartaria da Manio Curio, mandato fe ne genera anche un vento particolare
dalla Repubblica , poi rinnovata e fat- di foave temperatura) chiamato il Mar-
tc vi anche dell’ altre in diverfi tempi ; morefe . Dice , che quel tartaro dentro
perchè tra le ragguardevoli qualità di la ftelfa Cava Curiana , in procelle» di
quel Lago, una ve n’ ha maravigliofa » centinaja d’ anni crebbe in modo , che
die genera tartaro poco men duro che quali Itroppato il Canale , difccndeva-
marmo , e volgarmente vien detto il no affai malagevolmente le acque , ed
Marmo di Tic di Luco : e dove le acque in picciola quantità ; onde le inonda-
di elio hanno quieto e piacevole il cor- zioni crebbero notabilmente . Affcrm*
lo, ciò punto non fanno ; malòlonel pure, che li decorrerebbe anche dclfe
luo più valido vigore , che dal concita- probabili cagioni , onde più in un luo-
to moto di fe flcffe ricevono" , il tarta- go fi generi, che in un’altro, quel Tar-
ro formano anche in poco fpazio di taro \ fe ciò non apparteneflc anzi al
tempo; tantoché i foraltieri, ponendo Filofofo , che all’ lltorico . Il Majolo
un baltone lòtto l’acqua , lo cavano poi Dier. Canic.Tom, 1. fa menzione dello
vcftito di pietrate trattone leggiermcn- lleffo Lago Velino, in cui buttato il
te 1 accrcfciuto , lì vede in breve un_» legno, fi copre di corteccia pietrofa : e
molto artificiofo canale formato’ dalla vi cita Plinio, che ne fa menzione in
natura . Leandro Alberti nella Deferì- più luoghi; e Seneca più antico, il qua-
ttone dell’ Italia dice , che l’acqua chia- Je nelle Qàxli. Ha tur. lib. 3. capii o.
ra ;di quel luogo compone il faffo per diffe: Res Sbjeàx in lacum, lapide* Jubin-
cotal guifa , che bifogna a certi tempi de extrahuntur . Quod in Italia quibufdam
col ferro tenere aperto il vado , ecfie loci se veni t fivevir'gam, jive frondem de-
ve Sgonfi intorno ad eiro i legni coperti merferis , lapidem pojt paucos dies extra-
di i*UÒ • 11 Campana a care. 94. deferi- hit . Circumfunditur enim corpor i limus ,
ve didimamente le cagioni di formarli allin iiurque paulat im.Cio: Antonio Ma-
lc cave, o Foffe fuddette , è la neceflità gino in Geograpk. Ttolom. trattando del
perchè a efcendo il tartaro , chiudea le Lazio , e dell' Lmbria , c fpezialmente
delle ; ne qui vogliamo trafcriverlo della Sabinia , fa pur menzione di que-
e dice, che ha pure di ciò fcritto Ito Lago, dicendo: In ea eliam ejt Peltnus
Monf. Majolo De Mdmirandis Ha tur. e lacui , nunc Lago di Vedelugo , <juem Vm-
rebut , con cui comunicato 1’ avea Ga- bilicum, feu medium Italia: Tiinius ex
bride de’Marchelì Ca Iteli i, primo, ritro- Varronis Jententia ejjè affirmat . Lotus i s ,
va tor di effa cagione . Soggiugne, che ut ait Leander ycollibus editionbus undi-
moltc cofe di maraviglia fi offervano,da que cingitur , quanquam in prxccljiupLj
diverfi antichi Storici avvertite, e da montiumjugo fit , &aquas habet claras ,
Leandro Alberti notate; fc ben efiì non cujus vi s e il > igna in eo defix# intra patt-
inino menzione di quella differenza di cos dies lapideo cortice obduci. In eo opti-
pctritìcarc più in uno , che in un’ altro mi generantur pijces, precipue trutta
luogo ; nè ricordano , che oltra l'Iride , tine* jinejpinis . Ex hoc loca aqua per
che ogni giorno fi vede fopra la caduta excavatam in faxoviam mire precipita: ;
di quell acqua, ed una minutifiima.for- adeà ut fragor , drjonitus addccimumL
mata per lo moto violentiflìmo in quel,- milliare exaudiatur . Et hoc allude ti am
la quali particolare difeefa di fmifurata mirum contingit ; nempè ad fextum mil-
altezza.oltra il rimbombo continuo, udi- tiare nubem quondam perpetuò conj urgere
to lungi dove quattro , dove al più lèi ex aquarumfumo propter vehementemun-
M z 4a-
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9 a JJlor. delle Gemme » è Piet re di Giacinto Gimma.Lib.l.
darum concufftonem , ut è fubjeSa Valiti fuo Ragionamento i.o pure a formar tar-
furfum afpicientibus Iris eoe letti s perpetui tari ove fi attaccano, o ne' luoghi, per
appareat : Altri Autori, che di ciò fcrif- cui fcorrono . Ciò lì fa fubito , o tardi,
fero, tralafciamo,per non clTer più lun- fecondo l' abbondanza delle particelle :
ghi . e non folo nelle pietre ; ma negli altri
41. Non crefce dunque ivi la pietra Minerali; e i Metalli fpczialmentc han-
pcr la Vegetazione , come vuol’alferirc no bilbgno di un tempo a loro propor-
li Baglivo ; ma per l'acqua ItelTa , che zionato . Narra Alberto Magno , che
produce quel tartaro, non folo ne’ lati nella Schiavonia i Metallari conofcen-
dclla Fotta ; ma intorno i legni , che ivi do in una Miniera , che il Metallo non
s’ immergono . E veramente non avea-
mo neceffìtì di concedere la Vegeta-
zione delle pietre in quella fotta, prima
di leggere il Campana, il Magino , o al-
tro ; conlìderando , che le pietre potto-
no fembrar creici ute ne' lati , eu clfcr
prodotte dal fugo pietrofo , che può
anche trapelare per li pori de' lati nella
fletta guifa , che trapelando nel Cielo
delle Grotte > produce le pietre , come
abbiam detto : e può lo Itclfo fugo efler
mefeoiato nelle acque . E fole pietre-*'
nella FolTa fono molli , perctterlì fatta
la FolTa nella ItelTa loro Miniera , pote-
vamo aderire, che Tumido dilata le par-
ti, c fa apparire , che crefcano . Un li-
mile efempio nelle Miniere del piombo
riferifee il Boile Obferv. de General. Me-
tallor. mentre ivi gli Artefici foglion_»
fare i canali , e le cave alTai larghe; ac-
ciocché non impedivano coloro , che a
pattarvi fono necettìtati ; ma poi gli ri-
trovano così ttretti , che pattar non lì
E (ottono . Stima egli però, che fia quel-
a ftrettezza cagionata dall’ acque ', con
cui, bagnata la terra, lì dilata, e lì (ten-
de . Si può anche dire, come appunto c,
che la fletta acqua fia pregna di parti-
celle pictrofc , dìe fi attaccano a i lati
della FolTa , e fi formano in pietra, o
compongono un tartaro ; trovandoli
ben certo , che molte acque , come de-
gli Bagni , delle fiumane , de' fonti , e
de' rigagnuoli,fono pregne diparticene
di pietra , c tutte depongono qualche
refidenza , o potatura di feccic, atte ad
impietrire i legni , o altri corpi , come
affermò T erudito Felice Stocchetti nel
:ra perfetto, (limarono di chiuderla per
altri anni trenta ; acciocché fotte più.
maturo . 11 Gerardo riferifce di etterlì
ritrovata un'acqua cerulea, che coagu-
lata fi ridiale in calce di un filTo, c buo-
no argento : c dice il Fallopio , che la
miniera del folfo fotterranea, rinafee pre-
ttamente . Scorrono per le vifeere della
terra varj liquori , e varj umori , che
pattano ancora per divel li luoghi me-
tallici , e varia forza ricevono; c così in
varj luoghi , fecondo le varie difpolì-
zioni , varie Ipezic altresì di pietre , c
di minerali producono , o in varj mine-
rali fi convertono , quando fi coagula-
no ; a ciò concorrendo anche il fuoco
centrale, che alcuni Moderni fuppon-
gono , c la Fermentazione da lui ca-
gionata . Ancorché altri il calor fottcr-
raneo farli dal fuoco non ammettano ,
il quale o non vi fia da per tutto , o in
quei luoghi , ove i fonti caldi lì veggo-
no ; nondimeno lo ItelTn calor fotterra-
neo concedono, cagionato da' caldi va-
porici che dimoflrò il Du Clos nell'Ac-
cademia Rema , come narra il Duamcl
nella Tbilojoph. Burlimi, pari. z. ’Pbyf.
cap . }• De Tbermis . Si follevano i vapo-
ri da varj minerali, come pretto Aquifi-
grana , ove per Io più fono molti fonti
caldi, c molte miniere di folfo, e di pie-
tra Calaminare lì veggono. Così in altri
luoglii nino calore fòttcrranco fi olTer-
va ; c vi fono fonti att*ai freddi ; c può
cacionarfi anche il freddo dell’ acqua
dalle varie materie ; ficcome il falc ar-
moniaco molto l’acqua raltrcdda , c'1
nitro parimente , T alume , o altro fof-
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Della Vegetazione dette Vietre . Cap. IX. 93
lìle a noi ignoto, la detta freddcz za può
cagionare altresì; onde le acque di Ùn-
garia , dopo l’ efalazione dell* umor fu-
perfluo, danno il vitriolo non folo com-
{lodo ; ma fciolto nelle Tue -parti faline ,
ulfuree , metalliche , c terree .
43. Se ciò ne’ Metalli , e ne’ Minera-
li fotto la terra avviene , così nelle ac-
que può avvenire fopra la terra , le__»
quali nello feorrcre per le pietre , di
larticelle pietrofe fi fanno pregne , e
èco le conducono, che poi deponendo,
nuove pietre , c tartari vengono a for-
mare . Quelle acque pregne fi otterva-
no in molti Laghi , fonti , e fiumi , che
in pietre fi convertono : e poniamo fa-
migliarle a quell’acqua , che formano
gli Artefici per formare le Itatue di
Getto . Il Getto da prefa , così lo dico-
no, è di color non bianco: pofto nel for-
no a cuocerti, fi fa bianco : c ridotto in
polvere fottiliflìma pattata per crivel-
lo , mefcolata coll’acqua , cnc fembra
un latte ; e polla nelle forme > la llatua
colla figura datagli nella forma, rappre-
fenta , e s’indura . Ma fa l’acqua , così
pregna delle particelle del Getto, fi trat-
tiene; tutta la polvere fi riduce nel fon-
do del vafo , e s’indura in maniera, che
non c più atta al lavoro ; poicchè tutta
unita s’impietrifce. la quella guifa le-»
acque , che feorrono, cttendo pregna
di particelle petrofe , formano piètre, e
tartari dovcti fermano ; c così avviene
nel Lago Tiediluco, non per vegetazio-
ne . Tutto ciò in- più articoli ci c parato
fari vere, in rifpolla dett'infignc Baglivo,
non per biafimarc la fua dottrina ; poic-
chè a lui tutta la llima partiamote chia-
riffimo fegno ne abbiam dato nella no-
llra Idea dell' Iltor\a dell'Italia letterata ,
in cui non abbiamo tralafciato quelle-»
lodi , delle quali egli è degno . Ma per
impugnare h Vegetazione delle pietre ,
da lui (labilità , e fpiegare più minuta-
mente la generazione delle (lette ; pur
bifagna trattenerci col faguente Arti-
colo su la fletta quefliopc .
A R. T I C |VUI.
•
Se dal nuovo Laberinto di Creta poffano i
Franceft mitrar la Vegetazione
dette Tietre .
44. T A (letta Vegetazione delle-»
L/ pietre hanno ancor voluto
aderire due chiariflìmi Francefi, Tour-
nefart, c Fontanelle, Segretario dell’Ac-
cademia Reale delle Scienze ; facondo
che ce ne ha data la notizia il Virtuo-
fiflìmo Valfinicri, Prefidente dello Stu-
dio di Padova , cavandola da quei libri,
che qui non abbiamo , e ce l’inviò con
lettera detti a 5. di Febbrajo del i7i<?.i
medelìmi molto encomiando. NclI7(/o-
ria dell’Accademia delle Sciente dell’an-
no 1702. della rillampa di Amflerdam,
fi legge a cart.ój. l’opinione dello Itef-
faTourncfart , riferita in rillretto dal
Segretario, e polla poi diilefa nelle Afa-
morie a cart. 290. intorno la Vegetazio-
ne dette pietre , coll’occafione , che de-
fcrive il ì.aberintodi Creta ; non quel
famofo dell'antichità, di cui non rimane
alcun velligio ; ma di un’altro, che an-
cor fuflille , c che è formato di una in-
finità di viali» e di Itrade, cavate fatto
una Montagna . Le Muraglie fono di
rupe viva , e vi fi veggono alcuni nomi
fcolpiti ; ma ciò , che ha di miraviglio-
fo , le lettere , che gli Compongono ,
invece di effere fcavate , come dovreb-
bero edere , non ettcndo (late formate
ch^ dalla punta di uno fcarpcllo , fono
elevate, comedi batto rilievo , ed ecce-
dono la fupcrficie della rupe , qualche
volta di due linee, qualche volta di tre.
Dice , che quello fatto fpiegar non (1
potta ; fa non fitpponendo , che il cavo
delle lettere fi fia riempiuto a poco a_»
poco di una materia , che efa* dalla ru-
Ee , e che fia ufeita in più grande ab-
ondanza di quello-, che fi ricercava-»
per empiere quei vani. Da ciò conchiu-
de , che quella materia fia venuta dal
di dentro del le pietre^ cd abbia confo-
nda-
94 l tordelle Gemme , e delle Pietre di Giacinto Girtma. Ub.I.
lidata e ri rimarginata la piega , che vi
avea latta la punta dello lcarpello, nel-
la ltclla maniera , che fi forma il callo
in un'olio rotto , dal fugo nutritivo e-
llravafato , riempiendo , c ferruminan-
do il voto della rottura , e follevandolì
lupi a la fu perfide ddl’olfo . Quclta li-
militudinc dice , che è tanto p.ù gialla;
imperocché la materia delle lettere era
buncaltra, e quella della rupe grifalira.
Vuole dunque il Tourncfort , che le_>
pietre fi nutricano da un fugo, che vie-
ne dal di dentro , come le piante , e gli
animali ; ed apporta ancora altre olfer-
vazioni di pietre rotte , e riunite d.t_>
detto fugo , come appunco nelle olla fi
vede ; il che conferma quella novella-*
vegetazione . Vuole di più , che le pie-
tic abbiano i loro lcmi ; pflendovene
molte , che hanno fempre la llcfia figu-
ra, c collantemente di una lidia fpccie,
come' le Volute , le Stellane , e limili ,
le quali invariabili figure fanno cono-
lccrc ciicrvi le loro fpecie , come vi Ica-
rio le lpccic degli Animali . Nè fi può
fupporrc , ihc nafeano dentro i proprj
modelli quando erano liquide ; men-
tre quelli non fi ritrovano . In generale
penia, che tutte le configurazioni di
un corpo , tanto citeriori , quanto inte-
riori , determinate in unaipecic , pro-
vino una organizazionc ; non potendo
dipendere da cagioni Itraniercie fc que-
Ite pietre così figurate , vengono dalla
lemcnza : egli c neccfiario ( come dice^
che tutte dalla medefima nafeano el-
l'cndo tale il genio della Natura. Le Ru-
pi , o gli Scogli , che non pajono , che
maire informi , feguiranno la medclì-
ma legget di quelle pietre curiofe , che
hanno molto più l'aria di corpo organi-
zato . Aggiugne , ’chc fc parerà diffici-
le il concepire, che vi fieno vali in cor-
f i così denfi , come le pietre , ne’ qua-
i circolano i fughi : rifponde coll'elcm-
pio incontrallabile di tanti legni cllre-
mamente duri, e con quello delle chioc-
ciole , o fcmpliccmcnte delle olfa degli
animali . Se fi dimanda dove fono le lè-
menze delle pietre , rifponde pure , che
lènza microlcopio non fi làrehbero nè
meno fcopcrte quelle de’ Fònghi,*, de’
Mofchi , e limili . Crede di piu, clje an-
che i metalli vengono dalla loro femen-
za ; congetturandolo il Fournelort da
alcune vegetazioni naturali di quelli *
che ha nelle mani , le quali non pof-
lono cli'cre formate , conforme l’idea-*
ordinaria , che fi ha della loro genera-
zione . # -
45. Aggiugne il Dottifiimo Fonta-
nelle 1’ uniformità della Natura nell»
regole generali , e la diverfità nelle ap-
plicazioni particolari ; e giudica efTere
nella via della verità quelli , che co’ i
medclìmi principi fanno comparire dif-
ferenti combinazioni-. Dice, che noi
veggiamo tutti gli animali nafcerc dal-
l’uovo , c tutte ìc piante da’ loro Temi ,
che fino le loro uova.Ecco il piano del-
la Natura divenuto anche più generale^
non; vi rcltava j iu altro, che di com-
prendere anche i follili ; e tutta la Fifi-
ca deve lintirc qualche inclinazione a
fpigncrc i Tuoi pcnllcri , e le fuc feoper-
tc imo a quel punto . Sonopur quelli i
fcntimenti dc’i Dottifiìmi Tourncfort ,
c Fontanelle, a’ quali, per lo lludio del-
la verità, lìamo necefiìtati di contraddi-
re ; poicchc non ci sforzano le loro ra-
gioni a concedere la vegetazione del-
le pietre ; lìccome colle Aie Oirervazio-
ni non ci ha sforzato il Baglivo .
Del nuovo Laberinto di Creta di-
ce il P. Coronclli nel Aio Jfoìario par. t .
cart.z oi. trattando della Città di Gor-
tina in Candia , che vi fi ammirano le
reliquie di un Teatro,chc era fatto tut-
to a volte di pietra nel circuito di cin-
quecento palli ; ed indi poco lungi una
gran cava i'otterranca , creduta dal vol-
S;o il famofo Laberinto; ma che in ef-
etto altro non è , che il Lapidicinio ,
donde furono cllrattc le pietre per la
collruzione delle Aie valle mura; il che
chiaro fi comprende , non meno dalla
llrut-
Della Vegetazione delle Vie tre. Cap. IX. 9S
bruttura , che dal fito ; colmando , che
il Labcrinto era in GnofTo , e non in_*
Gortina. Scrive Tommafo Porcacchi lo
Hello nel filo Ifolano lib.z. cart.i to. e’1
Magino nelle fue Tavole Geografiche—,
Tafi.ii. diflc ancora: Tratterrà Lakyrin-
thum, qui nunc in Creta conjpicitur ad ra-
dices Montis Idx , eum non effe, alt Bello-
nius , cujus veteresmemincrunt , quem 1a-
men orane t Cretx Incoi* adulterino Laby-
rinthi nomine iemonlir are co f no fcunf.nam-
que in Latomia fuitfolidi admodttm , &
elefanti! jaxi , è qua lapidee diverti! lo -
cir exempti furit ; CumCortinx , & Gno-
fi urbium xiificia extruerbntur. Così pu-
re lì legge ne\Y Mtlante di Giovanni
Mercatore nella Tavola di Candia a car.
656. Labyrintbum in Creta Dxdal i opus
multi memorant , ejus quemadmoium &
Italici nulla vejtigia fuo xvo teltiseHTli-
nius lib.$6. cap.i$l Mirandus proptrreà
Jncolarum ftupor , qui etiam hodic ad ra-
dica Montis Idx prò vetere novum , USi-
tiumque labyrinthum ójlentant ; fed non. _»
efl mirum Cretenfem ereticare . 11 Loir
Francefe, nel Viaffiodi Levante.lctt. so.
fcriflc, che fc avelTc creduto di fiorè al-
cuni giorni in quel porto , non avrebbe
mancato di cercar le rovine del Labc-
rintoiche altre vbltc era TieH’Ifolajbcn-
chè gli abitanti l’abbiano aflìcurato ,
che non v'ha legno , ne veftigio alcu-
no, donde fi polla conofcere in che luo-
go foflc- Simone Majolo Dier. Canicul.
Tom. 1. colloqu.z\. dopo aver riferito col-
le parole di Plinio /iè.36. cap.i}. l'anti-
co Laberinto di Creta , fa menzione «li
un'altro pur nuovo , che chiamano pur
I aberinto ; ma c Colo un luogo , donde
fi fono le pietre cavate ; così dicendo:
Hxc de eretico, cujus nulla velli ?ia fu-
perf ui(]e fuo tempore Tlinius conteflatur .
Troptereì is fubter.raneus meatus , qui in-
extricabilibus errori bus per tenebras,duce
aliquo perito , accmfjfque facibus , i Curio-
fts frequrnter vifuatur , non labyrinthus
i lleejt, licet jit labyrintbo ob anfr attui
coxquandus : ejt autemlapidicina vetu'lif-
[ima , multa babens iiverticula , &eos ,
qui apparent anfratìus.ac ftnuofx latebrx,
ut memorai Tetrus Bellonius , ex ilio
Ortellius in Creta .
46. Non Tappiamo, fc queftofiail
Labcrinto riferito da' dotti Franccfi,per
potere dagli Scrittori qualche notizia
raccogliere , al nollro bifogno lòddisfa-
cevole* Supponendolo nondimeno vero,
non abbiamo ditftcultà di afFermarc,che
la materia fia ufeita dal di dentro della
rupe , confolidando la piaga fatta dallo
fcarpello nel luogo delle lettere, e che
le pietre rotte unire fi pollano da urr fi-
mil fugo ; perchè fe il fugo pietrofo ha
forza di convertire in pietra quelchs-*
tocca , cd anche fe fi e fio ; molto più
l’avrà di congfungere le rotte pietre^».
Quelle pietre però rotte , e riunite dal
fugo , non dimofirano la Vegetazione
della pietra : nè è necefiario , che deb-
ba clTerc fugo nutritivojpcrchè il fugo,
come una Colla, può attaccare, e confo-
lidare le llcfic pietre rottc.Così veglia-
mo , che i frammenti delle pietre ripo-
fie nella Miniera , donde altre pietre fi
fono cavate , c riempiuta di terra con_,
gli fiefiì frammenti, col tempo formano
tutto un corpo di pietra , lènza che i
corpi de’ frammenti più apparivano
quando la miniera fi riapre . Ma fe altri
corpi fi racchiudono nella miniera , co-
me di legni >di ferro »o di altro: non lì
convertono talvolta in pietra , fecondo
che opera la forza del fugo pietrofo, che
non il legno , ma la terra lòia, e i fram-
menti delle pietre impietrifcc.Racconta
Olao Magno, lib.i. cap. so. che ne' paefi
Settétrionaliformino i giovani perdipor-
to i Cartelli colle loro fortezze di ghiac-
cio, fopraponédovi pezzi l’uno lòpra l'al-
tro riquadrati, e per unirgli vi verfano ac-
qua,la quale gelando,unifce,ed incrofia:
.siqua flrutturam hujufmodì fenellrit dr-
!tin£l am continui afpergentes , ut nix cunt
situa taliter convella accedente (ri-
fare validiùs i nduretur. Molto più le
pietre rotte , dal fugo petrifico toccate ,
uni-
96 ìjìor.delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
unire dallo ilcdo ti pedono ; efe la fo-
li acqua vale ad unire i pezzi dc’ghiac-
Ci col mezo del freddo : coti il fugo
pictrolo , che in virtù e pur pietra > ma
ancor liquida , col mezo della fua par-
te bituminola» e falina, unir può le pie-
tre rotte , lenza che tia lugo nutritivo.
47. duo certamente quella nuova
materia pattare per li pori o forchini
delle pietre : c non è altro , che fugo ,
come parta nelle Grotte il fugo pictro-
fo, che in pietra ti converte . Molto piu
può pattare epurilo fugo nel Laberinto
riferito; fe ò formato di rupe viva, che è
come muro a’ viali, c ttrade, cavate fol-
to di una Montagna , e che c una vera
Lapidicina ; perchè lo tirilo fugo, che li
confèrva, o ti forma di nuovo dentro la
miniera , ben può trapelare per li forcl-
lini di quelle tilTurc , fatte dalla forza
dello fcarpcilo,e coagularti nello llefso
luogo, lenza aflègnargli vegetazione, la
quale, fe fotte vera vegetazione , tutto
il Laberinto , o Rupe, o Montagna, che
vogliam dire , crofccrc dovrebbe , e
maggiormente dilatarli nella maniera
che l'alimento nella pianta .non ti con-
gela in una fola parte di ella; ma in tut-
ta la | ianta dilatandoti ,!a fa tutta cre-
fccre fecondo tutte le (ire pavti.Così di-
latandoti l’alimento » c circolando in_.
tutti i corpi de’ Viventi fen libili, non
ti congela in una fòla parte delle otta ;
ma in tutto il corpo ti dilata , e fa la
carne * e le otta tutte crefccre, fecondo
tutte le fuc parti . Ciò non operando
quella nuova materia ufeita; ma in quel
luogo folo coagulandoti » bifogna dire ,
che non C alimento ; ma un folo fugo
pietrofo, che trapela nella parte più po-
rola , ove trova la faciltì di trapelare .
Nc ciò è maraviglia ; poicchc abbiami
riferito nettarne.}. nel fine, che i
crilialli da un marmo durittimo trafu-
dano, come narra titmullero .
48. Abbiain poi dimotirato , chela
pietra non ha organi per la nutrizione ;
ma folo i pori » come ogni altro corpo
o raro , o fodo che tia : e per gli tieffi
pori può pattare la materia , c forfè in
quella pane maggiormente, che dal-
lo l’carpellu fu lenta ; per alerti ivi piti
dilatati i pori dalla forza de’ colpi . il
colore diveifo uimollra , che quella—»
materia non tia fugo nutritivo ; ma piu
tolto lugo ]. ittiolo , c di altra fpezie di
pietra ; poicchc la materia delle lette-
re era mancatila, c quella della rupe
grifallra ;oltra che" polliamo dire , che
la biancaltra rifondo più fretta , ditièri-
ica dalia grilaltra -, da tempo più antico
generata i o più lungo tempo cipolla— »
all'aria. Sicché la materia, che firpravic-
nc ebiancallra, è.ptr addizionerà partii
ad ; arimi ; come appunto è quella , che
fcola nelle grotte , ed in nuova pietra—»
ti converte . Cosi otierviamo ne' vati
pieni di qualche liquore j 'comc in una
bòtte di vino in quella parte del legno,
in cui ti c latta apertura per cfaminare
la quattri del vino j benché otturata , e
quali allottata ; nondimeno da quello
lìdio luogo , o buco otturato, ette una
materia , che fi coagula , c ti lòlleva-» ;
divenendo un corpo coagulato quclche
era liquido ; non ellèndo che vino , il
quale penetrando per quella parte piti
dilatata ne' poi i,o in ahra limile, fi coa-
gula , ti lollcva dal piano della botte ,
ove è fatta piccioliflima apertura , c
prende un colore divertir .
49. Siccome non vi è dubbio , ciré
netta miniera vi tia qtieH’umidodl qua-
le nella pietra tagliata, ed all'aria cipo-
lla, non ti vede ; Così è certo , che polla
per la miniera feorrere qualche fluido ,
c pattare per li ttioi pori . bi vede anche
nelle grotte, che in alcuni luoghi nien-
te apparilcono , in altri fovrabbondano:
c ciò avviene dalla difpofizionc delle—*
pirti della grotta; c fecondo che il fugo,
che vi palla e trapela , c pregno di par-
ticelle piccrolc ; o fecondo che tra gli
fpazj delle pietre rimane . Simili con-
crezioni pietr. le veggenti anche tal-
volta ne’ muri de’ Campanili delle-»
Chic-
Digitized
Betta Vegetazione delle "Pietre \ Cap. IX. 97
dalfarte 'n ^uo°b' fabbricati congelata in ciuci luogo, c non in altro,
» : c CIO è nm jn qU{q lU0g0 ha ia cavità ritro-
vata , comoda per deporfi dall' acqua le
fue feerie , che fi fono poi indurite; an-
zi fia crcfciuta, goccia a goccia aggiu-
gnendofi , e Urato a llrato fottiliflimo ,
o foglia a foglia, come avviene ne' cor-
pi comporti di fimil materia nelle Grot*
te . Ma ben poteva il dotto Tournefort
fare altre ollcrvazioni ; cioè bifògnava
rompere quella materia ; vedere , le di
dentro era venuta , o pure fc era foll-
mente attaccata nella parte citeriore ;
come più facilmente poteva quella po-
ca materia crefciuta formarli, in quelle
cavità pofandofi,e dalle acque produrli.
Poteva eziandio confiderare ; fe era del-
la ftelTa natura’ della Rupe , opurc ala-
baftrina , come il colore biancaltro ci
fa credere , che fia ; o tartaro pietrolò .
Se però vederla non ha egli lidio potu-
to-; ma li p quietato su la fola fede di
chi glie 1’ ha riferito , è fiato un voler
filofofare a capriccio , e formare un' en-
te di ragione ;e cosìl' opinione, che ha
egli avuto della vegetazione delle pie-
tre , non gli ha fatto confiderare più
avanti ; fumandola fidamente venuta
dalla parte di dentro , e confiderandola
come fugo nutritivo . Tantum pnejudica-
ta opinio potetti II volere afiegnarc, pe-
rò, la vegetazione » e’1 fugo nutritivo
nelle pietre, è colà di gran momento ;c
ficcorae ha bilògno di fode ollervazio-
ni , e di fomma certezza di quelche lì
narra c'propone ; cosìjnon'è forte argo-
mento ftabilire i fondamenti lòpra una
fempliee o concrezione, o crolla , o al-
tro, ,chc vogliam dire , la quale può ri-
c?n,°*S.cre a\tre cagioni , ed altri prin-
cipj , lenza ricorrere al fugo nutritivo •
ed alla vegetazione .
Ji. Le Pietre hanno veramente i
feou loro , che lòno illor fugo pietra-#
fi), analogo al feme; ogni fimnc dal fuo
limile formandofi: e lo He (To fugo è va-
levole a formare, la fua configurazione
regolata .quella di una pietra da quell»
N dell'
» r*7 — \\ *u^iii laoDricaii
cali arte : e ciò è più maravigliofo dell
riempio allegnato dal dotto Tourne-
- nel Labe noto . Narra l'erudito
e ice àcocchcm nel fuo Ragionamento
unum. 19. aver veduto nella Chicìà-,
maggiore di Tino fua patria ,e fpezial-
menu nella parte bada del fuo muro ,
appiccata alle pietre vive , di cui il mu-
ro e fabbricato , una materia all' alaba-
Uro jomighantc : e la fuppone generata
dal fluido . che ufccndo dalle commif-
inic delle- pietre , ha potuto roficch ia-
to per la lunghezza del tcmpoìe loro
minime fuperficiali particelle, c con-
A rr C blor| > unirle in quella guifa. La
ltella materia alabartrina toccò colle-,
mani nella Uiiefa di. S. Maria a Callcl-
0 , fabbricata su la cima di una monta-
gna , alla cui falda è polla la Terra del
1 ino ; poicchè ivi oflèrvò la Campana
maggiore, ad un’arco del Campanile fo-
lpcld , al di fuori quafi tutta coperta-,
‘‘l,ula .lottile incroftatura , generati-,
dall acqua piovana , che trapelando tra
Je mal commcrte pietre vive, delle qua-
1 e compollo il Campanile ( due anni
addietro mandato a terra da un fulmi-
ne , e fin da’ fondamenti abbattuto, e
pofcia rifatto) ha potuto per la mefeo-
lanza di varie colè , che in quella feor-
rono,. lentamente (Veliere le minima
fcabrohtà delle pietre , e farle invetrd-
rc nell interna Superficie dell’arco, do-
ve tale congelamento è ben grande : c
gemendo parte del fluido in croTe troc-
ciolc della volta del raedefimo , inve-
Khiarle intorno della Campana, e’1 det-
to ìncroilamento produrre così fotti-
e * che niente altera il Tuono , com*-»
1 perimento fonandola -
Così poffianìo anche dire , che
quella mat;ria pictrofa nella cavità del-
ie lettere nel Laberinto, non fia di den-
tro venuta ; mi che 1' acqua, (correndo
per lo Laberinto, rofecchiando le mini-
me particelle dalla parte cfteriorc, e
nelle cavità fermandoli, fi abbia pure
Tom. J. *
98 ì(lor. (Ielle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lib. I.
dell’altra differendo, ciafcheduna fe- fere apparenti a proporzione le Terne n-
condo la fua Spezie, fenza che abbiamo ze ; fìccome le uova delle Od»e , * t c
la neceflìtà di moli rare la varietà de1 Galline , e delle altre, PIU S*ant !
femi . Della generazione delle pietre di quelle degli uccelletti . e e o a e
ferivendo, abbiam detto» che non lì fan- frutti fono femi de loro alberi , gì an »
no le fpécie delle pietre , che da altre più de' fcmidclle picciole P'ante ■ . c
pietre , e ne' luoghi ». ove quelle vi lic- le Rupi » e gli Scogli » * " ^ - fu
no , c che dalle pietre diftaccandofi le
particelle.dalla forza de’ fali ,o in altro
modo fpiegati, c condotte dal loro vei-
colo, nuova pietra vengono aformare li-
mile a ouella , donde li fono diftaccate;
perloccnèolferviamo, che in ciafchedu-
na miniera nuove pietre della ileila mi-
ma tTc informi , leguono la legge delle
pietre curiole , che hanno aria di corpo
organizato , debbono dunque avere le-
mi grandi » cd apparcnti»anchc ienza di-
fogno di microscopio . Così le Rupi
llcire grandi » e gli Icbgli potrebbero
fecondo lui anche partorire col mezo
na miniera nuove pietre ncua licita mi- ìnmiuu i»i — — ,
niera fi formano, come in quella di un delle loro femenze , c tnulriplicart., co-
tal marmo altro marmo limile fi prò- mepur fimultiplftano c lamma j,
duce; perchè ivi il fe me ''detto Hello le piante. Via quelle avo e no
— - — 1 - -- i-,.- iute infegnate per vere da vcrun l ilo-
fofo di fano giudizio c fimo novità ,
che non- abbiamo udite dentro i Ro-
manzi. Sarebbe così vero quel
ricnt Monte s , fcrabrando Moeti alcune
Rupi i ed invece di quel Hafcetur *idi~
culus mm » come dice il Provverbio, na-
marmo , o fugo marmoreo della Ile (Ta
fpezie vi abbonda ; e così è, femprc per
aiditionem partir ad pattern la fua pro-
pagazione , c non perche- vegeta . Così
affermiamo ancora , c|>c U configura-
zione regolata delle pietre,dipenda dalla
fletta materia del fugo peteifico proprio;
ma farà maggiore, o minore^ muuradel.
la quantità dello Retto fu go.Ogni ieme c
architetto della fua fpccie, a cui dà for-
ma e figurajenza neccllità di alfcgnare
filerebbe un’, altro Monte . Se pero vor-
remo confidcrare una- Rupe » uno Sco-
glio, comporto ili più parti ,allcgnando
alle parti rtefl'c»e non al tutto, ì lu.u le-
. • • /? ..a il S ili
ma e figurajenza necclhtJ di allcgnaie ai e pan, -n.»,., . , ^
le uo.f, come pu» che ,<rcg»,r vocìi, mi ; le
il Tournefort ; giacchi famiglia iffpe.- t.phc.re , ed .ngreml.cli •
eie delle pietre alle fpccié degli animali.
Ma oltre la fimilitudine , dice che pro-
vino una fletta configurazione , e che le
pietre curiofe hanno più l’ aria di corpi
organizaro : ed aggiugne , che non ha
maraviglia, che le femenze non fi veg- mm •*““u ÀY fritta nuova» vici-
ganci i fcrchè feria, microfcopio non li
fedite quelle de Fnngh,,
mare , c cagionò due giorni prima un
Tremuoto, come ne fanno parola gli
Accademici di Parigi .-
Sono ne’ legni , e negli ammali
o lo fcoglio :c tanto più , quando pie-
tre non fi cavano : c pur ciò non orter-
viamo ; anzi più . tolto fi diminuirono
col tempo ; o nafeono intermutti gli
fcogli o?e non erano , come avvenne
nell’ anno 1737- a'2 ?. Marzo, in cui ap-
de’ Mofchi , e limili ..
52. Non hanno lemenza i Fanghi :
t lo fTioflraremo nel lib. l. cap. 7. trat-
tando della Pietra Fongira : e fe vale,
fecondo lui , la fimilitudine delle fpecie
Utile pietre , con quelle delle piante , e
degli animali : dovrebbe anche valere
nelle femenze loro , le quali f°n° varie,
e-proporzionatc a’corpi di ciafeheduno.
Cosidellc pietre grandi dovrebbero eD
gli organi, i vali, e le macchine necclfaric
alta circulazionc de’ loro fughi nutriti-
vi ; ma non nelle pietre , come ™T.am
dimoftrato nell’ artica Né vale.il dire,
che non debba parer difficile concepire »
CDC
fd by Goc
*. . biella Vegetazione deile Pietre . Cap. IX. 9?>
che vi fieno vali in corpi così denfico*- dando però loro quel feme, fecondo
me .le pietre, r.e’ quali circolano i fu- che gli fu dalla Natura , o più tolto
ghi , coir, efempio di tanti legni molto dall’ Autor della Natura Inabilito . Cosi
duri , delle chiocciole , e delle olla de- la Natura è fempre la lìdia nelle lue
-gli animali ; poicchè nelle olla Itelfc fo- produzioni ; e ficcome i viventi c fcnlì-
no apparenti i vafi , per cui fi nutrifeo- bili, han biiogno del lorofeme , che fo-
no , c crcfcono : e i legni aon lono co- no come uova ; così i follili hanno i lo-
10 femi nel loro fugo , atti a pròdurre
1 corpi a fo fimili-in quei luoghi» ove
trapelano , o pur dove fi fermano ; e
cosi poiTono perpetuare le loro fpczie ,
c inoltrare una maniera , o fimilitudine
di ^ vegetazione , non rigorofa, corno
ne viventi ; ma per addi lionem parti s ai'
partem . Così ancora lotto le gencrazio-
ni , che fa la Natura dal feme , non lol®
gli animali , c le piante vengono aper-
tamele comprefi ; ma i follili altresì
nel lor modo ; e così il piano della Na-
tura c divenuto più generale , qualche
cola Variando , fecondo i varj ordini 'de*
midi , che nel principio di quclto Capi-
tolo abbiamo dimodrati .
5 5» La compofizione de’ Monti, che
fi vede latta di ilrati fopra ftrati di ma-
teria divella , come abbiam detto nel
precedente Capitolo , ben dimolirano ,
che non vi lìa vegetazione i perchè fup-
ponendo nelle pietre la vegetazione, uno
ltrato di pietra vegetando , verrebbe a
formare tutto il Monte» lènza ammet-
tere altro drato di materia llranicra,
quale già fi vede . Ma gli fimi divertì
già molirano con evidenza, che i Mon-
ti crcfcono , -fecondo che la nuova ma-
teria fi aggiugne oda’ venti, o dalle
inondazioni » oda altre cagioni! e que-
llo non c altro, che crefcerc per additio-
nem partit ad partem . Secondo che cre-
icc poi il fugo , ed inalba la terra , o
qualche corpo, così !’ impietrifee , e
1 indura; altrimente gli ltratinon là-*
rebbero di materia divella, ciafchcduno
all altro fervendo come di volta » ò di
travi pei loftentarlo . Così altri Menti
fono di fJa terra , o di fallì , e terra
si duri quando vegetano , c nel tempo
di crefcerc . Hanno gli Itelfi legni , e gli
animali i lemi , come corpi didimi, che
partoriti , e nutriti, s’ ingxandìfcono;ma
le pietre quelli femi modrar non polfo-
so , anche a forza de’ microfeopj ; cf-
fendo il loro feme ( così appellato per
ilmilitudinc ) un corpo , che ferabra-.
Illudo i c di parti minutiffime , che di-
edi fugo pictrofo : e lo lteflo dir lì dee
de’ metalli , che dal loro feme , o fugo
metallico , lì lanno ; anzi tutti i follili
colla Iteffa regola fi formano .
54. Concediamo noi al dottilfimo
Segretario Fontanelle 1’ uniformità del-
la natura nelle regole generali , e la_»
diverfità nelle cefe particolari; ma que-
lla univcrfalità ha le fuc diifcrenzc fe-
condo i gradi de’corni;poicchè i vegete-
voli , e i lenfibili , cne hanno i gradi de’
viventi, hanno ancora la loro vegeta-
zione , la nutrizione , la vita ; hanno i
loro veri femi , col cui mezo lì propa-
gano , che dir polliamo perfetti a ri-
guardo de’ corpi infenfibili, i quali, ben-
ché Geno peffetti nel loro genere , fono
però imperfetti a riguardo de’ fcnlìbili ;
non avendo i veri femi , gli organi , c
le-altre perfezioni, che agli dcllì le n fì-
lli li , e vegctcvoli fono necefl'aric . Na-
feono gli animali dall’ uovo, nafeono le
piante da’ loro lemi , che fono le loro
uova ; ma le pietre , 1 fotfitf , c i metal-
li, che fono nel gr.ado degl’ Inanimati,
non polfi.no nafeer dall’ uovo ; perchè
non lono vegctcvoli , né fenfibili ; non
fono nel. grado pii: perfetto : e benché
non abbiano l’ uovo, hannonoodime-
no i! lor feim: valevole a propagarle, che « lcira , D QI ,3111 , e terra
ne I ordine loro e perfetto ; ma imper- lenza limi ; altri hanno qualche ftr.no
tetto a riguardo degli altri ordtm ; ba- di pietra feiffile , in cui lì veggono im-
N 2 pri-
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f
io© Ift or. delle Gemmerò delle Pietre di Giaciuto G imma. Lib. 1.
prigionati varj corpi , come di pefci , e
di altre produzioni o di mare , odi ter-
ra» le quali fi trovano racchiulc nella
Terra , che c fiata affalita dal fugo pe-
trolio , c fi c impietrita .
56. Senza conceder poi la vegeta-
zione nelle pietre » e nc‘ follili , già fi
fanno* comparire co’i diverfi principi
differenti combinazioni , fecondo i dif-
ferenti ordini de’ Milli : e già i follili fi
comprendono nel loro modo fiotto la
generazione da’fcmi.Tutta la Fifica len-
za dubbio deve fentire qualche inclina-
zione .1 frignerò i fuoi penficri» e le lue
feoperte fino a quel punto » che vuole
il dottlfiimo Fontanelle ; ma con quel-
la miliira » e con quella moderazione »
che l'ordine dcllaNatura noti venga di-
fturbato, e nella medefima non s'intro-
ducano delle favo[e : e favola più gra-,
ve farebbe far vcgetevcli le pietre , af-
fai più grande di quante gli Antichi in-
ventarono nella Storia Naturale ; c do-
vrebbe affegnarfi l’anima vegetevolc , c
le altre condizioni» che alle piante fi
alfe guano.
N *
A R T I C. IX.
y • . *
fé le Tietre pattorifeano , ed abbiano
ferfo , ed anima .
J7« A Ltre tófe, che alla Vegeta zio-
JlX ne appartengono » qui (pie-
gare dobbiamo , delle quali però niuna
menzione han fatto l’infigne Baglivo.e
gli altri difenfori della Beffa vegetazio-
ne . Non hanno alcuni avuto aitficultà
di afferire , che le Pietre partorifeono :
t raccorda quella opinione l’Aldrovan-
do, De Adamante . L’Agricola dice» ch«
Teofrallo » Muziano » e Plinio così li-
marono » come lo fielTo Aldrovando ri-
ferifee » della Geode fcrivendo , che è
una di quella fpecie . Etmullero fopra
lo Scrodero* quando parlò dell’Etite » Q
Pietra Aquilina , fcriffe della medefima
Geode cap. 8. //le, qui continet alium la-.
pidem , certo tempore eundem lafidem-ex-
cludit , tanquam per partimi , & denuo de
novo imprte^naiur, quoi affirmatur a qui-
bufdam . I.’ Autore del libro attribuito
ad Alberto Magno De Rebus Meìallic.
lib. 1. tratt.i. cap. 14. lcnifle della Pietra
Tfranitcìchc fia di Ceffo femminile; per-
che dicono , che in aldini tempi concc-
pifea , e partorifica una fimilc pietra—»
naturale » c che giovi alle gravide. Pie-
tro Borelli nella Centur,. 5. Offerva^. 7$.
fcrivendo de' Tri ap oliti, pietre così det-
te per la figura di Priapo , che imitano ,
volle , che le pietre divenga'no pregne ,
e partorì fica no delle altre pictruzzole_>
a loro fimili : che le crefieiute vanno an-
cora clic imitando i loro genitori, gene-
randone altre , e propagando la loro
fipezic . Lodovico Vivcs in Scbol. ad D.
./tii^u/lin. De Civ. Dei lib. zi. cap. 4. af-
ferma aver da molti faguto,ch« il Pren-
cipc Ravallalio avea nel Tempio dome-
ftico i Diamanti , che altri Diamanti
partorivano. Franccfco llueo De Gem-
mi s fieri* lib.i. cap. 5. fic riffe avere udi-
to da una Signora , che tirava la fiirpe
dalla nobile famiglia di Lucemburgo ,
che avea de’ Diamanti ereditar}, i quali
allo fpefio altri Diamanti produceano ,
c partorivano una prole a toro confi-
milc . Stimò lo Beffo Rueo , efferne la
cagione quella forza celelle ♦ su’ parenti
tenacemente infinuàta , la quale appel-
la Diamantina: e che abbia mutata l'aria
(parla intorno , prima in acqua ed in fo-
llanza conveniente , oppi in Diamante,
gemma , 1’ abbia indurita: ed attribuì
quella opinione altresì a Teofrallo » il
quale affermò, che le pietre partorifeo-
no . Il Majolo Dier. Canic. tom. 1. colloq.
18. porta 1’ efempio della Pietra » detta
fplendore , c febiuma di Luna , che fi tro-
va nell’ Arabia quando creficc la Luna»
che fofpcfa ad un'albero partorjfca.Nar-
ra ancora ,che molti Autori affermano,
che i Diamanti facciano le uova , c par-
torifeano , e che preffo Brillolia ne’
lidi d’Inghilterra, alcuni Monti fono co-
Del Tarlo delle "Pietre . Cap.lX. Art.lX. 101
sì fertili di Diamanti » che di quelli fe benché contraria alle regole di ogni
ne poirano caricate le navi . Dice , che buona Filofofii , hanno per negligenza
rotondi, e nelle rotonde felci racchiufi, tralafciato di fpiegare , fe le piètre fi
fi cavano dalla terra : che le felci di co- facciano da fe pregne , c fenza mattili »
lorroflo fieno fragili, c concave den- o come le Cavalle del Tago col vento;
tro , ed abbiano i Diamanti rotondi , e o le Donne d’ Etiopia, riferite da Pom-
lucidi; onde fono come matrici delle ponio Mela lib. ^.cap. io. che pregne
uova de' Diamanti. Aggiugne, che non ancora fenza mafehi fi facevano , come
folo vi fono diamanti rotondi , ma qua- han detto altri di molti animali , cioè
drati e piani , ed acuti , così fatti dalla dell* Avvoltoio , del Nibbio : così de’
Naturi , come da' periti artefici , c più l’cfci riferiti dal Rondclezio , che fono
duri di quelli dell’ Indi'», e tagliano il tutte favole ; ancorché da’ buoni Au-
vetro , come riferifee Giorgio Bruin in tori approvate, e le abbiamo rigettate
Criitolia . Ne cava , che i diamanti par- nella Di/Jert^t. De ^inimal.F abulof. part.
torifeono : e non dubita , che le pietre i. cap. 6. Bifognarebbc almeno aflegna-
leggierc, e lepomicee fanno il loro par- re la virtù Vriapolitifìca , la Geodi, fica ,
to; penfando , che ficcomc crcfcono , ed altre limili , come fconciamcntc il
così pollano partorire. Dice, che feorre Rueo attegnò fa ridicola virtù Bia-
da quelle 1’ umore , che fubitofi con- muruifica; le quali tra’ f>gni , c* vaniti
gela , e fi fa pietruzza, e parto dell’altra; riporre fi debbono . Poteva ancora Et-
nia nelle pietre durc,come è il diaman- mullero con gli altri dimoftrarc e fpie-
te , e limili, non potendo ufeire l’umore, gare con accuratezza , come la Geode
altamente fi debba credere; c (e forfè partorita , da’ quali forami efea il par-
avviene , che il fudore irfcito fuori sin- tp; giacche fcrilfe: llc^ui cominci alluni
' durifea , fecondo che il Vivcs raccorda, lapiietii, certo tempore cundern lapidem ex-
è cofa degna di memoria . Vuole però , cludit , tan^uam perpartum , & de novo
che fi confideri ciò avvenire alle pietre, impra^natur . Diconfi veramente pre-
che imitano la Luna , come la Selenite ; gne alcune pietre ; ed impropriamente;
ed a quelle, che hanno le immagini ce- e così dalla Natura formate;ma non che
letti , come 1’ ^frio, l’^dflroite, gemma , partorivano . Le Pietre , che pregne fi.
la Sirtite, il Giacinto, il quale è ceruleo , dicono, non hanno veruna apertura-*
e fi porta dall’ Etiopia , e non è fempre naturale » donde pollano il parto man-
rifplendentc , ma fecondo che il giorno dar fuori ; e fono tutte fode e inter*-* .
è fcreno, o nuvolòfo . La Pietra pregna , o Aquilina , come la
58. E’ quella una.dclle belle favo- chiamano, e tutta foda , e fuona mo-
le , che abbiano potuto inventare nell’ vendofi , per l’ altra picciola , che ha
Iltoria naturale: e farebbe un' ottima dentro, la quale non può cavarli fuori
mercadanzia tener quelle gemrfle , c fenza romperli , e rotta non è facile-*
pietre ovipare , per moltiplicarle fenza riunirla, come le altre pietre rotte non
fatica , e danajo , e fenza fcavar minie- fi riunifeono . Se la Natura averte loro
re d> PaeR rimoti . Ben potevano aifer- data la proprietà di partorire , ben do-
mare ancora-, che alcuni marmi, « quali vca formare ancora il luogo da potere
fi fanno vedere umidi, partorivano de- ufeire il fuo parto maturo ; farebbe al-
gli altri marmi limili ; convertendoli in trimentc fiata una crudele matrigna-* J
marmo quella umidità cagionata dall’ tanto più,fe il partorire più volte avvie-
aria. Gli Autori però , che han voluto ne, come nella Geode di Etmullero , il
credere ed infognarci così difeonvene- quale ditte, che partoriva in certo tem-
vole opinione , che danno per certa , po , mandando fuori la pietra , e di
’ ’ nuo^
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•102- lj! or. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gin.ma.LiLT.
.nuovo fifacca pregna . Nonè partovc- Dell* Ametifto fi narradalP. Ovaglie
ro quello > che aflegna il lluco , che la nella ’Rel^. del Cile /ié.4. cap. 1 j. elfcr-
virtìi celcfle converta l’aria prima in_. vi alcune pietre generate dentro la terra
acqua , poi in pietra ; o che dalla pietra nelle riviere del nume dell’ Argento, le
f'corra l'umore , H quale fi congeli , c lì quali a ccr^o tempo crcpano con gran
faccia pietra , fecondo altri ; c’I Rueo rumore » c che fi feboprono jn ette le
flcilo fcriffedcl Diamante , che parto- punte degli Ametilli , di cui nella parte
rilca , c nonha infe altra pietrajuncor- di dentro" fono cempòfti, comcpurdi-
chèalcuni marmi mandano fuori alcune remo nel ' Uh. a. cap. iv. num. 7. ma il
umidità , le quali poi non fi fanno-mar- crcpare non c partorire , per farfi pre-
mi . Ma Ltmuliero fcrivc- del veropar- gne di nuovo. Rifcrifcono molti , e’1
to, dicendo, che là Geode contiene alium Luamcl ancora, che nelle durifiime
lapidem, c che certo tempore eundem /api- pietre dell’ India fi nafeondono talvolta
dem exeludit » tanqv.am par turi,.. ,11 hru- le Gemme ; c ben conofcono gl’ Jndia-
none in Lexic. Medie. Camelli fcriffe col ni la lpezic di effe ; ma per cavarle bi- .
fentimcnto.dcgli altri: Tartus efì alito, fogna romperle con fatica 5 non che
cjua falusexcli/ditur ex utero, ità uteona- quelle pietre partorifeano . Cosi nelle
tus reciprccus , & connixus quidam eon- rupi ,0 in altre pietre ancora fi trovano
currat , matris parturientis , & joctut ex, racchiufi i Diamanti ; ed in molte pie-
cludendi in partu naturali ; de quo le ge tre altresì fi veggono come plficionicri
Gal. I. 5. afhor. ■$ 5 . Harvejum de Gen. varj corpi , cioè erbe, pkciuli animali -,
anim. addi lamento 1. D. Maur. Hoffnu.mn ed altre cofe , delle quali rccaremo gli
Infiit. lAnat. difp. 12. C.Reìrfj. 45. <jr efempj nel Cap. -it. di quefto JLiLro ;
jio. C aliot plures . Rella cunofità fa- perchè la materia della pietra era fluida»
jebbe il vedere quella pictruccia, conte- e molle quando i coipi fi racchiufero,
nuta nella Geode » come feto e picciolo e poi dal fugo parifico fu impietrita ,
tanciullino,ancorchè.fenza alcun mem- rollando in eira inceppati gli animali , o
bro dillinto, ufeir fuori dalla fua madre, diverfi altri corpi » cne in quella parte
per poterli far pregna di nuovo . Non fi trovavano. A ninno però vernicia
può feufarfi Etmullero coll’ aver detto fantafia di credere, che vi fia parto, e che
qnod afjhmatur à quibufdam , o che nel lenza romperli fi pollano cavar fuori
principio del trattato fi fia proiettato di quei cprpi - La Geode , e Gmili pietre
non credere le virtù delle pietre , che fi dono dure : e fc in una parte fi aprono »
allignano da moitij poicchè il -partorire crcpano , e per la durezza loro non è
none virtù j ma proprietà : e le 1’ avea facile ridurli allaforma » in c«i era pri-
pcr favola, ben (fovea dar fegnodcl fuo ma . Non avendo dunque a lorodata la
contrario ‘Pentimento ; c fpiegarc anco- Natura la lua apertura proporzionatala
ra » come di nuovo fi fa pregna- Non potere la pietra contenuta ulcir fuori , *
abbiamo poi difhcultàdi credere» die nòia forza naturale da ufcirfenc,come a*
fi poffa la pictruzza generare nel tempo veri parti awicncjma effendofoda tutta
lidio , in cui la parte continente fi gc- la pietra, che fi direbbe madre: none ppf-
ncra , potcndocffcr talèìa natura della bile credere , che la natura dclla/Gcode
pietra ; e’1 boccone pensò » che fi gene- riferita da Etmullero, partorifea . Si di-
ri la pietruccia dopo la grande, cntran- rebbero anche pregni 1 frutti , che han-
do T umore per li pori di ella; il che non no dentro i nocciuoli ; anzi doppiamciv-
è molto veri fimi le ; ma non fi può av- te pregni» cornei Topi, che li ditterà
verace , che pofla-poi partorire più voi- pregni I’ uno dentro l’ altro , come nel-
le, c di nuovo più volte farfi pregna . Jc iieffe noflre Dilfertazioni abbiamo
con-
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Del Srffo delle Tìetre. Cap. IX. Art. IX. ■' 103*
eonfutata l’ opinione . Così il Perfico,
Eer clempio, ha la fua polpa, dentro cui
a il nocciuolo, e dentrodi cito ha l'al-
tro frutto? che ai il femc, coperto come
di membrane : i Limoni hanno la feor-
za , la materia acida , in cui è il feme
coperto dalla fua propria feorza : il Pi-
no ha la fua pigna, in cui fono i pignuo-
li , conte le mandorle :e ciafcheduno ha
la fua feorza , e le fue quafi pelliccino-
le ; non-pcrciò fi dice pregna la pigna ;
tutto che abbia le parti , che aprire fi
pofTono , cpme giiUì aprono col calore,
per mandar fuori il frutto *, cioè.lo ftedo
pignuolo che farebbe il parto. Sicomc
dunque fono i corpi contenuti ne' frut-
ti , così due farebbero i parti : e ciò è
cofa molto Ridicola da aderirli. Nel pre-
fentc cap.y.artic 4.M. 28. Abbia m riferito
quelche afferma- Stcnone, citato dal Pa-
tivo , che fe un corpo folido è circon-
ato da un'altro c rpn folido. > quello è
prima indurito , che è da lì ’ altro contc-
nutb : c ne abbiamo recato varjefempj,
e ragioni . Bifigna , che il corpo con-
tinente fode molle ; altrimcnte'il con-
tenuto non potrebbe racchiuda fi den-
tro : e cioè icntenza comune de', buoni
Filofofi , e fi alfcrifce dal Boile,daI
Duamel, c da altri . Se foffevera la vir-
tù di farli pregna, e partorire la pietra ;
giacche il. cojpo folido contenuto è fia-
to il primo ad indurirli : nella pietra
pregna , il corpo contenuto, cioè la'pie-
truccia , che farebbe il parto, o feto, co-
me un figliuolo , li forma rebbe prima
della fua madre , la quale è il corpo fo-
lidox continente : e quello non può ef- -
fer vero ; non edendo pofiìbile , che
fenza }a madre il figliuolo fi. pofTa pri-
ma generare . Ciò- non confiderò Jlt-
mullcro , che volle darci per vera una
favola tanto materiale , dicendo, che la
Geode partorire la. pietra, e poi di
nuovo li fa pregna , come egli fcrilfe
nella fua Opera Rampata in due Tomi .
Le Pietre pregne non tutte hanno den-
tro altra pietra dura, anzi la Geode non
ha pietra dentro ; nja terra , o arena : e’
pur la numerano tra le pietre pregne ;
alcune ancora fono vuote ; ficchè non
fappiamo quale fia il parto della Geo-
de , riferito da Ltmullero: e di tutte le
Pietre pregne ne fcriveremo nel lièr.J.
cap. io.
59. Girolamo Cardano De Gemmi* ,
Cóbribus, trattando dclCarbonchù) ,
crede , che le pietre vivano , efcludcn-
done quelle degli animati, alle quali piu
tollo poteva adeguare il vivere ; per-
chè eficndo vivo l’ animalo può mag-
giormente crefcere >-e partecipare della
vita dello Hello: benché farebbe un cre-
fcere per adliìionem partii ad parte?i-> ,
ciocper la giunta di nuova materia , di
cui fono compofic . Afferma nondime-
no di non avere -conolciutó alcun feffo
ncl'e pietre; ancorché fiimi, che in qual-
che fpczic di pietra p fifa dilettarli ia_»
Natura co’ i miracoli , e difiinguervi i
fefii . Conforme le Pietre non podono
partorire , così 1 ifferenza di fedo aver
non godono , ncdalla forma loro alcun
fedo lì può diftingucre . Benché talvol-
ta a loro il fedo fi atuybuilca, c ciò per
un parlare improprio « o figurato , non
che veramente l'abbiano ; c per quello •
differifca/io tra loro . In quallivoglic-*
foczrc di pietre fi appellano mafchi , o
fcmmiiie alcune , per poterfi maggior-
mente diftingucre j'onde mafehi li di-
cono quelle fjcmme , che hanno un-co-
lor più vivo , e fpléndente , -o per altra
condizione': c diconfi femmine quelle ,
che hanno un Colore piu languido, o
fono più gra Ile . Teofrallo De Lapiiib.
come pur riferifee l’ Imperato nel iib.
21. della fua I;lor. n'atur. cap.]. afferma,
che il Sardio trafparente e rodo, è chia-
mato femmina , c quello , che nella-»
trafparcnza ha pi# nerezza, « detto rru-
fchio . il Liacurio piu trafparente e_»
biondo, dicefi ancora femmina , e’1 piu
nero , mafehio: così pur mafchid fi ap-
pella il Ciano più nero t c così ancori-»
fi dice di alcune altre , di cui fcriveremo
nel
104 1 fior. delie Gemme , e delle Pietre di Giacinto Gimma. Lib.l.
nel feguente Libro i nella Storia parti-
colare di ciafeheduna Gemma . Nella
licita guifa danno la diti'crenza del fello
anche alle Piante , come ne abbiami
tatto difeorfo nella Disertai. De ^inì-
mal. FabuloJ. Diconlì anche mafchì al-
cuni Garofani odoriferi di quei»che ven-
gonodalle indie , e fono più groflì de-
gli altri più picciolùcbe li dicono fem-
mine , c nafeono tuttida uno Hello al-
bero , ed in una medelfma maniera .
tinelli nomi pero di mafehio, e di fem-
mina,fono aggiunti per ifpiegare la loro
corrifpondcnza , non perchè abbiano
vero letto ; e fi' danno ancora a certi
corpi .lìquidi i così i Chimici dicono
Majcbio r argento vivo , fecondo gli
Autori riferiti dal Brunone in Lexic.
Med. Calteli. •
60. Convengono la Vegetazioni-*
e‘l feffo a quei corpi , che non fono
privi di anima , la quale appellano fen-
òli va; c vana è 1’ opinione di Cardano,
che le pietre, e i metalli fieno animati,
come dimollràre fi sforzò nc’ libri De
fubtilit. e diciò ne abbiam fatto men-
zione in altro luogo . Seguì egli la fen-
tenza di Democrito , il quale , come-,
narra Alberto lib.u De metallici! cap.$,
itimo, che non tutte lccofe , le quali
lotto la Luna lì trovano , fieno anima-
te; pero difie che ficome 1’ anima nel
femeiìa la cagione » che formi gli ani-
mali ; così 1’ anima delle pietre le for-
mi ancora . Afferma dunque Cardano,
che le pietre abbiano una propria ani-
ma; opure ,che vi fia una certa anima
comune , da cui fono formati le pietre,
e i metalli , e dalla cui forza fi confer-
vino ; e quando fono prive della llelfi»
anima vegetevule, fi veggano mancare.
Si sforzò provare quella opinione con
molti argomenti , e fpeziaimentc con
quello della nutrizione , ed accrefci-
mento di effe , le quali" egli ftimò , che
abbiano i dicendo Galeno con tutti i
Filofofi , che fia la nutrizione opera—,
propria dell’ anima vegetativa ; ma gii
abbiamo dimoflra'to , checrefcono le-,
pietre per additìoneitt partii ad partenti
aì come altri dicono , per juxta pojitì o-‘
nem partitimi non à principió-intrinfeco» '
liccome argomenta largamente il Fal-
lopio De Metall.dr FpjjiLcap.d.conuo lo
llcfso Cardano » nè pollone} aver l’ ani-
ma, perche lì generano ; non effondo
vera generazione ; ma più tolto produ-
zióne . Nè perchè le ptetre divengono
poi più gravi quando fi corfrunpuno;
quali che nel corromperli perdano 1*
anima ; il che fucceae agli animali;
portando 1’ efempio di cento libre di
piombo , che poito nell’ acéto palla in
biacca , e bruciandoli lì converte in—*
cenere : e pelandoli la biacca , o la ce-
nere, lì trovar! il pefo di venti jibic di
più. Nega il Fattopio ,-che tutti i corpi
divengano più gravi quando fi corrom-
pono , c portai’ efempio delle piante»
che fi fanno più leggiere; perthè perdo-
no la umiditi loro - Così i metalli
corrotti fi fanno più gravi, perché per-
dono quella parte aerea, che contenea-
no ; ma negli Uomini , c negli animali»,
quando fon morti , le parti loro fofle-
ner nqftì fi poffdno ; oltra che , fe dire-
mo viventi le pietre nella miniera lo-
ro » e morte dopo che dalla minièra-*
fono cavate ; faranno fenza dubbio più .
gravi nella miniera ftefia, ove !' umidi-
ti loro ritengono: ed abbiam detto,che
ivi fono più tenere molte pietre;. ma-,
fuori della miniera fi fanno più dure*'
l’ umiditi laro perdendo * Non è vero*
che nafeono le pietre , e i metalli ne*
monti, c che abbiano le radici , c le ve-
ne, come le piante ; perchè nafeono in
ogni luogo : e quelle parti, che gli Ar-
tefici chiamano. Filoni , non fono fi-*
bre . Nè l’ elfcre maturi , o non pia turi
alcuni corpi , l’ avèr vita , e morte im-
propriamente , inoltrano aver T anima-
ancora ; ne tutte fetofc-s che durano
per certo tempo, hanno 1‘ anima ; cosi
avviene alle ftatue , che ritengono la_»
figura datagli dall'Artefice, c poi fi
con-
Del Stjfoy e dell' Anima delle
Confumano , e non perciò fono ani-
mate .
61. AfTégna fimilmcnte Cardano al-
le pietre gl’ inftrumenti della nutrizio-
ne; come fono le fibre , con cui tirano
1’ alimento; ma dice il Fallopio , che le
fibre , o fieno fili fottili , come le han-
no le piante » non fono da Cardano
l'piegjtc : e fe intende quelle vene , o
concavità, che fonò tra V una, e 1* altra
pietra, e talvolta fono piene di terra, odi
pietra, o di altra matenaiquelle nó fono
alfa nutrizione valevoli, ma pili tolto è
loro imperfezione; onde nelle Gemme,
come nel Diamante , il capello » c le li-
nee fono imperfezioni ; per cui fi ven-
dono a minor prezzo . Ma fe fofiero al-
la nutrizione neccirarie quelle llcfie
cavità , farebbero piene di umore , c
non di altra materia , econ ordine fa-
rebbero dil'pofte per comunicarlo alle
parti , e farebbero ancora in tutte le
pietre . Altre ragioni vane porta il
C ardano per afiegnarvi 1’ anima , c
qualche altra dello ftcìTo riferifee , cd
impugna il Fallopio; benché colla fen-
tenza , c colle ragioni prefe dagli Ari-
flotclici . Ma niunà forza ha quelli-»
ragione » con cui alTerifce , che fe le
pietre non fofiero animate , far fi po-
trebbero già dagli Uomini ; poiechè
molte cole • da quelli far non fi poflb-
jio, e pur fono animate ; c molte anco-
ra fi fanno , e non hanno l’ anima .
Muove a rifo quelche fcrific lo Hello
Fallopio De Medic.Turgan.fimplic.cap.
3 . dicendo : Falfifs'mum efi , quod lapi-
de! vivant : & utinamvivcrentl quoniam
ego habeo lapillot quojdam pretiojot
parvo! , qui funi f «eri , fecunditm Carda-
tn-.m, qui augercntur, ficrent magni.
6i. I Pitagorici allignarono alle
Piante anche il fenfo 1 onde dille il Fi-
cino nel Còmpendio del Timeo di Plato-
ne , cap. 16. Senfum Tythagorici conce-
di,nt pianti s , imifenfu! fimulacrum , dr
id quidemltupidum » nullum jambabens
ìndi cium qualìtaùs , fed infoia pojitwn
Tom. I.
Vie tre. Cap. IX, Art.l X. ! o j
pafsione voluptatit, atque dolori! . In al-
cune piante anche alcuni han voluto
aficgnarlo , come abbiam detto nelle
noltrc Di()erta%ioi!Ì ; ed è maraviglia,
che alle Pietre ancora, non l’ abbia
cfpreffamente attribuito Cardano , alle
quali afiegnò 1’ anima . Così a Michc-
le-Bcrnardo Valentino in Epi]t. de fexi*
piantar, molto vcrilìmile è panica 1*
opinione di quelli, che alle Piante Han-
no afiegnata la differenza del felfo, da*
Botanici comunemente negatale reca
le ragioni fue, c di Neemia Grevv , e di
Giovanni Rajo , Ing!cli;non fapcndo
altri, che quella fentenza affermativi
abbiano tenuta , fuorchò lo Sturmio hi
Thyf.C0ncil.3r difp, de General. Quella
medefima opinione del fello delle
Piante abbiamo anche rigettata nelle
nollrc DifferU^ioni ; cd in altra occa-
fione foddisfaremo alle nuove ragioni,
che recano . Così ancora , che le Pian-
te fieno retìfitive , ed anche gli Alberi;
altre vcrgognolc come le Donne pudi-
che, le quali toccare dagli Uomini non
fi fanno. Che vi fieno alberi , che pro-
ducono agnelli ; altri , dalle cui fiondi
fi fanno uccelli; altri , che tirano a fe i
Cavalli fidamente ; altri , che quando
prenderli fi fentono , s’ indurifeono co-
me il corno, e rC.ìllono al ferro, e final-
mente in pietra fi convertono . Di tut-
te ne porta gli efempj il Majolo Dier .
Canic.Tom.Colloqu. io. cu.cvi aggitt-
gne i fuoi difeorfi , e le Tue con: u!e ra-
zioni, e vi cita gli Autori, che ciò rife-
rifeonò . Ma fono quelle piacevoli fa-
vole, crédute , e narrate per vere iltoric
dagli Antichi : c le abbiamo nelle no-
ftrè medefime Difl'crtafioni rigettate .
Delle Pietre ancora alcuni hanno Icrit-
to delle maraviglie ; perché ne’ paffati
fecolifidava fede agli Autori, ed alle al-
trui relazioni •
AIU
1 06 ìj} or. delle Gemme f delle Pietre di Giacinto Gì ruma . Ut.I.
A R. T I C. X.
Se ne Metalli, detti Vegetevolì,vi
fta Vegetatone .
6$ . He non abbiano vcgctazio-
V^/ nc , né anima i Metalli , e
i Follili , c le Pietre , abbiamo fin' ora
dimoflrato ; non elfendo proprio loro il
vegetare » e le altre operazioni vegeta-
tive ; ma perche alcuni metalli , come
1’ oro » e i argento» fi fono talvolta ve-
duti crcfcere » come le piante > e però
diconfi vcgctcvoli : rimane il duboio »
fe la vera vegetazione fia in effi , alla
quale pofTa efier limile quella delle
pietre . Molti Scrittori fanno menzione
dell' Oro vegetevole : e i Fulgofio
fcrilTe delle Viti d' oro » trovate nella
Pannonia » di cui fi formò la moneta : c
più autorità intorno l'oro prodotto a
euifa delle piante » ha raccolto Filippo-
Giacomo Sacfio Obferv. ijt. Tom. t.
Epbem. Cerm. c nel Ton.i. fpezialmente
di Pietro Martire nelle Relazioni dell '
Oceano ire.}. /. 8. di Pietro Mattei lito-
rie di Francia Tom. i. lib. J. di AlelTan-
dro degli AlelTandri lib. 4. Dier. Genial.
di Giovambatifia Porta l.i. c. 6. di Giot
Giacomo Beccherò Metallurgo di altri.
Degli alberi altresì metalliferi fa men-
Eione Gio: Grifoftomo Magnenio nel
Democrit. Rediviv. e lo ftclTo fcrive dell’
argento Francefco Imperato nel 1. Di -
feorfo : De Monconnys Tom.i. de’ Vtag-
§i di Germania . 11 Boilc in Cbymijla-j
ceptico diile clTergli (lato riferito da
Uomo degno di fede , che nelle minie-
re d’Unearia fi cavò un minerale, in cui
crebbe (opra un pezzo d' oro quanto un
dito dell’Uomo, ed avea le parti, c i rami
come di albero . Narra il Tavcrnier nc’
fuoi Viaggi dell' Indie lib.}. cali. io. aver
veduto in Surate i prefenti, die un'Am-
bafeiadore degli Abifiìni portava al
Gran Mogol da parte del fuo Re, in cui
vi era un’ albero naturale tutto di oro ,
alto due piedi , e quattro dita groJTo ,
che avea il fuo tronco » i rami colle fue
gionture, limili a’ bottoni delle Viti » o
germogli degli alberi , e le radici , che
erano corte ; ed attorta, che era un’ Ar-
bofcello d’oro , prodotto dalla Natura
fotto terra , e cavato intero , che parca
volere andar fempre germogliando * e
crefcendo . Altri efempj recarcmo nel
lib. ì-cap. 8. trattando delle Pietre me-
talliche dell’oro , e dell’argento .
64. E' ben vero , che molte cole di
quelle piante metallifere , aiTai più di
quclche fono, vengono celebrate ì onde
Carlo Patino ne’ fuoi Viaggi Relatr. t .
fcrivendo delle Miniere d'Unearia, elice
che ivi fi trovino ricchiffime Marchelì-
tc , c talvolta di argento puro ne’ piedi
delle loro vigne ; ciò che ha fatto dire
a qualcheduno , che vi nalccvano Vi-
gne con uva di argento j il che ccrtiflì-
mo fia una favola, come il dente d’ oro
del fanciullo di Silelìa .
<5y. Di qucfto argento , però » c di
?|uelt’ oro , che dicono vegetevole ,
piegano divcrfamcntc la cagioncjpoic-
chè alcuni lo dicono fchcrzo di Natura,
la quale,c(Tcndo in tutte le cofe fue ma-
ravigliofa , ficcome in pietre gli anima-
li liellì , e le piante converte , così for-
ma nelle pietre le figure delle piante , e
degli animali , e fa apparire vcgetevoli
i metalli così dentro , come fuori della
terra . Varj efempj di ciò largamente
recaremo nel Li b. 5. cap. 16. ene’fe-
guenti . Nr/cio an ullibi frequentar oh-
jervetur hic Natura lufus , cumvix ani-
mai exiltat , cujus non figuram , aut far-
tela aliquam in lapide exprimere tentet .
Vix ab art ifici eelebratum oput , quod non
in hoc genere unitar i gcHiat,ài(Te il Vor-
mio riferito da Michele-Bernàrdo Va-
lentino Epilt. y. De Lufu , & errorib.Na-
turx: il quale così anche fcrilTe : Sic ar-
gentum pariter ramofum vittm quo damma -
do referens, furcatum item eomu Cervi
nmulans ,crifpatuia, capillare, &c. enu-
merai Vormiut . Quo meritò reverenda e[t
ar bufai’ a argentea e minerà quaiam Nor-
wji- ’
Digitizedjpy.
Della Vegetazione delle Pietre. Gap. IX. 107
vediti , cujks longitudo ulnam dimidjam
xquabal. quatti inter Regii Demix rariora
quondam vidi tjoannes Bohnius » ere. lin-
de forte ^ tri Naturam imitando Arbore*
Philofophicas ( «ri vulgo anditi»! ) inve-
nit . Altri dicono, che i Viticci fieno
crete i uti 1 come le corna de’ Cervi» che
lono prive di vita i c le agli alberi li
avvolge 1’ oro» ciò avviene per la fotti-
gliezza, e mollezza» e per la virtù
demitizzarli fuor del luogo nativo. Po-
terli fare eziandio per la naturale mol-
lezza , e dalla Grettezza del luogo, che
fpinge la materia fuori della terra ; o
pure che gli alberi l' umore attraendo
per le file radici, traggono eziandio l' u-
mor metallico, in cui vi lia qualche por-
zione di oro prima prodotto ; non cl-
fendo altro la materia della produzio-
ne de* Metalli , che un umor fluido i
impropriamente però diedi Oro vege-
tcvole . Talvolta (dice il Valentino) la
materia delle piante poroi [ubeundo , ji-
bique racemo tim junfla rumor , fronde s ,
arborei , capillot , & alia mero Naturx
luju reprxfentant ; uniè èrgili iti : ^ turi
per ramoi aura nfKf'i/.Gio: Fabbro nelle
note all' lftorij del Mefjico dice , che il
Princi|>e Cefi, Romano, abbia il primo
oifervato una meza natura tra le pian-
te »e i minerali, c che dovea trattarne
nel Libro De Metalbphjtii , così da lui
appellati . Si genera l'oro nelle minie-
re , c nelle vifcerc della terra col meza.
di una lunga fermentazione , c dige-
itione ; c molti aliti colla forza del ca-
lore * o fuoco centrale, lì portano Sopra
la terra , o vicino alla fuperficic di citi .
Cosi ancora per lo calor del Sole fi tira-
no gli aliti a modo di [ublimirione c
netti alici o fi accoppiano coll’ umore
elle piante , o’ da fc ftefli fpuntano.in
mantcra.chc appari fca vegetcvole quell’
oro , che non è altro , fé non l’oro flra-
venato dalla fua miniera ; del che fcri-
veremo nei lib. 5. cap. 8. art.z.num. tj.
c lo lidio avviene all’ argento .
66. Nel Tomo XII. del Giornale id
Letterati Oltramontani , tradotto dal
Francete in Venezia , c riilampato in_»
Napoli , fi dà la notizia di un libro col
titolo: I fegreti piu occulti della Filo j* fi a
degli .fatichi , {coperti .e [piegati dietro
una Storia delle piu curioje , di Croflet
della Hawnerie . .A T’ari» i » ec. Rif cri-
ite 1’ Autore una Storia cii un’Alchimi-
lìa , a cui ha egli veduto far dell’ oro »
e diverle vegetazioni minerali delle più
Itupcndc; e pretende dimottrarc in cuial
maniera lì producano i femi metallici
nelle vifcerc della terra, e di quali me-
zi la Natura fi ferva in formare i Metal-
li . Stima dare una llrada facile per
cifrarne l’ eflenza de’ tre Regni ; ciod
dell’animale , vegetcvole , e minerale ,
nccdVaric contro le malattie . Moltra
il poco effetto , che (ì dee allettare da’
rimedj * i quali non fono del tutto net-
ti dalle loro parti terrdfri , come fono
Suedi , che per l’ ordinario fi veggono.
limoftra ancora la ncceflìt) indilpen-
fabile , che vi c di cavare la pura ellcn-
za dell’ oro > c dell’ argento, per farne
la grande opera j infegnando quali fie-
no le materie , che delibano edere ado-
Eerate.Spicga e fupponc di aver potuto
negare gli cnimmi , e le parabole »on-
efei primi Autori li fieno lerviti per na-
scondere gli arcani di quella feienza ;
anzi fa vedere » come egli crede , che
agli fcritti de' medefimi Autori antichi
fi c dato un cattivo fcnlo, che non han-
no: c fpiega quclche abbiano quelli in-
tefo per li vali , di cui parlano , i diver-
tì fuochi, ed altre cole, che all* arte
appartengono . Moflra però , che folo
egli ha avuto quel gran lume d’ inten-
dere , di cui fono Itati privi tutti gli al-
tri : ed egli folo è (lato il Filofoto fo-
pra tutti eletto, come fuppongono ede-
re foli Filofofi gli Alchimifli , de’ quali
feriveremo nel Cap. della Tu- tra Filo Cùfi-
ca . Noh può a lui avvenire quelche
narrano di Omero, che in Atene, efTcn-
dogli propofto un’ enimma da certi Pe-
satori, e non potendolo rifolverc»fi
O z morì
i o 8 1(1 or. delle Gemme , e delle "Pietre di Giaeint o Gèmma ."Lib.l.
.mondi dolore , come riferifee 1’ Alun-
no nella Fàbbrica del Mondo. Si può do-
lere, bensì ,d'c(Tcr nato in tempo, in cui
non lì trova la Sfinge , di cui dicono ,
che in Tcbc proponea gli cnimmi colla
pena di morte a chi fciogliergli non fa-
j'circ , ed a chi gli fciogl ielle, il premio
di Giocafta, di Tebe Reina, in moglie ,
quale guadagnò Edippo , che ne lciol-
le un lolo , c fu Re di Tebe ; ma egli
ha gii fciolti tutti quanti gli Autori
antichi hanno prcpofto, fenza che n'ab-
bia avuto alcun premio . E’ ben vero >
che avrà già fatto dell’oro in quantità ,
con cili potrà comprarli più Regni
da Uomo (incero gli manifefia agli al-
tri , lpezialmente agli Alchimiftì ; ac-
ciocché più non fi lambicchino il cer-
vello nella fpiegazione degli cnimmi,
per faperne il legreto dell' Arte loro .
67. Tra tante maraviglie vuol pro-
vare , che tutti i Metalli vegetano ; ed
afferma cffcrc fatto notillìmo , che i
Minerai irti , e gli Operar j tutti offerva-
no , che la maggior parte delle miniere
de’ metalli rafiomigliano ad un’ Albero
coperto di terra, colle radici groffe , col
tronco proporzionato , c circondato
da’ rami da tutte le parti ,comc un ve-
ro Albero . Soggiugne effcr fortuna de’
Minerarj il poter trovare il tronco, che
incomparabilmente c più abbondante, c
feguitare il ramo quanto poflono ; e£-
fendo difhcilifiimo a cagione dell’ ac-
que , che s’ incontrano, per cui bifogna
talvolta abbandonar la fatica j e dice-»
ancora , che fra un ramo , c l’altro vi è
talvolta uno fpazio grande fenza me-
tallo . E’ pur maraviglia, che non abbia
detto, le miniere tutte rafiomigliarfì ad
un’albero , come dice , che la maggior
parte rafiòmigliano . E fe la maggior
parte raffomiglia , non può cavare la_»
confcguenza , che tutti 1 metalli a frui-
rà di alberi vegetino ; perchè tutti fi
vedrebbero come alberi ; e pure egli
llcffo concede , che non tutti fi veggo-
no, giacche afferma della maggior par-
te. Quando pure alcuna miniera fi veg-
ga formata , come albero , non vi è ncr-
ccfiìtà di ricorrere alla vegetazione » la
quale dovrebbe anche eficr comune in
tutte ; mentre Natura fen per eft eadem _»
nelle fuc produzioni j perche il fugo
metallico potrebbe forgerc da un folo
luogo , c diffonderli come in un tronco
in molti rami , c convertire quella ter-
ra , che invade; il die fucccde alla fem-
plice acqua , che Ergendo fi dirama ; e
ciò ben lì vede nc’ metalli , che fi dico-
no vceetevoli per analogia , e crcfcono
per .idailionem partii adpartcm .
' 68. Narra, che fpeffo nelle Caver-
ne minerali fi trovano delle vegetazio-
ni di molti metalli, fpezialmente di oro,
e di argento , limili alla vegetazione-»
■del corallo . Dice , che negli Studiuoli
de’ Curiolì alcune fe nc veggono : c ri-
ferifee la pietra , che avea il P. Chir-
chcr,di miniera d'argento mefcolata di
oro, in cui quelli due metalli aveano
vegetato, fpargendo intorno diverfi ra-
mi . Narra ancora , che fpeffo fi fieno
veduti in molti luoghi quelle vegeta-
zioni de’ rami d’ oro fuori della terra ,
uale era quella del Re d' Etiopia, fpe-
ita al Re del Mogol , cioè un' Arbo-
fccllo di oro ,alto un piede . Dice , che
nelle miniere d’Ungaria fi trovano mol-
te di quelle Vegetazioni, c che il Chir-
cher in Mund. fubterr. molte ancora ne
riferifee di rame puriffimo , come su la
terra fi veggono dell’erbe , e de' fiori .
Aggiugnc avere intefo da perfone de-
gne di fede , che nelle Viti fopra le-*
miniere d’oro di Tokai fi trova fpeffb
dell’oro, che ha vegetato dalla vite ,e
che s’ incontra in fila ne’ ceppi della-»
ianta. Ma quelle non fono maraviglie
altevoli a dimollrare le vegetazioni
de* metalli ; avendo già fpiegato, come
quelle fuccedano , e che non fieno vere
vegetazioni , fecondo i pareri degli
Autori : c nc abbiamo ancora recati al-
tri efempj . Negli ^tlt i Ftlofof. della-*
Società di Londra nel mefe d’ A goffo j
« Set-
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Della Vegetazione delle "Pietre . Cap.lX. 109
e Settembre 1667. rum. 5. fi riferifet-»
1’ o Nervazione di Manfredo Settnli, Mi-
lande, che nella Valle Lanci, tra’ Mon-
ti di Torino, crefce una pianta fimile al
Doronco , predo le cui radici fi ritrova
il puro argento vivo, Iparfo in piccioli
granelli , come perle : e’1 fugo delle-»
piante, cfpodo all’ aria ferena di notte,
dì tanto argento vivo , quanto era da-
to il fugo . Si dice negli , Atti deffi, che
quella relazione fi dee paragonare col-
le altre, le quali furono loro comunica-
te , cioè che nella Moravia, nell’ Unga-
ria , nel Perù , ed in altri luoghi i fughi
minerali coagulati, fitrovano incollati
alle radicildelr erbe, e degli alberi, c che
alcuni fughi tingono ancora le foglie
delle piante . Negli „ itti deffi fi leggo-
no nel Novembre del 1 666. alcuni
Qtfefiti intorno le Miniere, propodi dal
Bòilc ; acciocché coloro , che viaggia-
no , pedano informarfi , ove fono l«-«
Miniere : c nel Qticfito jt. fi dimanda :
1 Vtrun (ottona producat aliqua fruita me-
talli , qua vi icntur crejcere in modurru»
plantarum. Qucmadmium fep'rv idi ar-
fjentum erefeens , ut videbatur , ex lapide ,
a ut fluore fermi ut (olia grammi s ; ut &
magna grana metalli , quod mihi videba-
tur , quodve illi , qui nonnibil e] ut pro-
baverant , afferebant efe aurum copio/a in
mafia lapidea » qux videbatur in primir
conjìare ex peculiari genere fluori s . In_«
quede concrezioni di fughi , che fanno
vedere come piante metallifere , non
appare vegetazione , il che abbiamo
dimodrato in quedo medefimo Capi-
tolo .
^9. Pada ad un’ altra maraviglia il
Croflet; cioè, non contento di credere ,
che vi da nella terrà uno Ipirito mine-
rale vegetativo , vuol far vedere ancora,
che quedo fpirito è multiplicativo. Ma-,
non fappiamacftervi Autore, che que-
sta multiplicazione de’ Metalli negar
noda; poicchc tolto lo fpirito multipli-
cativo , non fi produrrebbero i metalli
nelle Miniere . 11 multiplicarfi è di tut-
ti i corpi o minerali , o vegetevoli , o
animali ; e de’ minerali , tutti hanno la
loro multiplicazione lenza vegetazio-
ne . Sicomc,pcr dar maraviglia, chiama
ramo dell'Albero metallico quelche gli
Autori dicono vena , filone , e con fi-
mili nomi ; così modra edere novità lo
fpirito multiplicativo , e dia propria of-
fervazionc.C refeono le fue maraviglie,
affermando, che i Moderni hanno com-
prefa la verità di ciò che dice Plinio, ccl
anche Strabono , che nell* Ifola d’ Elba
la terra Minerale, di cui fi cava il ferro,
ripoda nella miniera, o cfpnfia in muc-
chi *11’ aria , riproduca di nuovo ferro,
fimile al primo ; e che il medefimo af-
ficura il Cifalpino . Oderva , che Ia_»
multiplicazione non podi farti, cheti-
lo,fpirito fcminalc minerale,onde qui
la terra è piena : fpirito fcminale , che
ha la virtù di convertire in fua natura
l'aria , la pioggia medefima , come fan-
no le piante , e gli alberi . Dice , che
l' Agricola narra un fatto, il quale con-
ferma la fua odervazionc ; cioè, predo
il Cadello di Giaga G cava del ferro
dalle fue Praterie , cavando la terra fei
piedi, c da quelle medefime Foffe G ca-
va indi a diecc anni del nuovo ferro .
Soggiugne , che il medefimo fucccde
in molti luoghi di Normandia , cnmtj
ad Eurenx , ed a Lavai fra gli altri .•
Dice cfiergli dati mandati da quei luo-
hi alcuni facchetti di diverfe miniere
i ferro i dell' una delle quali partico-
larmente , il ferro era cosi molle e pie-
ghevole , come il piombo ; in maniera
che liquefaccndolo , quando era dato
tratto dalla miniera , Infognava infon-
dervi certi ingredienti per indurirlo .
Aggiugne , che il ferro dell’ Ifola d'El-
ba>di cui ha egli veduti de' pezzi, è na-
turalmente duro , come quello, che fi
cava da alcune altre minicredi Spagna;
ma che quella durezza non impedite ,
che fi polii piegare più volte , fenz ,
che fi fpezzi. Riferite un fatto, attesa-
lo altresì dal Gherardo , che nelle mi-
niere
1 1 o .J Ulor. delle Gemme, t delle pietre di Giaciuta Gimma.Lib.l.
rie re del ferro prelfo Amberga in Allc-
magna , fi fparge nella terra , donde c
ltato prima cavato il ferro , una certa-»
quantità di frammenti » c di limatura
tu quello metallo . Si amnulTa quella
terra in pezzi graffi , c fi lafciano efpo-
iti al Sole » ed alla pioggia per dodeci>
o quindeci annufenza toccargli » e ver-
io il fine di quello tempo fe ne cava—»
una grande quantità di ferro . Ciò fi re-
plica molte volte ; e lo tteilo ferro è di
tanta durezza» che non può eflcrc ado-
perato che a fare delle incrollature di
Cammini » de’ fornelli de’ Cannoni » c
delle palle : e tutto ciò narra » come le
noto non folle a veruno .
< 70. Qucite ofi'crv azioni del Crof-
fet non hanno punto di novità c ma-
raviglia ; perche prima di lui le ha re-
cate il Baglivo » a cui abbiamo rifpofto
neli’dn.6. «.58. e /qj.di quello cap. por-
tando anche altri cìcmpj » e le cagioni
mollrando » che non fia vegetazione.!-’
maniiefia la multipiicazione de’ Metal-
li o col mezo delle naturali Miniere » o
co’ i modi cavati dall' arte . Ciòfuc-
cede anche nelle pietre; poicchc, {le-
cerne abbiniti detto » cavate dalle mi-
niere o le pietre » oi metalli» lìritm-
fiiono le Folle o co’ i frammenti > o con
a terra . Col mezo del fugo nietrofo » o
metallico , il quale è come il feme.» la
terra difpofta s’ indura» e lì fa la pietra,
o il Metallo, limile a quello, che vi cra_>
prima, collo fpazio di molti anni, fecon-
do il bifogno » acciocché poffa divenir
maturo. Se quella terra fofTe priva di
fpiritominerale, o pietrofo, non pro-
durrebbe metallo , o pietra ; ficcbmt-»
non ogni terra gli produce ; ma quella
della propria miniera . La terra ^quel-
la , die produce il minerale : c l’acqua ,
c l'aria convertir non fi polfono in uno
Ipirito fcminalc , come fanno le piante,
e gli alberi , il che vuole il Crofict; ma
piu tolto vagliono a lciogliere quello
ipirito , o diciamo feme , e ferve eli
veicolo » acciocché poiTa feorrere , di-
latarli , accrefcerfi , ed occupare tutte
quelle parti della terra , che dee dive-
nir minerale . L'acqua , e l'aria da fe-*
fole non fono ballevoli a far crcfcere » e
mantenere una pianta ; ma vi é di bifo-
gno della terra , da cui lenza 1’ acqua-*
non può feorrere quel fugo , che è ali-
mento della pianta; però la ficcità gran-
de della terra cagiona danno , o fa lec-
care la pianta , divenendo priva del fuo
alimento . Se talvolta qualche picciqlar
pianta dentro la fola acqua fi mantiene,
c fi vede crefcere , ciò lucccdc , perché
l'acqua non c priva delle fuc parti ter-
reitri , le quali fervono di alimenta ma
non perciò la j ianta può lungamente
mantenerli . Poifiamo anche dire quel-
chc abbiamo detto nella Di(jerta?. De
lAminkilib. fabul. che fe fi fono veduti
animali cabrati render feconde le fem-
mine della fua fpczie , ciò è avvenuto
per la porzione di feme, generato prima
di cali tarli .Cosi nella pianta clfciuloti
introdotto un’abbondante alimento,
tolta dalla terra , lì mantiene c crofc*-»
alquanto dentro la fola acqua ; e per-
ché la Natura è femprc la (Iella nelle-*
fue produzioni , però lo delio nelle mi-
niere può avvenire ; cosi la pioggia-»
diverrà valevole alla produzione del
minerale , in quanto che l’ acqua fi fa
partecipe di quello fpirito , o fugo, che
trova nella terra , o miniera. Così l'ap-
qua pregna di quello fugo , anche può
la pietra produrre » come fi vede nc’
fonti , le cui acque o da fc llelTe s’ im-
pietrilcono , o mutano in pietra altri
corpi . Quello fugo dalle vifcere della
terra può anche feorrere o in forma di
. umore e vapore » o in forma di epila-
zione : c così fa pietra o metallo, quel-
la terra , o corpo , che trova difpoflo ,
o egli lidio in pietra o corpo lì conver-
te •• c talvolta collo fchorzo di natura
prende figura di pianta . I frammenti
del minerale , o delle pietre , e la terra
llelTa» polli nella folTa , o ammaffati c,t
c (poi li al Sole » ted all'aria, polfono
prò-
Velia, Vegetazione delle Pietre . Ca/>. IX. ut
produrre o accrefcere quel fugo , o fe-
mc » o ferito, valevole alla produzione
«lei fuo minerale , o lìa metallo , o
pietra : e così dilatandoli, indura la ter-
ra , ed unifee i frammenti . Quello non
è vegetare, ma credere per additionem
parti s ad partem , come abbiamo già di-
moltrato . Quella multiplicazionc de'
corpi fu neccllaria per confervarlì cia-
Icheduno nella fua lpezic,ed anche per-
petuarli coll ‘ordine, che dicono/MCCty/jvo:
e fu anche neceflario in tutte le cofe_>
create ; avendo Iddio , autor della Na-
tura, dato a chiafchcditna la fua manie-
ra di propagarli , ciafche'duna nel fuo
modo , e lecondo la fua fpezic.fin dalla
Creazione del Mondo , come li ha nel-
la Ceuejij onde quella della multipli-
c az ione, o fi dica virtù , o fpirito multi-
plicativo, come vuol dirla il CrolTet ,
vi è fcropre Hata col Mondo , c vi fari
Tempre ancora col Mondo , c li è lem -
pre conofciuta , e veduta nel Mon-
71. Nello ltabil ire L' erudito Crof-
fet , che la maggior parte delle Minie-
re de’ Metalli ralTomiglia ad un Albe-
ro coperto di terra : c nell* alTerirc, che
Ila fortuna de’ Mirterarj il trovare il
tronco , c feguitare il ramo , cfTendo
diftìciliftimo per le acque , che s’ incon-
trano : pare, che fupponga nelle Minie-
re non trovarli altro che 1‘ Albero me-,
tallico , la terra , che lo copra , ed alle
volte l’acqua . Ciò non approva la pra-
tica , ne li può ammettere; perchè Ipcf-
fo il Metallo nella fua miniera è con al-
tri Minerali confufo : ne fi può racco-
gliere lènza le molte operazioni degli
Artefici , col fepararlo , purificarlo , e
con altre fatiche a’ lavori nccefiaric . I
corpi fluidi de’ Minerali, come l’Argen-
to vivo , e tanti altri, che da’ fluidi de-
ri vajio , e lì coagulano , non poflbno
elTere in forma di Albero: ed ogni Me-
tallo fi cava o dalla terra, o dalle fu;_»
pietre ; così il ferro fi vede ; e prima di
cavarli > è una pietra rozza , e grande
nella fua miniera, come diremo nel l.ib'
5. trattando delle pietre Metalliche •
Come Iticno i Metalli dentro le minie-
re,lo lpicga brevemente il Boilc in uno
de’ Queliti propoiti, che fi leggono ne-
gli Filofofici della Reai Società dì
Londra nel Mefe di Novembre dell’ an-
no 1666 . num. a. de’ quali abbiamo fo-
pra fatto mcnzionc.Nel 49.Quefito co-
sì egli dice : Vtrum Minerà currat i«_»
modani venx , an djfperfa jaceat per fru-
lla bine inde dìijeaa ; an vero divi fa lit
panini in venam , panini in majjas /aiu-
ta; ; an \ itane fit muri iujlar duas int:r
petras , quafi in fifjura; an potius fitin -
ter [per [din firma petra , in modnmmar-r
morir variegati ? aut an reperiatur i«_»
fpecie granorum , ut arena , vd fabulum,
( fuemadmodum copia egregii (tanni fertur
repi riri in nomullis ìocis Cornuti#
lateribus inque alvei s a uarum punen-
ti um , quei vecant Scboad : che è cosi
detto in lingua Inglcfe . Alle volte li
trova qualche porzione di Metallo per-
fetto in alcune Miniere ; e lo mofira_»
lo lleiro Boile nel Quelito 5 ó. dicendo :
Vtrum aliqua pars Metalli reperiatur in
fedina perfetta ; & completa ? Qu mai-
mndum mihi oblata fiierunt veruni , &
gmuinum cuprum , frulla perfetii ptum -
bi , quorum illud in Jamaica , hxc in no-
va ^4nglia ex ipfa Terra a quodam miln
familiari accepta erant . Da ciò lì cava
non edere poflìbile llabilirlì 1’ Albero
metallico nelle Miniere . Prima di ca-
varfi la Miniera, dice Vannuccio Be-
rengucci nella fua Tirotecnia , che fi
debba fare il faggio ; acciocché fi pof-
fano difeernere le buone dalle cattive.^
Miniere , e diftingucrc quale è pietra, e
quale è miniera , col rompere , tagliare,
arrollire » fmorzare , lavare , e rilavare
piu volte la miniera per fonderla . Si
fanno predo le Miniere le capanne o
edifici colle parti loro ; Infognando af-
faticarficon varj uficj i poveri Minerari
in gran numero . Andrea I.ibavio Corn-
ment. *4itbe>nix pari. z. lìb. 5. cap. 4.
trat-
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,H2 1/lor. delle Gemme, e delle Vìctre di Giaciute Gimma.Li6.Il
trattando della Docimalia, con curi me-
talli (1 provano , Ipicga le ditficulcl
grandi , colle quali i Metalli dalle Mi-
niere lì raccolgono . Molte vene delle
Miniere , c tra le divedergli deferive :
e dice ancora : Sunt & quondam vena: di-
vi tes , qux Ime fingulari prteparationc_*
examinantur : quidam pauperes , qtias
quantum fieri potejt , à petrit , arenis ,
aliijque inanitatibur feparamus per elu-
liones , hvigatione.Jeu tritione,nonnum-
quam & ujtione debita pnmijf'a , prout
coincidit ferina natura . ^td renar pati-
peres accedunt ctiam recrementa , & [co-
ti! , item fornacum purgamenta, [aviti! ,
lapis , & limi lui ; eodemque probantur
modo . yen# immatura: volat ile! prius fi-
gantur. Incxplicabiits eft venarum me-
tallicarum varietas , quod mifliones tales
Jubierrane! fit/t fortuita , eéf numero
comprebendi nequeant . ltaque & inter-
dum peritijfimis anificibut occurrunt igno-
ta: , necante in opere probatorio f pettata.
Tlerutnque tamen omnes ditto modo difeer-
nuntur ; nempc quod alia fmt mitcs , alia:
immi te s i [eu, quod idem eli , quidam ge-
nero] a , quidam degeaerts , quas & con-
tumace} , feras , Jylveftrei , <jrc. appella ;
deò quiaconjuntix [unicum mineralibus
afperis , acribus, corrofivis , fn£4Cièw, i
quibus plcrumque damnum in igne acci-
piunt , ani ctiam prorjut ab elaboratione
alieni redduntur , &• con funmntur . Sunt
deinde dì ter , cir paupcres , quarumb x
monti, [cupetris, arenis, fuccis , &c.
Jml copiojìs rcmilh . ltaque & tundun-
tur , lavanturqnejipiùs per cribra, alveo-
lo s,ltrata & ali ri modis . Segue egli a
dare le regole» come i metalli cavare fi
debbano da dentro i minerali » ne’ quali
lì trovano confuti» e fpeflo dalle arene »
dalle pietre » c da altri corpi ciafchedun
metallo cavandoli» come pure didima-
mente l'picgarcmo nel lib.^.cap. 8. art.
i. Cosi tratta di tutte le fpczie delle
vene di ogni metallo , diltribuendo il
iuo trattato in varj capi, come nel J. De
probazione rem uniformis & prima m~i
aurei. Nel 6. Vena aurea difperfa ; e co-r
si continua (ino al Cap. 30. trattando an-;
che di molti minerali . Bernardino Ra-
mazzai De fitorbit ^irtificum,Ccrivcndo
nel Cap. 1. De Morbi s , quibus obnoxii
funt Metallorum Fofjores , deferive i
travagli de’ poveri Metallari , e i mor-
bi , in cui incorrono per 1’ Arte loro , e
per le fatiche grandi , e per le cattive
materie , che trattano * e per li nocivi
aliti ; onde applicarli non lbgliono , che
Uomini pigri, condannati per gravi de-
litti , c,Schiavi ; il che fu ptft- collume
degli Antichi. Dice , che ila imponibi-
le poter diìtingucrc i nocumenti, ci
morbi» che dalle miniere fi ricavano ;
cum tot inexplicabiles mineralium miftu-
rx in terree vifceribus extent conclufx .
Nc lolo è nelle Miniere una grande
confulìonc di Minerali ; ma anche di
animali , e fpelTo de’ Demonj , che i
Metallari divcrfamentc travagliano 1
come riferiremo nel Dilcorfo de' Metal-
li , 0 pietre Metalliche . Alcuni piccioli
animali vi fono, limili alle fpczie de’
Ragni : c l’ Agricola da Solino gli chia-
ma luci f ugi , che fono nelle miniere
dell1 argento ,che pungono coloro che
lavorano . Ma fadendo ritorno a’ Me-
talli, non fono quelli liberi c puri nelle
Miniere; ma confuti con altri corpi
minerali , e con altri metalli eziandio ;
e’1 Boilc nc’ citati queliti, dice nel C>p.
che nella Miniera di piombo , fcarfa di
piombo, fi trovò aliai d’ argento ; e’1
Mattcfio dille, che poco oro fi ritrovi
fpcfib nella miniera del Ferro: c’1 Boilc
medefimo pollcdcva un poco di oro,
cavato dalla mafia della miniera di (la-
gno . In alcune miniere fi trova puro
argento o altro metallo, come, trattan-
do delle Pietre Metalliche» riferiremo ;
ma ritrovandofi in pezzi, non avverano
1’ opinione , che nelle miniere l’aliaero
metallico fi vegga .
7;. Tutti i Profefiori , o Scrittori
dell’ Arte , trattano ancora de’ modi, c
delle varie operazioni, con cui i Mctal-
iì a
Della Vegetazione delle Vie tre Gag. IX. 113
li fi cavano * e tutti i corpi fotterranei»
e minerali 11 preparano , e fi purgano ;
a ciò effendolì inftituita la Metallurgi-
ca, o l* Arte Metallica , di cui la parte
fua principale èia Trobatoria: c molti
di ella hanno fcritto . Da ciò ben fi
fcorge quanta fede dare dobbiamo agli
Alberi Metallici , che dentro le Minie-
re fi fingono. Nè quella immaginazione
degli Alberi è nuova ; imperocché lo
ficilb Vannuccio nella Tirotecnia dice ,
che volendo gli accurati Filofofi, inve-
ntatori delle Miniere, dimoltrare(il che
rapporta anche il Garzoni nella fu.u
Tia^a universale Difcorf.jo. )conie ne'
Monu ilieno collocatele miniere, l'han-
no datp a capire collafimilitudinc di un
grand' Albero tutto ramofo, piantato nel
mezo di una bafe di un Monte , dal cui
principale ftipite varj,e divertì rami de-
rivino , quale graffo , e quale fattile, i
quali piiungroffandofi col tempo, vanno
ogn’ ora crelcendo verfo il Ciclo. Sono
collocate le Miniere nel mezo de’Mon-
tiiC vanno convertendole materie difpo-
ite nella loro natura , finché le cim»_>
giungano alla fommitidel Monte, c che
con chiara apparenza fi feoprano, man-
dando fuori invecedi fiori, e fiondi, le fu-
mofità azurre,o verdi, o le marchefite,o
filonetti di ponderala materia , o altre
compofizioni ditinturc;dalle qualifi vie-
ne a {coprir la Miniera.Qudto modo di
fpiegarc colla fimilitudine di un grand’
Albero tutto ramofo, non è afferirc, che
fia Albero . Così alcuni hanno fpiegato
1' Uomo, come un'albero a rovefeio, di-
cendo, che i capelli fieno come le radi-
ci; le braccia , e le gambe fieno i rami :
così delle altre fue parti ; non perciò
hanno affermato, che 1’ Uomo fia vera-
mente un'albero. Altri fomigliarono al
corpo la Terra :
Telluri! lapidei funt Offa ; Mttal-
laque Nervi ,
Pcllis Crulta, Pili grumi n«,Sangui$
diJIU .
Platone ancora chiamò jj Mondo ua_»
Tom. I.
grande Animale , nel TimeO Così dicen-
do: Volens itaque Deus omnium , qua i«-
telligi pojjunt puleberrimo, & undique-*
abfoluto munium hunc limillimum redie-
re , animai unum ipf urne ffecit , afpetìui
fubjettum , ammalia cunffa natura fu*
convenienza intra fuum limitem conti-
nens . Vaeliono molto le fimilitudini a
Ipiegare i fentimenti . Sono i fondi delle
Miniere molto copiofi di metalli : c di-
ce il Beccherò Tbyf.fubterr. lib. 1. feti.
2. C4p. 5. num. $. che gli effluvi terrei
minerali verfo il fine del loro moto, cioè
circa la fuperficie della Terra, fono più
fonili , che nel fondo , verfo del quale
fono più fpcfiì, gravi, e folidi;e però più
abbonda la materia metallica , e verfo
il fondo le miniere fono più ricche di
metalli . Dice ancora effere infinita la
millione de’corpi fotterranei, da cui in-
finiti midi derivano ; c ficcome otto
corpi (blamente , come i numeri Arit-
metici 40520. volte trafporre fi poffo-
no; così combinandoli, milti innumera-
bili ne nafeono , come fcrillc nella feQ.
$.eap. 5. num. j. e nella fetf. 4. cap. 2.
num. 2. Impròpriamente però fi diri
tronco dell’ albero metallico quell’ ab-
bondanza di metallo , che fi trova ver-
fo il fondo : e le miniere fono troppo
confufc dalla moltitudine de’ corpi mi-
rti , o minerali . Si trovano alcune por-
zioni di metalli colla figura d’ alberi ,
de’ quali abbiamo recato gli cfempjjma
fono tutti (cherzi di Natura , non fre-
quenti, nè fmifurati, nè col mezo della
Vegetazione fi fanno ; c fe veri alberi
foUero nelle miniere , dovrebbero aver
le vene , e tutte quelle parti, chea’ vc-
gctevoli fono ncccffarie , col cui mezo
vqgetaffero , fi alimentaffero , ed alla-,
loro perfezione , come le piante , fi ri-
durrebbero : e n’abbiamo fcritto nell'
art. 4. Portiamo dire quclchc diffe il
Fallopio cap. 8. De Metall. & Fojfil.
contro coloro , che i metalli differo an-
cora effere animati. Metallo , & lapides
nafeuntur in MomibusMbentque radices,
P &,
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U4 lflorJelle G/mtnff e delle "Pietre di Giacinti Gimma.Lìb.t.
tr i ’enat, fiati pianta, ergo funi animata .
Dico , tjuod funt ntenix , quia lapidei na-
fcuntur indifcriminatim ; non. airtem per
fibrai, & raiices: hxc ratio babuit origì -
nem à Lapidariit dicetribut, quod lapidei
babent fibrai , qttas ipfi filonet vocant .
Quelli filoni metalliche circa il fondo
delle miniere , in tutti i luoghi delle
ilefle» e talvolta eziandio nella fuperfi-
cie della Terra fi veggono .
73. il Giornaliita Oltramontano
non ci dà altra notizia delle celebrate
o Nervazioni dell’ erudito CrofTct; colle
quali vuol muovere la maraviglia; però
non polliamo su le ftelTe fare altro di-
feorfo , e più largamente elTaminarle ì
oltra che in quella 1 fioria trattiamo del-
le Pietre , e di tutti i Minerali : e forfè
avremo l’occafionc di fcrivcrc ancora.»
su lo fte fo argomento. Non ha dunque
vegetazione 1 oro , che nafee a guifa di
pianta ; nc fono vegetevoli i Minerali »
e le pietre; anzi in elfi non è vera gene-
razione ; ma più tofio produzione , laj
quale è quell' atto, per cui fi forma una
cofa , come dille il Brunone in Lexic.
Med. del Cartelli; eflendo propriamente
la Generazione de’ Vegetevoli , e degli
Animali , come fpiega lo Scrodero .
Benché alle volte le Produzioni ezian-
dio fi dicano Generazioni; propriamen-
te però Produzione è voce comune; e fi
appella produzione artificiale quella ,
cne appartiene alla rarmaceutica.E co-
sì diconfi vivere le Pietre, non perchè
abbiano vita ; ma perché hanno una co-
fa, che può alla vita paragonarli ;ondc
diconli pur vivere gli Edifici , ed altre
cofe cfTer giovani , o vecchie, fecondo i
loro tempi , e morire ancora, quando fi
difiruggono . Impropriamente diconfi
crefcere le pietre , nutrirfi , aver dirfe-
renza di fello ; cioè per una certa fomi-
plianza , che hanno: come pur fi dice ,
che il fuoco fi nutrilce col fuo pabolo ,
o materia eombufiibile. Cosile Pietre
ancora fi dicono pregne , tenendo in fc
racchiufà altra pietra, come le femmine
pregne.
74. Si dichiarò l'OIdemburgio negli
lAtti Filofof. della Regia Società di Lon-
dra del 1666. in Introduci* he lìa uficio
di quell' Accademia tàm requirtre omnet
probaia s antiqui t atei , quàm nova inven-
ta ai per fettionem perducere , & eoden
cultu venerare i fccoli degli Antichi, e
de’ prefonti . Così dobbiamo ricercar la
verità ovunque fi ritrovi ; però nun ab-
biamo avuto difficultà di propone la
nòllra opinione intorno la Vegetazione
delle Pietre , e de’ Minerali : e non ci
farà difficile credere il contrario, quan-
do la diligenza de’ Moderni, colle oller-
vazionijpiu valide, feoprirà la ficila Ve-
getazione, e vero crelcerc delie pietre ,
come nelle piante fi vede . •
De" Colori delle Gemme .
C A P. X.
SOno divecfe le opinioni intorno i
colori delle Gemme , ficomc diver-
ti, c quali infiniti i colori delle cofe; e‘1
poterle ben dillinguere è difficile ezian-
dio col mezo di elfi ; poicché fpeilo fi
crede efTere altra una pietra, di quella ,
che veramente fia . Dopo aver trattato
dell’ origine , dell’ ufo , degli Scrittori,
della Generazione delle Gemme , e fe
abbiano vegetazione , palliamo a’ colo-
ri di elle , che fono la materia più difii-
cultofa deU’ifioria naturale ; per impie-
gare nondimeno quelchc a’ colori ap-
partiene , tutta la materia ne’ feguenti
Articoli partiremo .
A R T I C. I.
Della diverfità de’ Colori .
1. T^y Irte Plutarco De Tlacit.Thi-
I J lofoph.lib. t. cap. 1 5. elle-
re il colore qualità del corpo, fottopo-
fla a’ corpi nofiri; c fecondo Platone ,
la fiamma fparl'a fuori de’ corpi, la qua-
le abjàa certe Jiarticclle , alla villa pn>-
porzio-
De' Coltri delle Qtmme^ Cap. X. i r 5
porzionate . Affermano i Moderni con
Uatfendo, che veramente nelle cofci
colori non vi fieno, ed in quelle , che-»
pur colorite apparifeono , non altro vi
lia , che una certa politura fupcrficialc
delle parti > delle quali è variamente
modificata la lucete che il roffo,il bion-
do, il ceruleo , e’1 purpureo, fieno gene-
rati per la pofizione , o adombrazione
del lucido, non efattamcnttfilluftrato .
Vogliono però, che non altro fu il co-
loro , che la luce , la quale fia un' efflu-
vio di corpicciuoli , cne dal corpo luci-
do ukendo, giungono all’occhio,e'l cor-
po hello rendono viàbile. Secondo che
poidalla varia fuperficie de* corpi, e per
var| niczi quella ridette, e rinlrange , e
pa tilcc la divediti dell' ombre ; cosi ri-
ceve la fpezic di varj colori ; e ciò che
fi vede o c lucido, che ha luce propria-»»
da cui vengono i raggi retti all'occhio :
oilluilrato, che da altri la luce riceve,
e da cui vengono i raggi riilclfi ; ed ove
manca la luce , niun colore fi vede, co-
me avviene nella notte. Due colori, pe-
rò , affermano apparire , cioè il bianco ,
e'1 -nero; e dipende il bianco ( lìcome
erti dicono ) dalla luce , e '1 nero
dalle tenebre , e nella ftefsa luce-»
una cofa apparifee bianca , e ne-
ra ; onde , Je un muro apparili ugual-
mente bianco, una parte ili efib renden-
doli afpra con indiare fpeflc e profon-
de, apparirà con bianchezza piu ofeura:
e tanto più, quanto faranno più profon-
de le inciftirc . Così nell’acqua del ma-
re apparirà rifplendentc quella , che c
ili ult rata da' raggi del Sole, e cerulea-»
cd ofeura quella, che gli itefli raggi non
riceve •
1. Concordano altri in quelle va-
rie apparenze ; ma difeordano nel ne-
gare affatto i Odori nelle cofe ; poic-
chè fi veggono le cofe tutte co’ i loro
proprj colori , o che fieno illuftratc da’
ra[»gi della luce , o che fi veggano ove
la luce fia adombrata . OfTcrvano ogni
cofa in ogni tempo , cd ,in ogni luogo
di un proprio colore , e molte da’ colo-
ri le dillinguono ; anzi fi vede , che fi
formano colori diverfi dall' arte , fem-
pre co’ i medelimi legni , o minerali,
che ulano a formare colori varj ;il che
non avverrebbe , fe i colori non vi fol-
fcro . Ci dimandò un giorno uno , che-*
non era Uomo dotto ; ma non atfatto
ignorante , avendo letta buona parte-»
delle Morie , quelchc alcuni Moderni
lèntivano de' colori ; perchè gli veniva
detto , che alcuni atfatto gli negavano.
Dopo avergli fpiegato quelche lèntiva-
no , volea làperc come faceano elezio-
ne de' drappi :pcr le velli ; giacché la
differenza de’ colori non ammetteva-
no. Si figurava, che i Moderni tutti, per
vcltirfi di nuovo , entrando ne' fonda-
chi, non facefiero elezione de’ colori ;
giacché ( diceva egli ) tutti i drappi di
un colore Rimano » diverfi però al ri-
flcffo della luce . Ci dimandava poi,
perchè la neve Tempre bianca fi vede;
perchè per lo lutto ufano il nero ; per-
chè i Preti vcflono di nero , c i Reli-
gtofi tutti di un colore a loro parti-
colare : c molte altre dimande Iacea,
che ci moire a ridere .
j. ^Regnano due Ipczic di colori
gli Ariftotelici , cioè gli apparenti, e i
veri; come fpiegano 1 Coimbriccfi lib.
1. De minima cjp.j. cjii.i. art.z . Dicono
apparenti, con cui la villa s’ inganna,
quelli, che dalfolo lume, fecondo la di-
verfa da lui veduta ., ed afpctto, s’ in-
fondono ne’ Corpi , come avviene nell’
Iride ; poicchè la nuvolaglia varia il-
luminazione del Sole riceve il color
rolfo, il bianco , 1’ ofeuro , cd altri più,
o meno . Cosi il mare apparifee rodo,
bianco , nero, per lo rifleRb della luce:
e la parte porteriore del capo delle Co-
lombe , e le code de’ Pavoni variano £
colori fecondo l’ afpetto della luce; on_
de quelli colori non fono altro, che lu_
ce ricevuta ne' corpi ; perchè fi fann0
diverfi, fecondo il aiverfo afpctto , df_
flanza , e lato al corpo luminofo , pcr
1 1 6 ìjlor. delle Gemm0 delle "Pietre di Giacinto Gimma.Ub.l.
cui variamente alla villa li rapprefen-
tano . I veri colori dalla luce non di-
pendono; ma fono filli » e continui fen-
za quella come fono la candidezza—,
del Cigno . e la negrezza del Corvo;
c quelli» fecondo qualunque afpctto
della luce .tali fempre apparifeono.
Benché colla mancanza della luce pare,
che fi afe ondano , non pero fi dillrug-
5;ono ; riva col ritorno della luce, quali
bno li vegg >no ; e così la luce » c 1 co-
lore fono due fpczie didime c perfette
nel genere loro , che non polfono con-
fonderli ed unirli in una fi ria natura.
4. Gli apparenti non fono veri co-
lori, ma limili a’ veri; nondimeno mu-
tabili fecondo la diverfitl detta luce, c
fecondo ìL mezo , ilfito, e l afpetto»
come di»fe riltotile nel lib. De Colo-
rii. alai attribuito , cap. 1. Ditferifco-
no tra loro gli apparenti, fecondo h_»
diverfitl de’ corpi; perchè nafeono fpef-
fo dalla varia pofit ira de’ colori veri
verfo il lume ; o che il color vero lia
uno,o che molti fieno, come nelle pen-
ne de’ Pavoni ; o nella tefiitura de
drappi trafiiarcnti , di feta » o di
mentre nafcono allora nuovi colori dal
lume , « da* raggi o retti , o rif\eflì , o
refratti , come dicono . Così fi variano
fecondo la diverfa riflettìonp della lu-
ce , come quando pattano i raggi per
alcuni corpi di vetro, diftinti in più an-
goli; onde non lènza diletto più colori
li mirano. ,
5. Ma tralafciando ad altri lo fpc-
tulare come i varj colori li formino
dillintamente, c fe tali pur fieno, o ap-
parifeano: molte Pietre» fenza dubbio»
dal colore, dalla figura, c dalla follanza
ditferifeono : c molti colori di alcune-,
gemme, e di alcune pietre fono proprj;
e fecondo i medefimi faremo ncccfii-
tati nella Storia particolare di ette ne
foglienti libri trattarne , ncr non con-
fondere 1* inllituto degli altri , che pri-
ma di noi hanno fcritto . Stimiamo pe-
rò qui convenevole alfegnaic la diffe-
renza de* colori .
6. Dimofrra Gellio Noti, u ttticjib .
i.cap. 16. la dittìcultl de* colori, dicen-
do» che lia multiplex color um faciet ; ap-
peljationes aulem j ncertx , & exigux fo -
reni. Tlura J'unt , inquit Favorìnus , /«_,
fenféus ocutorum, qu.tm in verini , voci-
bufque d'ijcrìmen. Porta 1* efempio de’
colori femplici, cioè Rufut , c Viridis , i
quali hanno molte differenze t c fog-
giugne: .Atque eam vocum inop'um i «_»
lingua magie latina video , qudm in gre-
cai perchè il rufus, così detto à rubore%(i
vede differente nel fuoco, nel fangue,
nell* offro» nel croceo: c quelle diverti-
ti non fono dimoftratc da' Latini con
vocaboli proprj; mi tutti (i dicono rofi-
fi : e pure ciafchcdun colore prende il
nome dalle cofc ftelfc . L’ igneo dice
un colore : quello dffìamma un’ altro;
così quello di fangue, e degli altri.
Flavus , ruber , fttlvus , e pwiiceus del
greco.tutti fi dicono rnH, e rubei, lenza
differenza ; c pure hanno la differenza
loro, o perchè accrefcono quel colore»
o mancano, o mottrano qualche me-
fcolanza . Porta il fentimcnto di Fron-
tone a Favorino , che dice ettere tutti
rufi colorii appellationes Fulvuc, Flavus
rubidut , phxnieeui, rutilu'tjutenf, c fpa-
dix ; mentre , o lo fanno più acuto co-
me acccfo , o mcfcolato col verde » o l*
ofeurano col nero , o col verde, fenfi-
bilmehte bianco, l’ illuminano . Alcuni
di quelli nomi fono greci, Spadix t
Tbxnieein c nome , che conviene a*
frutti dell* albero di palma, non molto
cotti dal Sole . Fulvus pare , che fia_»
mcfcolato di rufo, e di verde » in alcu-
ne colè più di verde» in altre più di ru-
fo formate; onde ditte il Poeta: Fulvam
aquilam , e jafpidem : fulvos galeros , f«l-
vum aurum , ed arenam fulvam, -y fulvum
leonem. 11 Flavut pare,chc fia un mefeo-
lamento ex viridi , dr rufo, dr allo . Il
Rubidus è il rufur mirto di nero . Luiru s
c ilrufas piùchiaro-.e le frette diflicultl
vi Gellio dimofrrando del color verde^
7. Car-
De ’ Colorì delle
7. Carlo Padi nella Selva ài Varia
Storili hb.i.cap. 18. ripigliando i forni-
menti di-Gellio ,dicc , che de' veri'e_»
proprj nomi de’ colori fia grande la_» •
controvcrfia de'Gramatici . Qucfthe
noi appelliamo Cilellro , Turchino ,
Azurro , non li confi veramente col
nome greco Glauco , il quale propria-
mente li aferive al mare} onde riferifee
Paufania in .Aitici* , avere attribuito a
Palfadc gli occhi giacici» come quelli di
Nettuno j pereilcr nata di Nettuno , c
dalla Palude Tritonia, fecondo le favo-
le . Sarebbe il Glauco , dunque» il verde
feuro , che i Greci dicono Cianeo » c i
Latini lo drilero Ceruleo , perche lì ap-
presa al color marino . Gclliolo dille
Cejio , quale pare, che fia il Cile/tro : c 1’
acqua del mare non è propriamente-*
turchina } ma per l’oggetto del Cielo
così rallembra : e quando fidamente
fi mira, pare, che verdeggia , o negreg-
gia in maniera, che non sa l’ occhio di-
ftinguere, fe fia verde» o nera. Quel co-
lore , che da noi fi dice "Purpureo , co-
me da’ Latini , è detto Torpbyros da’
Greci » $d.è diverfo dal rollo , detto
Rufus , c Rubens da’ Latini , Eritros da'
Greci . Qnefto è dr più fnezie, fecondo
i medefimi Latini : il Fulvo da noi det-
ta Lionato , e tanè quel che , fecondo
Gcllio, c mirto di rodo, e di verde ; ma
in modo , che in alcune cofc è più il
rodo , in altre è più il verde . Virgilio
chiamò fi ulva una jalpidc: Atque liti
Jlellatusjafpiàe fulva. Servio interpreta,
che forte verde : così ancora in altro
luogo: fulvacjue caput necientur ol'tva-.cA
altrove diede il nome di bionda aCe-
rpre, per le mature fpighe: c quello co-
lore diccvalì Tyrrbos . La feconda fpc-
zie è il Flavus, appo noi biondo : Geli io
volle, che fia mifto di verde , di rodo,
e di bianco . Virgilio chiamò jlave le->
frondi delle olive }e Pactivio diè il no-
me difertoA-aH’ acqua, ed alla polvere;
come fi legge in alcuni veri! appo Gel-
ilo: e dagli rtelfi ben fi vede quanto fia
Gemme. Cap. X. 1 1 7
differente il favo degli Antichi . I-a-»
terza fpezic è il Rubido , appo noi il
rollo feuro , mirto di rodo , e di nervi.
La quarta spezie è il Luteo Pagliari, 0,
dorato, gi.il'o, che garcggacol biondo;
ma più chiaro . La differenza però de’
colori tutti qui mollrar non no diamo;
riferiremo nondimeno quclcne alcuni
della diverfità de’ medefimi hanno
feritto .
8. Adegnarono i dipendenti de’
Pitagorici, quattro generi di colori,
cioè il bianco, il nero, il rodo , c’1 pal-
lido: c Ifimarono, chenafea la divertiti
dal mefcolamcnto degli clementi, c ne-
gli animali, rifpctto la diveniri de’luo-
ghi, e dell’ aria; come riferifee Plutarco
De ‘Placit.Tbil.lib.i.cap.ij. Alcuni Pla-
tonici dirtel o edere tre i principali »ed
uni vertali colori : il verde adegnarono
a Venere , cd alla Luna , c di tal colore
ornarli le vefii della Dea Velia , o Ce-
rere,cioè la terra: 1’ aureo al Sole ; e ’l
zaffirino a Giove Martìmo; e fu quella
opinione de’ Gentili, e Idolatri , come
narrano Marlilio Ficino , Uh.*,. De Vita
cxlilus comparavi, c. 19. e ’1 Kodigino
Antiqu. Icìl. li b. 1. cap. 10. riferiti dal
Capatico in Calai, glor. Muni. part. izi
etwfei.pj.Con'ìderaVom altri due co-
lori, come eftrcmi, e nativi, i quali dal-
la Natura fi producono , cioè il bianco,
c’1 nero. Fu da Ariflotil clib. de fenfu,
& fenfat. ftimato il bianco 1’ origine
di tutti i colori , e tutti gli altri da lui
dipendenti ; ficomc il nero in altri co-
lori non fi trafmuta ; anzi trafmuta_»
quelli, gli cllingue , e confonde . Dico-
no edere il bianco il più perfetto ; per-
chè più alla luce fi accorta , dalla quale
gli altri colori quali degenerano ; onde
le tenebre fono limili al color nero : e
quelle cofe , che hanno poca luce, ne-
reggiano, come fono 1’ ombre, e i luo-
ghi ofeuri . Così l’acqua nelle onde
negreggia , perchè fmoda la fua fuper-
fictc , la luce fi diffipa ; e la nuvola-»
troppo denfa fi fa ofeura colla negrez-
za ,
1 1 8 Iflor .delle Gemme > e delle Tiare di Giacinto Gemma. Li Li.
za» i raggi Solari non ammettendo. Sti-
mando più perfetta la natura del color
bianco gli Antichi » lo itimarono piti
taro a’ loro ialfìDei » come loltimò
C iceronc z. De Legib.c Platone De Leg.
ancora Pia/. 12. affermò convenire a’
Dei i colori bianchi. Laerzio in Tythag.
dille * che le lodi colle velli .bianche a'
Dei li doveano . Migliori elèmpj dal-
la Sagra Scrittura cavare polliamo ;
poiccnè li legge nell’ Lfodo cap. 16.} 1.
-Appellavitque domus braci nrn-.n ejio
Man , ijuod crai quafi Jcmett coriandri al-
bum » gujiujque e fin quafi jimilx cum met-
te. Ncll'Apocaliii'c c.2.1‘7. Vincenti dabo
Manna abjconditum, & dabo Uh calca-
lutn candidane, c nel cap.^.^-Qyii vk.-rit,
Jic vejl'tetur vejtimentis albis ne 1 de-
lebo nomcn cjus de libro vita: : 0 nel cap.
7.9. To't bacvidi turbam magnato , quam
dinumerare ticrr.o poterai » ex omnibus
gentìbus » & tribibus,& popuiis, cir lin-
gaiti /fan ics ante tbronum , & in conf pe-
ti u u igni , amidi Jlolis albis, O" palmo: in
manibks eorum. Enel cap.i.defcrivendo
il Verbo divino, di natura umana vela-
to, dice : Caput autem ej ut , & captili
crani candidi, tanquamtana alba,& tan-
quam nix -, acciocché con tal colore lì-
gnjticalfe la lòmma purità , la fapienza,
c 1’ eternità , come interpretò S. Giro-
lamo in Daniel, cap. 7. Dello Hello co-
lore lì fa menzione in S. Matteo cap.
17. ove fi narra la trasfigurazione di
Gicsù Cridoi Et rrjplcndu'n facies ejits ft-
cut Soliveliimenta autem equi fatta Junt
alba Jicut nix. Ciò fi conferma in S.
Marco cap.p. ed in S. Luca cap.p.zp. In
S. Marcoancora cap. 16.5. li legge : Et
introemtes in Monumentum vìderunt ju-
•yenem fedentem in d extris, coopertum Ito-
la candida . L negli Atti degli Apo-
Holi cap. deferi vendoli 1’ Afcenlione
di Criito: Cumque intuerentur in Cxlum
euntem illum , ecce duo viri aflitcrunl j u-
xtà illos in veftibus albis , qui Cr dixe-
runt‘ Viri Galilei .
9. Sono veramente innumcrabili le
fpezie de* colori , e non convengono
gli Autori nell’ allignare i principali.
Sette n'allcgnan.' t Coimbriceli , a’
•quali vogliono , che tutti gli altri ri-
durle li debbano ; cioè il bianco , il
purpureo , fi rollo , il biondo , il verde,
il ceruleo , c’1 nero . 11 Cafsaneo asse-
gna il bianco , l’ ofeuro o nero, il celio
o ceruleo, il verde , il rofso , il purpu-
reo , il cerino , c ’1 luteo . Altri riferir
tralafeiamo , per non recare maggior
noja .
io. Sotto il color bianco riduce il
Cafsaneo il Leucopo, il color di cigno, e
’l color di biacca, e li rimette a Nicolò
Perotto nella Cornucopia , in Epigranuz,
Martial.chc dcfcrifse quali fieno i co-
lori bianchi , e quali Gemme tiri no al
bianco, c quali al nero . Numera il Pe-
rotto per Gemm e bianche il Criflallo,
il Diamante , 1’ Onice col candore limi-
le all’ unghia umana : il Tcderos, 1‘ _•*»—
genon, 1’ difteria , 1’ -Aflrio, 1’ ^tfooitc,
limile all’ occhio de’pefcl: i Bei uh, fpe-
zie delie Ceraunie : ì’ Iride , la Zer os
con macchia nera: 1’ vicopo flellata con
goccie d‘ oro : \' rigata : la Tafjachata _»
coll’ altre fue fpezie : l’ Mlabaflrite P
dilatoria, l’ Undroiamante o ^irgì redo-
mante col color dell’ argento , ?’ ^tra-
matile, 1’ ^ tjpilate , 1’ .Antt^oc, tutte d’
argento, la Cetite o Cepocapite , h Cinn-
dia, la CorJbicLe , la Cepionide , VuAcopo,
1’ rinfilane, 1’ ^ffrodi paca, l'^irgittilla,
l’ Enorchi , 1’ Exebeno , con cui gli Ore-
fici pulifoono 1’ oro : 1’ Eriftale , che in-
clina al rollò : 1’ Eureos » h Galafsia , o
Galattidc, con vene candide:!* Leucogra ,
o Leucografia, o Sinepte ; la Gafidane, la
Xanthoj,ìi Lepidote , la Lesbia , la Leu-
coftalmo j la Libamene, limile all’incen-
fo, la Mefomela , la Steatite, fimile al be-
vo, h Gerani te , 1’ . Ammite , la gemma di
Giove, la Leucopctalos, la Lipari , la Li-
fmacbia , limile al marmo Rodio con_,
vene d’ oro : la Lexeocri/iMìmile all’oro
biancheggiante: la Mcnnoniai la Mirri-
te, i’Ojtratia,o OJtracite , il Tancono , il
Ta-
Be' Coleri delle
Tonerò, o TanfebaHos: il Filogino,o Cri-
pte, fimilc all’ ' lirica , il Tcrileuco , il
Nat a/e,fpczie di acqua gelata, la Tean-
t e, eh’ è pregna, la Gertma del Sole , la_>
Sauritr , la Selenite , la Sìnoiontide , la
Siringite, la Telicos ,la Zinilace , il Zo-
ronijto, la Scorile , 1’ Emoftalmo, l’ Etite,
la emerite, la Cefsite, la Tirene , la Colo-
nia, limile alla grandine: 1’ ^Afirapia, la
flcgonite, l’ Antracite , I’ Enidro , 1’ Or-
tnefion, hjenia , la Gemile, che ha come
mani candide congionte : 1’ Mnanchiti-
de, con cui rimano chiamarli colla Ne-
gromanzia le immagini de’ Dei ; la Si-
nocbttide , che fa compatire le ombre
dell’ Inferno; e la Dendri , che non per-
mettc,;che l’ accetta fi guaiti nel taglio
nello fcavar 1' albero . Scriveremo di
quelle Pietre al luogo loro : c molte-»
molharemo favaiole; benché tra le ve-
re gemme fieno Hate annoverate : e di
alcune facciamo menzione annoveran-
dole ; perchè annoverate fi trovano , e
lafciarle non conviene . Di molte’anco-
ra hanno fcritto i foli nomi , fenza dar-
ne altra notizia: e tutte quelle, cheri-
ferifee il Perotto , fono cavate da IJli-
nio, la cui opera molti hanno traferit-
to ; anzi ad ogni cola da lui riferiti-»
hanno quietamente data intera fede.
Scrilfc veramente Plinio un’ Opera
univerfale:e per mancanza di al tri libri,
tutti di Plinio valuti fi fono . Le guer-
re de’ Goti, e di altre nazioni, non folo
nell’ Italia ; ma nell’ Europa tutta con-
fumarono e libri , c feienze ;e bifognò
poi con fomma fatica , e fpefa ancora,
trovare i libri perduti, c tradurgli;ma di
ciòn’ abbiamo a baftanza difeorfo nella
noltra Idea della Stor ia dell’ Italia lette-
rata , fpczialmcntc nel fine del primo
Tomo .
n. Il color Tur pur o è Così detto
dalla Porpora , fpezic di Conchiglia , di
cui trattaremo fcrivendo de’ colori de’
Pittori. E’ colore gratiffi m> , ed alle
volte fi prende per rotto, o Porfiriaco;
onde ditte Ovvidio : Et porphyriacisfi-
Gemme. Cap. X. 119
gere latra genis ; come ofiervò il Perot-
to. RofTa è la pietra Torfirite con pun-
ti canditi ; onde i Greci la dittero Lc*c-
colticos . Al nome del coler Porporino
fi riducono il color di rofa, detto RoJeo :
così il Violaceo , detto dalle Viole pur-
puree, fpezic di fiori ; c molti lo ditte-
ro colore jantino ; altri vi riducono
quello di Zafferano . Si contengono pu-
re il Violaceo, il Giacintino , l’ Mmelì/ti -
no , che fi accolla al color del vino : il
Tiriantino.caricodi rotto: il Molocbino,
fimile alla malva. Le gemme di quello
colore fono la Jone , benché rare volte
luce di fazio colore : così la Fecite ; 1’
^tmctiflo, il Sacondione , la Taranite , il
Tederota , 1’ .Anterota, o Gemma dì Vene-
re. Ditte il Perotto :^4metky'iinwn colo-
rem dicimus, qui in viola, & ipfa in pur -
pureummieat , quemquejanlhinumappel-
lavimus .
12. Il color rotto dal Cattaneo c
detto mezano tra gli due ettremi, bian-
chezza, c negrezza :cd alla fua genera-
zione concorrono la chiarezza della
materia, e del lume igneo ,e la medio-
crità concorde di bianchezza , e di ne-
grezza . Scritte il Perotto co’ i fenti-
menti di Gellio : Cateri fere omnes colo -
rei mixti funt , & ex rufo comporti ; fei
ita diverfi, prout rufumaut intendunt,at-
que acuunt,aut cum colore viridi mifeent ,
aut nigro infufeant ; aut virenti fenftm in
albo illumnant. Rubens, & rujus genera-
li a nomina funi ai omnia , qua quomoio -
libet rubent-, eleni m fulvus, flavus , rubi -
dut,phxnicyts , rutilut , fpadix , rubent ,
leu rnp funt , ftve e ti am rubri . Sono
dunque del rotto, R ub icundus , molto
rotto, o pieno di rofso: R«l>id«r,rofscg-
giante: Rutilut, giallo come oro : San-
guini, fanguigno : Gilvus, giallo ran-
cato : Spatì ix , rofso rilucente: Igneus,
di fuoco : Flammeus , color di fiamma:
Tuniceus , pavonazzo, purpureo Ararla-
to: Coccìneut, Spadicut , Thocniceus , co-
lore abbondante, e rifplendente di rof-
fo ; così detto dal Cocco : Iftnofus , di
vino:
120 lftor. delle Gemme, e delle "Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
vino: Ciac intino , color di Giacinto . Il
Perotto molila un' errore di Servio,
che difse il Giacinto efser nefo ; pero
dice : Quo mìni potejt dici abfurdiuucmn
ipfe, qutm intcrpretatur,Vìrg.[cr\b\f. &■
Jv.ave ruteni hyacintbus . Le pietre o
gemme rofsc , che numera il Perotto,
tono il Carbonchio ,o ^ipirote,e quelle
che hanno luce più languida , cornei
Libiconti , i Calcedonj minori , e di più
nero alpctto,l ’ Antracite Cimile a’ Car-
boni . Simile a’ Carbonchi il Sanda{tro,
o Gar amanti de , che da Nicandro è det-
ta Sandaphorion, da altri Sandarejon ; la
Iic«ife,il Sardonico, la Sarda , il Giacin-
to , il Crifolamfo , l’ Eupeialo, la G or vo-
tila , o Corallo, 1’ Epifiite , 1’ Ematite ,
la Meconite » la Ninfarena , il Telicardio
di color di cuore, la Catania col colore
di cancro marino. 11 color purpureo
tiene anche del rofso : cdice il Cafsa-
nco: Spadicus , bclnus , balauJlinus,coc-
cinus, rojeus , /inopia, minimo , &<• funi
colore s Jub rubco dependente s . 11 Ver-
miglio lo dicono flavus, purpureus ; ma
vale color non in tutto rofso , e come
il fuoco , fecondo 1’ Alunno nella Fab-
bric.del Monito .
ij. Il color Biondo lo dicono Fla-
vus , e Fulvus Ima, fecondo il Perotto,
quelli tra loro dirFerilcono; perche il
flavus è proprio il color di Mele , più
chiaro del Fulvus , qiialeè il color d’
oro; poicchè il Fulvus li fa dal verde , e
dal rollo: il Flavus dal verde , rollo , e
bianco . Il Flavus lo fpiegano anche
Giallo.Sono fuoi colori Meflinus,di me-
le: ^iureus, d’oro ; Buxeus, di bofso : Ci-
treus , di Cedro, Citronato : Rufus , rof-
figno, che tira al giallo; Mneus, di bron-
zo: Itlerus, giallo d’itterìzia. Galbaneus ,
di Galbano , gemma biancheggiante :
Crocetta, giallo inzarfcranato.Gilv«f,vo-
gliono alcuni che (la il Melino , mezo
tra il bianco, c’I fofeo, fecondo il Perot-
to.Luteus,è il giallo a color d'oro: Mu-
Jieltinus dalla Donnola: Cerinus, di cera.
Altri colori pongono ancora Cotto il
biondo, o giallo, come fono Roaaus , Ta-
natus, Regi us, Leonatus, Cercus, e limili .
Le Gemme di quello colore fono 1*
.Ambra, o Succino, il Topazio, il Crijolito
con color d’oro: i Lvony,c i Tardali, co-
sì detti dal colqr di Lione , e di Pante-
ra . 11 Pallido, pallidus,è il colore fmor-
to, che di al giallo ; c Sbiadato , albus ,
/ ubalbus , è colore come di biada , che
non è in tutto bianco , c dicci! palli-
do .
14. Il color verde, che molto li ili—
ma ricrear gli occhi» ha prefo il nome
dalla verdura delle piante . Sono Cuoi
colori dipendenti l’ Adrugineus , color di
Ruggine del rame: 1’ Herbaceus, d’Erba:
Trajmus, color verde di porro» Luridus ,
livido, fmorto. Il Pcrfo, Subofcurus, è il
color verde, ma feuro, che tira al nero,
come dice 1’ Alunno . Sono fue gemme
10 Smeraldo , il Topazio, la falla ite, che
ha il verde pallido;la pietra Ficaro , e—>
1’ ^ ijdata fpugnofa,c piena di macchie ,
11 Trafio, il Cri]opap ^o,d i color di fugo
di porro , il Milio , il Molechitc , che ha
(>refo il nome dalla malva : il Diajpro ,
a Qt [pia , la Borea o^lx ri^vfa ,la Tere-
bintt^ufa , le quali f no numerate da
Plinio lib. $7. cap. C. tra le pietre ver-
di . Il Perotto vi numera 1’ Entropio , il
Calcedonio , la Gemma Tanos di Perlla_*
tra gli Smeraldi , che è ingrata , c for-
dida nel verde : il Cacojmraldo , il Tfe-
udojmeraldo , i berilli , i Crijoberilli , ì
J adulinomi , gli Opali, il Crìfopteron
limile al Crifopazzo.la Trafjoide , I "cin-
gile , il N ilio , la Balanite , la Batracbi-
te , la Calorite , la Coafpite , il D’adocos ,
l’ Orminode , V Exccontelito , la Tracia, e
1’ Echite .
ij. Il Color Celeflc , o Turchino,,
diccfi anche Ceruleo : e 1’ Alunno lpic-
ga Aztlrro, Indicum, Cxrul-um, Cyaneus ,
cumatilis color , glaucus color , & C.t ru-
te um Indicum , lo Azurrooltramarino .
Lo confondono alcuni col Celio ; ma_»
tra lui, e’1 Ceruleo pongono gli Autori
qualche differenza . Il Ceruleo ha colo-
re
De' Colorì delle Gemme Gap. X. izi
re del Cielo ; onde fi dice il mare ceru-
leo quando ha il colore Hello del Cie-
lo. 11 Ceùo ha foniiglianza del Cielo : c
i Greci lo dilicro Glaucopis , dagli occhi
delle nottole : e da’ noitri fi dice Glau-
cut . Cumatilis è il colore dell' onda . Il
Peneto e quali il Ceruleo ; e diceli Bi-
gio, Bcretcino . Leucophxutè piu vicino
al Vcneto:e lo fpiega l' Alunno , qui li-
viduseft , ut hi , qui telo percujji concreto
fanguine in tumonbus corporis bujufmdi
ingrefcenfm colorem offendmt , qui &
Thaldjjicut dici tur , boc eji mari timuiSo-
no lue gemme il Zaffiro , il Diafpro , la
Borea, limile al Cielo autunnale di mat-
tina: il Tollerammo. l'OniciPunta , oja-
fponix , la Capata, la Merocte , la Sartia,
c’I Vobytritbot ; come dice il Perotto.
1 6. 11 Ncro,niver»<Htr , c il contra-
rio del bianco , c del candido , che dicc-
li alpicans. ^ Intbracinus è il nero limile
al Carbone . Leucophxio il folco ofcuro:
Fujcus , folco, nero, ofcuro . N igricans ,
il Bruno, non del tutto nero. Tullus , al-
cuni lo Ipiegano color di Camelo , fe-
condo il Perotto fol. J35- ma a cari,
z 19. dice , che Ita contrario al Leucopo,
cioè vile e volgare bianco, e tira al nero,
in alcune cole più pieno : come nel co-
lore Spagnuolo , ove le pecore fono di
lana nera , e propriamente Tullur, diedi
da’ polli delle pecore . lì l'otto tal colo-
re riducclì Hijpanus , gii detto Beticus,
eh’ è luogo della Spagna : impluvia-
tut , Muimenfis , fujcut , ater t atraci -
nut , eh’ c I’ atramento de' Pittori ,
come fcrille il Callaneo , che l' ha
prefo dal Perotto. Numera quello le
pietre di tal colore , come fono il Lincu-
rio, il Succino, 1’ .Antifate , 1’ ^i/be!lo\\[
color di ferro, 1' ^ipiftos , p occhio di Be-
lo, il Baropteno o Botri pe col nero ne’
nodi fanguigni , e bianchi: la Botri te li-
mile all’ uva nera : \z3oflricbite fimilc
a' capelli delle Donne: la Bucardia Ci-
mile al cuore del Bue : la Brontea fimilc
al capo della telèuggine : la Boia , che lì
trova ne'nembi, come la glebba ;la Cad-
To.'tu I.
mite, la Camitc, la Catocbite, la Catopirite,
la Ceramite, la Cerile, la Cretos , limile al
pero nero : la Craterile limile all’ elettro
nero: la Crocoite, il Calco/ ono, la Chelido-
nia, li Cheionia, la Chelonitide fimilc alla
tciluggine con goccic d’oroda Dafnia, Iz
Difri , che pur bianca fi trovala Dionijta
con macchie rode nel nero, che, ridotta
in polvere nell'acqua, di fapore divinote
Bimano, che rcfilta all' ubriachezza. L*
Ecardia, o Ecardi/te, che inoltra la liguri
di un cuor nero , benché altre vi fono,
che lo inoltrano verde : l’ Erotilos limile
alla felce: l’£«»»eie,che polta fopra il ca-
po, di le vilioni notturne limili ali’ Ora-
colo: l’£nro.£ia,che,col lìtonare, che co-
pra la negrezza: 1' Eufcbe , di cui dicono,
che in Tiro nel Tempio d'Èrcole , fatta
unafedia «dalla Beila facilmente i Dei
forge va no.Così fpiegarono quelle pietre:
c quelle vanità hanno fcritto i Greci , e
inoltri buoni Latini le hanno traferit--
te , c credute , c ci hanno lafciato T ob-
bligo di riferirle , benché vane ; accioc-
ché lì fappiano i nomi di quelle loro
pietre . L’ Epimela con color nero in-»
gemma candida : la Geritane, che dico-
no far le pene de' nemici : la Jeracite ,
che alterna un nero rifplcndente come
piuma:gl* Idei dattili , che con colore-»
di ferro moltrano il dito pollice dell’
Uomo : la Medea, cosi detta , perchè da
Medea la Bimano inventata , ed ha nel
nero vene d’ oro : manda fudore di zaf-
ferano, e laporc dpi vino : iLtforio«e,
fche luce nel colore aliai nero ; e Troni-
nione, c la Mirmed'ta anche appellano, ed
ha come punte elevate: la Mirfmite, che
ha color ai mele ncgieggiante , c odore
di Mirra: la Mejòleucos ncia,diBinta da-»
linea bianca : la Najomonite fanguigna-»
piena di vene nere : la Nebride lagra a_»
Bacco : T Oleaco con biondo verde , c
candido colore nel nero: 1' 0 bria , det-
ta pur No»ia; e T O’it. globbofa, detta-»
anc ra Sia riir: e 1' Oficjrde/e con nome
barbaro, che ha nel nero due lince '-'an-
che: T Oblidia ta , la Tancrot , la To nica ;
la
1
122 Ifl or. delle Gemme ,e delle Pietre di Giaci /ito Gimma.Lib.l.
la Vomica parte nera, parte ftellata con
goccie fanguigne, c linee: e la Samotra-
cia nera fenza pefo , limile al legno : la
Borftcite rantola con frondi candide , o
fanguigne nel nero : c Sideropeciloi nera
con m ,!tc varie goc«.ie: e la Spongite fi-
milc alla fpugna: e la Trico , che» benché
nera, manda tre fughi, nero dalla radice,
fanguignodal mezu, e candido da fopra:
e la Tc fri te , che ha figura di nuova Lu-
na colle coma di color nero , o ceneric-
cio : e i Crini di Ventre di fplendor ne-
ri (Timo (ìmilc a' crini: c la Vejentana con
macchia nera nel bianco : c la Zatene di
colore di elettro o nero , o biondo : 1‘ .
. Epatite limile al fegato: e 1’ Dito di Dio,
cne da’ Sirj (ì adora: e la Trioftalmo, che
nalcc in bidone , ed ha figura di tre oc-
chi umani: e la Scolpite di color di feor-
pionc : e 1’ Egomallia limile al fiocco ca-
prino: e \ajeracite di colordi falcone:
la Mirmecite limile alla formica quando
cammina : la Cantarla limile agli fcara-
vaggi : la Licoftalmot limile all'occhio
de' lupi : la Taot limile al Pavone : la
Ciame a , che rotta fembra fava : la 'Piri-
te nera , c polverizata, brucia le dica la
Toli^onoi nera con molte fafeie can-
dide: la Melicroi ora nera, ora bionda: la
Spartopol'ta , e la Calcite di colore di ra-
me alle volte • Così le defcrifTe il Perot-
to : e le ha prefe da Plinio , che le cavò
f>urc da Autori greci , fenza dillingucrc
c favolofc , le vane, eie inutili : e fare-
mo anche forzati a riferirle ancora nel-
la nollra Illoria a’ loro luoghi . .
17. Hanno fpelTo ricevuto il loro
Inomc i colori da quelle cofe , in cui lì
fono prima veduti , o in cui più inoltra-
no il loro pregio . Così altri fi dicono
daH'erbe,da' fiori, dalle piante, dagli al-
beri, c da' frutti, come H erbaccia , color
d’ erba: Kofato , Rofaceui : di Rofa fec-
ca, ex rofro palimi: di zafferano, O vermi
di papavero , papaveratui : d’ amaranto ,
fiori* amaranthi color : di cedro, citrini:
di foglia morta , (rondi 1 emortux color :
bigio, o grigio di lino, violacrm dilutior.
giallo , croceiir : di lacca , lucchetti , ru-
brum fulgenti Taneto , ca'ianeus color,
fttlvus color: d‘ arancio , aiireus , aurantii
color : di oliva,ofipdrÌN*: di pertico , per-
ficx color , rubrtrn dilutiut : Roflo ri-
fplendcntc , Coccineus : Verde di porro,
Torraceui : di viola , o pavonazzo , Vio-
lacea!, ^antinus, Amctbylìinui :di Ebano,
Ebeni color, niger. Altri prendono il no-
me dal Cielo , e dalle cofe celelli , qome
Ceruleo , Cxrulem : di Aurora , Aitrorx
color, rofeus. Altri da quel , che appella-
no Elementi , come di fuoco y igneui : d’
Aria, aereus : d' Acqua, aejueus : di Ter-
ra, o terrefìre»ffrrenndi Fiammetta, flam-
mea!: Grigio bruno, ex cinereo nìgricam
col >r : Grigio cenericcio, cinereuf : Nero
ihiaro, Atrum dilutiut : Nero caligino-
fo, Atrimfuliginofum: Nero di carbone,
ttrum Carhonarium. Altri da' Metalli, o
Minerali, come di piombo, plunìbcur ; di
ferro, fermi : d' argento , argmteui ; d*
oro, aurens : Rollo di minio, minii colori
di follo , fulpbureus . Altri lo prendono
dalle pietre; come color di marmo, Mar-
morea! color : di Giacinto, Hyacintbinua
di pietra, latcritiits : Verde, Viridi!, Tra-
fittiti color, di fmcraldo , fmaragiinut. Al-
tri fi prendono dagli animali , o dalle-»
file parti; come d' Aquila , AcfuilunCch-
lomoino, Columbinui : di Camclo , Came-
/ mundi cremefino , creme(i>tuii Incarna-
to , ex rttbore albica»! , o<lrum di luti iti,
carneui : di capo di piccione, Varia nt co-
lor : di avorio , eburnea! : di mufehio,
Mojcbi color, ^emigineui. Al tri fi prendo-
no da’nomi, come color d' tabella, Color
gilvui, meliniti, ex albo rutila ni : di Prin-
cipe , eh’ è di leandro fmorto . Molti dì
qùefli nomi decolori ha raccolto il P.
Pomei: molti ancora riferiremo nel Lib.
6.Cap. 1. Art. 5. ove trattaremo delle
Terre de’ Pittori; e nel fegtiente Art.a^
feriveremo del fignificato de’ colori .
18. Vi fono ancora alcuni nomi
tifati nelle Arti, come in quella del ca-
valcare vi fono i nomi de’ colobi de’ ca-
valli, de’ quali il Falcone Qella fua Villa
dice.
De' Colori delle Gemmi. Caf. X. 123
dice, che quattro fono i principali, cioè
Cavallo bajo di color calcagnino , il
Sauro , il Leardo, c’1 Morello .'Eugenio
Raimondi nelle Cacete aggiunfe altri»
cioè itornello, rofeo , bianco , nero , po-
melato , e cervino . Vi è anche il color
di caltagna vecchia, 1’ altro della nuova:
il Leardo è bianco:.k> Sturno è grifo, che
invecchiandoli li fa leardo ; ma trala-
feiandoa’ profeflbri i loro nomi, è vera^
mente grande la varietà de’ colori : c
pur di tutte le fpezic di e(R varie pietre
li alfegnano ; ma palliamo a dimoltiare
D contulionc delle mcdclimc .
A R. T I C. IL v"
Della confusone de' Colori net--
le Gemme.
1. Olla fola numerazione , che
V> abbiam fatta nel preceden-
te Articolo di quelle Pietre o Gemerne,
che riferifee il Perotto con Plinio , c fe-
condo il fentimer.'o loro, fotto la ferie
de’ colori , ben fi dimoltra la Confufione
di chi vorrà conofcerle tutte . Si rende
ciò veramente affatto imponìbile ; poic-
chc o tutte avere non fi poffono , o tut-
te non fono vere ; molte effondo favo-
lofe , c riferite colla vanità de’ Greci,
che tra le vere le hanno deferitte ; c di
molte appena de’ nomi fi dà la notizia;
del che lo fteffo Plinio fc ne feusò di
non poterne dare la compiuta relazio-
ne. Ancorché, però, nello Itcffo vinicolo
abbiam dimoffràto quali fieno i pro-
pri colori delle Gèmme, fecondo che fo-
no ancora dagli Autori affegnati ; non-
dimeno, perchè ogni gemma d^più co-
lori fi vede , qui vogliamo dimollrarc
alcuni clèmpj della confufione de’ colo-
ri ; benché nella Storia di ciafchcduna
Gemma ben dobbiamo fpiegare quella
diverfità .
2. Numera il Cardano De Variet. libi
f.cap.8. i colori delle Gemme vere: e di-
ce, che fieno otto , cioè il Candido del
Diamante , il Violato del Giacinto, l’Au-
reo del Grifolito, l’Igneo del Carbonchio ,
il Verde dello Smeraldo , il Vinofo dell’
^tmetifto , il Ceruleo del Zaffiro , e’1 Va-
rio del Diafpro , c deli’ .✓ tgata . Si può
aggiugnere a quelli il Nero del Tratt-
ato , o Mortone, dell’ Agricola • Benché
però ciafchedun colore fi dica proprio
di ciafchcduna Gemma : fono i colori
nondimeno comuni a più gemme, c fpc-
zialmente il bianco ; c cosi una lleffa
Gemma di varj colori fi ritruova ; onde
nafee dilticultà grande* nel conofcerle:
e fpeffo i Gioiellieri periti fi fono anche
ingannati . I Diamanti fi veggono bian-
chi, o candidi , che è il proprio color lo-
ro ; ma fc ne fono anche veduti gialli,
cerulei , verdeggianti , tinti di colore d i
fmeraldo, biondi , rodi, verdi , cedrini: e
di tutti nc portaremo gli efempj nel lib.
ì.cap.i. art. 2. Il Zaffiro fi ha per Ceru-
leo; ma pur fi fono veduti come rubini,
con colore di criltallo , di Calcedo-
nio» di latte, biondi, e neri, come vedre-
mo nel lib.ixap.t,. art. 2. Ciò avviene a
tutte le altre gemme ; e con ragione
diffe il medelìmo Cardano, che le Gem-
me non abbiano color certo , c fieno di-
verfe fecondo la varietà dc’pacfi. (Quin-
di avviene , che una lleffa gemma di più
colori fi ritruovi,e diffiù fpezie , e facil-
mente per cagione de’ colori una per
un’altra fi prenda . Così dille il Boile,
che alcune Gemme fieno Rubini, o Zaf-
firi, o altre; perche vengono cosi giudi-
cate da’ Gioiellieri ; non perchè tali fi
dimollrino al colore, o perche l’abbiano
a loro non folito ; però avverte Benve-
nuto Celi ini , che Utruovauna fpezie
bianca di Rubini , i quali dalla durezza
fi provano ; c bianchi altresi i Berilli,
i Topazi , gli Amctilli , c molte altre
Gemme . Né fempre dalla durezza pro-
var le Gemme fi poffono ; perche alìeri-
va un Gioielliere Inglefe,che i Rubini,
e i Zaffiri abbiano lo llcffo grado di du-
rezza , c che noiv differifeano di fpe-
zic .
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a 24 H or. delle Gemme , e delle Fittre di Giacinto Gimma.Lib.l.
3. Alle volte non fi fparge per tut-
ta la Gemma il colore* e fi ferma folo
in qualche parte * per cagione de' fughi
peti ifici, prima in quella coagulaticeli’
Oriente le Gemme tutte Rubini fi ap-
pellano, come fcrilFe il Tavernier lib. 3.
de' Piaggi S India , cap.11. e dal colore
le diflinguono ; onde chiamano il Zaffi-
ro ♦ Rubino Cerulea : il Topazio, fintino
biondo , e così degli altri . Gli Antichi
afTegnarono a ciafcheduna Gemma o
Ìiietra i particolari colori ; ma nel con-
crirgli co’ i noftri , quanto fi renda dif-
ficile il poterlo giufta mente fpiegare , 1’
abbiamo dimoi! rato nel precedente Ar-
ticolo .
4. Fu Roberto Boile iniìgne inve-
fligator della Natura , e Chimico Scet-
tico , nobile , e ricco Inglefc , dotto an-
cora , c Collega nella Società Regia d’
Inghilterra ; ed ebbe occafione comoda,
tempo , e genio fottilifiìmo d’ invefii-
Sarc le cofe naturali ; e non poca gloria
acquifìò co’ fttoi fcritti , c colle varie
fperienze, di cui quelli fono picni.Scrif-
fe contro Ini Paolo Mimo in un partico-
lare libricciuolo , che pubblicò col no-
me di un ftio Scolaro: cnon lènza mara-
viglia degli Eruditi oppugnò alcune^.
Sole , come feri (Te il Leti , Scrietor proi-
bito, nei)’ Italia Regnante Tom.3.Pui vol-
te , nondimeno, di eflcrfi ingannato Io
Beffo Boilc attorta , nella cognizione
delle Gemme , e di aver veduto i Dia-
manti di varicolori , ehe dalla fola du-
rezza , quando fi pulifeono, coll’ ajuto
delle mote conofccr fi poffono . Vide
egli alcuni , che tiravano al color gial-
lo, altri più biondi , ed uno così giallo,
che lo credè per un bel lo Topazio; ben-
ché fofle Diamante , (limato di valor di
tre libre d’ oro . Un' altro vide così ver-
de , che l' avrebbe creduto fmeraldo, fe
la figura , ed alcuni altri fogni non gli
averterò moflrato il contrario . Vide al-
tri Diamanti non puliti) recati dall'In-
dia Orientale , e comprati fabito da’
Merendanti de’ Diamanti ftcflì , per
Diamanti , ed erano alquanto cerulei, o
verdeggianti.Così egli icrifTc in fpecim.
De Gemmar. Orig. & Firtut.feQ. 1. Senile,
che le Gemme della fpezie di Z5ffiro»fo-
lamente rapprefentano quelle gemme
cerulee , che venir fogliono fotto il no-
me di Zaffiro; ma certe altre, per lo gra-
do della durezza di Zaffiro , per manca-
mento di tintura, chiamano Zaffiri bian-
chi. Vide un altro Zaffiro, che lo trovò
nel fuo giufto grado di durezza ; ma i
vapori minerali 1* aveano di un colore
firaordinario tinto , che al giudizio de-
Sli occhi dovea limarli più tofto Calce-
onio .
5. Altro Zaffiro dice trovarli il Gar-
zia cap. 51. che è mirto di un certo co-
lore, che ralfcmbra Diamante , ed ha_»
molti ingannato; cositrovarfi altri, par-
te Zaffiri , parte Rubini ; ed altri, parte
bianchi, e parte rolli . Plinio Hb.$jxap.
8. riferifee , che vi Ila il Diafpro così
verde , che molte genti dicono cfler li-
mile allo Smeraldo dell’ India; e Carda-
no de Fariet.tib.s.cap. 8. afferma di aver
veduto i Zaffiri , ed un grande Carbon-
chio , che al colore niente differivano
dal crirtallo ; anzi i criftalli di color ma-
rino, che fembravano berilli ;e’l crirtal-
lo d’ India tanto accollarli alla durezza
delle più nielli gemme candide . che dif-
ficilmente fi conofca . Molti altri efem-
pj qui recare fi poffono ; perchè fi veg-
ga la confufione , che da’ colori fi cagio-
na nella buona cognizione delle Gem-
me ; fcriveremo nondimeno de’ colori
ftefii di ciafcheduna gemma ne’feguenti
Libri .
A R T I C. DI.
Della- cagione de' colori delle Gemme.
*. ’C* Rmetc credè , 'che { colori
JLv delle Gemme fieno cagio-
nati dalle Stelle , e dalle immagini" cele--
fti ; e c ori penferono molti Indiani fuoi
feguaci, che aderivano edere nelle Stel-
le tutte le virtù delle cofe inferiori , co-
me
De' Colori delle Gemme. Cai. X. 125
me difTe Alberto Magno eap. 2. e così le
Gemme dirli Elementari , ed affomi-
gliarfi alle cclcili nella (fidanza , nel lu-
me, e nella chiarezza . DifTe perciò, che
nelle cclefti fieno quattro ordini di co-
lori , che fono comuni alle gemme. Che
il Cielo, il quale non è {Iellato* fi appel-
li Zaffiro, e da lui prenda il nome il Zaf-
firo. Che il Cielo di più Stelle fi chiami
luce rovente, c biancheggiante , come il
Diamantere’l Berillo.Cne nel Sole, ed in
Marte fia il color di fuoco, c rifplenden-
te come il\Darbonchio,e’l Granato. Che
nelle Stelle, e nelle altre Manfioni della
Luna, che chiamano , vi fia il color r®f-
fb ofeuro, come il Calcedonio, c l’Ame-
tifto. Ma quelle fono pure favole degli
Aflrologi , che troppo al Cielo attribui-
feono . Non vi c dubbio , che fembra il
Cielo di Zaffiro col fuo colore ; e che
nel Sole vi fia non folo il colore , ma il
vero fuoco , c del fuoco tutti gli effetti
cagiona , come dimoltrà la fperienza.
2. Dir fi può con maggiore verità ,
che le Gemme tutte prendono il colore
da’ vapori minerali : e ditfufàmcnte-»
prova il Boile , che tutti i colori delle
Gemme , e delle pietre fieno avventicci,
partecipati dal fugo minerale, che S fot-
to la terra ,0 dalla minerale cfalazionc,
che ha virtù di colorire , o quando non
ancora la gemma era impietrita , e per-
fezionata : o fe ha una tenitura molto
aperta , in cui pollano facilmente pene-
trare i vapori minerali . Nell' ^trtic. 2.
abbiam numerate molte pietre , che dal
fugo ricevono il color loro i c’1 Boiler
prova ciò, prima dalToffervazione , che
tutte le Gemme nel fuoco fi privano
del color loro s il che confermò Boezio
de Boot , eccetto i Granati di Bocmmia.
Secondo , perchè i colori di varie gem-
me o fi alterano, o fi dillruggono nel
fuoco i il che fperimcntò ne' Granati
d’india , e nelle Agate . Terzo , perchè
in più luoghi , ove fono le Gemme co-
lorite , fono vicine le Miniere de' Me-
talli , o le. vene loro .. Quarto , perchè
appare pofiibilc , che da alcune Gemme
per li melimi fi ottengano tinture , che
più toflo apparirono effrazioni , eh-.-»
dilfoluzioni llrettamente dette . Quin-
to, dalla varietà de’ colori di una lìelfa
emma ; così ritrovanti Rubini rodi , c
ianchi , e fimilmente Berilli , Ameti-
. fli , Topazj 1 ed altre gemme bianche:
Diamanti giallicci , biondi , c di altro
colore . Scilo , perchè fi trovano le-*
Gemme, parte tinte , e parte fenza co-
lore , fecondo il mancamento del color
minerale ; non effendovi alcun dubbio,
che T acqua col fuo corfo li faccia pre-
gna di vapori diverfi della terra , di fa-
le , e di particelle metalliche per quei
luoghi, donde paffa; come lo UelTo affe-
rifee Alberto Magno lib. 1. cap. 7. 11
Duamcl diffe ancora , che i colori
fieno avventizi , o da qualche minerale
colorito , o dall’ cfalazione , che tinge:
e che ogni gemma, quando è liquida, il
colore riceve , il quale la penetra ; e co-
sì colla forza del fuoco li fpoglia della
Iteffo . Così le Gemme molli , che fpcf-
fo fi trovano ne’ luoghi freddi , com:-*
nella Germania , e nell’ Inghilterra , li
tingono da’ fughi minerali ; e fe la mol-
lezza non folle manifefia , fi (timareb-
bero facilmente Rubini , o Smeraldi : e
i Rubini , i Zaffri , e Tal tre gemme, o
fono fpc;Ib fenza colore , o tinti de’ co-
lori delle altre gemme: e i veri Diaman-
ti alle volte fono biondi, c credere fi
poffono per Topazj ; altri verdeggian-
ti , o cerulei . Tutte le gemme ancora
arte hanno colore (cario , perche non
allò a colorirla quando era materia-»
molle e fluida , c parte fenza colore ; c
ciò degli Smeraldi confermò Giufcppe
Acolta , dicendo : l'idi quofdam , <jui «le-
di a fui parte a1 hi eflenri & media vi rida,
alios totos albos , nonnullos vi rider.
3. Scriffe altresì Etmuliero, che_»
molte tinture delle gemme , c colori
delle pietre o(cure,nafcano dal principio
metallico ; cioè o dalle particelle metal-
liche, fcioltc nelle Grotte fotterranee ,
c me-
126 ìjìor. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto Gimma.'Lih.T.
e mefcolatc nella materia delie pietre , glivo , confermando quanto fenderò il
di cui fi coagulano; odagli eifluvj, e dal- Cheflero centur. j. procej}. 2 . e I’Etmul-
l’ dilazioni de’ metalli , mentre fi ge- lero : e dice , che 1’ acqua falina, fe è
nerano , Iparfe nella materia delle pie- pura , e fi coagula , diviene Criftallo :
tre; e così ritrovarli il Rubino nelle-, fe parta per li luoghi de’Mctalli » fi uni-»
Miniere Solari, ed ivi tinto dal fugo fcc colla loro tintura, e l’alforbifce .
Solare , c riferire il color rollò ; onde Così il Criftallo , e ’l Diamante fono
dice , che molto bene Velfchio Hecatojt. privi di colore ; |ierchè non fono coa-
t. Qbferv. 38. arterma , che tutte le-» gulati da alcun Solfo mctallico:le Gcm-
Gemmc (ì producano dal Criftallo , e me rilplcndenti , come fono il Carbon-
dal colamento metallico , il quale tin- cliio , il Piropo , c la Granata , riccvo-
ge . Conferma ciò ( oltra gli argomenti, no dall’ oro il colore , o dalla tintura-»
c le fpcricnzc , che falcia ) perdiè l’A- del Solfo Solare ; dall’ argcftto , c dal
metilto , c lo Smeraldo di Boemmia fi color ceruleo ha il fuo colore il Zaffiro:
oflervano formati dal corpo criftallino, la* Smeraldo, e ’l Grifolito , che fono
e metallico ; cioè parte tinti , e parte verdi, hanno il colore dal Solfo dell’an-
ancora criftallini : e vuole » che fi leg- timonio , c del rame : il Topazio , e’1
ga Merretto nelle Note all' * Arte Vetraria Giacinto , che rolTcggiano , dalla mi-
dei Neri . Così nella bionda arena dice, niera del ferro, e così delle altre . QucI-
che vi fi cela il principio Solare , c della che delle Gamme fi è detto, fi può ap-
inedclima fi facciano i Rubini , che ot- plicarc a’colori , ed alla durezza de’mar-
tengono la loro tintura dal principio mi ; perchè tutti uno fteftb principio
dell’ oro ; mentre per lo più fi ritrova- riconofcono . Dagli ilcflì fughi minerali
no ove è il Solfo . Che u Zathroha la ricevono ancora il pefo le Gemme , e le
tintùra, e ’l colore dell’ argento , che pietre; onde le più colorite, come i
in fe Tuoi tenere il color ceruleo : il Granati dell’ America , fi fono trovati
Topazio , il Grifolito , il Giacinto, quattro volte più gravi dell' acqua ; c
e ’l Granato hanno il color rofleg- perciòè probabile, che qualche colormi-
Siantc dalla Miniera del principio ncrale abbia accrcftiuto il pefo ; c gii
i Marte , che ha il color biondeggian- da molte pietre, c gemme, fi cavano
te , c corteggiarne ; Il Diamante parte- metalli , ed altri corpi minerali ; come
cipa di Giove; il Grifolito , e lo Sme- dimoftraremo al fuo luogo, ferivendo
raldo da Marte , che ha il color bion- delle Pietre Metalliche,
deggiante, e corteggiarne : la Pietra-» 4. Le Gemme, dunque, fi fuppongo-
Armcna , e ’l Lapislazzolo da Venere ; no tinte ne' luoghi fotterranci quando
così delle altre . Secondo, ciò conferma; ancora fono fluide , e molli , cioè prima
perchè da certe Gemme i colori lepararc cT impietrirli ; c talvolta ancora dopo
li poflbno ; mentre al Zaffiro facilmen- che fono impietrite ; purché abbiano i
te fi può togliere col mezo di una ripe- pori atti a ricevere la tintura per li van-
tila calcinazione . Terzo , perchè l’Àr- pori minerali . Non ha però luogo l’opi-
tc dimoftra lo ftclTo nel preparamento nione di Cardano , che nel liti, deC rn-
delle Gemme artificiali ; mentre al ve- m\t , C Color, r.tm . 11. del Carbonchio
tra criftallino fi forma la tintura col trattando , finire , che tutte le Gcm-
mezo de’ metalli in polvere ridotti ; e fi me , almeno le chiare , dal principio fo-
poflbno di ciò vedere il Digbeo , il no candide , come tutti i frutti fono
Claubero , il Neri, ed altri, che di verdi; perchè allora fono crude, edi
ciò trattano ; e con altre ragioni con- follanza più grolla , come fono acerbi
ferma lo Hello . Riporta tutto ciò il 1: a- anche i frutti ■ Suppone egli vegetevofi
tutte
•4>ì
De' Colorì delle Gemme . Cap. X.
127
tutte le pietre ; anzi crede > che viva-
no ; fuorché quelle , che negli animali
fi trovano ; neròailegna una intera fo-
miglianza delle pietre Beffe co’i frutti .
Dalle fperienze del lioilc» però , e degli
altri, ben fi dimollra il contrario ; poic-
chè poffono tutte le Gemme privarli del
color loro colla forza del fuoco ; ed al-
lora dir non fi poffono crude , cornea
acerbi fi dicono i frutti ; ma i frutti
fteifi, allor che fono maturi , il color lo-
ro perder non poll'ono fenza notabile-/
mutazione della foltanza , e del fapore;
e'1 medefimo Cardano affermò , che non
abbian le Gemme color certo . Il Gar-
zia lib.i.cap. 50. uurdiffe, che bian-
co è talvolta il Rubino ; perchè non c
ancor maturo ; ma la fua maturezza im-
propriamente intender fi dee : ed appel-
liamo matura la pietra , quando è per-
fezionata coll’operazione nella Natura ;
potendoli dire anche matura la pietra-»
quando è candida ; ma è folita avere il
color fuo ; benché di quello ila priva ;
introducendofi il colore o quando la_»
Gemma c molle prima d’ impietrirli ; o
dopo che c infpictrita , come fpiega il
Boilc . Così diremo effer maturo il Ru-
bino , che c rodò , come quello , che è
bianco; dalla durezza conolccndofi , che
Ila rubino , c non altra gemma .
5. Afferma il Boilc , che una mini-
ma quantità della fofianza metallica, ri-
foluta in minute particelle, fia bafievo-
lc a comunicar la tintura ad una mag-
gior quantità di altra materia ben di-
moila ; il che appare dalle Gemme arti-
ficiali, nelle quali per tre , o quattro
grani di metallo, peritamente calcinato,
o di altro Amile color minerale , fi ac-
auifta il color naturale di una gemma
i un’ oncia intera, e più*di materia ve-
trificata. Dice ancora in Experiment. De
Colorìb.c he un grano diCochfnelio,(ciol-
toin una mediocre quantità di fpirito
di orina in acqua chiara , a poco a poco
dava un color fenfibilc a circa fei vati di
vetro pieni di acqua , de' qualtciafche-
duno contcnea quarantatre oncie c mi-
za; emultiplica il fuo pefo a cento ven-
ti mila volte . Dille il Beccherò , che fe
un fempliee vegctcvole con una prepa-
razione così fempliee , e così poca , ciod
dimagrano, può tingere le parti alla
quantità di cento ventimila; fi può con-
fiderai la virtù de’ vapori minerali nel-
la tintura delle Gemme , e delle pietre.
Nel Lexic. Medie. Caltello-BrunonSi legge-,
Coebinellai rei Cochìnìlla,rH nomen infe-
tti , velvermiculi in baccis zranorum-.
Chermes g eniti,tintturam elegantem ferria-
ti nam prxbentis . La dicono comune-
mente Cocciniglia: e della llefTa ne fcri-
veremo nel Lib.6.cap.\.art .3. nu.16. No-
tabile è quclche fcritle Tj Motta le
Vaycr nella Scuola de' Trinci pi , trat-
tando della Fifica nel cap.19. Dille , che
dell’ oro , il più tenero, c maneggiabile,
è più Bimato ; ellendo di fua natura in
modo tale , che un’ oncia d’oro tirata
in filo delicato,. e fiottile, come i capelli,
fi Bende più di mille palli . Se tanto fi
dilata l’oro, può confiderarlì quanto
maggiormente poffa dilatarli in Forma
di tintura; e quanto più gli altri metal-
li più coloriti . 11 P. Antonio Neri, Fio-
rentino, ncW^Arte Vetraria., ed altri Pro-
fe libri di Chimica ancora , danno varie
regole da formare colori per li vetri , c
J>er le Gemme artificiali , e gli cavano
a’ metalli, da’ minerali , imitando per-
fettamante i naturali ; tanto che , fico-
mc in altro luogo moftraremo , s' ingan-
nano i medelìmi periti Gioiellieri nel
dillinguere le Gemme vere dalle artifi-
ciali. Fa menzione di queBomododi
colorire, il Purcozio In'titut.Tbìlof.Tom.
3. part.x.fett.^.cap.x,. Afferma egli », che
le Gemme hanno mefcolatc alcune par-
ti metalliche, dalle quali prendono i co-
lori , come fi offerva farli- da coloro che
lavorano a fuoco i vetri, detti Encau'ies,
e gli danno i colori . Tingono il vetro
di color biondo , mefcolandòvi la ruggi-
ne del ferro : lo fanno di color ceruleo,
ponendovi il rame rollo più volte calci-
nato;
■» . ♦ ZWT _
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12S ìflor. delle Gemme, e delle Vi et re di Giacinto Gìmma.'Lìb.ll
nato; ma fe il minio , o la rolla calce di
| iombo»col lame calcinato* c colla rug-
gine del ferro, inficine nel vetro uniran-
no , formaranno il verde : cosi degli al-
tri. 11 P. Neri forma il colore di Bala-
itio, Rubino, Topazio, Opalle , Girato-
le nel Criiiallo di Montagna coll' Orpi-
mento giallo ranciato , coll’ Arlenico
Crittallino, antimonio crudo , c Tale ar-
moniaco, ridotti in polvere , e ne dà la
regola, cosi degli altri colori . Da’ colo-
ri formati dall’ arte, li può confiderai c la
varietà de’ colori, che ne’ luoghi lottcr-
ranei co’ iJiquori minerali forma la Na-
tura nelle Pietre . •
6. Prendono alle volte le Gemme il
colore dalla terra : c la i ile il Boilc aver
veduto un picciolo Opulcolo in lingua
Iranccfe , che intignava il modo di Ili—
mar le gemme fecondo i prezzi de’ mo-
derni Gioiellieri . Dice , che non vi era
il nome dell’ Autorei ma lo (limava cu-
riolo, e degno di fede , e le fue relazio-
ni le più nuove . Le cole però , che de-
fcrive il Boilc, prefe da quell’ Autore , 1»
leggono ne’ Yiaw i dell' India del Ta-
vernier part.z. li £.3. Ambiduc deferivo-
no le Miniere de’ Diamanti nell’India,
e che alle volte li trovano nelle pietre,
o nc’ luoghi alle pietre vicini , e fono di
Bel colore : alle volte nella terra , e par-
tecipano della flclfa terra ;onde fe quel-
la è paludola , c umida , la pietra ha del
color nero : te è roda , lari rofleg-
giante: così fe è verde, gialla, o di altro
colore ; perchè dal Borgo lino al Mon-
te, fpefTo il territorio varia colore; e ciò
non folo-nel Regno di Golconda ; ma in
quello di Vifàpur , ove fono tali minie-
re . Si trovò una Miniera di Diamanti
nella Prov incia di Carpatica, la quale fu
ferrata di ordine dei Generale degli
Eferciti , c Pifmo Minillro di Stato del
Re di Golconda ; perchè le pietre erano
tutte nere, e gialle , c di cattiva acqua ;
ma delle Miniere fertveremo rcl/iA z.
^sap. i.
A R T I C IV.
Del Significato de" colori
delle Gemme.
i. Q Ono le Gemme, e le Pietre
pur limboli e per la loro du-
rezza , o altra loro circouanza ,e per li
colori ; così ogni altra cofa ha eziandio
divelli fignincati , i quali dagli Autori
fono attribuiti a’ vizj, o alle virtù dell*
animo ; e fervono ancora per varj (enti-
menti a buon’ ufo . Benché nella Storia
di ciafcheduna gemma recaremo qual-
che lìmbolo di ella, qui nondimeno mo-
llraremo alcuni figniticati de’colori, co-
sì nell’ ufo fàgro, come nel profano ;c i
medclìmi attribuite lì poilono alle— >
Gemme , ed alle pietre , le quali fono
tutte colorite . Così dicono lo fmcraldo
clTer fimbolo della cattiti, e della tem-
peranza, per cagione delle virtù , che-*
gli alfegnanol ma ancora di allegrezza,
c di fperanza, per lo color verde , come
diremo al fuo luogo. Spno molte le Ar-
ti , o diremo Facultl, e Profelfioni , che
del fignitìcato dc’colori lì vagliono ; e-»
qui lèdo brevemente pretendiamo dar-
ne una rillretta notizia ; perchè quello
folo argomento è battcvole a formare
ogni gran volume .
z. Dal Vecchio Teftamento lì cava
quello ufo de’ lignificati de’ colori ; e ’1
P. Girolamo Laureto in Sylva ></ (r»or-
Sacr.Scripturx , ipicgando i fuoi fenfì
miilici, verb.color , /ug.zzf.atlerma, che
i varj colori in T abertiaculo Fced^ris , co-
me fi ha nell' Exod. 25. lignificano i di-
verti flati degli Uomini , e le virtù di-
verfescosì ancora i colori mifchiati coll*
oro. Exoi.^.^1. il colore ottimo Thren.
4. a.Efecb. 27. d. fignifica la riverenza
della Religione , a tutti amabile , e lo
fplendore dclL’ innocenza . Si legge in
Job.c. 28. traetandofi deila fapienta ; Non
conferetur lincili Indi scolori bus , nrc la-
pidi Sardonicbo preuofifsimo » «I Saphi-
ro.Non
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i
; . t v De' Colorì ielle
ro . 'Non (uUquabitur ei aurum , vtl vi-
trum.nec commutabili! ur prò eavafa aur i.
Excctfa , & eniinentia non memorabuntur
(omparatione ejut : trahìtur autemjapicn-
tia de occulti s . Non adatcjuabitur ei Topa-
%ius de ifithlopia, nec tinfturx munii] si->
m<e compone tur: e per li colori dell'India»
e per le Gemme» li lignifica l’ imbellet-
tata Religione de' Gentili » ornata di
vario parlare: o i Savj del Mondo»i qua-
li» benché per l’ infedeltà» e » per lo più»
Perl’ azione fieno fporchi ; nondimeno
avanti gli occhi umani • meiibvi fopra
il colore dell’ oneHà, s’ imbellettano, cd
ingannano con altro colore» fopra il co-
lor nativo, coprendoti . E ciò lignifica
ancora il colore delle lane di Tiro i»
E^ccb.i’j.d. Le pietre di varj colori , di
cui li fa menzione i. Taralip. 19. B. e le
velli fimiii in E^ech. 1 6. B. lignificano
la dottrina della Legge , de’ Profeti , e
degli ApoRoli, o le diverfe virtù . Altri
colori, ed altre pietre, nominue nella
Sagra Scrittura , fecondo i miltici lenti,
fono fpiegati dallo Hello Laureto , c da
altri Spohtori , che qui tralaiciamo per
brevità.
Quattro colori ne’ vefiimenti
ufarono nelja Legge Mofaica il Ponte-
fice » ei minori Sacerdoti , fecondo il
comando di Dio nell’ Efodo,comc fpie-
ga Guglielmo Durando Rational. Divi-
n0r.ejfic.ZiA3. CaP- «9* Erano proprie ve-
lli del Pontefice la Tonaca di color
giacintino talare , con ottanta fonagli,
colla fua regola difpofti nell’orlo, o
flangia ; acciocché li fcntille il fuono
S[uando egli entrava nel Santuario . La
èconda era 1' Epbod , o Superbumeralc ,
compollo di quattro colori , cioè bian-
co, rolfo, nero, e verde, e coll' oro,fen-
za maniche , di cui abbiamo fcritto nel
cap. 6. La terza era il Razionale, ornato
con gli flefiì colori , e coll’ oro , in cui
vi erano dodeci pietre, diflinte in quat-
tro ordini, co’ i nomi de’ dodcci figliuo-
li d’ Ifracle , fecondo l’ ordine della na-
feita loro : c dicca£ Rational e juiWir,
Tom. /.
Gemme . Cap. X 1 zq
perchè ivi erano le pietre» nel cui fplen-
dorc conofcevano eilcrc Dio a loro fa-
vorevole . La Quarta era 1* ornamento
del capo, che noi appelliamo Mitra. Al-
tre limili a quelle medefime velli ha il
nollro Pontefice , le quali và (piegando
didimamente lo Hello Durando ; e cia-
fcheduna ha il fuo particolar lignifi-
cato, che qui per non elTer lunghi, lpie-
gar non vogliamo; non efieodovi velie,
o parte di ella» o colore , che non abbia
il fuo mille ro , e’1 fuo lignificato . Era-
no quelle velli ornate colla varietà de*
colori, per la diverfità delle virtù, per
cui li legge nel Salmo 44. ^tfiitit
regina àdextrit tuis in vcllitu deaurato,
circumiata varietale . I quattro colori
erano la porpora , che lignificava la re-
gia c Pontificale pòtellà. Il cocco, o co-
lore rolfo , la dottrina Pontifìcia , che
dee rifplendcre come il fuoco j dando i
nremj fecondo il merito , e le minaccie
della pena; ficorne 1’ albero , che non fa
frutti, li tronca,e manda al fuoco. Il bif-
fo di eccellente candore , la chiarezzi-*
della fama.E’l Jacintino, o aereo , la fe-
renità della cofcienza . Lia però il Pon-
tefice altre velli proprie , apparendo di
bianco vellito dentro ; perchè interior-
mente dee elTer candido per l’ innocen-
za, c per la caritàjma fuori di rolfo, per
dimollrarti fempré pronto per le flit-*
pecore ; portando le veci di quello, che
per tutti noi fece la fua velie di rolfo,
come dice Durando . OlTcrva anche lo
Hello , che per conccflìone di CoHanti-
no Imperadore p6Ji!t.C0nllanti’iuf, può
portare la fopravelle di porpora , c
tutte le vefii Imperiali , come la tonaca
di fcarlato , lo Icettro , ed altri orna-
menti , come abbiam detto nell’ Ita!,
letter.cap.n.num.i. oltre la Croce , che
lo precede ; acciocché conofca dovere
imitare il Crocefilfo .
4. Cinque colori ufa la Santa Chic-
fa Romana nelle velli , di cui valere lì
debbono i Sacerdoti nel celebrare il
Santo Sagrificio , e convenire coll' ufi-
-R ciò,
i io Iftor. ielle Gemme , e delle P tetre di Giacinto GimmafLìb. I.
ciò , c colla Me (fa del giorno : e fonò il
bianco» il roiTo , il verde, il violato , e ’l
nero i benché ne’ primi tempi, vediti
colla vede comune celebravano : e poi
fi accrebbero» come riferifee Bartolom-
meo Gavanto »i Contieni. Rubric.MifJaf.
RoOT.parf.i.fif.«8.Quattroprincipali co-
lori numerò Innocenzo III./iè.i.c\ip.6f.
col nero il vio'ato confondendo ; ed al-
le vedi Mofaiche corrifpondono; cioè di
bùio, di porpora , di giacinto , e di coc-
co; ancorché dopo Siìveltro Papa lì usò
di color vario , le forfè prima di lino , o
di lana 1’ udivano . Da Coftantino Ma-
gno fu donata a Macario la Stola tetta-
ta di Ria d‘ oro , fecondo Theodor, lib.
i.hiltor.cap.ìj. e la Pianeta di S. Gor-
diano, padre di S. Gregorio, era di color
di caftagna , come dille Giovanni Dia-
cono li b.\.cap. 8}. e forfè è lo Hello co-
lor verde , come afferma il Gavanto.
Ora però, facondo il comune ufo, fono
cinque , e tutti hanno i loro fignifìcati
proprj , che f >no fpiegati da Guglielmo
Durando in Rjtionil. lib. 5. cap. tz. dal
Gavanto /.r.da Giovanni Langhccrucio
in SpeCHLCanonjcorJib.f. cap. 22.0 da al-
tri , che più diifufamence gli dimollra-
no .
f. Il color Bianco ne’ Sagrificj fi-*
gnifica gloria, allegrezza, cd innocenza,
facondo S. Girolamo in E^tch. c fi ufa
nella Nafcita di Crilto, privo di peccato
originale •. Nell’ Epifania , per lo fplcn-
aore della Stella: Nella Cena del Signo-
re, per la formazione dell’ olio della-,
Crefima, che ferve a mondare le anime;
* la vette di Crirto nella Cena fu bian-
ca, fecondo il BaroniotNcl Sabbato San-
to, per la Rifurrezione del Signore; e l’
Angelo , che l’ annunziò , era veftito
colla Stola bianca; e colle velli bianche
lì viderogli Angeli nell’ Afcenfionedi
Grido. ~4fl. .AptEt. 1. ed allora una nu-
vola bianca lo tolfedall’ occhio de’ Di-
fcepoli . Nel giorno della Santiffima-,
Triniti; perché non vi è alcuno più pu-
ro di Dio : Nella Fella del Corpo di
Grido è ancor bianco; perchè è l'Agnel-
lo immacolato: cd a lignificarlo fu m-
llituitoil Sagramento lotto la fpezic del
pane, che c di ottirtn candore: e perchè
li lpiega rallegrezza ile’ Fedeli peri*
inttituzionc dello (tetto Sagramento.
Nella Trasfigurazione del Signore , per-
ché in ella redimenta ejusfaHa funi al -
ba finii nix. Matth. 17. Nelle Fette della
B. Vergine : e lignifica la fua bellezza,
il decoro , la purità , i’ inn icenza , la_,
verginità, e limili. Nelle Fette degli
Angeli lignifica la loro integrità , puri-
tà, ed innocenza ; onde fi legge in S.
Matteo cap. z8. dell’ Angelo, chic fadea
fopra il Sepolcro di Crilto rifufeitato:
Erat ajpeilus ejut fteut fulgur , '<& vefti-
mentwnejus fieni nix : oltre i luoghi fo-;
Era riferiti . Nelle Fette di S. Giovam-
atilta, della Cattedra diS. Pietro , del-
la Converfione di S. Paolo : e nelle Fe-
de de’ Santi Confettori , delle Sante
Vergini, c non vergini , c di tutti i San-
ti,per inoltrare l’ integrità ,cd innocen-
za loro : e ncH’ .Apoc. cap. 7. lì legge:
Stantes ante thronum , inconfpetlu
otgni , amili llolit <flbit , & palma in
manibus eorum. Ne’ Santi Confettori an-
cora lignifica il candore de’ coltimi , e
della dottrina loro: Nelle Vergini la pu-
rità , e callità : Nella Confagrazione , e
Dedica della Chiefa , perché ù chiama
col nome di Vergine dall’ Apoftolo 2.
Cor.x t. Nelle Ottave, c nelle Mette vo-
tive il colore è bianco' ancora , come
nelle Fette loro principali; così in quel-
le delle Traslazioni , delle Apparizioni,
e limili .
6. 11 Color Rotto , o di Porpora-,,
dimottra il grado della dignità : e I’ ula
la Chiefa dalla Vigilia della Pentecorte
lino al Sabbato fagliente, per lo fervore
dello Spirito Santo , che l'opra gli Apo-
ftoli apparve , come lingue di fuocoj
Nella Fetta della S. Croce , da cui Gi<>
sii Crilto fparger volle il fuo Sangue
prcziofo . Ncìla Fetta della nafcita de-
gli Apolidi» e de’Martiri, per lo fangue
della
r
De' Celeri delle Gemme. Cai*. X. 1 3 1
«Iella loro palone .11 color Verde è me-
lino tra il manco , il nero» c’1 rollo; c li
pfa dall’ Ottava dell' Epifania fino alla
Settuagclìma : c dall’ Ottava della Pcn-
tccoile lino ali’ Avvento » quando, là fa
, 1’ Uficio di Domenica » e non de' Santi.
Il Color Violato lì ufà dall’ Avvento fi-
no al Natale del Signore : dalla Scttua-
gcfima Uno alla Pafqua : nella benedi-
zione del Cerco;nella Vigilia della Pen-
tecofte: nelle Quattro Tempora: nelle
Pelle delle Litanie , c delle Rogazioni:
de’ Santi Innocenti : nelle Folte delle
Ceneri» e delle Palme; nelle Proccflìoni
o del Giubileo , o per la pioggia , o per
ogni altra neceffili ; perchè fono giorni
di adii zionc, a cui tal colore è dovuto.
11 Color Nero c (imbolo della morte : e
gufala Santa Chicfa nella TeriaSella
in Tarajceveyche è il Venerdì Santo, con-
fagrato colla morte del Redentore ;
negli Uficj, c Mede de’ morti.
7. Nell'ufo profano hapno ancora
il loro lignificato i colori: e fono con-
lu’crati nell’ Arte iìmbolka . valevole
a fpiegare i varj concetti del la mente : o
fic nc vagliano ancora nella Geroglifi-
ca, nell’ iconologia » che figurano le co-
fc tutte*, nell' Arte Araldica» ed in mol-
te altre. Per nop replicare più volte i,
lignificati di alcuni colori ,qui riferire-
mo) quelli , che dagli Armerilti fono
(piegati: e nel fine alcuni altri fpggiu-
gneremo; perchp.quafi tutti convengo-
no > c de’ medofim» fignificati lì vaglio-,
no. E’ 1’ Arte Araldica » o del Blafonc.o
dell’ Arme dell? Famiglie» alTai diffici-
le; ma noi qualche cola fellamente fnic-
garemo» che a’ colori appartiene: e dice
ifVallcroont, che il P.Menellricr ha fat-
to un Catalogo di quelli » che hanno
ferino di quefl’ arte : c giugne il loro
mimcro^preiro a trecento-. Hanno trat-
tato eziandio della medelìma il Cava-
lfcr Giulio-Cefarc de Bcatiano nell’
Giraldo Veneto: ij, Configgere Biagio Al-
amari nell’ J/for. della Fam. Carafa Tom.
Eiiibcrtp, Campanile» dfllf Famiglie di
Napoli : il Vallcmont negli Klrncr, ti
della Storia Tcm.$.del Hi afone : ed altri.
Nella noiira Idea della Storia dell’ Italia
letterata Tom.zsap.a}. abbhm dimollra-
to » che la fua origine fta fiata Italiana;
benché varie fienale opinioni, cd abbia-
no molte Nazioni pretcla l’ invenzio-
ne . s
8. Due Metalli , e cinque colori
ufano gli Armerifii ; cioè l’ oro , e 1' ar-
gento: 1’ azurro,il rollo, il verde, il pa-
vonazzo o porpora , e’I nero . Dicono
imalti dello feudo così i metalli , come
i colori: e lo fmalto degli Orefici è ope-
ra» fatta di metallo , e di vetro calcina-
to , che li tinge in varj colori . Gl' In-
glelì , fecondo il Vallemont , hanno il
Cannellato , il Naranciato , e ’I Sangui-
gno . Ogni colore è dimofirato con al-
cuni fegni, fecondo 1* ufo moderno, così
r.el Campo dell’ Arme , come nelle fi-
gure ; cioè l’Oro con punti : 1' Argento
lènza alcnn fecno : il Koflo co’ i tratti
o ljnee, tirate da alto a ballo : l’ Azur-
ro colle linee dalla delira alla finifira:
il Verde per traverfo dalla delira alla_*.
finifira , dall’ alto di un lato al ballò
flcll' altro: la Porpora dalialìnifira alla
delira per traverfo ; il Nero da alto a_*
balfo »e dalla delira alla finifira , incro-
cicchiandoli 1’ una fopra l' altra le li-
nce .
9. L’ Oro viene rapprefentato an-
cora col giallo : ed alcuni per colore lo.
pongono , come dice Beaziano . Fu an-
cor dotto Creerò , cd altri lodilToro co-
lor dell’ Aurora . E’ 1‘ oro il più nobile,
tra’ metalli , e (imbolo del Sole : delle-*
quattro parti del Mondo rapprefenta 1*
Oriente , c’1 Mezo giorno : fra' Pianeti
c attribuito al Sole , de* dodcci fogni al
Leone , de’ meli a Luglio , de’ giorni
alla Domenica , delle l ietre prcziofeal
Grifolito, c Giacinto: degli animali
quadrupedi al Leone , degli Uccelli al
Gallo, de’ Fefci al Vitello marino , del-
le Piante all- Alloro » e Cedro : de’ fiori
all’ Elicropio , dell' eli all’ Adolelccn-
Ri za ,
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L
1 32 Ificr. delle Gemmi) * delle Pietre di Giacinto Gimma. Jjb.l.
"Za , de’ numeri al quarto « Significa li-
beralità , fplendore , preminenza , auto-
rità* forza, e grandezza: perfezione tra
tut ti i mali : è fegno di bontà * come 1’
oro è il più buono tra’ metalli ; di con-
fervazione , come I’ oro non fi corrom-
pe: c fegno di verità aperta e manifefia ;
di purità, e femplicità dell’ ciTcrfuo: di
fapienza delle cofc divine , come dice
Cefarc Ripa nell’ Iconologia . Il Gial-
lo * che è il color proprio dell’ oro , li-
gnifica fapienza, inganno, infamia: e col
giallo veitono la Speranza, e 1* Aurora;
perchè,al nafcerc di quella, ogni cofa fi
rinn avella , e fi f|>era alcuna cofa . Si-
gnifica ancora allegrezza , c defiderio .
Le Matrone Romane, nuovamente ma-
ritate, fi coprivano il capo con velo di
color croceo * detto Flammeo , per ino-
ltrare la fperanza di prole , e di felicità.
Qucflo colore fopra le velti dimoltra—»
grandezza, e nobiltà; e perciò è alligna-
ta la velie d’oro alla Reina del Cielo,
in fegno della di lei preminenza , come
fi ha nel Salmo 44. ^tHitit regina à
dextris tuis in ve'litu AeauratOyCircumda-
ta varietale . Dicono gli Armerilli, che
fopra gli abiti dell’ Uomo fignifica fe-
!;rctezza, e conviene all'Amante tacito:
opra la Donna , gencrofità di penfie-
ri: fopra i fanciulli , indizio di virtù , 0
d’ ingegno : nelle Bandiere militari,
privilegi di grazie ; fopra gli arnefi di
guerra, ricchezza d’ onore , e di gloria:
nelle Livree, autorità di comando, con-
figlio , e prudenza , come narra il Bea-
vano. 11 Giallo fignifica pure dominio,
fignora .
io. L’Argento ha il color Bianco?
è figurato per la Luna tra’ Pianeti , de’
dodeci fegni al Cancro , degli Elementi
all’ acqua fi attribuire : de’ giorni al
Lunedi , delle Gemme alla Perla , degli
alberi al falice , ed alla palma : delle-»
piante alla lattuca , de’ fiori al giglio,
degli animali all’ armellino , delle quat-
tro complcfiìoni al flemmatico, de’ nu-
meri al fette , dell’ età all’ infanzia JL' 1'
argento fimbolo di luce: e fi pone nel
primo grado di nobiltà. Nell’ arme rap-
prefenta la fperanza , c purità di vita, e
di afpettazioni degne,e gloriofe:c figni-
fica ancora cortcfia.e gcntilczza.Sccon-
do il Ripa nell’ Iconologia , dinota can-
didezza , e fincerità di animo ( e-»
così vedono 1’ amicìzia ) caflità ,
purità , verità, fedeltà , modeflia ,
c contentezza ; e gli Uomini pia-
cevoli , amabili , affabili , nudi nelle-»
parole , c nelle opere, difeorrono fenza_»
otìcndcrc alcuno . Sicome nell’ Arte-»
della Pittura il bianco é la bafe , c fon-
damento di tutti i colori ; così figurano
vcllita di bianco l’Anprenfiva ; perchè
ellaè il fondamento di tutti i difcorfi.E*
il bianco Geroglifico di prima nobiltà;
però gl’ Impcradori Romani portavano
per Diadema una benda , o fafeia bian-
ca : e i Re di Perlìa con alcune verghe,
o llrifcie vermiglie ; volendo con quelli
due colori dimoftrare la Clemenza, figu-
rata nel bianco ,ed il rigore nel vermi-
glio. Narra Valerio Mafiìmo, che Pom-
peo legò la gamba con una fafeia bian-
ca: 0 favonio gridò , che non importava
in qual parte del corpo Ga legata la_»
Corona : e lo tacciò , perchè affettava.»
con tal fegno la dignità di Re . Tigni-
ne Armeno buttò a’ piedi di Pompeo
una fafeia bianca , in legno del Regno,
che gli dava in preda, come dice Plutar-
coje riferifee Svetonio.chc un lufinghier
di Cefare nofe nel capo della fua /tatua
la laurea, legata con una fafeia bianca:
e i Tribuni ordinarono , che folle tolta
la fafeia, e che quello folle pollo in pri-
fionc ; e da ciò fi conofce , che la fafeia
iancaé Jnfegna di Re . Stimano alcu-
ni effere il Bianco fegno di Vittoria;
però canta la Santa Chiefa : Te Marty -
rum eaniidatus laudai exercitut 4 Fu fe-
gno di meftizia appo gli Antichi , e di
privazione di allegrezza : e folevano le
Matrone Greche nella morte degli Spo-
fi vcftirfi di bianco , come narra Plutar-
co , Le Vedove Romane veflivano di
bian-
De' Colorì delle
bianco ancora nella morte de’ mariti: e
nell' Italia , ed in altri luoghi* tifano
eziandio in fegno di vedovanza una
benda bianca nel capo ; come dille Vir-
filio nel 7. Jnduit albo* cum viltà crines.
opra 1’ Uomo il bianco lignifica amici-
zia* religione, integrità di animo, e vera
giudizia : fopra la Donna dinota con-
templazione» atfabiltà, correda , fchiet-
tczza , purità » e callo amore : fopra i
fanciulli beltà , buona afpettazione , e
vivacità d‘ ingegno . Nelle Bandiere,
Pace , Refa , c Vittoria . 11 bianco ac-
compagnato col giallo fignifica godi-
mento di amore ; col rollo , ardire in_.
amore onefto ; col verde , virtuofa gio-
ventùtcolla porpora, graziofa amicizia:
col nero » piacer millo di triftizia : col
tanè » diffidenza impareggiabile : col
violetto , beltà in amore ; colla foglia
morta , cangiamento ragionevole : col
gradcllinoV purità , e cadicà perpetua,
come dice il Bcaziano . Dinota il color
bianco , ferviti! ; onde» edendo i fervi
venduti datali Antichi, comparivano co’i
piedi bianchi in pubblico. E’ pure fegno
di privazione di gloria ; però i Soldati
Trojani vcltivano di bianco j e quelli,
thè non aveano imbrattate le mani del
fangue de’ nemici , (1 diccano candidati»
Come accenna Vegezio , e portavano
uno feudo bianco » in cui niente era
fcritto . La cinta bianca fopra il Solda-
to , fignifica penfieri gloriofi , fcrvizio
fedele » e fperanza di Vittoria : fopra il
Giovane* amore puro , incamminamen-
to virtuofo , civiltà , e buftn principio :
fopra P Uomo, vita calla, oneitàdi pen-
lìcri , c virtù, acquillata con gloriofi fu-
dori : e ciò pur dice Beaziano . Non folo
P amicizia ; ma la callità , l’onedà , la
fede ,la verità, la felicità, I' allegrezza,
la vittoria, il trionfo, fi fanno vedire di
bianco . Il bianco macchiato di fangue
fignifica la purità corrotta dalla giudi-
zìa, fecondo il Ripa . Vogliono alcuni,
che il colore d’ argento, elìendo pallido,
fignilìcar polla pafilone amorofa , atfan-
Gemme. Cap. X. 133
no , doglia, perturbazione di cuore, ti-
more, lofpetto, e gelofia .
11. 11 color Rodo,o vermiglio, nell’
armi dinota valore, magnanimità, ardire,
grandezza, dominio, nobiltà:egli Anti-
chi non peimcttcano l’ ufo di tal colore
inlìemc coll’oro , che a’ Principi, Cava-
lieri, ed a quei di lingue illufire. Signi-
fica crudeltà, penfieri fanguigni, carità,
defiderio ardente , c prontezza d’ animo
di fpargere il fangue , alterezza , intre-
pidezza, codanza, ira; fecondo S. Giro-
lamo, odio , vendetta , battaglia : e fe-
condo Efichio, afflizione , e tentazione.
Gli Antichi coprivano con un panno
rofTo la Bara di quelli, che erano m*.rti
con valore in battaglia , come narrano
Omero, c Virgilio in più luoghi , e Plu-
tarco nella Vita di Licurgo . Chi vuol
modrar fegno di vendetta, c di fare cru-
do ftrazio de’ nimici , piglia Infogna di
tal colore , il quale induce timore nell’
animo altrui; c dice Plutarco » che i
Lacedemoni vedivano i Soldati di que-
llo colore ; acciocché porgedero timore
a’ loro nemici , c modraflcro il loro de.
fiderio d’ infanguinarfi . I Tiranni tra_»
gli Antichi eran chiamati Rodi , o pur-
purei ; perchè erano temuti ; c’1 TalTo
nel Cant.-j.Ac\ Goffredo, ottav.%z.Ai(fc've.‘
porpore i Tiranni in faulta luce . Il Digcfto
nuovo , in cui fi tratta de’ delitti , e cofc
criminali , fi copriva di cuojo rodo , e-»
fango igno, per dimodrare , che i colpe-
voli di furti, di uccifioni,e limili, faran-
no morti, fpargendofi il fangue loro,
fecondo le leggi '. I Romani vedivano
dello ftclTo colore i Mintdri di giudi-
zia, come dice Plutarco nella Vi ta di
R omolo:c portavano un fafeio di verghe*
ed una lcurc,per modrarc la prontezza
della pena, che davano a’rei;e tali Mi-
nidri lidiceano Littori , che altri dico-
no Podellà . Nelle Battaglie , prima di
fard giornata , fi mettea nel padiglione
del Capitano dn panno rodo , come fi
legge nella Pitti di Tompeo appo Plu-
tarco . Il Carro di Marte fi dipinge co’i
1 34 Iflor.dellc'Qwtrtyt delle Vietre di Giacinto Gmnta.Ltb.l.
Cavalli tinti di fangue : così quello di
Bellona, c i fulmini di Giove, appo i
Poeti . Appo i Greci, e Trojani fu que-
llo colore legno di fofpczionc »di gclo-
iìa , di timore , c rilpctto.Tra'Pianeti,
fecondoBeaziano,è attribuito a Marte;
de" dodecì fegni allo Scorpione , de’ me-
li a Marzo , ed Ottobre ; de’ giorni al
Martedì, delle Gemme al Rubino, del-
le Stagioni all’ Autunno, delle compiei
fioni al colerico , dell’età alla virilità,
de’ fiori al garofalo , delle piante all*
aglio, degli animali al lupo cerviero,
degli uccelli all’avoltojo, de’ pefei al
luccio, de’ metalli al ferro , de’ numeri
al nono. Sopra l’Uomo lignifica coman-
do, nobiltà, e dominio, ardire , vendet-
ta, ed autorità. Serra la Donna, fu per-
bia, eflinazionc , cu animo fiero . Sopra
i fanciulli, grande afpettazionc , e buon
progrcflo . Nelle Bandiere, Guerra,
battaglia pronta . Nell’Uomo diChie-
fa, carità , zelo di Religione , ed amore
verfo Dio . Sopra il Cavaliere , di cui è
proprio colore , lignifica coraggio, ma-
gnanimità , gitili izia , c buona volontà.
Unito quello colore coll’ azurro, ligni-
fica dcliderio di fapcrc : col grifo , fpe-
ranza di cofe alte : col nero , fallidio, e
noj'a : col tanè , o foglia morta , fpc-
ranza perduta : colla porpora , adulino
potere: col violetto, amore infiammato:
col gradcUino , amor violento , ed im-
periofo . Nelle Livree, da fc folo, Giu-
rifdizione , c vendetta . La cinta roda
fopra il Soldato lignifica valore, penfie-
ri granili, c magnanimi, fortezza, e vir
gt re : fopra il Giovane , amore , affetto
indente, volontà giuda, penficri veloci,
e fcniimcnti nobili , come dice il Bca-
ziano .
ri. L’ Azurro, detto ancora turchi-
no «veneto , giacintino, ceruleo, celcftc,
celio, ha colore fimilc al Cielo.NcII’Ar-
mc lignifica zelo al ben’ operare, perfe-
vcranzn nell' intraprcfe , amore alfa pa-
tria, fedeltà al Principe, buono augurio,
I ama gloriola , preludio di Vittoria • e
prometta di buon governo • Ycdiva?
no i Gi aci di quello colore i buoni Sa-
cerdoti , e i cadavcii di quegli Uomini,
che erano dati oficrvatori della legge
de’ loro Idoli , c che colla loro vita-,
efcmplare aveano aumentata la divo-
zione nella Religione «inoltrando il lo-
ro penderò fcmprc intento alle cole-»
coletti . Dicefi -colore giacintino forfè
da,' giacinti Orientali, fiori di quello co-
lore , che manifeda la grandi zza dell’
animo virtuofo, la magnanimità, l’aito
pcnficro , 1’ amor buono e perfetto . Si-
gnifica ancoi a Gclofia, licurtà d’ amore;
cd appo gli Antichi fu fimbokvdcllofp!-
rito aereo . Dinota la feienza delle co-
fe naturali, c cdcUi ,la contemplazione
delle cofcdcl f iclo, c de’ fiu<i,corpi, 1’
influirò delle delle ; c di color ceruleo
figuravano vellica l’Altrologia, coire di-
ce il Rip reir Iconolcg. Atfcima bea-'
zia no , che tra’ Pianeti è a degnato s_»
Venere ,dc’dodcci legni alla Libra , a’i
Gemini, ed all’ Aquario: de’ giorni al
Venerdì , de’ meli al Settembre , degli
clementi all’Aria , de’ metalli allo j la-
gno, delle gemme al Zaffiro, delle pian-
te al mir.to , degli animali alla capra,
degli uccelli alla colomba, degli aro-,
piaci all’ ambra, delle Stagioni all’ Llla-
tc , delle compldlìoni al fancuigno ,
dell’età alla puer zia ,’ de’ numeri al fe-
do. Sopra 1’ Uomo lignifica feienza, lo-
de , penfieri grandi , c magnanimi . So-,
pra la Donna, gclofia in amore » civiltà,
gentilezza, e vigilanza . No’ fanciulli,
fpirito pronto , ingegno fublime , e cor-
telìa.Nclle Bandicre.gucrra difereta inci-
le Livree, lealtà . Col grifo Lignifica.»
ricchezza impoverita , curiofità mole-
fla , fpcranza travagliata : col violetto,
lavipzza in amore , c cauta prometta:
coll’ incarnato, ingegno, c grazia in co-
le oncitc ; col tanè , o foglia mort»_-,
travaglio, c pazienza nelle avversità:
coj bianco, innocente |Knfìero , amor,
vedovile, grazia bene acauidata, fcdel-,
tà , iiabilità , c gioventù iollccita . 1 a_»,
cinta ‘
IV Colori ielle Gem nt . Cap. X. 135
citata niurra fopra il Soldato fignifica
altezza di merito, dignità cofyicua, pen-
sieri religiofl ,e crilliani . Sopra il Gio-
vane » vigilanza , buona inclinazione»
prmtezza, fcrvizio buono , c volontà
ferma .
15. 11 Verde è detti an he Syiop/e
dagli Araldi, per una fpezie di creta , o
minerale » che tinge di tal cblorc . Nc-
g'i Armeggi lignifica- fpcranza perduta;
però il Petrarca in un Sonetto dille,
che la fua fperanza era al verde ridot-
ta: c gli Antichi, rapprefentando la loro
triflezza in morte di alcuno amico , di
verde ricoprivano il Sepolcro ; c Virgi-
lio ne dà alcuni efempj . Cosi tingeano
1* cftremità delle torcic , e candele di
quello colore , per dinotare , che in_>
quelle fimrebbe lo fplendorc del lume
loro . Ufarono il verde gli Antichi nella
morte di quelli , che in verde , c fiorita
età mancavano, ponendogli nel dito In-
dice uno Smeraldo , per legno che per
la loro mòrte p stavano icco fpcnta la
luce d' ogni fpcranza ; però Fulvio Pel-
legrino narra, che nella fepolturadi
Tulliola, figlinola di Cicerone,fu ritro-
vato il più bello fmeraldo, che fi folle-*
mii veduto , il quale pafso nelle mani
della Marchefana di Mantova , Ifabella
Gonzaga da Elle. Ne’ Sagrificj, e pom-
pe funebri, tifavano ancora il verde, e 1’
offerivano al morto cadavere , fpezial-
mcnte a chi era morto in verde età : e-,
coprivano la fcpoltura di panni verdi,
o frondi verdi , come dimoflra Ovvidio
nell’ Epifl. di Didone ad Enea , e Vir-
gilio in molti luoghi , ferivendo maflì-
mamente nel quarto, del Sepolcro deifi-
cato alle ceneri di Sicheo , che era ver-
deggiante di frondi . I Greci per ciò
adornavanp le fcpolture di verde Apio:
e quelli , che cantavano fopra i morti
Elegie , o altri verfi, per l’allegrezza-,
della pia opera , che faceano, coronava-
lo della (letta erba , come mollra Plu-
tarco nella V'ita di Timleoae. Quello
ufo fi ferva ancora tranoijnella morte
delle Vergici , de’ bathbini , e di quelli,
che non fi fonò fottopofti al nodo mari-
tale . Per dimoftràrc ancora l’ allegrez-
za col verde colore , ficome nella Pri-
mavera fi rallegra il Campo colle fron-
di e co’ i fiori , così in tutte le Felle in
fegno di letizia fi fregiano di verdi , ed
allegre frondi le cafc, le porte, e le fine-
ftre.Significail verde allegrezza, e fperan-
za:c la Speranza fletta fi adorna di velie
verde, per lignificare , che è ella cagione
di ogni felicità, come ditte Giovanni de’
Rinaldi . Ufavano pure gli Antichi,
quando bruciavano le faci per placare i
loro Dei , o Idoli , di flar divoti al loro
cofpctto; e quando le vedeano ridotte
al line, ed al verde, ove erano polle, fa-
ccano allegrezza , e fella ; credendo di
avere placati i loro Dei , e fattili dive-
nir benigni . Così nelle nozze, quando
la face conflagrata al Dio Imeneo era ri-
dotta al verde, faceano tutti fella: ed in
tale allegrezza accoppiavano il novello
Sp>fo colla Spofa . If'Codice Giultinia-»
no» per eirere flato ritrovato di nuovo,
ed aggiunto , quali come nuovo Mag-
gio , alle altre Pandette » perallcgvczza
lì adornava di fl irida, e verde velie » co-
me dice lo fletto Rinaldi . Significa il
verde, fpcranza , pazienza , e pertinacia
nell’ operare, vivacità , e fermezza, pri-
mavera, c gioventù , fecondo il Ripi— ».
Tra’Pianeti, come dice il Cavalier Bea-
ziano, il verde è attribuito a Mercurio,
de* dodeci fogni a’Gcmini, ed alla Ver-
gine: de’ dodeci meli al Maggio, ed all*
Agofto : de’ giorni al Mercordì , delle
Gemme allo Smeraldo , de’-mctalli all’
argento vivo , degli alberi all’ avella-
na , delle piante al mercuriale , degli
animali alla volpe, degli uccelli al pico,
delle Stagioni alla Primavera , dell’ età
alla gioventù , de’ numeri al cinque.
Sopra l’ Uomo dinota allegrezza di cuo-
rc.fpcranza tranlìtoria, benevolenza na-
feente, ed amicizia inferma.Nclla Don-
na, ambizione fenza fondamento » dilet-
to fanciullcfco , emulazione coperta , e
can-
136 lfior. delle Gemme ,e delle Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
cangiamento iìcuro. Ne’Fanciulli, prin-
cipio luiìnghicro, Speranza troppo velo-
ce , ed inclinazione non bene conofciu-
ta. Nelle Bandiere, abbondanza di vet-
tovaglie» Guerra poco durabile , e mu-
tazione di dominio. Nelle Livree ligni-
fica, da le folo,fperanza incerta, gioji-»
perdente, bellezza contumace , amore-,
inftabile , e liberalità orgogliosi . Coll’
azurro dimollra gioja finta , lì mula zio-
re, e Speranza temeraria ; col violetto,
legame amorofo: coll' incarnato, riufei-
ta in amore : col tanè , rifo con pianto;
col grifo , gioventù tranfitoria : col nc-
to, allegrezza temperata, c modella: col
bianco, gioventù calla ,cd amabile.
14. il color Nero dagli Araldi c
chiamato Subir : c Bimano alcuni aver
prefo tal nome dalla Sabbia , o Terra—,
nera , che in molti luoghi di tal colore
fi trova ; o dalla voce Lbrca Zabel , che
lignifica pezza nera . Significa il color
nero, fecondo il Ripa nell' Iconologia,
1’ ultima rovina, le tenebre della morte,
alla tjuale conducono i rammari-
chi , e 1 cordogli : bugìa , perchè il bu-
giardo ofeura fc licito colla finzione
delle bugìe , c non viene a luce di buo-
na fama . Dinota malinconia, calamità,
ofeurità, confufioire dell’ intelletto, fer-
mezza de’ pcnlìcri , quiete della mente,
ilabilità , e coilanza ; perchè il nero non
fi muta in altro colore . E‘ fimbolo d’
invidia, perchè i pcnficri, che piegano a’
tianni altrui, fono luttuotf , omtleano 1*
animo, e travagliano il corpo . Significa
taciturnità , pazienza : ed appo i Roma-
ni lignificava coflumi infamie federati;
cd era provverbio : E’ «egro quelli , e tu
Roman lo Jchtva . Nell’ Àrnie dinota-,
fermezza, gravità , prudenza , e risolu-
zione ; il fuo Pianeta è Saturno , 1’ ele-
mento c la Tcrra:de' dodeci Segni il To-
ro, la Vergine ,e'l Capricorno: de’ gior-
ni il Sabbato.de' mefi il Dccembre, del-
le complefiioni il malinconico , delle
Gemme il Diamante , delle piante il
fembuco » dell’ erbe la ruta , degli ani-
mali il porco , degli uccelli la grue , de’
pefei la Seppia, delle Stagioni l' Inverno,
dell' età la decrepità , de’ numeri l’ ot-
tavo . Sopra 1' Uomo dinota gravità,
Senno, coltanza , c fortezza. Ne’ Vecchi
maturità, conliglio » Segretezza , e pon-
derazione . Nella Donna giovane , paz-
zia , viltà di animo , e poca accortezza.
Nella Donna maritata, onellà di pcnlic-
ri, amor fermo, e perfeveranza. Ne’fan-
ciulli, ofeurità d’ ingegno, e poca riufei-
ta.Nelle Bandiere, guerra crudele, llra-
ge , desolazione , e morte Senza perdo-
no- La cinta nera Sopra il Soldato dino-
ta (labilità , intraprefa fedele , collante,
egloriofa. Sopra il giovane, coflumi
perfetti , e buoni accrcfrimcnti di virtù,
c di merito , come dice il Bcaziano . L’
fimbolo di lutto, di mellizia , e di do-
glia ; però nella morte di alcuno fi ufi
la vede nera. Il libro delle leggi, detto
Inforcato , in cui lì tratta delle ultime
volontà , fatte per timore di morte , la
3uale ogni cofa rende me/la, lì cuc pr va
i cuojo nero . 11 gran Tamerlane , che
da povero Uomo , il quale guardava il
beliiame, divenne potcntilfimo He, con-
quido Regni , e Provincie, ed ebbeì*
Lfercito ni maggior numero di quello
di Dario , c di Serie , il quale , dicono,
avere avuto quattrocento mila cavalli,
c Seicento mila fanti o pedoni: quan-
do attediava le Città , facca piantare la
Sua Tenda bianca : e lignificava di vo-
lergli rendere la vita , c la roba ; Se in
quel giorno i Cittadini Se eli rcndeano.
Nel fecondo giorno la tenda era di co-
lor rollo; volendo ,chc rendendoli, tut-
ti i Capi delle cale morire dovettero.
Nel terzo era nera , modrando di non
ettervi più luogo alla Clemenza ; onde
tutti i prelì erano uccilì , così uomini,
come nonne, e fanciulli ; la Città fi (ar-
cheggiava, c poi- bruciavate ciòolfcrvò,
come narra Pio II. nell’uà fari. 2.
cap. 3 1.
ij. Il color Violato , detto violetto
ancora, o porpora, o pavonazzo , che li
fa col
De' Coleri delle Gemme \ C*p. Xi
fa col nero temperato col vermiglio» li-
gnifica nell'arma» nobile! cofpicut_j,
grandezza per dìgnit! » rincompenfa A"
onore, graviti, dominio , lede, fortuna,
e potere . I ra’ Pianeti è attribuito a
Giove: ìle’dodeci fegni al Sagittario: de’
cicli al Novembre, e febbraio ;de’ gior-
ni al Giovedì; delle Gemme al Zaffiro:
dell’ erbe al balilico ; degli animali al
iToro ; degli uccelli all' Aquila: de' pelei
al Delfino; dell' et! alla vccchiaja : de'
fiori all’ Iride : de' numeri al terzo . So-
Sra 1’ \Jomo dinota maturiti di lenno,
.cligionc , prontezza nell' operare , c
gravit! . Nella Donna, penfieri alti, cd
amore religiofo . Ne’ fanciulli, ingegno
elevato , efapienza grande. Nelle Li-
vree,fignor»i, e eiurildizionc fpirituale»
o temporalc.Nclle Bandiere, lc^, amici-
zia, c buona corrilpondcnza . Nelle Ta-
pezzarie,nobilt! patrizia, magnanimità,
c decoro. Col giallo rapprefenta fedeltà
ficura» cd atfetto buono: col bianco, re-
ligione, cd ubbidienza pronta : col gri-
fo, invidia di onore: col rollo , arditez-
za temperata: coll’ azurro, piacere con-
taminato: col verde , fpcranza fuperba:
col nero, gcnerofa pazienza: e col tanè,
pallìone difciolta .
i<5. Altri colori àncora confederano
Co’ i loro lignificati . Co<ì il Ripa dice,
che il color di verderame» e della ruggi-
ne » lignifica maligniti , perfccuzione;
il cui fine è consumare altrui o nell’
onore, o nella roba danneggiando. Ov-
ai la ruggine lignifica ignobili! di ani-
mo, privo di virtù , come la ruggine di-
vora il ferro . Il colore verdegiallo li-
gnifica poca fpcranza , difpcrazionc. L’
incarnato incolore, che danno a Venere,
e lignifica lufTuria , e corrfcguimento di
amore .11 morello ne' Religioli lignifi-
ca il loro amore, intento alle cole divi-
ne, e cclclti, cd al palleggio all' altra vi-
ta. Dinota ancora difprcgio di vita per
amore, c fermezza di animo, in feguire1
l'oggetto amato in vita , ed in morte.
Il color vario , o mifchio, attribuito a
Tom. /,
Mercurio, lignifica gioventù, vaghezza,
varietà di mente, in(tabiliti,bizarria,fre-
nelia, pazzia, poco cervello, variazione,
confusone, c difeordia. 11 Doni diede
nome di Zucca al fuo libro , per ellcr
pieno di fantafie varie , per lignificare
mftabilità, c pazzia : e*l Petrarca pole 1'
ale di color milchio ad Amore nel rap.t.
del Trionfo, i>cr mollrarc l'inltabilità di
elfo , le varie bizarrie » i crudeli furori,
c le lue grandi pazzie . Carlo Palli nella
Selva di varia Ilioria fib.z- cap. iS. riferì
alcuni lignificati de’colori, dicendo, che
il bianco lignifica cattiti, c fede: il mo-
rato, amor vivo: l’ incarnato, lèrvitù: il
nero leuro , a danno ; il chiaro , fermez-
za :il r'olTo ottufo, vendetta : 1’ aperto,
letizia; ildorcto, compimento: ’^l liona-
to bruno , doglia ; il chiaro, grandezza:
il pardiglio, travaglio: l’azurro, gelofia;
l’ amariglio» difperazione: il verde, fpe-
ranza : il turchino, liipcrbia .
n. Giovanni de Rinaldi ftampò su
quello argomento un libro , con titolo
anche moftruolò; perche lo dirti: Il Mo -
flruoftjftmo Molro : c lo divilc in due
Trattati . Nel primo trattò del lignifi-
cato de’ colori : nel fecondo dell’ erbe,
c de’ fiori: c 1’ abbiam veduto ritta mpa-
to in Venezia per Lucio Spincda nel
if99.in 8. Dice cgl fiche fi può co’ i co-
lori far conofcere da alcuno alle amate
Donne, in quale fiato per amarle lì ri-
trovi ; c tutti i lignificati riduce. alle
vanità di Amore;dichiarandofi di fcrive-
re non a i Filolòfi , ed agli Uomini di
altofapcre ; ma a’ fempliei amanti . Si
fpiega ancora , che de’ color1 ha prefo i
più principali ; perche tutti gli altri ri-
durre fi debbono al lignificato di quel-
li, co’i quali hanno più fomiglianza; ac-
crefccndo , c diminuendo il lignificato,
fecondo che il colore farà più Icurm, o
più chiaro. Si ferma alle volte al ftiono
della voce , per cavarne il lignificato,
come , fpiegando il giallo , dice ellcr
voce formata di un’ avverbio , c d’ uq
verbo» cioè Già /’ bo ; c però vuole , che
S Ogni-
r38 • ljlor.dclle Gemme }e delle "Pietre di Giaciute Gimma.Lib.il
lignificar debba: E’ gran tempo, che io ne
fon divenuto pa trone , e poljejjore ; onde
il colore dinoti dominio , e pofleflio-
nc. Nel fecondo Trattato , cioèdell’er-
bc, fiori , ed altre cofe ; fpicgandolc a
fuo modo , c ponendole per alfabeto*
interpreta fpcil'o il lignificato dalle pa-
role con modi puerili : c lenza dubbio,
non potri alcuno , privo del fuo libro,
indovinarlo . Dice così , per efempio :
liccio, bonifica , io ho accetto: mi è grata
e cara ogni tua cofa . Spiega pure cosi i
lignificati delle gemme; c del Diamante
dice: D amante gemma , lignifica colan-
%a, fermerà di animo ; quali dica: Di pu-
re, amante mio, quello, che vuoi ; imperoc-
ché mai fono per abbandonarti ,o slegami
da te : &c. Dice anc ra. Diamante falfo,
cioè Bùio tftgnifica, Dimmi falfo amante,
perchè cosi giubili , e fai fe/la . Del Dia-
fpro così fcriiTe: Diafpro , overo Jafpid/,
pietra durifsima, lignifica, Di di in di, di
giorno in giorno , per mia maggior doglia
diventi più afpro, e crudo. Della Grana-
ta dilTe:/«?ranafa pietra, lignifica, ingra-
ta , f crudele , tu mi hai pure ingannato.
Delle Pietre ancora così cava i lignifi-
cati, come della Pomice dilTe : Tomice. _>
pietra, figrtifica , fumo più amici che pri-
ma : e del Porfido ferme : "Porfido pietra,
lignifica ,io /’ ho per fede , e lo vedo , e lo
provo. Alle volte altera il fuono , e'1 li-
gnificato ancora; de' Fonghi dille : Fon-
ti, fignifiea fingi , e [mula lino a tanto che
Ji apprefenti l' oecafioae . Spiegano alcu-
ni i concetti della mente loto colle co-
fe donate , cialcheduna tenendo il fuo
lignificato ; ma il K inaldi , per metterli
in pratica il fuo modo, vuole, che s’ in-
dovini il fuo capriccio ; o bifugna , che
«hi dona, e vuol parlare col dono: e chi
ricevei c vuol fentirc quclchc gli c det-
to , abbia ciafiheduno un libro dello
ilelTo Rinaldi , e conferire quclchc li
vuol dire ; ma quelle cofe fono puerili:
e per divertimento abbiam voluto dar-
ne la notizia . Sono certamente j colori,
(imboli di molte cofe: cd ha ogni pietra
il fuo colore , per cui ha pure il fuo ft-
gnificato ; c nella Storia di ciafchedui^
pietra riferiremo alcuni .
Della produzione delle Gemme
f opra le Gemme .
% • f
cap. xr.
i. Q I veggono alle volte le
èj Gemme di colori diverfì ;
tanto che in una lleTa pietra più gem-
me , e di più colori unite, Spparifcono.
Spello ancora in una Gemma appare
attaccata , e nata altra Gemma , o una
racchiufa dentro 1’ altra ; però qui vo-
gliamo brevemente trattarne; ancorché
alcune abbiamo (piegate in altra occa-
iìo.ne . %
A R T I C. I.
Delle Gemme dette Matrici . '
z. \ Lcunc Gemme fono appel-
late Matrici , o Rocche ;
perchè fervono di bafe , c fondamento:
c fopra di clTc altre Gemme lì ritrova-
ne più pure, c più colorite; ed altra
volte 1' una è fopra 1' altra, come tra lo-
ro unite . Può ciò avvenire in quattro
modi, poicchè» o la Gemma (la appicca-
ta alla fua matrice ; o prodotta una , fi
produce 1’ altra di nuovo , cd ialla pro-
dotta lì accoppia : o la llefla non -c
ugualmente colorita ; o una contiene in
le l’altra .
Spiega il Cardano lib.j.de Fari et.
cap.i 8.c lib.jÀc Subtil. le matricidi va-
rie Gemme . Pcnlano alcuni , che lo
fmeraldolì faccia nel diafpro, e nel praf-
P10: il criltallo nel marmo : e la Sarda
nell' Onice ; c ferivo , che avea egli una
pietra, che fopra era Sarda, e fotto Oni-
ce . Sempre la matrice è più vile ; per-
chè fi -compone di Portanza più denfa ; e
quella, che Ila appiccata alla matrice, è
più ptcjtiofa . Pcfcjjvc, tra gli altri, il
Mai-
Digitizedby
,-x
t)elle Gemme fopra.
Marbodeo nella Dadylotbeea p.9. riferi-
to dafConig De Ortu , ir inter Uh lapi-
dum cap.i. dentro il Trattato Minerale , e
dillinguc le Gemme matrici » dicendo:
Habet 0 mnis gemma J'uam propriam matri-
cem, è lapii - quodam (ormatami inquarti
fucco d-jtillante , velut infanti materno
Jangu ine, nutrì tur.Smaragdut,enim, Traf-
Jio ìnnaftitur , trjafpidi qitandoque \ Si-
lici Jafpis , Carbunculut Balajio , Sarda-»
Viycbi 1 Cryliallus mar morì , &■ sdamar
Cry! tallo", quemafabrè -admodum re ferì , ut
fapè decipiat etiam Jòlertifiimot Mago-
ne! 1 dttm Cry‘1 alluni prò adamante _»
emunt .
4. Alle ve Ite dallo ftclTo umore , e
dalla fieifa foftanza naicono due pietre;
e ficcome ne’ liquori, la parte ,chc fcor-
re più lontano, Icmprc è più pura ; così
nelle Gemme , 1' umor più puro , che è
fopra il più denfo , fa la gemma più pu-
ra , e più nobile : c così pare una gem-
ma nata fopra 1’ altra . (josì dalla pie-
tra pomicofa lì fa talvolta il Diafpro, e
lo Smeraldo ; ma il Diaiproc pfeuro , e
vile , e quali fede , non matrice , dello
fmcraldo , come nota il Cardano . Le
gemme, per lo [tifi, ad un corpo più roz-
zo , e più ignobile li appiccano : e ciò li
offerva dalle lieflè prima di pulirli ; ei'
efempio fi vede in qualfivoglia umore,
di cui, le una porzione fi metter! in un
vafo, la feccia farà fitto , che farà la fe-
de, o la matrice di un’ umore più puro,
che Ha fipra ; e così difpofti, (c folTcro
dal fugopetrofo indurici , moflrarebbe-
ro due pietre , una fopra 1’ altra, diffe-
renti di colore , di follanza , c di du-
rezza .C osi accade alle gemme *. e quel-
la di folto , come abbiam detto , c ap-
pellata Matrice , o Madre , Rocca , Pa-
lagio, Strato, Sede, Radice .
5. Pare talvolta la gemma nata fo-
pra 1’ altra , ed inficmc congionte ; così
dicono , che Filippo Heinhofero, Patri-
zio di Augulla", avea un Diamante fo-
nia lo Smeraldo, e 1' offerta Filippo II.
Duca di Pcmerania . Riferifcono , che
’e Gemme. Gap. XI. 139
nella Galleria del Granduca di Tofcanx
vifia lo fmcraldo nel crillallo ; ed ia_»
quella dell’Llettor di Monaco i Coral-
li nell’ Agata filvcllre, o poco elegante.
Puòciò accadere, o,comc abbiam detto»
vedendoli una gemma fopra 1‘ altra ; o
quando una porzione di materia , co-
lorita di una certa tintura, li forma , e
s’ iodurifee dal fugo petrofo ; c poi fo-
pra la medetìma lì attacca un nuovo
umore, colorito di altra tintura , c indu-
rito da altro fugo ; faccndofi talvolta
una perfetta unione di aìnbedue le
gemme , fecondo le fuc parti , una fola
gemma apparendo : cd alle volte non
ugualmente lì unifeono.
6. Può altre volte la fìclTa Gem-
ma non tèmpre far fi da umor diverfo;
ma comporli dalla ftclTa materia , la
quale, o non è colorita per tutte le fùc
parti , o non t giunta alia fua perfezio-
ne , e dicefi immatura . Vuole Carda-
no, che 1’ Ametillo lì faccia dal Crillal-
lo finito; perchè non vi trovò attaccata
altra pietra per matrice ; ma le punte
aveano già cominciato a colorirli ' coi
vapore della terra; onde può apparire
una pietra compolla di Cnftallo , c d’
Ametillo; cioè 1’ uno nato nell’altra ;c
pure farà una gemma, non ancora tutta
crfezionata . Vide il Boilc più pietre,
elle quali ciafchcdùna era parte rubi-
no, e parte fenza colore ; cd alle volte
in una llelfa pietra due parti erano
confimili , e quella di mezo diverfa;
onde fpeflTe volte gli Sciatori delle
Gemme furono coUrctti diminuire la
grandezza del corpo , togliendone la
parte non colorita . Giufcppe Acofta
dice, che gli fine laidi crefcono nelle pie-
tre, fimili al crii! allo : e che nc vide al-
cunùmczo bianchi, e mezo verdi .Alle
volte fi cava la Gemma non perfezio-
nata, la quale, benché fia impietrita, non
ha ricevuto il fuò colore , che ricever
potea; per li pori la tintura introduccn-
dofi ; o 1’ ha ricevuta in patte: ed allo-
ra parerà lina gemma nata nell’ altra, e
S a pure
T40 Ijfor. delle Gemme , e delle Pietre di Giacinto Gimma.hib.I. .
pure fari una ftclla parte perfezionata ,
e parte imperfetta . Alle volte eziandio
nelle Gemme della meilsfima l'pccie , c
gran diverlìtà nella durezza » come di-
ce il Cardano : e parc » che pallino da
una fpecie all’ altra ; c ciò accade per
cagione de* fughi , o per cagione delle
parti; come in una ofeura Onice la par-
ie nera fari più dura della cerulea .
A R T I C. II.
Pelle Gemme co’i corpi deh-
* tro Ulti ni i .
7. Q Fello veggonfi le Gemmo »
1^ che tengono racchiufe cole-»
eterogenee, e diflìmili, o altra Gemma t
e talvolta nella materia della Gemmo
fi vede qualche corpo, duro,c diflimilc,
che li ritrovava prima d’ indurirli . Vide
il Baglivo nel Mufco di Marco-Anto-
nio Sabatino un’Onice lucida, e diafana,
che avea un corpo , con alcune frondi
d’alberi nel mezo inferite;così il criital-
Jo con gocciole d’acqua, con pictruccie,
con granelli di argento, concorpicciuo-
li di color biondo , e Amili , OlTcrvò il
Boile nel mezo dcH'Elettro( che foglio-
aio annoverare tra le gemme) un’ampia
*d intera molca, di figura, e di grandez-
aa, limile alla Iocufla, divcrfamentc pe-
rò colorita , e tenca le ale aperte . Nel
tfriftallo oflervò, che avea nel mezo
una goccia di acqua , che potea vederli
col muoverlo ; ed un limile cri (fallo nel
Mulco Settaliano vide litmullcro , che
atteila ritrovarli più criilalli pieni di er-
be verdi, di peli, di frammenti di legno,
«d altre cofc limili , naturalmente rac-
chiufe , le quali racchiuder li polTono
nella materia fluida del criftallo, prima
che li faccia duro ; e che ciò può avve-
nire in tutte le pietre, lo prova il Boile
in Hifì. Fluid. & Firmit. il quale rife-
rifee altresì in Specim. Gemmar, che un’
erudito, tra. molte Gemme portate dall’
India, vide una, grande quanto iuta noc-
ciola , nella cui dura foftanza vi er*_i
una caviti, uguale ad una perla roton-
da ; c che quella rarità ebbe il prezza
fino a cento libre di oro ; benché folle
la pietra di poco valore. Di quelle-»
pietre , che hanno i corpi racchiufi den-
tro, diverlì clémpj fi leggono appo gli
Autori : c diverlì ancora in altri luoghi
di quella Illoria riferianjo .
. 8. Dalla divertiti de’ fughi , dalla-*
tintura , e dalla materia , dt cui abbon-
da il Mondo fottcrraneo , fi fanno più
operazioni della Natura nelle Gemme ;
c lì fanno altresì o dall’abbondanza , a
dalla fcarfezza del colore .Così talvol-
ta il fugo abbonda , c talvolta è torpi-
do ; cu alle volte fi mefcola con altri
fughi , ed impie nifi, c , e indura , o Cu-
bito , o con lungo fipazio di tempo .
Accade lo Hello ne’ Metalli ; come dico
il Bcchero in fupplem. Tbyjic. Jubtcrr.
cap. 1. Hanno, perciò, i Milli fotterranci
il loro tempo ltabilitoic prima del tem-
po dovuto, fiafanno imperh:tti,cd imma-
turi ; c così fono i carbonchi , o rubini
bianchi. De’ Metalli, dice il Matefio,cho
alla loro pcrfezioncje fono giunti, pof-
fono conlumarfi , e quali bruciarti da-»
qualche accidente , che fopravvicne; ed
allora , dicono i Metal larj , che troppo
tardi vennero a cavargli , e conferma lo
s flclfo nel lib. De Inere fa. C f Dicrcm. Me-
tallorum Andrea Solca , „
9. Non Qpflbno alle volte i fughi
cfcrcitar lavirtù loro, quando non hanno
i corpi difpollùc /corrono allora in for-
ma di liquori ; ma fc ritrovano difpofi»
la mateiia , o mullrano fubito la forza
loro , o con lunghezza di tempo, fecon-
do la diverti loro difpofiiione ; o fc-»
condo la diverfiti de' pòli ; come fi ve-
de nelle acque de’ fonti , che feorrono
in figura di acqua ; ma fc incontrano
qualche legno , o altra materia, o fubi-
to , o tardi la convertono in pietra , o
nella pietra la racchiudono . Scrive il
Boterò nelle Rela^. Vnivtrf ali pari. y
[ib. 3. che ne' Pclcrti deli'Dgitto, vi li*
Digit
' Googl
Delle Gemme rivendenti di tutte. Cap.Xll. 141
Stcrreno»che ha forza di convertirci in
pietra ogni materia : c in quei luoghi
vicini fi vede quantità di fale , in forma
• di pietra bianca 1 e di nitro 1 che nafee
ove l’ acque del Nilo rimaftevi, dopo la
crefcentc , colla forza del Sole il con-
denfano .
io. Siccome le Gemme corpi dilfi-
mili racchiudono, così ogni altra pietra,
ed ogni metallo, può ancora altri corpi
racchiuder dentro . Prima d'indurirfi la
materia della pietra , della Gemma , c
del metallo , può talvolta qualche cor-
po in erta trovarli , e 11 chiude nella-»
iteiTa materia. Nelle Gemme chiare-»,
perchè i corpi racchiuQ il veggono*. Il
«mmiranq , c ti prezzano quelle opera-
zioni della Natura ; c pur’avvicne a ca-
lò , che qualche corpo nella pietra li ri-
trovi prima che s’induriica .
Delle Gemme rifplendenti di notte .
CAP. XII.
•
». T O fplendofe delle Gemme ,
L» che diconfi di notte rifplcn-
idere, appartiene al colore, che nella lo-
ro generazione ricever polTono : e qui
non trattiamo di quelle pietre, le qiiali
coll’Arte fi fanno, come i Fosfori *di
cui feriveremo nel fuo luogo ;ma delle
Gemme vere , naturalmente pro-
dotte . Raccontano veramente maravi-
Élie r ed Autori gravi fanno delle ttefle
iemme, lucenti nelle tenebre, menzione;
c perché più didimamente polliamo
dammare quanto hanno fcritto: tratta-
remo ne’ leguenti Artìcoli quello ar-
gomento .
A R T I C. I. .
Del numero delle Gemme , thè lu-
cere di notte /> credono .
T A virtù naturale di rilpler»-
JL dere nelle tenebre » a molta
Gemme è da varj Autori attribuita—»;
cioè a’Diamanti di una Inezie particola-
re , a’ Carbonchi , a' Rubini , a’ Piropi,
ed a certi Topazj . Confettano però, che
queito fplcndore fra proprio del Car-
bonchio , il quale prende varj nomi j
poicchc da alcuni il Carbonchio c ap-
pellato Diamante 1 perchè, quando c
perfetto, manda uno Iplendore candido 3
e penfa l’Aldrovandi così dirli; perchè,
a guifa del Diamante , relitta al fuoco a
Stimarono altri , che il Carbonchio , e’I
Rubino , fieno una lletta pietra ; e cre-
dono altri , che tra loro diiFerifcano ,e
che il Piropo fiafpezie di Rubino . Del
Crifolampò dille Solino cap. 45. in fin.
Cbryjolampis apparet , quem lapidem lux
celai , proiit objcurum. Hdtc enim ejt in il-
io divertita s , ut notìe igneus fu , diepal-
hdus . Il Majolo Dier. Carne, colloej. 18.
riferifee quello luogo di Plinio ; ma di^'
ce il nome della pietra Chryjotapjus : c
forfè volea dii e il Crilopazzo: e f ggiu-
gne , che Ifidoro la chiama Chry/opaf-
JumjEtbiopicumlib.ió.cap. art. 15. ma
che nel cap. 14. 1’ appella ChryJ'olanfem
così detta gemma dall’ oro, c dal fuoco;
perchè di notte fu di fuoco , c di gior-
no aurea . Plinio dice lo ttcflò del Cri-
folampo lib. uli. cap. io. Anerma anco-
ra il Majolo, che lo fletto avviene af
Topaz io ; perche a color di oro lucido ,
e fplendido, appena di giorno fi vegga ;
ma di notte prxlucidumv'idctur ab omni-
bus. Strabo lib. ó.nafcitur in Tbcbaide.
Tanta virtù di rifplendcrc vogliono ,
che abbia il Rubino perfetto , cnc ditte
Marbodeo :
Hujus ncc tenebra poffimt extingueré
lucem .
Del Carbonchio,dicc Alberto Magno ,
o altro Autore , nel libro attribuitogli ,
che, fe veramente è buono, dà luce nel-;
le tenebre a guifa di carbone ; ed attcr-
ma cosìaverlo veduto : fe mcn buono ,
e folamentc vero , rifplenda nelle tene-
bre quando in un vaiò mondo c puli-
to fi mette , e (opra v j fi fparge de ll'ac-
‘
142 lJtor.de Ile Gemme , e delle Tietre di Giacinto Gìmmtt.lJb.i:
qua chiara ; e pensò , che non abbia
Eerfetta nobiltà quello, che nelle tene-
re non rifplendc .
j. Vogliono ancora » che la ftefla
virtù abbiano l’ Orfano, la Selenite , ed
altre pietre, alle quali non danno no-
me ; e nel feguente Articolo nc porta-
remo gli efempj .
A R T I C. IL
Refezioni intorni le Tietre lucenti
nelle tenebre .
4. T~\ I quelle Pietre lucenti mol-
L.J te Morie , e molte relazio-
ni raccontano , per rooflrarlc vere : e
qui alcune vogliamo riferirne, per po-
terle poi nel feguente Art icolo moli ra-
re di poca for2a . Cardano De [ubili,
lib.-j. lcrilTc, che Lodovico Vartomano,
di Koma,riferifca avere il Re del Pegù,
nell’ India, Piropi di tanta grandezza ,c
fplendore , che, fe alcuno avrà veduto
lo Hello Re nelle tenebre , non altri-
mcnte gli avrebbe partito rifplenderc
con lume chiaro , che fe folle flato da'
raggi del Sole illuftrato . Dice, cheli
chiama Piropo la più nobile fpecie del
Carbonchio : c tre fpecie atlegna ; una,
che rifplendc nelle tenebre , come quel-
la, che fu veduta da Alberto »c che ap-
f «diano Piropo: la feconda c terza, qucl-
elfcirc, che Alberto riferilce . Nell*
opti fedo, poi , Degemnùs,& color, alli-
gnando due Inezie dc'Carbonchj orien-
tali , diire , che merita il nome di Car-
bonchio propriamente , e di Piropo ap-
po i Greci, quello, che al tatto è arden-
te , c che (barrendovi fopra l’ aicqua di
notte , rifpfende come fùoco ; ma che-*
gli altri carbonchi fieno come femmi-
ne. ScrilTe ancora nel num. 8i. che 1‘
Orfano , gemma così detta , di color
Eurpureo così eccellente , che non ab-
ia limile, luce nelle tenebre ; ma che-,
vi fono alcuni, che vogliono , I' Orfano
elitre il Piropo Hello; altri lo dicano
bianco , clic manda raggi di fuoco ,
che ambidue fi trovano. Lo numera tra
le tre rarilfimc Gemme , come la pietra
d' Ammone , 1’ Orfano , e l’ Opallc ; e
nello fieflio Libro , quando tratta de'
colori , riferifee le parole di Amato , di
una pietra, che vide , c cpsì dille : Erat
lafillus hic afpetiu mirus , magnitudine
nielli ovi gallina primìpara: ; .qui (ut
divi ; albifsmus erat , in tendrit ex Je_>
lucem emittenti non alleò tante» ingeritemi
uicatapbratii homi riti trecenti coram co
illuminari pojfent , ut rudes putant . Cre-
diderim ego Selenitem effe candidum , pri-
llici dum, minimi • fonderofum , i« Arabia
nafeentem Erat quoque ei lapilli'. s alter
ollw \ ungiti < l u inani magnitud ine , qui ex
[e igneat quafdam fìammas emittebat , in
ten bri r quoque tucens.quem illt Orpbanum
nominabat , ut carbunculum aliunanàm.
c urinine uhm non rf.br umi [ei albume ti am
Marlodxut effe dici t .
5. Bartolommeo CalTanco,Miniflro,e
Giurifionfulto Francefe.in Catal.Clorite
Mund. pan., t:. confid. 92. fcrjye cofa di
gran maraviglia, cioè di un Carbonchio,
il quale fopra una Piramide fi teneva-»
nella Città fiia patria , e di notte facea
lume a tutta la Città ItclTa . Così egli
fertile: Inter gemmar, v. r ò, colore r ubeo, e ar-
bubrulus rubicundi[simur eft, & hujur co-
lor igneur eft, & in tenebrisi nocle ma-
gli quàm die lueet , ut carta »om die ob-
J cura tur ; notte ver ì , &ym obfcuro tan-
tum refulget , ut circa [e notimi , quafi in
diem -verta f. & olim , ut ferini-, in bue Ci-
v 1 tate Heduenfi- erat Carbuntulur pofitut
[uper Tyrami trm adbuc ex t antem in Supe-
riori parte Ci *itaùs , ut lumen nottu ef-
fonderci per totam Civitatem . Quella fa-
vola, creduta vera dal CaHanco , I’ ha_»
pur creduta, c riferita, Tcmmafo Gar-
zoni nella Tia^a VnivcrfaULifc.tf.
6. L’ Autore di quell* Onufcolo
col titolo Trjoro delle Ctoje, riferifee nel
Cap.4. ne! fine, di avere udito da un
Rcligiofo , che lo lidio avea veduto
dentro una Cartiera ofeura , una Gem-
ma
Delle Gemme rifplendettti di notte . Cap.'Kll. 143
ina rifplendere di notte , la quale non
era Rubino ; ma di un pallido colore di
cedro» che (limava elicer Topazio » o
Diamante di quel colore .
7. Roberto Boile Objerv. De •4dx-
mante lucente , aggiunte al trattato De
Coloribut , fcrivc , che uno avea un Dia-
mante» che drofinato luceva; e che i Si-
gnori di Claitonio aveano altresì un ra-
ro Diamante ; c porta alcuni efempj ,
cioè :
8. Marco Polo narra del Re di Si-
lam * che poffedeva un Rubino » il più
nobile» che vi folle per tutto il Mondo»
di lunghezza di un palmo, e di groffez-
za di un braccio, fenza neo, che rifplcn-
deva a guifa di fuoco ì ed avendogli
offerto a nome del Gran Cani, fuo Si-
gnore, il prezzo di una intera Cittì : il
Ke non volle vendcrló,pcr tutto il tefo-
ro dèi Mondo ; perchè era (lato de’ fooi
Antenati •
9. Nella Relazione fatta al loro Im-
pcradore da’ i due Cofacchi della Ruf.
Ila nel 1619. de’loro Viaggiai riferifee,
elfere (lato a loro raccontato dal Popo-
lo di quella terra, che il Re loro potfe-
deva una gcmrru ( che llimaoo Rubino)
che di notte» c eli giorno ancora, a’ rag-
gi del Sole rifplen Jeva .
10. Narra il medefimo Boi!e,avcre
udito da un Prefetto di una Colonia
nell’ America , effervi tradizione tra
gl' Indiani di quel luogo, che in un cer-
to monte . in cui èdilheile l’ accollarli,
vi fia una pietra , che manda di nott--»
una luce affai viva, in diflanza grande;
e che vi mandò un’ Inglefe con altri
della terra per offervarla; il ciuale riferì,
che avea veduta una luce di lontano;
ma,o che (i era egli difperduto nel
cammino, o per altra cagione: ritornato
condiiiculta al luogo, donde n’era
partito » tornò a vedere la (leda luce.
11. Benvenuto Ccllini Dell' *Arte
Gemmar. lib.t. dice, che in tempo di Cle-
mente VII. Papa, vide nelle mani di un
Mercadaqte Ragufeo un carbonchio
con bianchezza livida , molto graziofo<
c fplcndente , che dava luce di notte , a
guifa del fuoco, il quale (la fpirando : c
che un certo Giacomo Cola, di notte
ritrovò nella fua vigna una pietra
fplendente.a guifa di una picciola brace;
0 che avendola comprata maliziofamen-
tc,a vii prezzo, l’Ambafciador Veneto;
partì fubito da Roma ; perchè non folle
codi etto a rellituirla : c che poi a gran
prezzo la vendè a Collantinopoli al
Gran Turco . Dice ancora lo Hello
Cellini , come narra 1' Imperato
l ib. 1 i.DeW lftor.Nat.cap. 1 o. che i Rubi-
ni de’ luoghi Meridionali, benché po-
chi fc ne veggano , non hanno color
grande » come i Levantini ; ma imitano
il Balafcio accedo c vivace ; deche di
giorno d veggano brillare , e di notte-»
rendon luce Umile alla lucciola : e que-
di> che di notte rifplendono » fono pro-
priamente chiamati carbonchi.
iì. Afferma il Boilc,che, benché da
egli molto alieno dall’ammetter per ve-
re le cofe maravigliofe; non però è affai
pronto a ributtarle, come imponìbili ; e
riferilce gli clcmpj di coloro » che tali
gemme concedono. Tacitamente, però,
concede , che quefte gemme d ritrovi-
no , ancorché abbia riferito in contrari®
le parole di Boezio de Boot , di Gio-
vanni de Laet , c di Vormio , le quali
portaremo nel Tegnente Articolo .
13. Il Conig riferifee una lettera di
Franccfco Spinola, Milanefc, fcritta al
Sacerdote Franccfco Pilo di Brefcia nel
1 56100 cui fpiega, che tre fpczic vi de-
no di Piropi;!a prima , detta mafehio da"
Perdani, cne li ritrovi nel Pegù dell’In-
dia , di mirabile grandezza , c fplendo-
re, più prcziofo di tuttcl’ altre gemme,
e che abbia ricevuto dalla Natura una
propria luce , la quale di notte rifplen-
da come Sole . La feconda fpecic dice,
che da nel paefe de’ Trogloditi nella
Libia, e che rifplcnda nelle tenebre» po-
lla nell' acqua . La terza fpecic più vile,
detta femmina, da' *\fcdj , c Rubino da’
poltri»
144 'if or. delle Gemmi ft delle "Pietre di Giacinti GlmmaX.tl.Jf '
fiottìi, priva di lume proprio. Dice, che
di quelle fpezle molte cofe hanno fcrit-
to Plinio , Alberto , Ilìdoro , il Marbo-
dco,cd altri Poeti, come Lucrezio, Ov-
vidio, Properzio, il Vida .
14. Giovan-Giacomo Vechero De
Jècretit iit.jxarr.jH.fcrilTe : Carbunculus
in tenebri t rutilat, aerem circumjecùs prò
torporis modo illuminandole vi cita Gio-
jvanni-Batiila Porta .
1 j. Franccfco Ruco nel lìb. 2. cap.
14. anche fcrive di certi Carbonchi , i
quali per tenebrar lumen diffundunt ; e-,
così quali tutti gli Autori degli antichi
lecoli •
I Padri , e Dottori, la mcdcfima
opinione dagl’ Jttorici , c da’ Jilofofi ri-
ferita , per certa ricevendo , 1’ hanno
tifata nelle loro interpretazioni , cd ap-
jilicata a varj Pentimenti morali. S. Uni-
amo concede una fpezie di Rubini, che
di notte mandi fcintilie di fuoco ; c che
fa tanta la luce del Carbonchio , che-/,
benché altri con vette la ricuopra ; non
però polla contrattare la via a quei rag-
i, che d’ ogni intorno fi fpandono. In-
oro lib. 16. c. 13. Carbunculi fulgor nec
rotte vincitur ; colore ign)tus,ut cario, lu-
tei in tenebria . Conferma lo ttelfo 1’
Abulcnfc , che tenebrai notti! convinci t.
Il Pcrcorio molto più fi diffonde, fer-
vendo : Carbunculus eli lapis pretiojìfsi-
m us, ignei colorir, qui iti fulget,quod nec
notte vincitur fulgor cjus: lutei enim de
notte » ita quod ufque ad oculos radici vi-
brai: & tum fiat multe fpetiess Jcil. duo-
decim, ille lame» eft patior , qui plusful-
get , <& rutilat , more i«nir, ut dicit Ijido-
rus. Eft etiam quedam Carbunculi fpecies,
cateris nobilior , quamZona candida , &
frtecinttaiomnit autem Carbunculus notte ,
&die rutilat, alque fulgct,& more ignis
jugitcrinardefcit . S. Agoftino/ii. 2. De
Dottrina Cbriltian.cap.iC.afferms, che il
Carbonchio non fi riscalda; ma lice nel-
le tenebre : e pjù dentro , che fuori ri-
fptcndc.C ornefio ì Lapide in . Apocalypf '.
mentre fcrive del Carbonchio , fpiega:
Scilicet modica lue -in [e eclletta j non at£
temprai emicante sali Gemmari i experti
dicunt.
1 6. Il P. Giovanni-Stefano Meno-'
chio nelle Stuorc Centura . cap. 32. fc riffe
uclche narrò diano di Eraclea, donna
i Taranto, la quale avea curata la gam-
ba di una Cicogna picciola , caduta da
alto: e che quando fu fana, là lafcio via
libera ; e che la Cicogna ltcffa nel fc-
guente anno , volando piacevolmente
ìopra Eraclea, col becco le pofe una pie-
tra nel feno , la quale di notte nella
ftanza mandava fplendorc ; c ne loda lj
gratitudine dell'Uccello .
17. Gliefcmpj, e le autorità fono
veramente molte di coloro , che attri-
buifeono lo fplendor nelle tenebre alle
Gemme : fpizialmentc al Carbonchio,
cd al Piropo ; perche 1’ antichità tutta
fu di quella opinione ; la quale, pervhè
poco ci è foddìsfaccentc : vogliamo eoo
ragioni, c con autorità rifiutarla .
A R T I C. III. '
Si dimoflra effer favola , che le Gemme1
[riprendano nelle tenebre .
18. RA le molte favole , che
A per verità fi difendevano
dagli Antichi , c lènza dubbio quella,
con cui fi dà virtù così maravigliofa ad
alcune Gemme , quale èrifplcndCre di
notte. Quclchc reca manviglja mag-
giore, è , che tanti Principi , a cui non
manca 1’ autorità ,e'l danajo ,fi veggo-
no privi di fimili Gemme ; ancorché
molte, c rare ne abbiano ; c pur dovreb-
bero ricercarle per proprio ufo , come-»
r'iù nobile de’ lumi , che nelle regie
lanzc fi confumano . Tutti gli efempj,
e tutte le relazioni, che fi portano, fono
f fpetredi fede, perchè tutti Io dicono
per detto altrui . Quelli , che porta il
Bo;le; ancorché fodero veri, non pollo-
no pcrfuadcrci , che lì fieno vedute fi-
mili Gemme; poicchè il Diamante ttro-
fina-
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w
Delle Gemme rtfple nienti di notte. Gap. XII. 145
finito dava più tolto un certo fplcndo-
re collo ltrofinarfi , quale hanno ancora
tutte le Gemme vere ; ma co’ i raggi
della luce. Lo Hello Boilc afferma , che
per l’offervazione fatta nella Regia Ac-
cademia di Londra ,il Diamante poffc-
duto da’ Chitoni, appena partecipava
del comune fplcndorc degli altri Dia-
manti^ Marco Polo» Veneziano, cty cui
abbiamo il racconto Delie Maraviglie
del Mondo per lui vedute , llampato in
Trevigi appiedo Girolamo Rignettini
nel 1640. in 8. il quale abbiam voluto
riconofcere, nel Cap. 1 20. dice fidamen-
te, che il Rubino dell' Ifola di Silan era
roffo come fuoco ; non che luccffe di
notte . Quelle fono le fue parole: Que-
llo Re ha un Rubino il più bello , che fu al
Mondo: ej]o è longo una [panna, ed è ? rof-
fo come un bra^o.ed è Jplendidifiimo jen-
^a alcuna macula: e roffo come foco .11
bainone con 'altro Autore , che cita,
ciò conferma nel Lexic.Medie.del Cu! lei li,
così dicendo quando tratta del Carbon-
chio : Nobiliores in Infula Zeilan nafeun-
tur, ubi etiam Rex illius Infulx pofsidet
jure hxredìtario Carbunculum inxliimabi-
lis pretti, palma tranfverfx magnitudine,
triumque dtgiiorum latorum crafsitiem ha-
bentem, Jplendoris ignei, utiex Taulo Ve-
neto notavit Erafm.Francifc.part.z.Hort.
Jndic.pagtìzzs >. NeH'elcmpio dello ftef-
fo Boilc non li dice»chc fplendea di not-
te; ma a girila di fuoco .
19. I Cofacchi nella loro relazione
affermano di avere udito, ma non vedu-
ta la Gemma di quel Ke , che di notte
rifplcndea . Il Prefetto della Colonia
dell’ America, narrò, che l' Inglcfc avea
veduto il lume, non la gemma nel Mon-
te, c che non avea potuto accollarli, per
vedere fc era gemma . Potca il lume
avvenire da altra cagione : c quei del
paefe ben potcanopurc ingannarli ;non
avchdo fatta fpcrienza della verità;
poicchè a loro non era permeilo 1’ avvi-
cinarli a quel Monte , fenza pericolo
della vita . Il Diamante del Ragufco,
To~. r 0 1
fe avea un giocondo Iplendorc , altro
non era , che quello , if quale è proprio
delle vere Gemme : c dice lo Ite ilo
Celimi , che non luceva come un' acce-
fo carbone ; ma che lo vide rifiden-
derecome un fuoco fpirante e forle co-
sì a lui parca; e nè meno dice averlo ve-
duto di notte . 11 Vartono anche riferì
di avere udito,che il Re del Pegù avcilc
quel Rubino Intendente : c dei medefi-
mo Vartono il Boile mollai dubitarne,
col dire: Certi nonjumur, viros illos, qui
feipfos tefies rei oculatos jatlabaat, verum
dicerei dicere tamen id potuere , nobis con-
trariavo evincere haud vaienti bus . Gli
efempj,dunquc, recati dal Boile, non ci
sforzano a credere, che veramente fi fie-
no vedute tali gemme ; nè le altrui rela-
zioni riferite, ci danno una (oda autori-
tà; imperocché il Cafianeo , il Cardano
affermano di averlo udito ; ma non ve-
duto. Il calci d’ Eliano non ha veruna,
forza; perchè ha nel fuo libro fcrittc al-
tre favole; e l'Autore del libro, attribui-
to ad Alberto Magno, attclla altre co-
le , che fono pur difficili a crederli . La
Spinola appiedò il Conig» niente ripete
di nuovo; ma folo le cole, che gli Anti-
chi , c i Poeti hanno fcritto : ed è fiata
debolezza dello Hello Conig portare
nella fua Opera la lettera dello Spinola,
a cui ha voluto favorire, come fuo ann-
acquali che una gran novità avelie re-
cata. Tutti gli Autori , che favorifeono
1’ opinione , che i Carbonchi di notte
fieno lucenti , ciò riferifeono per altrui
detto: benché due Uomini Iodi difende-
vano di aver veduti i Carbonchi lucen-
ti di notte in Venezia nel Tcforo di S.
Marco , e ne aveano fatta la fpeiienza
di giorno , ponendogli dietro la porta
nello feuro ;ma poi rollarono ammutiti
quando videro una lettera venutaci da
Venezia, in curii dicca , che ciò era fa-
vola, come riferiremo nel fine deH’arfjr.
prefente .
zo. I Santi Padri, e Dottori, riferifeo-
no quelche trovano lcritto , c tenuta
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i4<? Ift or. delle Gemme , e delle Vletre di Giacinto Gimma.Lib.I.
per vero , per valerfenc a dare docu-
menti morali , come abbiam detto nel
cap.j. e non hanno 1' obbligo di elimi-
nare la verità delle colè» per cavarne i
documenti. Il Pellicano , che fi fquarcia
il petto, per dare col lingue 1* alimento
a’ figliuoli: la Fenice » il Bafilifco » c li-
mili animali , che abbiam dimollrato
favolo!! nella Difjertat. De Fabulofts
minimali b.purc con buona regola fi por-
tano per fimboli , i quali li cavano o
dalle cofe vere» o dalle favolofc» tenute
per vere . Tutta 1* Arte Simbolica ogni
corpo , ogni figura ammette» per cavar-
ne il fuo (imbolo » il lèntimcnto » che-»
fpiega il concetto della mente » la fimi-
litudine per applicarla . Approva tutte
le favole vecchie » che hanno forza di
lìoria ; onde nell’ ~4rt.Toet.cap. 22. dille?
Arifìotile: ~A principio bujufmodì fabula
tontexenda non crani ; fed ft femel confi i-
tuta fint , & itdrecepta , eas aimitti ,
quamvis abfurdas , probabilius eri» . Al-
cune cofe in quanto fono falfe.fono im-
ponìbili: ed in quanto fono ricevute dal
volgo , fono credibili. Così i Poeti deb-
bono regolare i Poemi fecondo la cre-
denza comune j focondo gli Spofitort d'
Arillotile appo il Cade! vetro nella-»
Toetiea. Il Pidnclli nel Mondo fimbolico
tib.u.cap. Sporta alcune Imprefc fe-
condo la credenza comune > che di not-
te il Catbpnchio rilplenda ; onde Barto-
lommeo Rodi figurò molte pietre prc-
ttiofe in un vafo cì’oro , col Carbonchio
nel mezo,c col motto Cunfi it fpUndidior.
erfignificare » che l’amore , e carità
i S. Gio: Evangelifta , fopravvanzava
tutte l' altre virtù » di cui era adorno.
Il P. SilvcftroPietrafontarapprefcntò la
modeltia di un virtuofo , che amava di
efercitarc i fuoi talenti piti tollo nc’pri-,
vati » che ne’ pubblici congrcffi»col fare
un Carbonchio , che fplcndeva fuori d’
una calla aperta in camera tcnebrofa_->
col m^tto .Amai obfcurum : e ne cava il
Picinelli la moralità , dicendo, che con
quelli fenfi Gi,esù Crillo ammaeltrava
i Fedeli : Attendile , nejufiitiam vefiram
faciali s coram hominibus,ut videamini ab
eie: Mail. 6.1. e poco dopo : Sit Elamo/y -
na tua in abfconditO,& Valer tuus,qui vi-
dei in abjconiiiOy reddet libi. Et cum ora-
veritx intra incubicuhm tuum , & claujo
offio, oraTatrmtuum in abfcondito, &e.
Matt.6.q.6.e cosi degli altri efempj : . c-,
quello è 1‘ ufo della Simbolica' .
ir. Quelche narra, però, il CafTaneo
del Carbonchio della Itia patria, pollo
fopra un’alta Piramide, donde dava lu-
me alla Città tutta, come avea udito : è
una delle favole , che non hanno anco-
ra inventata» e fcritta gli Autori de’Ro-
manzi,e de’ Poemi , i quali cefi ogni li-
bertà fingono quelche a lor piace - Nar-
rano pero alcuni Romanzi antichi , eh?
dentro le carnei e de’ Sepolcri , o de’
Teforùvi folfe qualche Carbonchio, che
dalle lume: e dentro un Sepolcro linfe-»
Platone aver ritrovato Gtge il maravi-
gliofo anello , come diremo al fup luo-
go; ma oiuno ha finto , che una Gem-
ma dalle lume a tutta la Città ; e di
quella favola, detta per iftoria vera dal
CafTancom’abbiam fatta menzione nell*
Ital.Lett .
2i. Il contrario più torto , e con piò
certezza, ci perfuadela ragione »e l’au-
torità di molti Scrittori , che danno [ter
favolofe le Gemme rrfpleiidenti di not-
te: c i primi tre, che qui proponiamogli
abbiam tolti dallo IlelToBoile . Boezio
d? Boat » (limato dal Boile 1‘ ottimo
tra gli Scrittori delle Gemme , lib. 2 .de
Gemm.cap.'iia.YilRr.Mjvna fama eft Carbun-
coli. D vulgo putatur in tenchrii.carbonis
ini far, lucere , fortafi'e quia Tyropds , fé»
timbrar appellai ut à Veterìbus fuit . Ve-
runi haElenus nemounquamferé aflerere au-
Jvs futi, fé Gemmam nottu luccntem vìdif-
fe. Gar^ias ab Horto, Trcrcpìj India Me-
dicus, refertfe allocutum fuijje , cui fe vi-
ci i/Je aff.vnarent: Jed iitfidem non babttit.
2?* Giovanni Laetjnodetno, e giu-
diziofo Autore » aap.de Carbunculo , efr
Rubin. dice: Quia autem Carbunculi ,Ty-
ropi,
Delle Gemme riffle ridenti di notte. Gap. XII.
yopi, & Mntbraccs à Veteribus nominati -
tur , vulgo credimi n fuit, carboni s i w/iar, in
tenebri s lucere, quod lamennie nulla Gem-
ma batienus deprebenfum ; licèi a quibuj-
dam temere j atte tur .
24. Olao Vormio nell’Iftoria del
fuo Mujeo , J’. ha pure per una tavola—»
divulgata > fervendo de1 Rubini ‘.funi
qui Rubinum veterem Carbunculum r|Je_.
exijiimanr. Jcddcelt una illi nota, quoti in
tcnebris,ihjiar ^ imbrutii , non luceat . Mji
talem Carbunculum in xe rum natura non
inveniri, major pari Mutborwn exi/limat.
Licèi unum , ani alterimi in India apud
Magnani quojdam reperir i fcribant ; cwn
tavnen ex aliorum relatione idbabeant fal-
le m, Jed ipfi non ridermi .
25. Garzia dall’ Orto, Medico Por-
toghefe , che lungo tempo fu Medico
del Viceré dell' India ( come già lo ri-
ferifee il Boile ) nella fua IJtoria dc'fem-
plici Mromati part. 1. cap. 50. dice, !*_»
lpczic più nobile del Rubino cll'cre il
Carbonchio ; non perche riattenda nelle
tenebre , ed al bujo ;ma perche la faa_»
chiarezza è più delle altre vivace; ettcn-
do fai fi l’opinione, che luce di notte. Di-
ce , che un Gioielliere gli riferì di aver
comprato nell’ Itola di Zcilan certi ru-
bini minuti>comc fimo i Rubini di Cór-
tica; ed avendogli levati via da una cer-
ta tavola , dove erano riparti , ve ne ri-
mafe uno nafcolto nelle pieghe del pan-
no; c che nella notte allo feuro gli par-
ve di vedervi lbpra una fcintilla di tuo-
co»ché èra il rubino ltctlo . Soggiunge
il Garzia , cttcr.chiara cofa , thè i Mcr-
cailarui fogliono ne’ loro ragionamenti
mcfcolar molte vvilte delle favole; mu>
poi Ita a noi,fc loro vogliam credere.
26. Vi !ide Aldrovandf fcrivc del
Carbonchio nel fuo Mufco Metallico:
Quod noci u , in!lar carbonit, luceat , adhuc
no i e',i exploratum ; Gemmai autem, in te-
nebra fulgent -s,pofje ì natura produci af-
firmamui; dum eaiem natura lignis putri-
da, nitcduiii,fquantji pifeium , & oculis
felium talem lucem impertitur , ut in tene -
H7
bui fidgeat: f cd apud noi adbuc incertunt
eli , num aliqua Gemmabujui condilionis
inrematur . Scrivendo ancora" della pie-
tra Selenite, dice : blunquam vidimut
Selenite»!, feu aliiim lapide»! notiti unquam
lucente m; licèi lapis illuminabili 1 in tene-
bra radiet ; tamen id non natura ; fd arte
prxltat lapis . £ pur della Selenite itef-
fa drifc il Cardano De Gena >1. Color »
che Ila pietra candida, leggiera, rifplcn-
dente» nottu non lucci; Jed loca proxima—,
i llu/lr at; co quod lumen coltigli tuon tranj-
mittit, adeo ut Mdamas.quàre nitet ex te-
rmi, & non elt lam perjpicuus .
27. Giova n-liatilfa ravernicr.Fran-'
cefe , mercadante di Giojc tra' più mo-
derni, il quale ne‘ fei Viaggi da lui fat-
ti nell’ Indie * ove compro varie Gem-
me, anche dalle proprie miniere ;e vide
tutte le Gemme inoltrategli da quei
Re; anzi dcfcriife tutti i Rubini celebri
del Mondo nel lib. 3 .de’ Piaggi d’ Indi »
cap. 14. cd il Rubino del Re di Pcrfia_»
grande quanto un’ uovo , ed altri ;
molte gemme portò pure dall’ Europa
all’India, ove a buon prezzo le vende-
va ; niùna menzione fa del ritplcndcrc
di notte, quale non avrebbe tralafciata;
profelIando di fcrivcre con accuratezza
tutte le ciiriolìtl da lui vedute , o da_«
altri con verità riferite .
28. Giovanni Rcnodco Injiit. Vhar -
maccut.lib.z.fett.i.cap.\.De Rubin. anche
fcrive, che Rubami .i flammeo colore. An-
thrax, hoc eli Carbunculus dittus , non no-
ttu fplcndet , ne c in tenebra accenfx can-
dela: vi ceni gerii ; ut idiotx putant ; Jed
ejtu nitor, quaji f ammeus, prx exteris la-
pi di bui rubeis fulget .
29. Del Ruco, c di altri Autori, che
delle Gemme hanno ferirlo , o del Car-
bonchio han fatto menzione , bifogna
dire, che molte cofc hanno riferito su la
fede degli altri.Son > appo varj Principi,
Carbonchi, c Ruhini perfettittimì, orien-
tali , e di grandezza diverfa , c di tal lu-
ce notturna fon privi ; c poi vanno da’
luoghi rimotiflìmi gli efempj mendi-
T 2 can-
148 lftor. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinto G imma. Lièi.
cando , ed hanno fede a quelchc folo fi
riferifce da alcuni di avere udito. Molti
fc ne veggono in Veneziafpcr tralafciar
gli altri)ncl Teforo di S.Marco, ed affai
celebrati da Leandro Alberti nella fua
Deferì !?. d' Italia , che fa menzione del
groffiflimo Rubino ivi porto dal Card.
Domenico Grimani ; c del Carbonchio
di prezzo ineltimabile nella fommiti
della Bcretta Ducale * c di altri anche
groffì , che fino riferiti da Nicolò Do-
giioni nel lib. i. delle cofe notabili di Ve-
nezia , da Francefco Scoto nella part. t.
dell' Itinerario d' Italia , da Fedele Ono-
fri, da Gi >vanni-Antonio Pacifico nel-
la Cronologia Veneta , e da altri Scrittori:
e benché fieno de’ grandi , e de’ rari;
non perciò fi veggono rifplendere di
notte . E ficcome tal luce non viene ri-
ferita da’ medefimi , e da altri Autori;
così ancora fumo fiati accertati da'Lct-
terati viventi , che eli han veduti; anzi,
per farci cofa grata, fono andati a veder-
gli, perla dimanda a loro fatta . Hanno
Iterò affermato di tal luce , che fia favo-
a : ciò rteffo portiamo dire di altri Tc-
fòri in luogo (agro, che fono nell’Italia,
ove rari Rubini , o Carbonchi fi confcr-
vano, donati da’ varj Principi . Bifogna
dunque conchiudere , che rifplcndono i
Carbonchi , come le altre Gemme, al ri-
fleffo della luce; non che diano lume di
cotte, come le candele acccfc .
Delle Virtit delle 'Gemme *
e delle Tietre .
C A Pi XIII.
r. Ty^T Araviglie veramente gran-
ivi di raccontano gli Scritto-
ri , c Ipezialmentc antichi , intorno le
virtù delle pietre ; non confederando»
che ha la Natura le fuc leggi, c che non
può produrre imponìbili . Più maravi-
gliofa c la buona lède » colla quale cie-
camente 1 uno le fantafie dell’ altro
tralcrivcr fi vede ; poco, anzinicnte’a
quelchc è poifibile, ed a quelchc è favo-
lolo, avvertendo. Celebrano le virtù fe-
condo i tre modi, de’ quali è finto l’ufo
delle pietre ; cioè o nell’ interno ; ordi-
nandoli da’ Medici agl’ infermi., come
varj medicamenti da’ minerali , e dalle
piante ancora fi compongono : o nell'
efierno j portandoli le pietre fopra ì
membri del corpo in forma di Amuleti,
che dicono . 11 terzo ufo è ne’ Sigilli , e
negli Anelli, fabbricati coll’ arte, i qua-
li fono di varie fpezie , o Artrologici , o
Magici, o Fifici, così comunemente ap-
pellati. A quefti fi aggiungono altri,
che noi appelliamo Favolofi,i quali nel-
le Ifioric lono celebrati ; ancorché tut-
te le fpccie loro effer favolofe moftra-
remo . E perchè di tutte quefte virtù
credute, qui trattar ci conviene, comin-
ciamo dalle cagioni , onde le virtù po-
ter derivare hanno (fintato*, e poi pro-
(èguiremo ad cfaminarc le virtù varie
ne’ varj modi divifati .
A R T I C. L
Delle varie opinioni intorno le virtù
delle pietre , e k cagioni loro .
i* LI Antichi , fecondo il co-
vJ mone Provverbio , H irbis ,
Verbi*, ir laVidibusle virtù attribuiro-
no; ma che Ila la virtù .delle parole nel
folo fpiegarc le cofe , per cui furono in-
ventate , in altro luogo di quella-»
nollra Ijloria Naturale , moftriamo .
Il finto Alberto Magno nel fine del libi
2.fr<iff.i.airerì, che fe alcuno vorri far-
ne (pcrienza , appena ritrovar.! una pie-
truccia , che non abbia la virtù fua . 11
Cardano, (overchio affezionato alle fu-
? adizioni , ed alle vaniti, che a’ veri
ilolofi fono di naufeajnon folo alle ccm
fe; ma alle parole attribuì ancora le vii*
tu; "
ed by Google
Delle Virtù delle Gemme. Gap. Xlll. 149
tù; onde tutte le fue Opere di fcioc-
chezze fon piene . Affermò egli lib. De
fubtil. j. ninna pietra alicujm egregi-*
virtuiif expertem cj Je ; e che alis gemma
vitx longitudini, alix incolumi tati , qu. c-
dam divitiis, aliai amori , ali* divinatio-
ni, a’.ìte rotori , ali# boi# fortuna: fovent,
sii x ctiam funi injclices : quxdampigrot,
quxdam timi dot , ait edam Ixtos , qux hn
trifks fatiunt. 11 K.enoJeoli&. i.fefif. z.
lodando le Gemme* nel proemio* dice,
che nuli: dubium eli * quin fuafit Gemmi s
divini lùs infra virtur , ah Tona ; c che
àfa/cino-tuentur , mortile medentur , £ani-
tsiem conftrvanti oculot recreant , menlcm
txbi larant, triltitiam pellunt. Argomen-
tano , che hanno virtù dallo fplcndore,
dalla rarità, e dal prezzo : e credono cf-
fcre imponìbile, che produzioni , così
nobili della Natura, non fienodotate di
qualità projKirzionate , e (Iraordinarie.
3. Didero alcuni , che quelle virtù
derivano dagli Elementi, da' quali fo-
no compofte le pietre : e quella opinio-
ne degli Antichi volle difendere Alef*
fandro Greco,Peripatctico, il quale tut-
te le cofe animate ,c prive di anima, at-
tribuì àgli Elementi . Platone tutte le
cofe intcriori edere ideate dalle Idee Ar-
periori fupponeva , che appellava fe pa-
rate, c di gran'potenza , e da quelle ef-
fcr generato tutto quello , chefi gene-
ra , e trafmutarlì la materia delle cofe
generabili, e corruttibili, ed alterarti; c
così aderirlo , che le pietre ricevano la
compofizione* e la virtù di quelle Idee.
Ermete , e molti fuoi fegiraci Indiani,
c gli Aftrologi didcro , che tutte le vir-
tù delle cofe inferiori fieno nelle Stelle,
e nelle Immagini celcfti . Così Levino
Lennio De occult.nat. mirac.lib.z. cap. 3Ì.
fcride , che il portare un* anello, o un_,
monile, con gemma virtuofa , non foto
è d’ ornamento a chi lo porta, e gli con-
forta la villa ; ma con una certa virtù
naturale, ed occulta, conforta il cuore, e
rallegra 1* animo ; la qual virtù viene
propriamente da lei , c da quella nafeo-
fla ed occulta proprietà , che viene
dalle Stelle , come afferma Marfiglio.
Avicenna pensò , che ih tutte le nature
vi fieno talvolta prodigj, dalla immagi-
nazione de’ Motori luperiori , come fe
in quelli villa immaginazione. Altri, e
fpezialmente gli Aridotelici , ricorrono
alle Catifc occulte; poicch • ( al dir del
Kueo De Gm n. facr. lib. r. che quella
fentenza difènde^ la proprietà di tutta
la foftanza , chiamano occulta; perchè
dalla ragione umana le forze della fo-
ilanza capir norr fi podorro , colle quali
fi fanno così Itupc idi ufiq;e gli Uomi-
ni troppo dotti non le iànno.fe non per
lo continuo ufo , il quale non è cavato
colle ragioni- umane , o per ifperienza
ragionevole; ma ritrovato per un cafua-
le fuccedo- , o per qualche rivelazione;
come col mezo de’ fogni . Ciò prova
coll’ efempio della Kofà filvelìre ; e
narra la Storia , che per mezo di un fo-
gno fu rivelata la virtù della radice fui
contro il morfo del cane rabbiofo, e
contro gli edotti «fi quello; c così e Tor-
ri (àp.ue le occulte qualità de* midi»
fenza che fc nc porta conofccte,ed ade-
gnar la cagione . Così egti crede, per di-
fendere la fua favolola opinione , che
vuole per vera pcrfiiadere .
A R T I C. H.
Delle Virtù \crrolof* afjegnate
alle Tic tre .
q. o Ono così m.iravigliofe le vir-
^ tu, che predicano alcuni del-
le Gemme, e delle Pietre, i quali fpedo
cofe fuperftiziole , ed imponìbili vo-
glion pe diraderei, che fenza dubbio ci
muovono a rifo ; edelle lledc virtù ce-
lebrate; perchè non podono mollrar ca-
gione veruna, o connertìone, o ragione;
ricorrono alle caufc occulte, colle qua-
li tante menzogne difendono.N'el libro,
che fu attribuito ad Alberto Magno , d
leggono cofe affatto indegne di tanto
Uomo,
ISO JJ} or. delle G emme# delle Pietre di Giacinto Gimma.Lib.I.
Ucmo i qual Su Alberto , col cui nome
ha pretelo il vero Autore di autentica-
re le lue iciocchczze -
$• Dice, che i Coralli fpedifeono i
principi , e’1 fine de’ ncgozj.Che la Cc-
1 acbiit, pietra portata nella bocca , fa-,
giudicar bene i penlieri , c le opinioni, e
rende amabile e graziolo l' L omo , che
la porta. Che il Giacinto, portato nel di-
to, allicura il pellegrino, e’1 la grato agli
V omini; c le t Zattirino , confcrifccallc
ricchezze, c dà buono ingegno natura-
le, ed allegrezza .Che la pietra della-,
Jena, polca fotto la lingua, fa predire le
cole lucure.Chc la pietra Lippari lìa mi-
rabile, eche dando prefente, non poll'o-
iio i Cani , c i Cacciatori veder la fiera,
che corre a mirar la pietra , come fuo
protettore. Che l’ Oftalmo portato, ren-
da inviabile chi lp porta. Cne 1’ Orfano,
pietra rara,conferv i 1’ onor Reale .
6. Vogliono ancora, che la Calamita
fi ponga poi vernata fopra i carboni,
negli angoli della caia ; acciocché lug-
gano coloro, che dormono; c che polla
lòtto il capo della donna, che dormedè
quella è calla , abbraccia il marito ; fe->
adultera , cade dal letto : c quella virtù
altri all egnano al Diamante ; come II
può vedere nella Trax..Aurca StoecKeri ;
c tornaremo noi a farne menzione-,,
trattando delle favole del Diamante, nel
Uh. 2.
7. Dicono altri , che la Selenite col-
la Aia Luna.legue il corfo di quella del
Cielo, c fa pr iletizar chi nel Novilu-
ni» la porta . ( he 1* Ennidio , quando
piove , lidia goci ie gemmate . Che la—,
(P, trite brucia Ir mano di chi troppo
la llrignc . Che il Zaflito modra in le 1’
immagine dell,’ oggetto amato . Che lo
Smeraldo fi fpczza in mano diifoncita-,.
C he la Cìnedia li turba nella turbazione
del marex'l Giacinto litiopia> in quel-
la dell' aria < C limili . Dicono eziandio,
che l’ dimettilo reiilla alla ebrietà* c che
intagliandovi il nome del Sole, e della—,
Luna , e tonuto lofpcfo nel collo co’ i
capelli di Cinocefalo, o piume di rondi-
ne, relìltc a’ veneficj l chc fcaccia laG
grandine , e le locuite ;e chetali effetti
tanno gli Smeraldi ; fe dentro vi s’ inta-
gliano Aquile, o Scarafaggi. Che V^tra*
la giovi contro il morfo ile’ ragni, e de-
gli scorpioni ;che mitiga la fcte.poflain
bocca; c che lcacci via le tempede : che
taccia pure fermare i fiumi : c che ne (la
argomento, che legata con crini <jc"
Leoni , c polta in caldaje bollenti,» le-»
radrcildi; e ch'c le -4»atf,limili alla pel-
le dcllajena, inducano difeordie nelje^
cale ; e quelle , che fono di un colore»
facciano i giodratori, c limili qualità di
Domini bellicod .Che il Dtajpro vaglia
contro leattàfcinazioni.Chel’ Entropia,
portata addodb con alcune erbe , e pa-
role , faccia gli Uomini inviàbili. Altre*
pollano levar la danchczza;altrc giova-
re a’ rudianelimi ; far notturne vifio-
ni, reddere a’ fulmini , fermare i venti,
c fare altri gran miracoli . Se una mini-
ma di quelle favolofc virtù, celebrate-»
dagli Autori, toflé vera; ogni minima-,
E etra farebbe di maggior prezzo del"
untante, e dell’ altre Ccmrae>che fono
preziolc per la rarità; e fe il Corallo re-
lidciTc a' fulmini, cd alle tempede, me-
ritarcbbe maggiore onore .
A R T I C. III.
1 Parere di alcuni , che le Eirtì dèlie
‘ Pietre negano .
8. T E dravaganti virtù, che han-
JL, no alcuni, lenza moderatez-
za, attribuito alle pietre «fonoliate ca-
gione , chc molti le virtù tutte di c;Te_»
iranno collantemente negato . cd alcu-
ni dubitano ancor^, fe loro fi propone-,
qualche virtù manifeda,, film inzio pa-
re di negar, die le Gem nc,lc a iali han-
no una durezza di pietra, operar p affa-
no, o patire in noi qualche co fa, in Tralf. •
De Ftwié.e.15. ». t y. litmtillcro fi pro-
teda ; Qux ditiurus fum dcGamarum-t
vir -
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Delie Virtù delle Gemme . Cip. XIII.
*5*
virtutibut i exrelatione aliorum aferam
pothif , cjuìm quoihim i Ili s albi beami
ma più ditFifamente biafimò 1’ ufo del-
le rrìedcfirae ; come riferiremo nell',/fr-
tic. j.colle ragioni ancora del Primcro-
fio.
p. Gcminiano Montanari, nel Dia-
logo dtl Turbine dice , che cuiaPi tutte le
virtù fono favolofc , le quali Plinio ,
tanfi Autori, attribuirono alle Gemme,
ed alle pietre, avute per vere dalla va-
na fu perdizione del Volgo, e dalla cre-
dulità; però celebra Francelco Redi , che
ciò dottamente ha dimollrato, c prova-
to colle lpcricnzc . Enea Vico, Parmi-
giano, ne Difcorfi J opra le Medaglie degli
Zftttìcbii Rampati in Venezia in 4. da_>
Gabriele Giolito nel «555. deride mol-
te di quelle virtù nel lib.i. cap. 14- che
elamina, di alcune gemme principali : c
dice, che le virtù lidie fono credute
da' (empiici , c vani . Il Petrarca lib.t. de
R bned.ii'-riitfcju.fortun.DiaLtj.neQa , clic
fieno utili le gemme , e che abbiano al-
tra forza 4* quella ; che dal volgo vien
data ; benché da molti più cole mirabili
lìen Rate ferine, non per verità, nèper
udirti de' Lettori; ma di coloro, che at-
tendono ag'i llupnri ; fpezialmente da'
Magh > i quali empiere i libri loro di
tante menzogne hanno potuto . Penfa
però con Plinio , che quelli abbiano
icritto per difprcgio , c derilione dell’
uman genere , c per avviluppare la paz-
za credulità con opinioni vane; ed elTi
mede.iìmi godere delle altrui fciocchcz-
zc.
10. Altro argomento porta lo flcf-
fo Enea Vico, dalla feufa de' ProfeiTori
di tal vanità , come quelli , che dell'er-
rore fi accorgono » e dicono le gemme
aver cangiati i nomi per la lunghezza-*
de' tempr, e per la mutazione delle lin-
SJuc , e che per quello faper non fi pòf-
àno le virtù vere ; ancorché vi fieno ; l'
una gemma j er l’altra prendendoli. Da
ciò li cava la vanità delie virtù , le qua-
li, ancorché vi follerò , faper non fi pof-
fmo ; perché i veri nomi delle gem nè
non fi fanno .
' A R T I C. IV.
Opinione del Bolle nelle Virtà
delle Tietre .
**• XJAp rocurato Roberto Roi-
l- 1 le lèguirc altra via i nSpe-
tim.Gemmar. poicchc non ammette le
virtù tutte » riferite dagli' Autori , che
IpcITo promettono cofc imponìbili, iper-
boliche,ed alla Natura ripugnanti. '"on-
felTa non aver veduto grandi effetti da
quelle dure, e preziofe pietre, come fo-
no i Diamanti, i Rubini , f/aifiri , e fi-
mili , che negli anelli (Tlegano . Nulla-
dimeno, perchè ha piacciuto a’ Medici,
per lofpazio di tanti fccoli, prcfcrivcre
i frammenti delle Gemme in certe com-^
pofizioni Cardiache di gran nome ; e~
perchè molti celebri Uomini della IteC-
fa pmfcllìonc, e molti Scrittori , c m al-
ti Virtuofi eziandio a bocca arterii-o-
no di avere fpermentati alcuni degni
effetti delle Gemm:;e perchè flimò non
eflfcrvi alcuna impoSlìbìTtà , che almeno
alcune Gemme padano giovare a’ cor-
pi umani; però non volle negar tutte le
virtù di quelle, fpczialnrente le medici-
nali ,che vengono approvate dalla tra-
dizione , e dall’ autorità di nobili Au-
tori . Si sforzòdunque dimoftrare , ché
molte gemme pollano avere virtù
medicinale, che fi dee attribuire alle
follanze , di cui fono compolle ..
ii. Propofe la fu a congettura , ciF
ipotclì* con due particolari. Primo , chè
molte gemme, e pietre medicinali, o fu-
rono un tempo corpi fluidi , o in parte
furono comporti da tali Manze, che
qualche volta furono fluide . Secondo:
molte virtù delle pietre dioendon > dal-
la miftura delle fortanzo metalliche,
e minerali, che in quelle fog'iono incor-
porarfi: e i gradi della varietà , cdell*
efiìcacia di quelle virtùjfi dee attribuire
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i Si ljlor. dello Gemme y e delle Vietre di Giacinto Gèmma. Libi .
ad alcune foftanze,che in quella miftu-
ra concorrono .
ij. Primieramente prò va, che la ma-
teria delle pietre, anche più dure , come
fono i Diamanti , furono prima corpi
fluidi, e molli, o liquori ; e ciò dimoiti a
dalla diafanità di alcune gemme , dal-
la figura delle medelìmc , quando lòn_,
rozze, e non pulite ; perche oflbrvò Ja_»
fupeificic de' Diamanti jeffer compatta
di varj piani triangoli , che in le conte-
l eano altri più minuti triangoli , i qua-
li ad un pioto concorrevano , e forma-
vano quali un’angolo ottulb ; dalla
qual figura i Gioiellieri, oltre dalla du-
rezza , dittinguono i Diamanti dalle al-
tre gemme * Provò lo llclfodagli am-
maliamenti , trovati nella foltanza , e
nella caviti di diverfe pietre, cosi delle
olcure , come delle alpe ; i quali appa-
rivan fatti da un certo fugo più pura,
coagulato in una follanza più pura; e lo
Hello fugo petiifico più puro , con un
certo fcolamcnio, per la foltanza più
gratta della pietra avea penetrato ìo_j
quelle caviti ; c fvaporate le parti'
aquee , c fuperflùc , o imbevute dalla
pietra vicina , avea prcli forma di un
criilaUo il più puro . Dimollrò il mede-
limo da' colori delle Gcmntc,part copa-
li da un certo lugo minerale colorito,
e da qualche dilazione minerale, atta
a tignere - Cosi dall’ oflcrvazione delle
Gemme più dure, che racchiudono altri
corpi diverfi , i quali racchiudere non 11
pollano ; le non li concede liquida la
prima materia . Oirervò i Diamanti , ed
altre Gemme , che trovò racchiufe nel-
le rupi , o nafeotte nel mezo di due pie-
tre» che bifognò fminuzzare, per cavar-
ne le gemme . Ritrovò rifplcndcnti
Marchclite nelle pietre fode, c nel mar-
mo, e le felci dentro la gran malfa del
marmo : il legno nelle conchiglie :: ed
altre cole dentro le pietre grandi . Da
(io fuppone , che la Gemma fu primi
formata , o nella terra , o in qualche
molle foltanza, la quale poi,afTalita dal
fugo petrinco, fu convertita in pietra.
14. Secondounottra le cagioni, dona
de aver poffano qualche virtù le gem-
me ; e luppone , che la Natura corredò
la terra di inellrui , edi liquori di qua-
lità diverfe: f acqua ancora abbondante
nelle miniere , col cui mezzo poffono
alterarli , c farli pregne , c talvolta fare
ufitio di mettruo,c concorrere alfa pro-
duzaone de’ corpi ; e la (tetta acqua far-
li pregna di particelle Ialine , c metalli^
che, donde palla, de' fi pori, di calore, di
freddezza , e di altre qualità dc'liquo-
ri , che inno ttimati cof titolo di acqua
comune , come li vede da' bagni , c da,’
fonti minerali . Da altre colè limili ne
cav a , che nelle Gemme aver lì t'olino,
le virtù , fecondo la divelliti delle par-
ticelle , e della loro abbondanza , di cui
poffono farli pregne le Gemme : c non
folo le chiare ; ma le olcure , che fono
più molli delle ciliare , contengono fo-
liaiue minerali. Conferma lo ftciro;per-
chè la principale foltanza , di cui li tan-
no le Gemme ofcurc , fu corpo perfet-
to minerale, prima di farli pietra ; cioè
le terre medi, inali , c metalliche , ed
ogni fpezic di follile , che dallo fpirito
pie uofo può convertirli in pietra , c co-
sì ritenere le fnc virtù : e quelle ancora
delle particelle minerali , delle quali in
forma di liquori, o di cfalazioni, diven-
nero pregne quando cran molli .
1 5 . il Duamcl in 'Plnlojoph.HuTgun.
Tom. > ,'Pbyfk.part. 2. de FoJU.cap .5. ben-
ché l’cgua l' opinione del Beile intorno
le virtù delle pietre ; anzi lo traferivat
fi dichiara nondimeno, dicendo : Nf ur
hoc loco inquìrendum puto, an gemmi s iw»
jint e a.’ vires . F auor,equidem, pleraque effe
fabula proxima , qux de gemmarum vivi-
ti!! narravi: ac fi tjuas bobe ani-, quod per-
tinaci ter non abnnerim , cwm viri c5“ gra-
viffimi , & doiìifsimi il tefientur , no
Stéilisfixiscimi Chahbeif , non rationibus
/'eminarii i; ant formìs jpetific'a , ani Spi-
rititi ZJnivcrfn fed fuoco percolato, o" mu-
nitali fumo, ut ori gì He m , ftc vira gemma-
rum
Belle Virtù delle Gemme. Gap. XlU.
rum accertai refcram . Reca 1* d'empia
della Calamita, da cui, benché duriffima,
efeono eftiuvj penetranti» Così del Dia-
mante , e dellalne gemme di virtù elet-
trica , da cui fi mandano gli aliti leg-
gieri , e lottili . Non dubita, però , che
le lorze delle pietre , c degli altri «or-
pi , dal melcolamcnto con gli acidi , o
nitrolì liquori, in qualche parte fi marn-
ici! ino j c però porta alcuni efempj del-
io Hello Beile . La Pietra Calamnare^t
mekolandoli collo lpirito del nitro ,
con veloce , ma poco moto, fi fmove_» :
coll’ acqua forte molto bolle ; collo
/pirite di vitriolo s’ indurifee , come-»
1' acqua colla polvere d’ alaballro : col-
la tuzia di lpirito di nitro ancora bolle;
c molto più quando vi fi verfa 1’ olio di
vitriolo ; quindi crede , che forfè la
tuzia , e la pietra ltclfa Calami» are con
utilità fi ponga agli occhi , per lo /ale
alcali , come le altre cofe della (fella
fpezic . La Pietra Lavala collo fpirito di
vitriolo , p molto più con quello del
nitro fi muove , fenza mcfcolanza di
acido . Le Conchiglie impietrite , la ra-
dice della. Clofjope'.ra , con gli acidi fa
fit epito . l,a Cer aunìa , o Belmnite , e
1’ filtrile , còllo lpirito del vitriolo bol-
lono alquanto ; come il Corallo , che
fenza fumo bolle » c però è utile a‘ fan-
ciulli di corpo debole ; ma il Magiftero
de’ Coralli, preparato nella maniera vol-
gare, non fi muove do lali alcali , nè da-
gli acidi ; e però pare non elferc di al-
cuno ufo . Lo fpirito del corno di Cer-
vo, colla pietra Cerulea, o .sfrata , an-
che bolle , e pare un bolo di vitriolo ,
ed ha faporc /litico ; però fi /lima utile
alle ferite interne , eu alle convullìoni ,
coagulando alquanto il fangue: ed im-
pedifee , che ton impeto alla parte in-
ferma fi fpitiga ; c però leggiera la coa-
gulazione { acciocché il /angue più vi-
cino alla ferita, tirato a forza , impedi-
fca l’ infiammazione . Sono alcune pie-
tre tinte di color nero, o gialliccio,
che hanno molto della natura del fer-
ro IH. I.
ro , come V Ematite , così detta , perchè
ferma 1’ ufeita del fangue , o perchè il
fugo fanguigno manda alla cute ; fciol-
ta coll’ infulionc della galla, diviene di
nero colore . La Pietra Scijjile , di cui
fi vagliono gli Orefici per indorare l’ar-
gento , o per pulire le dòglie , che pon-
gono fotto le gemme ; è io Smeriglio,
pietra dura, atta a pulire le gemme; fi
trovano ambidue nelle miniere di ferro,
o nelle terre roffeggianti ; onde lecca-
no , llringono , e confolidano . Quin-
di nafee la particolare gravità delle pie-
tre : c fecondo il Boilc , la gravezza del
Marmo bianco a paragone di quella
dell’ acqua , fia quali come due e mc-
zo ad uno . La Calamita è quattro vol-
te più grave dell’ acqua : 1’ Ematite cin-
que : la CagaM , che c follile , c dello
Itcflò pefo j^rafi dell’ acqua . Qui fi
può aggiugnere la Stellarla , che polla *
ne’ liquori acidi , come nell’aceto , o
nel fugo de’ limoni, camminare fi vede;
e così di qualche altra pietra.
16. Qucitc congetture , che più
ditfulhmentc và fpiegando il Boilc , fi-
lofoficamentc confiderete , fono fenza
dubbio ragionevoli , c da non i/prezzar-
11 ; ma colla pratica que/fe virtù allo
fpc/fo ingannano gli Uomini dotti , i
quali non le ritrovano nell’ ufo delle
gemme ; e vi fono anche ragioni Filofo-
hche , le quaii dimollrano , che quan-
do è la gemma impietrita , quelle fo-
ftanze metalliche hanno perduta la
loro forza , e fonopalfatc in altra fo-
/tanza . Dimolfraremo , però , il parere
de’ mcdcllmi Profe/fon nell’ vinicolo
feguentc .
A R T I C. V.
Delle Virtù delle Gemme nell'ufo
interno .
17» Ontrafia Etmullero per
V-/ 1’ ufo medico delle Gem-
me : c nella Mineralogia Scbroieri diln-
y citati.
i $4 1 fi or. delle Gemme te delle Pietre di Giaci nu Gìmma.Lib.I. '
Ciduti, fuo Autore» confiderà ndo le pre-
parazioni delle pietre » dice » che mu-
nì1 virtù fi può avere nè dalla tritura-
zione » nè dalla calcinazione » nc dalle
finture» che fono le principali prepa-
razioni » ed operazicni » colle quali
vengono le pietre in ufo medico i ac-
ciocché posano fervire agl'infermi nel-
1’ ufo interno. The le Gemme» e le
Pietre ridotte in polvere * prefe dagfin-
fermi, fieno inutili , ralfcrì pure Tom-
malo Donzelli nelle Giunte al Teatro
Farmaceutico di Giufcppe fuo padre : e
djfie » che ciò era noto dalla fpcricnza^
L’ Etmullero 1’ ha dimottrato con ra-
Sicmi ; perchè le Gemme prefe in forma
ì polvere» fi mandano fuori con gli
eferementi fenza alterarli * refillendo
la loro durezza al potej^fcioplicre da’
roefimi , che ne' noflrirempi operano V
• e non dilciogliendofi , nè ricevendo al-
cuna mutazione » ed alterazione,, non
pofTono comunicare virtù alcuna . Ri-
ferifeono , che in Rema furono ofler-
vati intatti col Micro/copio i minuzzoli
delle Gioie, che entrano nelle Confe-
zioni . Dice lo Hello Ftmullcro , che
facendoli la loro polverizaziore ,o prc-
parazionefopra il porfido» o la tritura-
zione fcpra il mortajo di pietra ; per la
durezza delle gemme fi rade qualche
cofa dal porfido » o dal mortajo , che
fi mefcola colla polvere della gemma j
però avere non fi poflrno le liocere pol-
veri delle gemme ; ma più tofio mcfbo-
late con particelle eterogenee . To flefi-
fo accade » fie fi fa ne! mortajo di hron-
zo ; poicchè le particelle, ranchiate dal
mortajo , fi-ranno valevoli ad alterare ,
e adulterare la polvere della gemma »
onde 7acnto I ufitano ammonì» chele
gemme preparare fi debbano col morta-
jo , e col pelfello di oro » o di argen-
to . Si può ciò ancora provare colla
frerfenza ; perchè » prefo per bocca il
Diamante intero » non ha recato alcun
danno » come diremo nel.Iii. 2. e gui-
ttamente infegna Etmullero , che più
pretto può ballare il Giiiaiio all’ ufa
medico , che le Gemme.
I.e Pietre ancora col mezo della
calcinazione» fatta con artificio Chimi-
co» per poterfi meglio trattare , ricevo-
no qualche mutazione , mancano dalla
nattira le teff tura , perdono o tutta la
virtù propria , o parte ; perchè Tempre
vi refia qualche porzione di melfruo, o
che fi lavino , o clic fi precipitino ; mai
perfettamente i fiali fi pedono fcpara-
re -
Nell* effrazione della Tintura delle
Gemme , o non fi dù veramente effra-
zione della vera fofianza tingente di
quelle » che non lìa fcmpbVe dittblu-
zirne dell’intero corpo delle medefi-
ire ; o fi fa uno f, ioglimcnto metallico,
cioè da quelli » che tingono le gemme;
onde piu tofio potrebbe cavarli la tin-
tura qa’Metalli , che dalle Gemme ;
cioè nella tintura del Granato , o del
Rubino , più pretto cavar lì dovrebbe la
tintura dell’ Cro , donde hanno i colo-
ri : e così delle altre ; perchè le tinture
delle Gemme fono delia natura metal-
lica » Si cavarehhero le tinture in mag-
gior copia da’ Vetalli ; perche le tintu-
re delle Cemme»anche più rirche di cr-
lore » fono in pochiffima quantità ; ef-
fondo incredibile la elievfib :à della fo-
Itanza metallica tingente » erme col
parere dello Petto Poilc abbiane detto
nell’ »/#r/ir. de’ Celeri delle Gemme .
Si ccnofce tutto ciò ne'le preparazioni
delle Gemme artificiali » in cui alcuni
^rani di un corpo metallico tingente,
infetta , è colorifre più onde di vetro;
come dimoflra il Neri dell’arte Fietrar.
cap.'j’j . e 7?. e ’l Gl aubero T.i. Quin-
di è manifefla 1* impolfura di coloro *
rchc vendono le tinture delle Gemme ,
le quali fono tutte falfe ; poicchc per la
tintura rotta vi bifognarebbe una gran_»
cuantitì di Granati ; così delle altre
Gemme per le altre tinture ; ma delle
impotture del Tumeifero nelle tinture,
che a gran prc*2o vendea a' Principi , e
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Belle Virtù delle Gemme . Cttp. XlII.
«?el danno , che recava alla fallite , ne fi dimtinfiicano o di quantità
fcriviamo nel Cap. della Tietra Filojàfi- < • i» - -
ca . Dke Ltraullero , che altro non Ira
la tintura degli Smeraldi dello i erode-
rò , chi una l'oluzione tinta , c importa
di fpirito di vino , e di orina , e di
particelle rafehiate dal ferro , c bronzo
del mortajo , facui fi fa la poi veri 2 j -
aione , ed appena partecipa una mini-
ma porzione dello Smeraldo . il Medi-
co i>. Sebafliano Rotarlo in una fba_»
ic^ieriei pubblicata in Verona , pc ì Aia—
dendo la vanità , c ’1 nocumento di
molti riraedj , che dal Nuovo Mondo
ci giungono , o dagli Speziali li fabbri-
cano, biafimando la compofitionc di
Giacinto, creduta Cordiale , dice , che
i Giacinti , i'Zathri , e le altre Gcm-
iik , n i[*teliono per Cordiale , che al-
la boriargli Speziali; preferendo alla
medefima 1’ ufo del vino . Buli nano
altri la i ine ora de’ Coralli ; perche, fe-
condo la certezza, che ncdiil Tachcn-
nio , è un giuoco di mani : ed il rclto
d Cifa non c del Corallo ; ma dell» j
parucellc focofe , reftate in quello ne!
lungo riverberarlo , che li farà fate >
prima .li tirarne la rintura, come li ri—
fenice ne’ Giornali de' Letterati d’ Ita-
lia .
*?•_ Giacomo Primerofio Dt ErrOrìb,
diligi 11 Mediana lib ■ 4, Cap. 57, «««.d.
dice, che le forze delle Gemme fono
ignote: e fi maraviglia , che pongano
negli Antidoti le Perle, i Topazj , i
Granati , ! Giacinti , gli Smeraldi , t
Sardf , i Za lari 1 iOialpri , ed altre li-
mili , credendoli , che abbiano virtù
cardiaca. Mattiolo » c molti dottiifi-
mi Uomini dubitino fintamente, f«_»
giovar poirano in qualche coli ; mani-
f'- la nenie non riscaldando, nèratfied-
dandt^, nè gi ovando con qualche qua-
lità , la quale fin" ora ci fu nota coll*
iperienza . Ogni medicamentOitier ope-
rare, fi dee fcinglierc ; majle Gemmu
nella maniera ilcifii , che li prendono
dentro , fi mandano fuori , fenza che
I SS
- -«-•—**».*«. 1 o di pe-
lo . in qualunque maniera fi preparino,
anche in polvere , fono polveri . Attcr-
itu e (Ter vane finzioni de' Chimici nell*
attribuirle virtù , o che li mutino colla
calcinazione, o m altro maniera < o che
li fciolg.uio in liquori acidi: e (èmpi o
f tio polveri , e ipcllc volte peggiori ,
che se il tacciano colla fola triturazio-
nc ; c nondimeno fono di niuua virtù,
o di molto poca .
20. Se ciò è vero , bifogna direct ,
che le Gemme , benché fieno compo-
ne di parti Minerali , e Medicinali ,
come provò il Jioile , nondimeno
coll impietrile, quelle fono patiate in
altra loltanza , c natura , artatto inu-
tt e ; giacche non fi alterano nelle ope-
razioni , c fonofolamentc utili le Gem-
me per lo fpiendorc , per 1’ eleganza ,
e per 1 ornamento . Quello crediamo
velie pietre dure ; perchè nelle molli
diuitiamo , fe dar fi polla qualche.^
virtù ; non potendo accadere quelche
deferivo Etmullcro , fpciialmcnce nel-
la p lvcrizazione . Nafte il dubbio io l
considerare,. che le parti delle pietre
molli , coll impietrirli, abbiano mutato
istanza » c natura ; c benché le virtù
ui alcunci e ben poche* lìcno evidenti ;
nondimeno non polliamo concedere
tanre maravigliofc , quinte , fenza al-
cun freno, vengono predicate ; eflendo
inoltt .1, fatto favolofe ; palfando molto
le forze della Natura talvolta , ed al-
tre adatto falle , benché poflìbili , co-
me il Redi ha colle fue lperienze dimo-
ltrato. Deferì verem > (e virtù di cia-
Ichcduna pietra nffeguenti Libri: e
rigettando le tavolofe > riferiremo an-
cora quelle , clic per vere fono credute
d agli Autori , de' q tali, pero, molti an-
1.1; per vere le fte>rc Savoie ci propon-
gono ; ma noi veramente ili cialchedu-
na virtù dubitiamo • Alle volte ci lu«
litighiamo nel creder vera qualche vir-
tù , alla crederi/. 1 fpingcndoci le molte
autorità degli Scrittori , e 1 defìderi»
V 1 di
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j s 6 ljl or. delle Gemme , t delle "Pietre di Giacinto Gimma. Lip.L
Ui confeguire l' effetto -, il quale , fc- una Cottile ed inviabile virtù ; e benché
cuendo da altra cagione : vanamente fi fieno cola per natura foda ; nondimeno
applica alla virtù della pietra ; c ciò av- collo ftropicciarle cavano fuori quella
viene a molti rimedi . vir.tù> che hanno in loro , e fi comunica
Iioi o al cuore» o al cervello. Ma dice il
Jrunone nel Lexic. Medie. CaHelli » di
Celie Virtù delle Gemme nell' ufo
ejitinfcco .
r
li, ▼ * ufo cflrinfèco delle Pietre
!_/ o è in forma di u imuleto ,
• tome dicono, o negli Anelli. Dicefi
>Amuieto , Tcriapta, quel medicamento»
che per una certa virtù occulta»c mara-
vigliofa forza, a jioi ignota, fi crede, che
Siovi a’ noftri corpi , o fofpcfe portan-
ofi , o attaccate ne' membri , o legate
negli. Anelli . Elmonzio gli divide in
olìei , cornei , animali . piante, pietre »
fali , trafparenti , ed ofeuri , tr. Totelt.
nu d cani. num. 6u Così quali tutte le-.
Gemme fi credono Amuleti» e fi filma-
no cilrinfecamentc ufati , affai valevoli,
non folo a molti morbi per le caufe-*
occulte , come tutti gli Antichi hanno
avuto opinione ; ma efler cagione delle
fortune , c delle feiagure degli Uomini.
A quella vaniti fu molto applicato
Cardano , il quale nel lib. De Gemm. &
color, dopo il principio » fcrifi’c , che-»
baud tutum eft lapidei cerere incognito s ,
afjiduè fecum f erre , fomigliandolc a
danaj : Vndé qui prudente! funt , felicitimi
gemmai , tanquam experimcnto comproba-
tau fecum dejerre fludent . Non dubita—,
per ciò , che nelle Gemme fieno forze
eccellenti »lc quali nella vita varie mu-
tazioni cagionano; come ancora fono
nel corpo cagionate dall’ ufo de cibi ;
ed alcune forfè pofTano qualche cofa di
{iù per occulta ragione , la fortuna dell
ìotro mutando . Levino Lennio De Oc-
cult.natur. Mirac. lib.z. fd/MO. Gippone*
che ficomc le Gemme fono otfùfoate-,
dall’aria, che c loro d intorno, c piglia-
no , come dire,un velo denfo, e grofTo. ;
così ancora effe mandano fuori di loro
quelli Amuleti : Circi omnium illorum
tifuin , n.ultum vanitati: , quin & mul-
ta m fuperflitionii concurrere » quotidiana
te/tatur experient'ia . Loda Galéno , che
gli chiama irragionevoli , affurdi, riget-
tando, cerne favole di vecchierelle, tali
rimedj : benché forfè alcuni vi ficno,che
operano con virtù naturali, c non affat-
to occulte però non fi debbono tutti
rigettare . Giovanni Manardo Epittol.
Medicina! . 6. lib. i $. prò multerei comi-
ziali morbo laboranteidefcrivendoìa cu-
ra , termina con gli Amuletwgtoia lì di-
chiara non credergli , così dicendo : .A
Latini! vAmuleta vocata , cute cura phyftcè
bunc morlum curare ab cxcellentìbui a ui-
bufdam Medici sferipta lini , quamvis à
me par uni funt eredita , non penitùs vi fa—,
flint relinq venda . Lapillui albu! , Vel ru-
ber , in ventre pulii hirudin’i inventu! ,
bracino alligai»!. lapiijafpii Capito fieli
hoc eli fumali i nuncupatuii in colio getta-
ta!. Jafpii alèùti calamo foni 'ir, in annido
li gal ui . Idem facit ebrylolitor.coralliumi
peonia; , & folanì radiXi in linteo colli -
gata . Dell’ Etite , che c la Pietra dell’
Aquila, Priveremo varie opinioni al fuo
luogo ; ma qui vogliamo riferire quel
che lìrilTc Giacomo PrfmcroGo D«_»
t olgi crror.in Medicina lib. 4. eap. 57.
num, 9. Ha egli per cofc vane tutte-,
quelle cole, che della Pietra Etite.fi rac-
contano ; cioè» che. legata nella cofcia,
faciliti il parto della ^onna ; ma nel
braccio l’impcdifca. Afferma ciò non
cirer vero colla fperienza , benché l’ ab-
bia fcritto Diofcoride; in qualunque
modo ciò farli fi dica* o per attraflione »
o per expuirione, certo è, che fc di cento
pietre Etiti fc ne faccia un mucchio,
non tireranno » o non muovcranno una
minima parte di un fanciullo .Se fi di#
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I
Delle Virtù delle Gemme . Gap. Xlll. 1 57
fa aver forza la pietra folo quando è
nel ventre » e che cella quando efee :
dice non ertère ciò veriGmile ; perché
le in un modo lo tira , dee tirarlo nell’
altro : c niuno ha detto a qual parte
del fanciullo principalmente fi debba-»
riferire 1’ atto di tirare ; e colmando di
carne , di offa , di membrane» non tire-
rà tutte le parti così differenti; ma una
fola , per 911 i il corpo tutto lì muova .
Aggiugne , che , fe alcuno dirà offerii
ollervato ,che, polla la pietra , il parto
fia riufeito facile ; rifponde , che facile
ancora farebbe fiato fenza la pietra ;
fpellò prefentc la pietra avcr’egli vedu-
to effere fiato difficile . Porta l’ efem-
pio , che fe egli fcrive * e faccia piog-
gia : non fi poifa dire la fua fcrittura
effer cagione della fieffa pioggia : così
ancora (1 debba dire » fe prefentc la pie-
tra fvrà la Donna partorito. L'affcrire,
che dalla pietra fia fortificata o la ma-
dre , o il fanciullo , ' dice effere ancora
affatto vano ; perche tal forza non fi
{>uò conofcerc; tanto più che l' altre co-
è , le quali fortificano r c fono molte,
ci fanno vedere la certezza ; però con-
chiudc , che in ogni maniera la pietra
Etite è inutile al. parto . Lo fteflo Pri-
merofio nel man. io. mollra vani gli
altri Amuleti , che fi lodano per lo ma-
le caduco , per fegrcta proprictà;come
il feme della Peonia, l’unghia della Gran
Jìeflia appefa al collo » o portata nell’
anello : 1’ unghia , o la Calvaria , offo
della tefta dell'Afino; qual rimedio lo-
da molto Alefsandro Trallianored affer-
ma averlo nella Spagna imparato . Egli
con Mattiolo , Montano , Mercuriale ,
ed altri, dice non averne veduta niu-
na forza nella Peonia , per la. fpe-
rienza fatta . Dice » che fe giovarti
a quel male , gioverebbe ancora a tut-
ti gli altri, che riconofcono la fieffa ca-
gione : Et re vera periaptis non e'i maina
pdes adk'ibenda ; cwn caufam morbifica n
nec depellant, nec alter ent. Tiene per cofa
feoncia il credere , che fi porta fonare-.
qualche morbo , o fintoma , fenZa to-
glierne la cagione del morbo fieffo ; e-»
tutti i rimedj fono contrari alle cagioni,-
non a’ morbi . Ha per fofpetta la (celta,
che vogliono doverli fare della peonia—,
nel mancare la Luna nel mefe di Lu-
glio , quando il Sole c nel Leone : nel
mezo giorno , c nel giorno Solare. Ha_»
mire per fupcrftizione 1’. unghia della
Gran Iieflia o Alce , che fi debba pren-
deremo un giorno determinato , quale-,
cglifpicga, con tutte le circofianze ;eff
afferma averne la fperienza, fenza veru-
no effetto. Narra, che Lodovico Du»
reto , Medico inficnc , r.e’fuoi tempi
vide una Donna , che di continuo odo-
rava un piede intero fenza veruno gio-
vamento . Soggiugne in fine : Tari ra-
gione reiicienda funtvarìaejufmodi reme -
dia faffa , & mendacia , qu.ee ad vari or
morbo < , ut ad [ebrei quartana s , peflem t
venefici a , fafànum .eolicumdclorem , a
quibujdam preferì l untar , auibus tamen,fi
populut valdc confidai, modi innoxia fiat,
ex vi magnai ionie prodefje poterunt , &.
Jic concedvnda effe Martbiolus , allume-*
Jfentitmt . L’Autore del Libro De In-
cantatione » adjuratione , & fuperfìit io-
ne , attribuito a Ga'eno ( benché nello
fieffo iì cita Galeno) porta molti Amu-
leti,che dice cavati da Arifictile in lib.
De Lapidib. Dice , che portandoli lo
Smeraldo fofpcfo al collo , o nelle dita,
difende dalla caduta di chic (ofpetto
di Epileplìa , o mal caduco ; ed ordina
a’ Nobili , che lo facciano portare fo-
fpcfo dal collo de' figliuoli . Quallìvo-
glia fpczicdi Giacinto, portato al collo,
o nelle dita, fa che non fi veggano in—,
fogno cofc terribili. La Corniola anco-
ra mitiga l’ ira nelle contele : quella di
colore di lavatura della carne , impedì,
fcc il fluffo del fangue in qualfivoglia
membro ; c nelle femmine fpezialmen-
te . L’ Onice o nel collo , o nelle dita
portata, accrcfce cofe terribili nel fon-
no , c malinconia , e colitele tra gli Uo-
mini ; ed a’ fanciulli accrcfce la faliva •
Fa
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"i 5 8 ìjlor. delle Gemmtf e dell: Pietre di Giacinto Gèmma. L ib.l.
I a poi un racconto di altri Amuleti di
ammali , e di piante , c conchiude: Hxc
a ideili eso non untavi ; jed «ree tiamne-
ganaa j uni inìhi ; quia ji non vidcr:/nui ,
i/ia^ncnm jibt jerrum trabentem , non cer-
Ujiiaiiutr , »t c credmn,ui : Ji mi li tir quoi
( tkii.biiii.rumpit aUnmjntcm , qiod [irritili
non J iteu ; <y la/ n , qui vocatur nitrum >
[c co incenditur.: pijCts auleta quidam ma-
riniti , je capientii ijenji maufert j
omnia Ji a notài non vìi antur ., non cre-
duntur , Jed tentata certificant. Et forfitan
itidimje babent dieta ab antiquis . tini*
lire con dire : atliqnando ergo quidam
Jubjtuntix babent froj melatati, ratio«c_>
mcoinp rebènfiulc/n, / ropter Jui Jv.bt'.lila -
tem ,jenjibr.t non jubmmijtratam fropter
.magnani jui althudinem. Abbiamo di-
moltrato nel lib. ,i. che il Lapidario
d’ Ariltotile i nonlìa di Ariftotilc : <u-»
degli Amuleti qui riteriamo le opinio-
ni di alcuni altri , per rigettarne le va-
nità .
ai. Robcrto.Boile CbJ'erv. De ^ Ida -
piani, in tcncLr. lucente , penfa » thè gli
.elduvj del. corpo umano, qualche muta-
zione nella pietra produrre ben polla-
io • Lazaro Kivjerio nella Vrax. Medie.
bialima tutti quei moderni , ttovato-
rei bodierni , gemmati mar garìta wc or al-
ti um , & omnia cardiaca iti unìvcrjum ab
uju medico prOj cri bere conante i , i quali
pretende convincere colla fperienza de
coralli, e delle perle., che fciolte nel
fugo de' limoni , facendoli in polvere *
o nello lpirito di vitriolo , o acqua
torte , coll' ufo interno vagliano bumo-
rum acrimoniarn, & malignam qual itale n
dciroilcere i & admoieratamreducere^, i
come egli fcrillc nel cap. i. lib. 17. Co-
si trattando del parto difficile nel lib.
1 5. cjp. t8. cforta doverlì^uardarc,che
la Donna, dovendopartome , porti ne-
gli anelli ,0 in altro luogo, le gemme ;
Jed orna deponal ; nam multa ex iti, prò-
prielate JpcciJiea, fcctum re liner e crednn-
tur . Etmullcro benché affermi , che
molte litorie li leggano , le quali turte
attribuire li polfono al calo , o all’ im-
maginazione, o alla fuperltizione; non-
dimeno concede, che le Gemme, ellrin-
fccamcntc portate negli anelli, operinò
per lo fpargimento de' raggi del lolfo
Metallico , da cui la tintura , e’1 Colore
ricevono, cd eccitar pollo no Jpiritut
iujitos , ó” inf.'uos , come egli fcrive •
Dice altresì , che molte gemme, fe in_*
un corpo impuro , c mai fano li porta-
no, mutano il colore, e fi fanno pallide ;
il che lì offerva ne’ Coralli , ed in mol-
te altre gemme : e di dò molti efempj
defii i ve Corrado Ctinrat in Medie. Di -
Hillaior. Attcrma , che ciò fi faccia da
una certa cattiva cfal azione , che le
gemme cuopi c, o da un certo contenfo
dello fpirito concreato col folto metal-
lico delle gemme ; di modo che quelli
continuiti nello ltato naturale , nello
iteli'o tra loro fi conferemo ; ma dtftur-
bandofi per lo fpirito metallico, perda-
no il fuo Iplcndore, e fi' rènda ofeuro »e
torbido , al parer di Boezio ; molto po-
tendo i noltii elrìuvj , colta lorofotti-
gliezza infornandoti , e più , omeno le
gemme alterando , come le fperienze
dimotlrano.Così ferivo Etmullefo Tom.
1. in Colleg. Cbym. Ir<7.. 40. c più diifufa-
mcntc nel Tom. De lapid. in fin.
a}. Di due Gemme fpczialmente,
aliai celebrano gli efempj , cioè della
Turchina , e dello Smeraldo . Lo Hello
Beile riferifce,chc Boezio di Boot por-
tò una Turchina nell' ancllo,portata da
uno Spagnuolo trenta anni prima:e per-
ché poi avea perduto il tuo colore c
fplcudore , fu dal padre comprata a
prezzo vile. Stimando egli non edere
convenevole fcrvirfi di tal pietra per
ornamento , vi fece fcolpire l' Imprcti
della fua famiglia, e la portava , come
audio da figiilare ; ed appena pafsò il
mefe, che alia pietra fi vide redimito il
fuo colore ,il quale andava crefcendo ,
e parca bellillima. E’ celebrato dal Bol-
le , e da molti Autori , quello cafo : e
I rancefco Rueo De Gemmi 1 facr. affer-
ma
9elle Virtù delle Gemme. Gap. Xlll. - i S9‘ ■
aia di aver veduto per ifperienza * che
portata la llefla pietra da un' Uomo in-
icrmo , c molto più da un morto , per-
da il fuo. colore » iella Livida , e con le-
gni di crepature . C iò pure conferma-»
Levino Lennio De Occ. nalvr. mir.
I il», a. cap. 3,0. c quando comincia ad
ammalarli chi la porta wnuta colore :c
che Lo ripiglia quando quello li riiana .
L’ Aldrovandi Icrivc » che dal corpo vi-
vente li refiituifee il pi imo colore , per
lo continuo alito , c vapore» follcvato
dalla cute » la cui falfczza è valevole-»
ad alterarla e colorirla ; perchè none-
pietra molto dura .
24. Dell’altra virtù » che celebrano
di quella pietra, dice il Cardano lib. 7.
De Farie t. che portata nell' anello dal
cadente da cavallo . riceve ella tutto il
colpo ed alle volte fi fa in pezzi , e la
perfona non riceve alcun danno : e !a_»
chiama Erano .Camillo Lionardo dice
eflerc opinione volgare , che: Ila' utile a’
cavalcanti ; affinchè , nè dal cavallo ri-
cevan noja.nè dal cadere. Olao Vormio
in Mufxo pa°. 1 86. fertile: In fri mi < me-
morandum cxemplum , qaod u tnfelmut
Boetiuf de fe ipjo refert , tam mutali co-
loni • <7 « im a cafu prxfervationit . Cui
& ipf» I and dillun le ani tre poflem , nifi
ex ^.nfeln.o petitiim quii putaret ; come
lo tiaiciivc il Beile.
2$. Dicono dello Smeraldo , che-»
nell'atto venereo fi rompa ; c riferisce
Alberto Magno , che a' Tuoi tempi il
Re d’ Ungaria,dcpo tale atto colla mo-
glie,lo trovò rotto in tre pezzi i e però
crede probabile , che quella gemma in-
clina chi la porta alla cafiità .
16. Quelli fpczzamenti di amhidue
le Gemme ; cioè della Turchina, e del-
lo Smeraldo , nell’ atto venereo , fono
certamente due favole ; ancorché , per
verità , da buoni Autori riferite . Non
abbiam veduto l’ Opera di Boezio, per
ricomfccre il luogo.riferito dalVormio,
intorno la prefervazione dalla caduta ;
nondimeno da Cornei io à Lapide viene
traferitto in .dpocalypf. cap. ir. un luo-
go dello lleftò Boezio , dalle cui paro-
le lì cava il contrario di quelchc accen-
na il Vormio. Cosi dice fioraio lib. i.
c. ult. Gen nai a caufu a^enreut , qux
reale! non funt.aliquid pali po'Te.ut Sma-
r addurr, ab ifhi aiulterii , e'r Tureoi dem
a caju , nonni aleniti concnti tur: fed ana-
temi! nocere cafu t potuti zelanti, di fi-am-
pi » plufquam abfurdum eli. Fot taf Te a ni-
nna calefazione » (luce coita excitaittr , ex
calcfafìavemma. Jubito'ti'ehiemali tem-
pore f rigori exp olita rampi roret ; fed hoc
prof ter adulterium non fi 1 . Turcoii , quia
molli! , propter annali concufftoncm, .ì ca-
ju run.pt pojfet ; fed hxc ruptura non Ht ,
ufi omo illaifui • a cafu permaneat ; fed ì
cencujfione . Da qnefic parole ben fi ve-
de , che Boezio non concede alla Tur-
china la prefervazione dalla caduta, co-
me dice ii Vormio. Pietro Calmi affer-
ma, che quella virtù nella caduta, fi»_»
della Malachite , che è della ll-fia fpc-
cie ; e che la Tiirchefa vera , quando
vuol far cattivo tempo,'! muta di colo-
.rc ; però i Gioiellieri pratici la vendo-
no quando è buon tempo .
ij. E veramente, come è falfa !a_»
virtù dello Smeraldo, che 11 fpezzi nell'
atto venereo, e le ficifc donitela fallirà
palefano, come dice Cornelio à Lapide:
così falfa ancora è la virtù della Tur-
china . Quella fpezie di pietra per mol-
ti fecoli è fiata in ufo, c da per tutto ve
n’è fiata abbonda nzajnon eìcndó gem-
ma rara I e pure pochi fono i cafi , che
fi riferifeono di quelle maravigliofe-»
virtù , che fi celebrano ; e forli è folo il
calo di Boezio , da cui gli altri hanno
traferitto . ic quelle virtù foifero pro-
prie della Turchina , ritrovandoli delle
vere in più mani , che Tc portano negli
anelli, a molte affai fpclTb farebbe il
medefimo avvenuto: c tutti le Turchi-
ne ricercarebbero ; che però farebbero
in gran prezzo , perchè da molti ricer-
cate . Veggcndofi però il contrario , bi»
fogna dite , che il cafo di Boezio rico-
nofea
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iGo 1J! or. delle Gemme, e delle Pietre di Giacinta Gèmma. Lib.l.
nofea altra cagione ; imperocché la Na-
tura Tempre e la ltelfa ; c le le pietre ili
tante virtù follerò dotate » farebbero
note le inedefime, e Tempre i loro effèt-
ti fi nconoTteiebbero . Così affermia-
mo , che il fuoco rifcalda ; perche lap-
piamo , c ipci intentiamo la Ina natura
di Tempre ìilcaldare : la neve railrcdda:
la luce illumina : e così tutte le cole
colla loro natura li fanno . Portano a-
c.elli colle Turchine i fanciulli : e pure
fpcllo cadere lì veggono .
28. Delle alne Gemme polFamo
dire lo Hello : e l'ufo loro eli rinfeco
non dee altro elLcre , che per ornamen-
to ; ed ogni altro edere vano ccosì in-
fognandoci la fpericnza;come diceffru-
nunc nel Lejjico Medico del C alleili ; il
quale arici ma , che da Galeno quelle
vii tù per ufo di Amuleto , fieno appel-
late irragionevoli , alfurdi, c doverli ri-
gettare » come favole di vccchicrcllc .
Conferma il mcdcGrao, Cornelio à La-
pide, che fecondo il parere dello flclTo
Boezio lib. 1. c. uh. liima, che un tem-
po molte cefo delle gemme fono fiate,
jìipcrlfiziofamentc cicdute,per certi
fuccelìi fatti dal Dcmonio*pcr cagiona-
re sì fatta fuperltizionc . C.osìxiice cf-
fer favola , e fupcrltiziane quekhc
ferivo Camillo Lionardo nello Specchio
delle Tietre , che la gemma , appellata
Elitropio ( la quale fi volga al Sole, co-
me 1 erba dello fiello nome ) faccia in-
vili bile chi la porta : che il Diamante
faccia umiliare le beflic feroci : chela
Gemma, detta Demonio, renda gli Uomi-
ni ficuri , c vincitori , quando la porta-
no : che il Topazio accrcfca le ricchez-
ze , e prefervi dalla morte fubitanca ;
faccia acquiitar la grazia de' Principi :
e tante altre , che abbiamo in altro luo-
go riferite : ed altre ezianditvrifei iremo
ne’ feguenti litri .
29. Poche virtù di alcune pietre
conceder lì polfono ; offendo in alcune
vei amente manifefle , ed anche eviden-
ti gli offiuvj , che da loro efeono, come
dall’ Ambra, dalla Calamita, c da fimi-
li ; nondimeno di tutte, o almeno di
molte, non polliamo llarnc ficuri ; anzi
operano co’ loro cfHuvj nella sfera loro;
cosi opera la Calamita nel tirar folo il
ferro : e le altre virtù , che alla ficlfa
attribuifeono, fofio favole più tolto, che
virtù naturali. Lo ltcflo Boilc, che con-
cede gli efiluv j per le miflure metalli-
che , donde hanno il colore , c donde
aver pofir.no le virtù varie, dice di aver
veduto una pietra medicinale , detta
Ematite, qualìdella grandezza di un’
uovo di colombo , i di cui efictti èrano
maraviglioG ; ma che la llefia pietra era
così dittcrente di colore , e di tefììtura
delle altre della medefima fpezie , che
pili tolto la credeva di altra Ipecie , che
Ematite . Confefia eziandio aver vedu-
to un’ altra pietra colle virtù , che fi
fperimentano proprie di altra pietra ;
iìcchè non polliamo fiabilir cofa di cer-
to intorno le virtù delle pietre , ufàte
per amuleti .
30. Dicono gli Autori fiefiì , che
la Turchina perda il colore per 'l’acqua,
per lo fudorc , e per troppo toccarla ì
dunque da varie cagioni puòfcolorirfi,
e -può anche romperli, per elfer molle ;
c fcrive il Beile avere oflcrvato una
Turchina in un’anello, in cui erano po-
che macchie : c chi la portava , diceva,
che quelle taf volta s’ ingrandivano, o
mutavan luogo ; c gli promife fargli
tenere la fieffa gcnTrna , per meglio Ì3f-
lervarle ; ma clic fi ruppe l’ anello nel
dito dello ilefiò padrone j onde non po-
tè vederle : e dice , che quella rottura
tu a calo . Sicché non foto perdono le
Turchine il color loro ; ma fi rompono
per altre cagioni t c non è ciò maravi-
glia,per elfer pietre molli ; e però quel-
che talvolta lucccde a cafo, vanamen-
te alla fua virtù , che non ha , viene-»
applicato; e ciò dcll’altrc Gemme lì può
parimente aderire .
Jt. 11 maggior ufo clterno delle-*
Gemme , e degli Anelli , come abbiam
detto,
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Delle Virtù delle Gemme. Gap. Xlll.
detto , è per ornamento» c per Intigna;
perchè lì portavano cqn varj modi » ed
in legno di nobdtà »c di dignità. Così
l'anello d‘ oro lì portava da’ Cavalieri
Komani : ed ora lì di anche d’oro., per.
limbolo di dignità , coinè, è pur 1' ulo
Ecclclìaitico di portarli dalle portone .
a cui c conceduto» riferite nel cap. 6. Si
dà fpezialmente a’ Dottori»in legno di
nobiltà » come anticamente li portava
da’ Cavalieri Komani : c ciò ritcrilce il
P.. Menochio nelle Stuore par t. 6. cap.
3 5. citando la difputa copiali ed erudi-
ta del Tiraquello De Nobilitate.ove ap-
porta il detto di Calliodoro lib.y. Epi l.
7. che Dottrina facile exornat generojum,
qua eiiaoi ex objcccno nobilem facit . 1 i-
raqucllo Hello nel cap • 5. num. 5. ricer-
cando, iè la kienza Jit nobilita! co modo ,
quo nobilitatati vulgo diftinguimui a ple-
be nate , live ralhcitate: difende , che ca
nobilita! , qua exjntntia eli. qttalijcum*
quejit . non pojtponenda tit illi nobilita-
ti ; in^multornm jud'nio.elt anteponenda.
LaGlofa in Clon. 1 .verbo neceffitas, dt— •
bap. dice : nobilitatoli , & literatnranu»
equiparar 1 ; anzi Cino vuole, potioron
ejfe nobilitatoti feientix nobilitate gene-
ris , quatti quis non ex fe ; jed ì parentibus
accepn : il che dittero ancora Romano,
Aleirandro, felino, ed altri Dottori :c
tra’ Teologi Alcltandro d’ Ales pari. 1.
Summx qu. 13 6. membr. 2. §. 1. ed altre
cole riferifee , da altri Giurifperiti già
dette , lo licito Tiraquello , che lì può
leggere . Aggiugue il P. Menochio
1’ Epigramma di Andrea Alciato , che
comprende il lignificato dell’Anello , c
delle altre Inlcgne del Dottorato : c
ciò ti dee aggiugnere a quclche abbiam
detto nel cap. 5. del Lio. 1. num. 15. c
quello é T Epigramma :
In primis captai dóffrinx infignia
Librarti ,
Qui elapfns nutu jlct , pateatque
tuo .
.Annulus in digito puri ti bi fomttcr
anr'i i
Tom. I. f
iSt
r * •
Hoc quia fic {affo partut equeltris
Stet capiti [ublims apex, tegmenque
• verendum ,
Vt Sophie Jedem Ugna corona te -
• •
Optala patroni s pr etilati , quoi mano
togati ,
Hoc libi jtù pacis.five clienti s babes
Ktltat , ut etterati Geni t or tua vota
jetundet , •
~At(tue hxc felici {aderì {affa velit.
Le ftefle jtnfegne del Dottorato abbia-
mo riferito nel cap. j.num. 13. che qu!
ripetiamo co’i verlì dell’ Alciato ; e non
olendo certe le virtù delle Gemme
nell’ ufocltrinleco ; tappiamo almeno ,
che fieno certe per tómbolo di dignità «
c di nobiltà .
A R T I C. VII,
Degli Snellì *Ajìro-
o nomici .
32. A Ltra maniera di fpiegare 1 6
IX virtù delle pietre nanne»
sdegnato gli Uomini vani , e fupertli-» '
zioti ; cioè nell’ ul'o degli Anelli, 1 quii' "
li o diconfi Mllronomici % o Magici , o
Fiftci : ed a quelti aggiugniamo i Favo*
lofi ; a’ quali tutti vircu maiaviglrote
attribuirono . tifarono anche gli Anti-
chi llatue , immagini, anelli , e figlili ;
C le Immagini erano anche digerenti ;
cioè Allrologiche,Gcomantiche,e Me-
dicinali . Le Gcomantichc 11 e de fi for-
mavano da* punti, e da linee : è le ade-
gnavano poi a’ Pianeti , èd a’ Segni del
Zodiaco, per faper le cufe future.Giaco-
mo Sprenecro, cd Arrigo Inditore in
Malico Maleficor.part. 1. quxf. 2. trat-
tano delle maleficiali , e flclliferc , di-
cendo: Imagines necromanticxvrl fiunt
fub certis conlleltat ioiùbus , ad redpien-
dos certos influxas \ & impreffiones cor-
porum eccitili um ,et\am certi sfigurii , dr
tbaraff cribui injtgmtx « ut in unitalo, 14+
m > * ' X ‘ fide»
•mrr
162 1 fi or. dell e Gemme, e ielle Pietre di Giacinto Gimma. Lib.l.
• A . Ilf
pii: , vet aliqita preti o/a materia ; vel tiratura delle Stcllc.comc dicono» Ven-
* punì fimpliciter , abfijue obfervantia con- devano quelli anelli * come buoni agl'
jUUaùonuM , clr indijferenter ex quacum- incanti.! contro i morii delle fiere» con-
cia- materia » etiam vili, ad inferendum-, tro le ingiiyrie» o per acquiltar grazia,o
malfida . Così Tomtnaiò trailo» feri- .prender lònno > ricuperar la fanici » al-
vendo contro la Medicina di Paracclfo, lungar li vita* giovare alla memoria r
fa menzione di altri caratteri di piom- all’ ingegno , a prefagirc le cofc future»
bo » che al collo fofpcG portavanli» fab- ad acquillarc amici » ricchezze > onori »
bucandoli non lotto qualche ce- favori de’ Principi > ad aver continenza»
Ielle collellazyane ; ma admuroMiatione e ad altre vaniti » c fuperilizioni .
quadam , jejuniorum , atquepncatio- 34. Allerifcono antichiliìn» que*
num impoitione, certo die f nifi JuJpenjos. Ila, che dicono » Scienza* c profellata »
Ma non vi c dubbio, thè lienct tutti fu- anzi celiata da' Caldei , da' Perfiani »
perltiziofi » o che li fabbrichino colla-» dagli Lgizj , dagli Arabi . Tctel, £nti-
virtù (importa delle Stelle » o colla for- chiflìrao Scrittore, nel fuo libro De Na-
ta de' Demoni » i di cui nomi portano tura rerum , attenuò elTerc Itati i primi
impreflì , e colla Magia fono formati ; Scultori gl’lfraeliti- ^quando furono nel
in effi l'Idolatria occultandoli» e'1 patto Deferto,! quali, elfendo penultimi nell’
col Demonio, come ofierva Gregorio Altro nomia , nella Magia , c nella Nc-
Reifchio nella Margarita Tbilojophic. gromanzia ( cosi egli dice ) fcolpirono
lib. 7. traS. a. eap. io. Dice egli cap. le pietre , di cui fapeano levirtù , e vi
ai. che Diabolus,quippétfH)Hf fuperbiam fegnarono le immagini colle con ve-
Cocium ferre non potiti t , divini honoris nienti coltellazioni , Cimili alla natura
pàcnpidm , gr bomini , orni in locunt-j, di cialcheduna pietra . Scruterò gli E-
stndè i pfe cum Minge li s fin is apofiat icis brei più moderni dopo Giofetfò , che
(cciderat , Jublimandus crai , mvidens , Mosè, peritifiìmo delle arti degli JBgizJ»
/nulti plex fuperjiitionis geniti mortales abbia fatti due ascili di oro» e fcolpiti;
• iotuit , fi£ut fcriptum efl : Invidia Dia- de’ quali, ad uno applicò la virtù della
boli mori intravit in orbem terrarum : memoria; all'altro, della dimenticanza:
Vrimos equidem parente s per divinatio- e che gli abbia dati alla fua moglie; ac-
tiem aggrefjns clt , inm. ipfts Jcientiam bo- ciocchi fe nc avvalerti: nella di-lui lon-
ni, & maliaf» pomi vetititfromjit. ToJl unanza ; fe di lui raccordar li volea ,
- lapfwn generis h umani ferme totum orbem portando queHo delli memoria » e fe
idolatria depravarti : c foggiugne, che (cordarli , metterli fn dito audio della
docuit eps vauas, & fuperltitiojas obfer*. dimenticanza. Di quelli- Cornelio 1
vationes , tanquam.de falfitate miniti firn- Lapide cap. i. in Genef. così diffe : *4n-
fpcttas . Tali fono fnccialmentc gli nuli memori ai , dr obhvionisMofis ,qnov
Anelli. Artronomici,e i Magici»de' qua- commi ni feuntur Rabbini ,.funt fabulosi
fi qui trattare conviene . quodftil. duas imaginesfculpfiffet in getti*
33. Defcrivcndo.peribqudche infè- mir ( ut periti/fimus ^ifirorum ) ejusvir-
gnano i Profertori di quelle vaniti, per tulli ,ac poteflatis » nt altera memoria*
poterle con più fodeZ2« rigettare** ben afferra , altera oblivionem; eumque pa-
nato , che la forza delle Stelle» troppo ribus annulli eas infcrviffet ,alterum fciU
innalzando eli Ailrologi , formavano memoria ftbi rrfervafje , alterum oblivi 0-
certi anelli lotto alcune immagini , e vi «ir dcdiffeTharbis » que» illa induens »
legnavano alcuni raratterifotto uncer- mote Mofu oblita fuit; fteque ille in AJgy-
to Segno del Zodiaco , e ad una deter- ptvm redire potuti . Tbarbis noiebaldi*
pinata congiunzione » afpctto » e quar mi ture Moifen . pice poj » che fabulofl
1_
Junt annuii . Sono quelle cofe, tutte fa-
vole degli Ebrei e come hjvolofi anel-
li» gli raccorda Giovanni-toicnzo Ana-
nia De Natura D&mon. lib. 4.
35. Il finte Alberto Magno de Rcb.
Metallkvlib. 2. cap. 3. dice» che lia (la-
ta quella feienza de' Maghi, e perfezio-
nata da Magot Greco , da Germa Babi-
lonico » e da Ermete Egizio , e che poi
fieno Itati celebri nella medefima, To-
lomeo il Savio, Geber ifpalenfe : e che
Tebit l’ inlcgnò largamente. E Monar-
des nel lib. 4. cap. 1. aggiunto all’ Ilio-
ria degli bromati venuti dall’ India, .del
Garzia, fa menzione di un Moro affai
dotto, ed Allrologo, appellato Ameze-
benterifo , il quale fcrilfe delle Pietre ,
dove fono feolpiti i Segni , e i Pianeti,
colla virtù loro : e 1’ inferi nel libro
delle t'irti delle piante , e delle p ietre , e
degl f animali, che fervono alla Medicina .
Ingegnarono quell'Arte Plotino cap. 40.
lib. 4. Ennead. 4. ed altri antichi ; e tra’
Moderni , Gamillo Lionardo Specul. la-
pidumlib. 3. Cardano De Paria, lib. 1 6.
cap. 8p. ove tratta de’ Sigilli : Gio:
Gioacchino Vechero lib. 1 1. De Secret,
in fin. cap. 4. Ne fenderò ancora alcune
cofe Gaudenzio Menila nella Nuova-,
Selva lib. q cap. 21. e molti altri , che
furono meno fuperlliziofi: e con buona
fede dagli altrui libri quelt'artc tralcrif-
fero altri , come Vincenzo Bcluacenfc
in Speculo lib. 8. cap ,jp. De Sigilli:
cjuarundam Cemmarum , che dille aver
cavato da Ariflotile, lènza condannargli
luperfliziolx c vani .
36. Non fono altri , però , i Maghi
rammentati, e celebrati dal finto Alber-
to , che quelli , i quali da' acini fono
detti Sap;enti:cosi 1 Trofeti dell’Egitto,
i Maghi della Perita, i Caldei della Soria,
j Semanei de’ Battilani, i GimnofoWi
del l'Etiopia, i Bracmani dell’india, i Fi-
lofofi della Grecia , i Druidi della Ger-
mania,de'quali fa menzione Strabonc:e
fono i Savj di varie Nazioni . Ma que-
lli tutti /peccarono la dottrina colle
I63
vaniti Aitrologiche, e colla Magia De-
moniaca : ed Apollonio Tianeo , che.-*
andò a' Ginnofofillj, molte cofe di Ma-
gia fupcrlEziofà imparò , da lui profef-
lata;come nelle noltrc Difteria^} oni ab-
biamodimoitrato. Filofirato fcrifie la_>
Pila di *dpo lonio:e molte favole inven-
tò in quell' Opera; onde c tra gli Auto-
ri favololi annoverato; fepuienonfu
maligno, nel voler darci a credere , che
Apollonio, Gentile Fi!ofofo,oda lui fin-
to, o più tolto Mago, fingendo di p M le-
der la dottrina di Pitagora, abbia fatto
miracoli ; onde Io fciocco Jeroclc Ci
sforzò di alfomigliare Apolloni oftelfo
s Giesù C rillo. Eufebio Cel’arienle, pe-
róni P. Poirevino,cd altri Cattolici, di-
moltrarono , che Apollonio (la dato
Mago, e che quei finti miracoli deferir-
ti,fieno Hate operazioni del Demonio ;
non altro efiendo , che Dcmonj, i fuoi
Dei vilìbili , ed invifibili , co' i quali
parlava ; e con molta chiarezza per ma-
giche operazioni fi riconofcono,col lcg.
gerii la itclTa Vita i oltre le ftequenti
contraddizioni dell’Autore, che la nar-
ra : c nc Arriveremo ancora nel feguen-
te Articolo .
37. 11 fondamento di quell' Arte-»
viene (piegato, e celebrato dal finto Al- *
bertn, fecondo la dottrina di Tebit , che &
dice efifere principio nella medefìma-, ”
feienza, quello: Tutte le cofe , che fi fanno
0 dalla Natura , 0 dall'arte, efjere prima
mofjc dalle virtù ce!e/fi;iì che dirftifimcn-
tc fi -forza provarete conclude di ncccf-
lltì, che fc (1 imprime, fecondo la figura
celeflc ,la figura nella materia o natu-
ralmente, o per arte , s'imprima ancora
nella medefìma la virtù di quella figura
celéltc ; c però fi comandano farli, fe-
condo le ceielli immagini , le opere , i
princinj, e i termini , le veli-, ed altrt-,
cole, da Tolomeo il Savio. Dice altresì,
che però nella feienza della Ge^manzia
le figure de’ punti fi comandano ridurli
a tali immagini ; altrimcnte fono inuti-
li; e che, fecondo quella indullriad pri-
X 2 mi
Delle Virtù delle Gemme . Cap. XlU.
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1 64 JJlcr.de Ile Gimmcye delle "Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
mi Madóri c Profefforì di Filìca, forma- fuppofii iieno vaniti , favole* c fonile-'
rono le Gemme , c le immagini metal- gj e fùperfiizioni » degnamente dalla-,
lichc, riferendole alle figure celefii; of- Santa Chicfa condannate ì
fcrvando i tempii quando la forza cele- 39. Simili a’ fentimenti df Alberto*,
fle è più valida; e così col mezo di tali e colle regole medefime, fono quelli di
immagini molte maraviglie hanno opc- Camillo Lionardo, che trattò quella,
rato . Così egli dice : indi palTa alle re- vanità nel Uh. 3. della fua Opera ; e lì
gole deH’ai te: a' lignificati delle imma- apatico a provare l'influfTo cefefle nelle
gini nelle pietre: tratta delle legature « figure delle pietre » deferivendovi i fe-
e delle folpenlìoni delle fidile . gni delle Triplicità ; cioè de’ Segni del
3$. Creile fciocchiflffiftic fuperfli- Zodiaco : quelli de’ Pianeti > c quelli
zioni , ffabilite dal finto Alberto con_,
falli principi , c mólte altre favolofe in-
venzioni^ virtù, fparfe in tutto il libro,
ti confermano, che l’Opera non ila d’Al-
berto Magno , come più diffufamente
abbiam dmìoffrato nel cap. 7. ma più
folto fpuria e finta da qualche fupcrfti-
ziofo.chc col nome di Alberto ha prc-
tefo dar credito alle fue vanirti oltrele
Congetture »chc abbiamo già rropofle .
Ma non è qui da palfarfi in nlenzip la
lidicoloCi vanità della Gcomanzta;pqic»
diè dice il finto Alberto, chcnclla feien.
za Geomfftica lì debba riferire la figu-
ra de’ Éunti alle immagini cclclìi . Ro-
berto Fludd , Inglèfc , niente meno fu-
perlliziofo degli altri.nel MacrocofmUgr
Microco/mi tratt.ì. pari. 2. fenvendo
della Geomanzia, dùTc , che quei punti
accidentali colle regi le dell’arte abbia-
no i Tuoi principi dall’anima, la quale è
moda col comando diDiomndc deduce*
che da Dio lì hanno le rifpoltc alle pro-
pone quellioni.Nel Torr.. 1. della nolìra
JEt)C)'C[opxdia abbiamo dimoltrato la di
lui vanità : nc Dio è tenuto ad arbitrio
dell’artefice dar la verità alle rifpofle »
cd alle dimando. Al tra Geomanzia cttc-
rc fiata inventata da Fieno, figliuolo di
Priamo, riferirono; cioè che formava-,
certi punti nell’arena, c dalla loro con-
giunzione llimava potere 'indovinare il
futuro; cd afferiva, che quei punti, for-
mati da un fanciullo vergine, lignifica-
vano i Pianeti : c la mano del fanciullo
elTei motta da una córta intelligenza. •.
Chi non vede, che tutti quelli lliocchi
delle CoilelìaZioni co’i loro effetti. De*-
lcrific poi feioccamente le immagini
Magiche, le quaiijdill'e, averle cavate da
Ragielc nel libro ^ilurum , in cui abbia
data l'arte perfctta;indi quelle dK hae-
lc , lino degli antichiflimi figliuoli de’
figliuoli d’ ffraclc, che le fece Icolpirc ,
quando era nel Deferto , e vi conobbe
grandi alerti in eflì;acciocchè a’ poderi
folTcro note, come egli dice,o più lofio
lì fogna . Altre immagini defcriiTe di
Thetel, che trattò di tali (col tu re; al tre
ancora di Salomone, che dice averle
cavate da un libro antichiflimo De li-
gi Ili si apidum, fenza nomedi Autore: e
credè, che FoiTero di Salomone ; perchè
molte opere dello. fletto vi erano de-
fcrittc. Qucfta fciocca fua congettura
dimcflra la vanità e della fua mente , e
dell’arte ; e di Amili libri, falf'ameme a
Salomone attribuiti , n’abbiamo fcritto
nella noflra Jntlia letterata. Altre di
Ermete, ncllfwetto Quadripartì tbi ed
altre da vari Autori afferma aver tol-
te. Tutto ciò abbiam voluto riferire ,
perchè la vanità di Camillo Lionardo, e
di altri , a lui limili , fia manifefia ;
dando fede a cole vanilTìme , da
Uomini fuperfliziofi inventate , e ad
Uomini antichifiìnff attribuite, per in-
gannare i creduli , ed ampliare e dilata-
re le fuperfiizioni , che lìmo veramente
indegne in ogni animo Crifliano , ed in
ogni Filolofo , nella buona Filolbfia in-
flruito ; e di lui abbiamc^altre vanità
riferito nel cap. 7. Sono antichi gli Uo-
mini, che egli crede Autolidi tali pro-
* ' cctti:
Delle Virtù citile Gemme . Cap.Xlll. 16 5
cetti : c quando de’ medelìmi ancor
fodero» non è certo maraviglia; poicchè
di più fprop oliti de’mcdcfimi li fa men-
zione . 11 P. Collantino de’ Notati
nel Duetto dell’ Ignoratila', e delta Se ir/.-
^ahb- 4 .part. 1. riferifee alcuni errori
di Ermete ; anzi flrav aganze ; ' poicchè
Limò il Mondo efier vivente : il S tìlc,c
la Luna tra’ Pianeti aver le pi ime ledi :
gli Elementi pailar coll’ottimo Dio: lì
su nel ( ielo non trovarfi mutazione-» :
non tutti gli Uomini aver la mente;
ma quei !blo, che per avvilo di lei, pub-
blicato a fuono di tn raba»v'immei gono
in una tazza ; la terra moverli in giro :
non ritrovarli veruna cofa paflibile , o
che {^giaccia alla corruzione; e l' Ani-
me univcrfalmeiuc ellcr picciole por-
zionttìc-lla gran forma de! .Mondo» che»
aflembrando code di Serpl.recife dal lo-
ro bullo, fi travc-lgono su la terra, e con
ordine vicendevole,d’un gradoallaltro,
ora più infimo, ora più fùblime.nc van-
no a poco a poco cangiando fiato: e co-
si tanti altri vaneggiamenti » c {ciocche
,'opinioni , 1 he inlegnar volle .
40. Qfianta (ia manifefla la vaniti
delle immagini {colpite nelle Gemme, fi
può dim. dime dagli Autori i!dTr,ihe
t le infegnano.il medefimo Camillo Li -
nardo» trattando de' primi ceniti, ri del-
le pietre» e della difiicultàdi quella-»
che appella Scienza, nel /i/,1.3, cap.?. del
ilio Opufcolo Jpeculum lapidumkicc, che
Tetel, fommo.cd antichi!!' mo Dottore,
nel fuo libria molo De natura rerum~>
lentie , che i primi Scultori furono gl’
J fra eliti nel Delcrto. peliti dcl'a Magia,
e dell’ Allronomia, c nella perizia delle
pietre: e foggiugne: Credeudiimefl, quod
lapide! ex tal i figura tuncjculpta , v 'n t li-
te m reci piani ex Cali influentiaicjuonìarn
virtm ex lini Ctcli , Tlanetarumque afpe-
fìu , ac fitu forma, n.uhijhw: aliti re<] infi-
li! , ut aDoftoribus bobe tur tempori*, quo
tap'u ligurq/lur , in futi di tur , C~ l’f in co
rainetttt ; ex .m fu veròeOrum ut recipia-
it'.r illa catelli s virtm in nobisviget.
Afferma poi» che nel tempo de’ Roma-
ni erano privi della cognizione delle
feienze necciraric . La vaniti fua li ac-
crefcc dalla protetta, che fa nello fletto
lib. 3. fallandoli nell’avere fcrittodi
un’arte difficile , quale c quella de’ Si-
gilli ; ed abbiamo riferite le fue parole
nel caf. 7. nun 1.12. di quello libro 1.
Trattando poi delle Immagini Magi-
achcwc r egromantiche,fi protetta ezian-
dio nel cap. 6. dicendo : Ke verta mea a
Cattolica Fide vi de ar. tur difeedere ; che
non intende egli di togliere il libero ar-
bitrio ; cimi bominif volimi as mere lìbera
fit. ,
41. Tormavanfì quetti Anelli o dal-
le Gemme, o da' Metalli: ccome info-
gnò Tebit Filofofo ( dicono i profello-
ri ) per produrre i maravigliolì effetti
con quella fcictiza delle Stelle » così da
lui detta joflcrvando la virtù della Stel-
la , prendcvanli le pietre » e 1’ erba fog-
gette alla Stella , e torto formavan l’a-
nello ò di oro, o di argento, a cui lì ag-
giugneva la pietra coll'erba . Nella pie-
tra V imprimeva l’ immagine ctlclle o
1’ Ariete, o il Lione, o il Sagittario, che
per lo fuoco , e per la triplicità orienta-
le , la credevano utile contra le felibri »
l’ idropilìa» la paralifia , e fimili : e per-
chè muovono bene il calore » dicono *
che divengano ingegn ili coloro, che la
portano , facondi , coil’ efaltarfi negli
onori , fpezialmente per la forza del
Leone, come Icrifle il finto Alberto De
Reb..Metall. lib. 2. cap. 3. Così dicono »
che la Gemma (colpita coll’ immagine
dclla'Vergine,del Toro , del Capricor-
no, faccia 1’ Uomo, che la porta, delìde-
rofo della Religione: quella colla figu-
ra de' Gemelli, della Libra, dell’ Aqua-
rio,gli renda buoni amici , defìderolì di
concordia : quella colf imm.icine del
Granchio, dello ceorpione» de’ Pefci, ca-
giona amore dell’iniquità, della bug a .
Chela figura drSaturnodia robuttezza:
quella di Giove renda amabile, fortuna-
to, cd atto aconfeguirc grandi onori:
quel-
ìjì or. delle Gemme/ delle Pie f re di G iacinto Gèmma. Lib.l.
quella di Marte Io faccia forte, c vittn- lcnofe: e dice , che quella immagine
Jh.Ì'j: quella del Sole cagioni ricchezza: iìa molto commendata da Pietro Apo-
quella di Venere , o della Luna, faccia nenie , e da Ali . Ma quelle vanita
•ci.nlcguire ogni dclidcrio . Non vi.c Prole (Tori loro tralafiinndo . nonv’è
Stella, alla cui immagine non diano al- dubbio, che quelle favole abbiano ere-
cuna virtù, f Josì vogliono, che la figu- dute per vere ; ficcomc altre ancora per
«a del Dragone cagioni allegrezza , e vere hanno fcritte . Lo flefib Gauden-
ricchczzaied altre defciivonojgiugnen- zio Morula molte favole ha narrate per
do a promettere con tali figure delle Srcrc dentro tutto il fuo libro . Dire nel
Stelle, la profezia , la religione., lnmor lib. z. caf >. t. che nelle più rimotc parti
della Fede, c Amili . ddl’ India , tìccomc narrano i Greci , (i
42. Scride Gaudenzio Menila nel- trovano certi Pop li, i quali mettono
la lua Suora Selva lib. 4. caf. zi. che la le piume per il corpo , come fanno gli
pietra Be^aar fia gioviale •• cd intaglia- uccelli , c non vivono d’alcun cibo, ma
« perfettamente , c fecondo l’ordine, e li nutrifeono folamente di odore ; rice- m
/colpitavi dentro l’immagine dello vendo pel nalò Fodorc, che efee da cer-
.Scornione celclle. ella è buona contro i ti foaviflìmi fiori j e /libito che fentono
merli degli feorpioni terrcllri . Dice, odor puzzolente, o catsivo.fimuojono.
che gli Altrologi antichi, per allungar Dice, Jie vicini a quelli fono i Pigmei,
la vita » e farla felice » e tranquilla, fa- i più grandi de’ quali arrivano all’ al-
cevano l’immagine di Giove in una pie- tozzi di due piedi, e fanno guerra con-
tea bianca o cniara , è figuravano un’ rinuamente colle Gruc . Così narra do’
Uomo, coronato a federe fopra un’Aqui- Satiri ncli’edtrcrno Oceano: degli Uomi-
la , o fopra un Dragone : c la facevano ni di pelo rollo , che hanno ai fine del .
aiell’ ora di Giove, eflendo egli p ilo filo della fihiena le code poco minori
felicemente nel fuo Regno, avendo in- di quelle de’ Cavalli . Cosi racconta ai-
dodo una velie di coler giallo .L’ Elio- tre maraviglie ledi quelle, e d’altre G-
J'rlino coll’ immagine del Sole , edella mi!i,abbiamo trattato nelle nollrc Difi.
Luna,congionti inficine, fe da alcuno d /citazioni De Uomini bus , e De Animai.
p :fla al collo con un filo di argento le- fabulojis ; dimoftrandolc tutte favole, che
gato , quando la Luna c ne! la fua cafa, per verità, e con varie Iftorie da più
, o in quella del Sole nello Aedo mina- Autori fi raccontano. Plinio lib.x,~]. <afK
tei , c tiene i fimi angoli , ne -riportar! 9. trattando degli Amctilli « c delle Aie
■o 1, Ipirito Solare, o Lunare. Diccche /pezie, riferifee , che i Magi, fra 1’ altre
nell* Ematite fi fcolpifce il Serpentario , loro vanità , dicono , che quella gioja
che l'immagine dì un’Uomo cinto con nonlafcia ubbriacare altrui , e che fcri-
una Serpe, c con U llniitra la coda « vendoli in eda A nome della Luna , e
debba mere le ginocchia un poco pie- del Scie, cd appiccandola al collo o con .
gate, e la iella alquanto alzata. I Ma- capelli di Cinocefalo, ocoo penne di
gi di re r fia cnnfigliavano i loro Re , Rondine, che giova contro le malìe : ed
che divellerò fcolpirc nell’ Ematite-, in qualunque modo fi porti addotto :
quella immagine, c la mettedero in uno ed a chi ha da parlare a Signori . Dico-
ai.clto <Fcro: di maniera, die tra l’oro , no -ancora , che caccia la tcmpclla , e
e la pietra fi mettede un poco di radi- cofc limili, c le loculte , dicendo infic-
cc di lcrpentaria , quando la Luna rif- me certe parole, che infegnano . Sog-
guarda il Serpentario; penile quello giugno Plinio, che Amili etiettidicono,
«nello era buono a prefervar 1' Uomo che fanno gli Smeraldi , Intagliando m
dal veleno , c da tutte le infermità ve- efii aquile V o fcarafaggi ; le quali co-
fc
Delle Virtù delle Gemme . Clip. Xlll. 1 6T
fc egli erette » che fieno fiate dette , c inter feurrilia Dimorila : e te condannò*
deferitte da lo ro,in derilione» e fcherno Libavio in Taracelfic. fentcnt . Biblicar.
delle pcrfone.L’Autorc.chc fcriiTe il li- deprava!, c Crollio Tom.\. Oper. pa^. j 3
bro della Demonomania lib. 3. cjp. 5. fa cr J'cq.
menzione ci quelto luogo di Plinio : e 43. Le ine Soave, Uomo poco fimo*
chiama la pietra, fattiro bianco , in cui il va Sebo', ai Varac i, celebra il figlilo del
nome del Sole, e della Luna lia fcolpito, Lione, come da lui veduto c fpcrinien-
ed appelò al collo con pelo diCinocc- tato nell' infermità dello fiomaco, e de’’
falò: e che ferva ancora contro gl’ in- reni. Molti altri fono celebrati dal Cir-
ca ntcfimKe |>cr conciliare il favore con dano, dal Vechero, c da limili Profelfo-
tutti i Re , ma che bifogna trovare de’ ri fuperfiiziofi , e proibiti nell’ ìndice _»
Cinocefali , che non furono già- mai nel Romano . Molti dicono , c lpezialmente
Mondo . Camillo Lionardo,chc l’immagine dell’,
43. I fi gii li nelle pietre , e ne’ Me- Afino, fcolpita nel Grifolito,fa prefiagi*
talli, fona detti Talismani dagli Arabi re il futuro . La figura dell’ Ariete nel
cioè immagini, fegni , c figilli fattine’ Za diro , ha f >rza di liberare dalle car-
metalli , che rapprefentano qualche fi- ceri , di confeiiic onori , dignità, c Re-
gura cclcfic : e gii Rimano valevoli a gni . La figura dell' Upupa coll’ erba-»
produrre «tetti maravigliofi . Sono an- Dragonteadì ritrova ne! berillo : ed h*
che di quelta fpezic i Gamabet raccorda- forza di chiamare i morti con ifciuti , e
ti da Gatfarcllo, Curiofitat. inaudit. cap. fargli rifponderc alledimande. La fi-
y. cioè quelle Agate , in cui fi veggono gura dell Uomo colla mano defira fili-
dipinti dalla Natura gli uccelli , i fier- levata al Ciclo , ritrovata nel Calccdo-
pcnti , c talvolta le immagini degl’ Im- nio, dia vittoria nelle caufc , c prefervi
peradori : c penfano , che tutta la loro da’ i danni ne’ viaggi La Croce fcolpita
virtù dipenda dalle Stette. Se dunque nella pietra verde, libera chi la porta dal
ninna forza degl’ influii! farà in loro, fommergerfi nel Mare. La tigna del
che da’ Cieli derivare affermano: come Cervo (colpito nell' Onice, raffrena i
niuno fi può provare , niuna virtù an- venti nocivi, e fuga i Dcmonj . Quella
corafaràin quelle Agate.Diconfi Gama- della Lepre nella Sarda, gemma, prefer-
irei* , Ganiahmi, Gamatbei te pietre, in cui va da ogni otficfa, che dagli Spiriti polla
te forze celelti » c le coltellazioni fupc- farli. La figura d’ Uomo armato , che
fiori s’imprimono, con maravigliofi ca- tiene la fpada nelle mani , impreca an-
ratteri,immagini, e figure; come talvol- che nella Sarda, abbia forza di dar buo-
ta fi trovano fatti dalla Natura, c cavate na memoria, fapienza , ed altre cufe
da’ Monti , e nelle ripe delle acque : e Così accertano i Profeflòri di queft’arte:
ne fanno menzione il Rulando»c'l Bru- e te celebrano; benché da fe rteifie ap-
nonc ne’LW/iCÌ.Scrivono,chc Gamabe ot- parificano vanità» Jc forze dolla Natura *
tiene una forza mitrate, nel muovere gli chiaramente eccedendo, che tali virtù
fpirid , c i principi del Microcofmo : e non può produrre .
Paracelfo molto attribuì a quelle im- 45. Molte altre fono te vanità, clic
magmi c caratteri, che derivino dall’in- vengono celebrate : e fcioccamentc ap-
fluenza del Cielo , come fi può vedere pcllano Arte naturate , o Scienza , che
fpertò ne’ fuoi ferini; anzi appellò i Ga- naturali etfetti produce . Arte più torto
mahxi, quarta f|»ezie dell’arte Magica: e vana e fupcrlliziofa,dir fi dee,dag!i An-
pur dicefi Tatifmanica Vhilojopbia fa- tichi inventata, a varie fuperrtizioni , e
£4*. lib. 1. cap. 4. ma l'Elmonzio nel Idolatrie applicati . Arte da’ medclìmi >
irati. Totc[ìas Medie am. num.6. gli riferì che la celebrano , e la trattano, ignora*;
ta :
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i68 ì (l or. delle Gemme ,e delle "Pietre di Giacinto Gimma.'Liù.l.
ta ; e polliamo aflcrirc con certezza ,
clic della Iterla arte » infognata da Ca-
millo Lionardo ,, o da altri Profellori a
lui limili , non hanno eflì altro faputo >
che quclche hanno lcritto , ricavato , e
trakritto da altri manolcritti , eh: gli
lono venuti nelle mani , fenza faperne
dare altro conto. Dall'Opera dello
ftelfo Lionardo , o di altro , non può
alcuno rilavare il modo (fa poter tare»
fecondo la loro arte , le immagini ;
ma un folo racconto delle figure , e
delle virtù attribuite , o più tolto
legnate . Quell’ arte o è veramen-
te vana ; perché lì dì virtù alle cofe ,
che aver non la poflono j o fe talvolta
l’hanno » o averla appariscono ; perchè
palla i termini , e le leggi della Natura,
lari diabolica, dipendente dalla fupcrfti-
z iofa Magia , che fa i fuoi effetti col
patto elpreilb , o tacito , del Demo-
nio . Guglielmo Parigino lib. De_,
Legil. fcritle : Dcles antera /cj;e_» ,
quoti quatuor g-nera figurarmi fojunmt
Idolatrx StellarumTlanetir, videiicet Si-
gila, Mnnutos, Cbaralterei, & Imagines .
piàn intelligas autem imagines Tlauetarum
Jimìlitudines ; imìquojdam Characieres ,
qui in iineationejua , & figurations nul-
lam habent jimiliitidinem Tlanetarum. Et
bxc Idolatria , quatuor feti, i Itorum, per
quatuor ìltaexeecebaiur,(r intuì erat ido-
latria Dxmonum. -Ad hoc genio idolatri a
pcrtinent illx quatuor figura s qux ^Annu-
ii Salomonist , or noverai alia, qux vocan-
tur novem Candarix, quorum omnium exe-
crabilijlimc coafecratio teu & deteltabiles
invocaiioaes jeripturx, imagines aperti]'-
jimam idolatria: conùnent impie tatem .
46. Condannano quell’ arte de’ Si-
gillimolti l ilofoli Arittotelici.c i Teo-
logi : c cosi ancora i Padri di Coi rubra
Ub. z.Tbyj. .Arili. Cap. 1. qu.6. art. 5.
»ncrniano,che nè gli Anelli, nè le imma-
gini Altronomiche , alcuna forza da le
itcliè avef poifono,nc dalCielo,per pro-
durre tali cifettivCome dimoltra S.Tom-
nulo 2. z.qu. 9 6. art ; 2. effendo artifi-
ciali. Quella fentenza fpiegano, e di-
fendono molti, de’ quali ne riferifee al-
cuni il P. Gio: Paolo Nazario, Macllro
Domenicano, Opufcul. Tom. 3. De Mag\a
naturai, qux'i. j. De Magia -Ajtronom.
F igurarwn.fcu Imaginum operativa, dicetìr,
do : £htam fententìam exp.icat , & tuctur -
Ferrar tenps in allegato C.Sylv.in Summa ,
verbo Super!titio,qu.i. Hartbolomxus S li-
bilia ìnjuo Speculo pcregrinarum quxliio-
num dee. 1. cap. 9. </«. 3. Jo : Ti cui lib.% .
j« -A Irologtam c. 3. cr ejus Nefosjoi
Franc iJ. De rerum frxnotione hb-j. c. io.
Viclorta in jtta reiezione Deliri. Magic,
qu. 3. Valentia in Juo Commentar, ad di-
ci uni artic. Martinus Delrius lib. i.c. 3.
qu. 1. Suare^lib. z. De Superflit. c. ij.
num. 16. & Jequ. cr alii Tbeologi com-
munitcr .
47. Quclcbc di tali anelli è rife-
ritolo alle tavole a ppar tiene , o a prelli-
gj del Demonio ; perche veramente ri-
cever non poliono virtù veruna dalle fi-
gure aderti , che nelle Gemme s’impri-
mono; le figure nel Ciclo non ctlèndo-
vi , le quali fono finte cd immaginate
ad arbitrio degli Uomini, per diitingue-
re le Stelle . Non fono certamente nel
Cielo i Leoni , i 'Serpenti , i Tori , c li-
mili altri animali ; ma iloro nomi a va-
rj corpi ccleili fono (tati polli, per di-
ltingucrlì l’uno dall'altro . Cosi il Ga-
lileo nomino Medicee le Stelle da lui
fcopcrtc di nuovo, per onore della Fami-
glia de’ Duchi di l ofcana, da’ cai Prin-
cipi fu molto onorato e premiato . Gli
antichi Ailrologi così pofero varj nomi
a molte Stelle, per poterle lpicgarc, e di-
llinguere ; onde dilTero -Arturo T im-
magine dell'Orfa , fituata verfo il Polo
Artico , con ventiuna Stelle . Orione ha
dieccfettc , o ventiotto , fecondo altri >
contenute nèl Toro»c ne’. Gemelli, co-
me dice ItìdoroJii.3 .Collocate avanti il
Toro , moilrano la figura di Uomo ar-
mato, che ha nelle mani la fpada , Le
TIcjadì fono fette Stelle nel capo del
Toro , delle quali lèi apparifeono vici-
Velie Virtù delle Gemme • Gap. Xlll. 1 69
ne, ed una ofcura,come pur dice S.Tom-
raafo Commetti. in Job cap. 38. Nel Zodia-
co pofero molte Stelle ; come l’Ariete ,
il 1 oro, i Gemelli , ed altre . Fuori del
Zodiaco , cioè l'Or fa Minore, la Corona,
ed altre . Con tali nomi fpiegano le ap-
parenze di quelle , le forze, e gl'influm,
che alle medelime attribuirono . Di
quelli nomi pur lì ferve la Sagra Scrit-
tura : c dice il P. Nazario : Exquibus
nonnulla s rvcenfeni divina; /itera;, ut Tle-
jaies , Hyadas , ^Ar ciurmi , & Orio -
ne>n . Dicitur enim Job cap.g. O41 fa-
cit ^ irtlurum , & 0 nona , c Hya-
das,& interiora ululivi . Et Cap. }8. Kun-
quid conj ungere valcbis nàcantes Stel-
lar Tlejódas , aut gyrum ^Archivi pote-
rli diJipare.Et uimos cap.j.Qtti converti-
t 'n in ulbfyntbium judicium,& jultitiam
in terra rctinauitis, facientem ulréiurum,
& Oriopem. Ma dice lo ftefiò Nazario ,
che nella Sagra Scrittura il leggono
quelli nomi colle Itcìfc voci degli A-
Itronomi, ut opera Dei quammaximè no-
bis aimiranda , juxti mentis noflrte ca-
ptum , modum, &,ufum J uovi ter indiea-
rent : quod effe Divina: Scripturx confue-
tum , cr proprium affir.nant , & probant
Sanctus Dottor , & ejut Expofitores p.p.
qu. 1 .art.y.Dicitur autemDcus facerc utr-
tturum , Orionem , & Hyadas materia-
li ter ,\quoad Stellar in ris compreh. nfas ,
non \ormaliter , prout tales figura Junt .
Sic enim mera Junt figmenta , fiverationis
entia , ex quibiis extrinfeca denomi natio-
ne diverbi Stelìarum ordines , vari ir nomi -
n ibusjunt ab antiquis uiltronomia ftudio-
Jis appellali. ISlTendo, dunque, i nomi, e
le figure delle Stelle , e de' Pianeti, in-
ventati dagli Allronomi , fenza che le
Stelle medelìme abbiano veramente tali
figure ; bifogna dire , che fia vanità c
pazzia tirare le virtù delle Stelle, e i lo-
ro influii!, alle immagini fabbricate a lì-
mi! it udine di ciucile, dandoli quell a_j
lìmilitudinc , cne non vi è .
48. Qui lì potrebbe cfaminare la
forza delle Stelle nelle cofc inferiorità
Tom.l.
quale da molti Scrittori d contrariata: c
le lìa influffo generale , o particolare ;
come particolare lo /Appongono i Me-
topofeopi , i Chiromanti ,c limili, con-
tro i q"uali abbiamo l'cri tto ne\V Epiftola
intorno le Divinatorie, pubblicata den-
tro il Tomo V. della Galleria di Minerva.
Convengono contro i Profellori de’ Si-
gilli Altrologici molti argomenti , che
ti portano contro gli Altrologi , contro
cui hanno largamente fcritto il Pico
della Mirandola, il Polfevino in Bibiiot .
felett. AlclTandro de Angelis, Gicfuita,
in utjtrologos coupé flores itb.F. Nirodc-;
mo Frifclino de uijìronom. arliscum do a
Urina ccele/li , ci T naturali Vbilojopbia :
il P. Acnedetto Pererio ^idvcrjus falla-
ces , cir perniciofàs artes , ide/i de Magia ,
de Objervat.fomniorum , & de Divinai.
,A[ìrolog. /it.j. Pietro GalTendo , ed al-
tri Scrittori in gran numero : ed in altra
Opera Priveremo pure didimamente di
tale argomento .
49. Vana cèrtamente è l’opinione ,'
che la virtù delle Stelle nelle figure de-'
gli anelli lì trasferirono: c quando pu-
re in quelle vi follerò , valevoli a prò-'
durre gli effetti nelle cofc particolari
inferiori : con quale certezza hanno gli
Allrologi faputo, che.il Solo lignifichi i
Maghimi, la dignità, e la gloria è Che
nella Luna lì ralìembri l’anima , lo fia-
to celibe , o maritale, e le pafiìoni tut-J
te i Chi ha loro infegnato tanta divcr-
fità degl’influflì, derivati dalle Stelle co-
sì varie , e vagliano a lignificare tante
cofe diverfe o di utile , o di danno f Si
legge in Iìlàia 47. Qui eontemplabantur
fiderà , & fupputabant menfes , ut ex eis
annunciarent ventura l ibi : ecce fatt i funi
qua fi Hi pula , ignis combujftt eos . Cosi in
Geremia io. Juxta vias gentium nolite
difeere : Cr à fignis Cedi riolite metuere ,
qua timentgent'es j quia leget populorum
vana funt.
50. Offerva oltra di ciò il P.DclrioJ
che le fia così potente la figura fupe-
riore immaginaria nella vera figura in-
y. ‘ fcrio^
1 70 Iflor. delle Gemme , e delle "Pietre di Giacinto Gimma. Lib.l.
fcriorc : invano vi aggiungono alcune
regole fuperfiiziofe ; come , fe fi fpera
j|uell'etfetto,fi debba ieri ver quello nel-
la Inaila della figura : fe il contrario 1
nella fronte : c che alle volte Affaccia
colla delira mano ; altre volte colla fi-
niflra . Quefic , e limili ♦ dimoilrano »
che fono fupcrlliziofc , e condannate »
come pure affermano il Gerfone , e
Vimpina .
J». Sono veramente l’Arte de' Si-
gilli * e degli anelli AHrologici, e le lo-
ro vaniti » inventate dagli antichi Ido-
latri , alle fuperltizioni applicati , che a
capriccio hanno attribuite virtù* ed in-
fluflì col mezo delle figure finte, fimili;
e molto più per dare ad intendere ma-
raviglie a' creduli.Così vane fono l’Ar-
ti tutte Divinatorie , che dalle virtù
Celelli dipendono: c fpefle volte delle
medefime il Demonio fi valcjondc non
c maraviglia , fe alcuna volta qualche
effetto fi c avverato ; perchè qucllxè
l'arte del Demonio Hello, per inganna-
re i fuperiliziofi , e coloro , che a tali
vaniti fono applicati. Succedono anche
a cafo talvolta gli effetti, c tollo a quel-
la virtù , che li crede * fi aflegnano i e
quando pur fuccedcre non fi veggono *
fubito la fcula s'inventa , c lì (prega a
loro modo. Giacomo Primerofio,Mcdi-
co.De Krrorìbus Fulvi in Medicina lib.%.
cap.’tj- nutn. 8. impugna ancora con va-
rie ragioni i Caratteri * ei Sigilli, che
non fono cagiòhi naturali per fonare i
morbi * o produrre altri effetti . Conce-
de , che goffa alle volte feguire anche
l’effetto» per la forza dell’immaginazio-
ne . Paracclfo confcfia , che le (ire figu-
re fono magiche : e le chiami Diaboli
fyrupot , dr apo^rmata . Lo Hello dir fi
dee delle parole , che , benché barbare ,
non hlnno forza naturale ; ma vagliono
folo a Lignificare alcuna cofa,pcr la qua-
le fi fono (labifite ; onde è nata la di—
verfiti delle lingue , oltre quella fuc-
eeduta per volontl divina nella conio-»
fior-e di effe. La voce , in quanto è luo-
no , altera (blamente l’udito : c più difc
fidamente ciò fpiega Deirio D'tfquif.
Magic.e ne fcriveremo ancora nel lìb.z.
nell’InJroiw?..
51. Sonò anche figurati gli Anelli
(imbolici , a lignificare qualche lenti-
inento valevoli, de’quali abbiamo trat-
tato nel cap.ua ih. 17. e feg. ma fono di- ‘
verfi dagli Afironomici . Alcuni, però *
che veramente fono Magici, furono ap-
pellati Aiirologici : c he deriveremo,
nell’uri, fcg..
ARTI C. Vili.
Degli Anelli Magici.
53. A Ltri Anelli fono affatto Ma-
A gici ; perchè colla Magia *
c coll’opera eie' Dcmonj, fi compongo-
no: c tra quelli annoverare fi debbont»
le immagini co'i nomi , e caratteri bar-
bari, e pellegrini, fcolpiti ne' metalli , o
nelle pietre. Vi fono in elfi i nomi di
uattro Principi de' Cardini del Mon-
o , e i nomi ancora cavati dalle
pazzie degli Arabi Maomettani: e fi
credono inventati da Gcrmone Babilo-
nico, da Ermetc Egizzio , e da Toro
Greco . Non poflbno avere altra virtù*
che dal Demonio : ed è falliti ed em-
piei.! il dire, che un Demonio fia Re
dell'Oriente , e l’altro dell'Occidente -
Cosi lìmo pur Magici gli Anelli co’j
nomi di Rafaelc , de' Maccabei * di Sa-
lomone , di Elilèo vdi Zaccaria , di Co-
llantino, c di alcuni Santi 4 come av-
verte lo Hello Deirio . Inqucfiinomi
fucccde una bellemmia ; perchè fingono
r Santi Uomini profcflTori dell’Arte Ma-
gica : ed c befiemmia altresì annovera-
re il Segno della Croce tra’ Sigilli Dia-
bolici. Grande è pure la'fciocchczza *
che fanno autori dell’Arte vana e fu-
perllizionc, varj Uomin: grandi anti-
chiflimi , fpczialmcnte Salomone , per
dare alcun credito alle vaniti loro. E’
ben noto , come dimoltra Cornelio l
La-
Delle Virtù delle Gemme . Cap. XI 11“ 1 7 1
Lapide fopra il lìb.i.Rgg. con altri Spo- credere nou polliamo, furono anche
litort , che i libri delle cole naturali , diabolici ; perchè Apollonio , c i Libi-
che da alomone fi bimano ferini , fin nofofiili furon Maghi . Si racconta, che
negli antichi tempi fi fieno adatto per- Jarca fedeva alto in unafedia di, bronzo,
duti ; perche non vi erano in quei tem- adornata d'alcunc Statue d’oro, le qua-
pi le Itampe , col cui mezo i libri fi li poi fi inovcan > da loi'o fteilc , e no*
inultiplicauo ; ma pochi libri lcritti a_> conviti gli fcrvivano di Coppieri. Di
penna. Stimo la Gioia, die quelli turo- Apollonio fi dice , che fapeva i panieri
no bruciali da’ Caldei , o dal K.c fase- degli Uomini , i linguaggi degli belli, o
chia , ‘come crede £ufc*>io : o per divi- degli uccelli: che parlo con Achille
na provvidenza, come pensò l'Abulcn- morto: che fu filmato da un’Albero ;
fe , o perche contenevano cole molto che fece molti miracoli , c molte colè
curiofe de’ Giumenti , delle Piante, c di prcdilic:che fparì dalla prefenza di Dò-
altre materie ; o perchè noi non lìamo iniziano : che andò in Cielo : che ap-
degni di tanta luce delle Scienze, quan- parve ad un giovine ;c da altri raccon-
ta uvea egli ricevuta per rivelazione . tifi cava, che le lue operazioni erano
Anche i fiori di varj Patriarchi , e di tutte Magiche , o favolofe : oche i fuoi
altri Savtj di varie Nazioni, prima di Mo- Dei vifibili, ed inviabili, l'Anima d'A-
sèi 11 fono perduti ; come abbiamo pur chille , c limili, con cui parlava, non_»
dctti*ncU’£p!/foÌj ad Socieiatem Incurio- altro erano , che Dcmonj , col cui me-
Jorwii lium.i j.poita avanti ilrom.i.dcl- zooperava maraviglie . Mofira Gufcbto
le Diil'ertaz. De Hominib. jabuiolis , ere. molte favole , c contraddizioni di Filo-
c nel cafk-j. nwn.iz. di quello litro . So- llrato : c veramente tutta la vica di A-
lamente abbiamo di Salomone alcuni pollonio è piena di favole . Si danno
libriate tra gli altri libri Canonici del- per veri i Draghi : lì dice , che gli £|c-
la Sagra Scrittura fono annoverati ; ma fanti non fi piegano : che le Formiche
è fciocchczza rafierirc , che abbia ferii- erano guardiane dell'oro : che vi fieno
to libri , i quali alla Magia appartengo- le Pietre de’ Draghi , de’ Griffoni , la
no ; come tono la Clavicola ( così l'ap- Pentaura : che fi ritrovino i Pigmei» gli
pollano ; cd altri limili l'uperbiziofi; nè SciopcJi , i quali fi fanno ombra co’ i
vi c memoria veruna di quella , ch'e piedi : che le caldajc c vivande, anda-
pure una menzogoa ; ancorché da Uo- vano a’ Ginnofofibi nella loro ceni_*
mini vani fidamente lì celebrano . avanti i convitatila se medefime a tem-
J4- Sono creduti Alìrologici i fette po convenevole : cd altre cofe fi narra-
Anclli,donatidaJarca,Principcdc Ginno- no , che puzzano o di favole , odi Ma-
lofilti dell'India, ad Apollonio rianco,chc già . Da tutto ciò fi può cavare il giu-
eranodillinti con fette nomi delle Stei- dizio , che far fi debba degli Anelli, ad
le , lècondo i giorni della fettimana; efi- Apollonio da Jarca donati ^ Si narra an-
fendovi impreil'o in ciafchcduno il fu a cara , che in un Tempio d'Èrcole vi era
Pianeta , (icr le virtù de' quali abbia 'un'albero d'olivo d'oro di Pigmali me ,
Apollonio camminato per lo Mondo, "fabbricato con mirabile artificio , e che
fetnpre giovine, forte, e ricco di dottri- la fila fpezial bellezza lì vedea nelle oli-
rla , come racconta Filoltrato . Ma, tic- ve, fatte t irte di Smeraldo , che parca-
come favolalo abbiamo dimollrato lo no limili alle vere ; benché lì nifi alberi
Ile. fi» Filobratonel Ton.i. delle Diifer- ben fi pollano fare coll’arte , come nt-a
taz. a cjrr. ,5. e a68. c «eli’ mirile, portaremo gli efempj al fuo luogo,
precedente: così favolofi fono altresì jf. L’Anello di Elcaz ir >, riferito da
gli Anelli : c fe veri furono , il che. Giofeifo , col quale curò l'indemonia -
1 ! Y 1 to ,
.■Cigitized by Google
172 3 fior, delle Genmeye delle Pietre dì Giacinto Gimma.Lib.l.
to»fi credè favolofo dall 'Anania Dir Na-
tura Dtemonum : ed altri lo (limano Ma-
gico : e limili erano gli anelli fatti da
Lui amo ; benché il Rodigino gli appel-
la Filici ; così nominando quelli » cnt->
ufavano contro le fafcinazioni , e con-
tro i Serpenti , o contro gli Spiriti . Ma-
gico lènza dubbio fu l’anello di Selcuco»
in cui vi era (colpita l'ancora ; poicchè
dicono ave lo avuto la madre giacendo
con Apolline ; fe pur non fu qualch*-»
Sacerdote dell’Idolo . L’Anello di Para-
celi!) , che fpaventava i Tuoi nemici, al-
tresì era magico: e furono limili quegli
anelli di Salomone , i quali all'Idolatria
appartenevano , come diifc Guglielmo ,
Parigino lib. de Lerjb. e Cardano de Pa-
riet.Ub.i6 cap.9i. Così l’altro fabbri-
cato da HarioiC Patrizio, per indovinare
il nome del futuro ImperadorTeodolio.
Magico fa p ir l’anello diGirolamn Can-
cellar di Milano, che parlavamo più to-
lto 'ìell'ancllo favellava il Demonio, che
rovinò p >i il fuo padrone, come raccor-
da Deirio ; poicchè, avendo gettato l’a-
nello nel fuoco perdifpregio dello Spi-
rito , fu fubito dal Demonio affali to ,
che gli entrò addoffo » c lo fece divenir
pazzo . Scrive lo lleffo Deirio di un’a-
nello comprato da un Principe per venti
feudi , come valevole nel giuoco delle
carte a far, che il padrone guadagnaffe,
il quale vinfe veramente alcune volte i
ma poi una gran fomma di danajo per-
dendo , comandò , che li fpezzaffe . Al-
tro cafo limile racconta cfferc fucccdu-
to a’ Tuoi tempi Monf. Bonifacio Van-
nozzi nella fupcellettile de^li ^twerti-
menti Volitici , vofnm.$. «10n.8091.ii_»
pure non l'ha tolto da Deirio , che an-
che narra il legucntc : Un Cittadino di
Norimberga, di famiglia principale, avea
un’anello eli criflallo , in cui un fanciul-
lo vedea tutto quello , che fi dimanda-
va ; ma poi conofccndo il fuo peccato
per l'ufo di tale gemma, crilìallina c ro-
tonda, e i gravimmi difltirbi dell'animo
fuo , da’ quali era Rato lungo tempo
travagliato, e che di ciò li era fparfo
per la Cittì gran rumore : lo portò al-
lo Sprcngero , che avendolo rotto in_»
minutiflime parti, lo buttò in un ceffo,
o luogo da fcaricare il ventre, alni
molto convenevole , inficine coll’invol-
to di lèta , col quale gli era (fato dato
in premio da un’Uomo Iconofciuto, che
alloggiò tre giorni in fua Cafa .
56. Diconfi Anelli de’ Folletti.a de’
Demoni familiari, quelli , che parlano ,
valevoli a indovinare , a configliarc, ed
a varj ufi : c fpeffo fi danno da' Pelle-
grini. Fu donato un’anello ad un'Uo-
mo dotto , che fe lo pofe nel dito , ed
alla fua cafa ritirandoli , fi vide feguito
da un giovine , che volle entrar feco
per la porta , attenuando di avere ob-
bligo , e voglia di fcrvirlo fenza merce-
de . Sofocttò quello , che folle effetto
dell'anello : e ripollofi in cammino ,
giunfe al mare , ove buttato l’anello ,
vide ivi pure buttarli con ifdegno il
giovine. Si conlìgliò uno col fuo Fol-
letto , fe dovea vincere in un giuoco ,
che dipendea dalla forte, cavandofi le
cartelle: cd accurato di dover fare-»
f;uadagno , fi vide poi ingannato, e col-
a perdita del danajo applicato allo
giuoco ; ma fi feusò il Folletto , che
non potea togliere quel danajo , che
avea Iddio ad altri ((abilito . Giacomo
de llofa.Corticenfe, avea un’ anello col
Folletto , con cui ogni cinque giorni
parlavacon {ammariti, tutti gli acciden-
ti del Mondo narrandogli, c la maniera
di fànarcl'infermitàie poi imprigionato
in Arncm , fu rotto pubblicamente l'a-
nello nella piazza a’ 4. di Luglio 1548.
57. Non può certamente il Demo-
nio, ch'è Spirito Angelico , legarfi ne-
gli anelli, nelle medaglie, nelle am-
polline di vetro ,0 in altro flromento ;
ma ben finge d’effer legato da’ Maghi,
per ingannare coloro, che fe ne fidano,
per rovinargli e nell’anima, c nel corpo.
Se talvolta è ritenuto veramente, dimo-
ltra Dclrio, che ciò avviene per coman-
Delle Virtù delle Gemme. Gap. Xlll. 173
do di altro Demonio fuperiore , e più
potente, per lo patto, che ha col Mago:
c nc porta gli eiempj nel lib.i. DifquiJ'.
Magic. fett.\. Spello tinge , che qualche
lupe rior Demonio lo ritenga, a cui con-
tro la voglia fua gli bifogni ubbidire ;
onde Arrigo d'Affn nella Gene fi fcriire
( come pur ripetono lo llciTo Deirio , c
Monlìgnor Giacomo Simanca De Catbo-
lic. Injlitut. tit.6 3. aum. 19. c Barcolom-
meo Sibilla lib.Teregrin. qux't. dee. 3.
cap.d. qu.i.) e dovrebbero clicrc di am-
macllramcnto aglifciocchi amatori di
quelli ardili , le tegnenti parole : Non
Dxmonem cogit , aut in vinculis eum , ut
ptttas , tene! ; fei hoc certuni bobe , tjuod
i!le lunula: ficaptun , ut te copiati fé vin-
ti un , ut te v'inciat 1 fe tuo imperio fub-
di tum , ut te ft ibi Jubdaf. a te inclufum , ut
te includa: ; fin fu fe demani tua arte vel
imagi ni, vcl lapidi ligatum, ut te funibui
peccatori t n ligatum ad infernum perducat.
Così pure cantò uno, riferito dal Siman-
ca , ungendo la perfona del Demonio:
Noi vero quotici an i mas Magus evo-
car Orco ,
lllarum afjumpta mentimur imagiue
vultus .
Caminibui , foliii , avibus , fumo-
que ligari
Dicimun & circumdudis in pube-
re [igni 1,
Sed veluti plert fque alili , ita falli-
tur ilto
Meni bominum .
OlTerva bene, però, il medefimo Siman-
ca , eirer dottrina generale , che tutte-*
quelle cofe, le quali naturalmente que-
gli effetti produrre non poffono , a cui
fi applicano , fono fenza dubbio fupcr-
ltiziofe , cd al patto col Demonio , che
Sii produce , appartengono . Che gli
incili de' Folletti Geno Magici, è ma-
nifetlo ; cd è troppo infelice colui , che
di fede a' Dcmonj , o fpera da cllì al-
cun’utile e comodo . Quando conobbe-
ro alcuni MctGcani la vcriti della Fede
Cattolica, ('prezzavano i loro Dei, ch’c-
rano i Dcmonj ; dicendo , che non po-
tevano effcr’cglino favorevoli agli Uo-
mini; mentre richicdean fagrificj di
Uomini , come riferifee D. Antonio de
Solis nell’ Ijlor. della Conquida del MeJ-
Jico , /iA- 5. Riporta il P. Gregorio R.o-
lìgnoli , Gicfuita , nelle Maraviglie di
Dio, Tom.i.maravigl.io. il cafo avvenu-
to in Venezia , ricavato dagli , Annali
de' Minori cap. ann. Chrilt. 1552. c dal
P. Scgncri p.i. difc.tj. 11 Demonio in_»
figura di Scinda ferviva un’Avvocato
della Curia Ducale , affai meglio di un
Paggio , in tutti i fcrvizj anche più vili,
con dimollrazioni d’affetto , per cui
fembrava capace jli ragione. Si nafeofe
peròfotto il letto, quando il Vcn. Mat-
teo Raffio, primo Generale de’ Capuc-
cini , che ivi predicava , fu condotto al-
la menfa : e comandata dal Padre a far
noto chi forte, dille efferc un Demonio
impiegato a vili fcrvizj, per rapir l’ani-
ma , e non aver potuto* per le divozio-
ni , che facea la fera il Dottore nel co-
ricarli . Partì dalla Cafa il Demonio per
comando del Padre «facendo un|pro nel
muro, che poi non lì potè otturare, che
con una pietra coll’emgie di un’Ange-
lo Cultore ; perchè dopo otturato li
trovava aperto; onde il Ponte vicino, h#
prefo il nome del Tonte dell'angelo ,
A R. T I C. IX.
Degli Anelli Fiftci .
58. T'Vlconfi .Anelli Filici , per-
M.J chó fono compolli di ma-
terie naturali ; e lì credevano vale-
voli a produrre effetti anche na-
turali , per la creduta, virtù loro . Co-
sì l’anello di Diamante , differo , giova-
re alle Gregarie, cche per virtù, e-*
proprietà naturale inanima, c conforta il
cuore; fpezialmcnte contro lé fan ta lire;
c giova alle Donne gravide. Gli \nc1-
li di .AmttHto gli differo giovevoli c an-
tro il veleno, c contro l'ubbriachczza .
Al-
174 ijlor delle Gemme , ? ielle Pietre di Giacinto Gimma.Lib.l.
Alu i del Balafcio reprimere i movimenti
della carne diilòneita , c giovare alla >
lanitl del corpo . (fucili del Tiropo , o
CarLonchio, aver forza contro l'aria cor-
rotta » e velenolà , contra glilHmoli
della carne , contra le aftliziom .. Quelli
di Corallo, per riilagnarc il fanguc , per
giovare alle vùìoni , c fogni orrendi,
ed allegrare il cuore.. Quelli di Criflallo
controll falcino , c contro i fogni, che
muovono paura . Quei di Giacinto, atti
a togliere la molcliu del cuore , giova-
re contro la pelle . Quelli di Smeraldo,
valevoli a conièrvarc la Caditi , e mi-
tigare gli itimoli della carne : contro
i Dcmon] , contro le. tcmpelte , l’apo-
plclia , accrcicere la memoria , cqnlcr-
vare la viltà, c giovare a’ morii velenoQ.
Gli Anelli diSarioflico furono tenuti at-
ti a reprimere gli appetiti camali.Qutlii
di Topazio allinlermiti.e pallìonc deli'
emorroidi: a temperare l'impeto dell’i-
ra,e della frcnetìaunitigarc le afflizioni, e
riltagnare il fangue.Numcra quelte vir-
tù il Guevara , Velcovo di Mondognc-
to , ncU ib.\. delle Letter. rimettendoli
agli Autori , che delle Virtù delle Pie-
tre hanno fcritto , molti di clii citando.
Dice effcrc quello 'trio il più oncllo, c'I
più utile di tutti : e che non fi polfa ne-
gare , che non abbiano , c faccianole
pietre, grandi virtù cd ctfctti; ancorché
non fieno tanti , quanti gli Autori pro-
mettono. I.odano per ciò gli anelli d’o-
gni pietra, come valevoli a giovare, fe-
condo la virtù , che a ciafchcduna pie-
tra fu attribuita . Ma quante favole ab-
biano dritto gli Autori croppo creduli
nelle virtù delle pietre, le abbiam i rife-
rite, c contraibile nc‘ Trattati delle
Pietre ilelle , di cui didimamente ieri—
viamoin quella Moria .
59. Degli Ausili FificL, alcuni fino
detti Medici , perché valevoli a dare al-
le infermiti i rimedj : altri .Ale liner} ,
de’ quali fa menzione Ceiio Rodigino ,
che li firmavano da Elidàmo Filofofo ,
e di mirabile virtù contro i Demonj ,
i morfi de’ Serpenti , c i ladini • Si cre-
dono inventati nella Samotracia ; onde
fi dilfero ancora S amo traci ; perchè in
Samo , cd in Lcnno vi era la terra » ed
il ferro , di virtù contro il veleno de’
Sci penti . A quelta fpezie ti riducor»
gli Anellifatu dall’unghia dèi piclìni-
ltro dell’Alce , giovevoli contro ITpi-
lcplìa , le vertigini , e le attrazioni de'
nervi ; così tutti gir altri di altra mate-
ria , che alle infermità , per virtù natu-
ra!e,giovarc lì credono . GUJndiani ne-
t'f firmavano gli Anelli da’ i denti dt
Cavallo di fiume riletto Hippopotamor.
e gli Antichi gli tifarono aneli e de’ Ca-
valli macini, delle Poche , c di altri ani-
mali,di vii tir contro i molti morbi. Fe-
derigo Martcus ne’ di Spi^bcrga,
puri. 4. cap. 4. trattando de’ Cavalli 1»
Bovi marmi , riferifee , che nella bocca
loro fono, a guilà di barba, molte fecole
pungenti , concave, e larghe quanto ua
gambo di paglij , fìtte come il pelo : e
da quelte fetole formano i .Marinari
anelli , che portano nelle dita contro le
convullìoni delle membra - L'Aucor
del Teforo delle Gioje nel eap.6 3 .alferma ,
che non filo gli Anelli fatti dal dente
del Cavallo marino; ma le Corone, i
Rofarj, e i pezzetti, portandoli in qual-
li voglia parte del corpo, toccandola
carne , levano il dolore delle morroidi ,
che fàna. Giovano ad ogni flutto, anche
di fangue, bevendoli in polvere con ac-
ua , o con vino . Ritengono il fangue .
‘ogni parte , o per ferite , o per vene
rotte , o per altra cagione : e vagliono-
contro gli umori malinconici , otìem-
matici : rallegrano il cuore : vagliano
contro le corruzioni dell'aria : Sfanno
crefccre il latte alle Donne : e cagiona-
no altri effetti mirabilivc dice, che og ni
ora la fpcrienza ciò di moflra .Pietro Iel-
la Valle nePi*z>i iella Turchia , iette-
rà 1 1. dal Cairo , fj pur menzione degli
anelli ,che lì fanno per divozione , c lì
toccano nelle reliquie di S. Caterina
nel Monte Sinai : e che n'avea egli por-
tato
Delle Virtù delle Gemme. Gap. Xlll. o 175
tato più di cinquecento »di ofTo di Ca-
vallo marino , per donare a perfonc or-
dinarie : cd altri di oro , e di argento
per le perfone di rispetto. Altri han fat-
to gli Ànellidél l’unghia dell 'Alino fel-
vaggio , detto Zamo : c i Germani, co-
me fcriirc (iiacomo Vcslingio , gli fa-
ceano di vetro, mischiato coll'antimo-
nio. Arillofane nel Tlutff fe dire a Di-
cco , che parlava col Sicofanta : Getto
enim , tjketn emi atnulum bunce ab Elida-
no: e che l'avca comprato una Dram-
ma , c valea agli amori . picc il Ge-
melli ne’ Piaggi pari .5. lib.i. cap .5. che
nell’Ifolc Filippine vi fono alcune Tar-
tarughe , chelcrvono.dicontrovclcno;
effe iwolVfperun ornato, che gli anelli, c le
corone fatte di effe , fi. fono rotte come
vetro, avvicinate, o toccate col veleno .
60. Paracelfo , c’1 Gioii fono, che da
lui lo cavò , dicono , che l’anello fatto
dall’Elettro, compiilo da tutti i metal-
li, portato nelle dita , giova contro lo
(infimo , i dolori de’ denti , e'1 mal ca-
duco ; tanto. che l'infermo caduto per
lo male ,-col metterli nel dito anulare
l’anello, fi levi fano. E fc alcuno lo por-
tari nello flcffodito , c qualche morbo
nafcolto ha da ulcir fuori,, fi vedrà fu-
bito fudar molto lanello, e per una ec.
celiente fimpatia , (colorirli vifibilmcn-
tc , come narra il Brunone in Lexic. Me-
die. Calici/. Via di quello Elettro, c del-
le fuc virtù , molte favole hanno già
fcrittogfì Alchimilli : e le dovremo ri-
ferire nel lib.i.cap.'ì. nwn. 1 1. Narra il
Gemelli ne’ Part- 4* rtb.i. cjp.f.
trattando della lina , che ivi nelle par-
ti di Mczndì * (pira talora un vento si
peltiTcnzialc , che molti ne reca a mor-
te; ma contro di effo hanno un valevo-
le contro vclcno,pcr prefcrvarfi;cioè cer-
ti Anelli di Ti-mbaga, che portano ezian-
dio in dito i Portoglieli di Macao ; per-
chè quella Città foggiace a tali venti ,
come Manila , e la Vera Crux nella-»
Nuova Spagna ; c però fiima grande di
quelli Anelli fanno tutti gli Spagnuoli;
cd a carifiimo prezzo gli comprano. Di
più metalli liquefatti tnfieme , quella-»
Tumbaga compongono ; mentre pren-
dono di oro una 16. parte d’oncia : di
rame, detto Thtunaga , che nafee nella-»
Cina, altrettanto: e di acciajo limato
la fella parte di un’ottava di oncia . A
fare poi l’Anello , che credono di tanta
virtù , dice , chebifogna molta diligen-
za ; perche facilmente fi rompe . Del-
la T uttcnaga ne faremo menzione nel
Lib.ì.cap.V-art.6. trattando delleTie -
tre Metalliche .
Celebravano ancora gli Anelli fattida’
chiodi di ferro , portati ne’ piedi finiflri
dc’Caval'i Irifonitc di quelle fpezic di a-
nelli ne fa menzione Tommafo Garzoni
nel Serraglio de?/ i / tupori del Mondo .
61. Chiamano falfamente ancora
Anelli Filici, gli Allronomici, di cui ab-
biamo già lcritto;credcndo,chc per vir-
tù naturale , producano gli effetti loro
gli anelli fabbricati colle pietre figu-
rate colle ligure celelìi , ed unit»-<
col) 'erbe . Affegnano forza grande agli
anelli fatti per regola Afirologica ; ofi-
fervando ore, tempi, cd a fpetti di Stél-
le , sì nel lare l'anello , come nel fare
1‘ impronto della pictry . Gli Autori ,
che trattano delle immagini , e légni ,
che promettono di gran virtù » dicono ,
che la pietra aequifta nuova virtù e
f >rza , fopra la fua naturale , per l’ in-
fluenza delle Stelle al tempo , che fu
fcolpita 1’ immagine , e per la compa-
gnia di effa pietra coll’ immagine palla
in tal metallo, in cui mandano partico-
lare virtù , cornea quelle (oggette ,
ajutandofi infieme la virtù dell’u-
na , e dell’ altra . Quella legatura «-*
compagnia, chiamano Magia naturale ,
mettendo inlìcme erbe , metalli , fumi ,
cd immagini, che unire fi debbono, co-
me rirerilce il Gucvara. Alcuni di que-
lli anelli" affegnano contro l’apnplcfia :
altri per dolor di fianco, o per allegrare
il cuore, contro la rabbia , contro i ve-
leni , cd altre infermità : per .lumen tare
1 7 6 « ljìor. delle Gemme,c delle Vi et re di Giacinto Gimmo. Lib.l.
le forze naturali , e per altre utilità. Lo
Hello Gucvara crede «che tali furono i
fette Anelli, che , fecondo Tcofraftcseb-
be Apollonio Tianeodal Rejarba;mi
abbiam dimoili ato in altro luogo , che
furono Magici, o più tollo 1 a voi oli ,
come è favolofa tutta quell' opera di
Filollrato . Si vale il Demonio delle co-
lè naturali, per ingannare , c render le-
cite le fue fuperllizioni , c indurre i
creduli a dar fede alle lue vaniti. Que-
lle vane dottrine li llimano coltivate-,
dagli Egizj, Caldei, c Giudei, che fcioc-
camcnte fi credono Savj appo gli Anti-
chi : e ciechi nelle cole della vera Re-
!igionc,davano facilmente feda a molte
vanità, e fuperllizioni, le quali con ma-
raviglia fono celebrateci applaudite-,
dagli Domini , che maggior uottriua , c
giudizio inoltrare dovrebbero .
6i. Molti ancora hau latto Anelli *
fenza averriguardo al Ciclo ; ma fola-
mente alla natura della pietra , ed all
immagine avvertendo, come Roge rio
nel libro delle ^ile : e Camillo Lionar-
do fa menzione di quelli di Tetel , e di
Cielo; e i libri, fenza Autori, falfamcn-
te attribuiti a Salomone, per dargli cre-
dito . Tale è l' immagine di una Don-
zella , fcolpita nel Diafpro incallito
nell' anello, la quale, fecondo TeteWi-
fende 1' Uomo dal Demonio , e da’ pe-
ricoli di acqua . Scolpendovi I imma-
gine dell' Agnello, difende dall’apople-
lia, e cura la quartana . L‘ Anello della
pietra Corniola, colla figura dell’Uomo,
che tenga in mano qualche bella colà,
ftagna il llufio del fangue . Quelle co-
fe riferifee il Gucvara, affermando, che
dicono così altre belle cole da udire , c
malagevoli da credere; ma che tuttavia
le ne può fare la fpcrienza . Sono que-
ite affatto %'anitl inventate dal capric-
cio degli Uomini oziolì, o più tofio dal
corrotto giudizio di coloro , che hanno
avuto gran defiderio d’ inventare novi-
tà , ed infegnare maraviglie , colle qua-
li hanno creduto acquillar fama,c glo-
ria di dottrina. Niuna virtù naturale,,
può acquillare un corpo compofto di
cofa naturale , e di figura immaginaria*
cd inventata a capriccio ; però fono co-
me le favole delle vccchicrclle .
63. Se molti Anelli hanno avuto il
nome di Fifici, c Medici , come valevoli
colla lor forza naturale a giovare a _»
molte infermità molti ancora fi fono
inventati , come pronti a dare la mor-
te . Dille Plinio, che alcuni rinchiudo-
no veleni fotto le giojc , come fece Dc-
mollcne, grande Orator Greco : c ten-
gono l'anello per cagione di morte . Il
Gucvara afferma, che alcuni portavano
il veleno nel l’anello, per averlo più ap-
pretto per ammazzarli, quandofivc-
deffero in tanto flretto, che, al giudizio
loro , gli bifognava . Veramente i Ro-
mani filmavano azione eroica l’ammaz-
zarli, per varie cagioni , e fpczialmentc
allorché temeano dovcr’ettere ammaz-
zati da’ nemici : ed in ciò fi leggono
varj efempj di Gentili, anche di nazio-
ni ftranierc . Tra gli Uomini , che nell'
anello portavano il veleno , numera il
Guevara , oltre Demofiene Filofofo ,
Annibaie , ed E! iogabaio Imperadorc ,
il quale , però , non meritò morte coQ
onorevole, come affermano Lampridio,
cd altri, ferivendo la fua Vita. Vuole-, ,
che Annibale fc n’abbia fervilo in Biti-
nia , volendo il Re Prufia darlo nelle
mani di Titó Flaminio , Ambafciadore
Romano.Franccfcodc Obcrfulz in The -
l'auro Theolog. &c. TraB. 4. cap. 11. fa
pur menzione di quelli anelli, portati
da Annibale , da Demofiene Filofofo, e
Capitano , e da Eliogabalo . Plutarco»
però, nelle Mte, feri vendo quella di An-
nibale , riferiTce varie opinioni circa la
di lui morte ; cioè , che alcuni dittero
averli fattofirangolare da un fuo fervoi
altri , che , come Clitarco , c Stratode
finfero di Temiltocle , egli beve il fan-
fue del Toro , c fubito cafcò morto .
ivio ditte, che Annibaie dimandò, che
gli fotte dato il veleno» che apparec-
chia-
Velie Virtù delle Gemme. Gap. Xlll. 177
chiato teneva , e così fi avvelenò da fe
fielTo; non è, dunque, certo, che Anni-
baie portò ncirancllo.il veleno .
A R. T I C. X.
Degli Anelli favoloft degli
^Antichi .
64. 'T' Roppo facili fono vera-
1 mente fiati varj noftri
Antichi a credere alcune cofc , che tra
Te favole annoverare lì debbono, le qua-
li con maraviglia per vere Iltorie lì fo-
no Icritte : c forfè oggidì ancora vi c
chi le creda , c le feriva . Gii Anelli di
Gigc» c di PirroTono due belle favole :
e pur tra le Ifioric , c l’crudizioni han-
no avuto il loro luogo , e fono celebra-
ti , e lommamente ammirati ; anzi al-
cuni, per difendergli come veri , han—
creduto , che fieno fiati Magici : altri
tra gli Afironomici gli annoverano .
Quella facile credenza èamoltccofe
avvenuta , delle quali lì pofTono recare
più cfcmpj , che come vere Ifioric in—
varj libri fi leggono : e qui bada recar-
ne uno . Molti hanno fcritto della vo-
racità, golofiti , c dilfolutezza di alcu-
ni Uomini , veramente flravagante : c
ciecamente 1’ hanno creduta , c predi-
cata . Hanno fcritto , che Milone Cro-
toniata mangiò venti mine di carne, ed
altretante di pane in una volta , c tre
gran vali divino: così in Olimpia di-
vorò un Toro di quattro anni, che nel-
la diftanza di uno fiadio portò fenza—
prender fiato . Aftriadama da Meleto ,
invitato da Ariobarzane Perdano a fo-
co definarc con molti altri , ritiratofi
foto in cucina , fi tranguggiò tutto
quello, che per tutti flava apparecchia-
to , c fc ne ufcì deliramente di cafa ,
come narra Amano Ifiorico. Di Fago-
nc, dice Flavio Vopifco,che invitato da
Aureliano Imperadorc con molti cra-
puloni , mangiò egli foloun Cinghiale
intero , cento pani , due Capretti , un—
Tom.I.
Caflrato , ed un porchette», con un ma-
fiello di vino , per lo fpazio di meco
giorno . Così narra pure di Galba Int-
peradorc , che di mezo verno comin-
ciava due ore dinanzi il dì a mangiare,
c la notte, quafi tutta, non badava alle
fuc cene : e la quantità poi delle olla ,
che le avanzavano dinanzi, era tanta, che
a cinquanta bracchi avrebbe cavata la
fame . Clodio Albino mangio in una
cena cinquecento fichi , cento pertichi
di Campagna, dicce meloni d'Oltia,
venti peli di uva , quaranta oitriche , e
cento Beccafichi . Tcagene, lottatorc-
diVorava foto un Toro: ed Aglaja,fuo,
natrice, figliuola di Mcgaclc, mangiava
dicce mine di carne , quattro mifure di
fune , e due maflelli di vino . Cambile,
ledi Lidia, fi mangiò nel letto una noe-»
te la moglie : cd Andebuto , Ile d' In-
ghilterra, in un Convito G empì tanto,
che crepò. Uguccione della Fagiuola—,
Capitano , e Signore di l’ila , 0 di Luc-
ca^iifie a Cane della Scala in Verona—,
dando a tavola, che efi giovine era-
avvezzo a mangiare in una cena due—
paja di Caponi gradì, due Starne , un—
quarto di dietro di Capretto arrofio, cd
un petto di Vitella riptcno,allelTo. Que-
lli , cd altri efempj I fra vagali ti , hanno
raccolti il Tcllore in Officia, tit.j. verb.
Guloli : Gio: Felice Aftolfi Officia. IJÌor.
l\b. 1. cap. rt» Ludovico Guicciardini
nell 'Ore di ricreazione, cd altri:c gli han-
no anche creduti , quafi che gli Uomini
di quei tempi non fieno fiativomc i
noflri , ed abbiano avuto il ventre ca-
pace di ricevere tanta abbondanza di
cibi'.ed altre firavaganze appo gli Scrit-
toli lì leggono, c fi credono .
L'Anello di Gigc c affai ce!e-
brato: c gli attribuifeono la virtù di fa-
re invifibile chi lo portava . Hanno ciò
molti fiimato vero: così il Cafianco ,
Tommafò Garzoni, ed altri, che dimo-
ftrano di non aver letto Platone ; o di
aver facile credenza Riddata alle favo-
le. Franccfco-Carlo de Obcrfulz in.
Z The-
17 8 1 (t or. delle Gemme ye delle P tetre di Giacinto G imma. Lib. I.
Thrfaur. Tbeolog. &c. tratì. 4. cap. 11.
a riermo difficile a crederti quello anel-
lo; ma riferendo il racconto, da Platone
deferitto , conchiule : Tbilojlrattu , ór
atti novi, óir antiqui Scriptores volunt
balie cjje veroni bifloriam. Cornclioà La-
pide in ^Aggteum Trofhet. cjp.z. ver. 24.
num. 5. aliamo , che lo Hello anello di
Gigc, fu Magico . L’ ha narrato come-»
vero, f iloltrato,che nella Vita d\Apollo-
nio Tianeo lib. 3. defcrilfc il modo di
cavar le pietre dal capo de’ Dragoni
dell' India : e foggiunfe , che tali pietre
fieno molto belle a vedere : c che fpar-
gano un certo fplendorc a’ colori , di
virtù , c potenze mirabili : c che ciò fia
certificato dall’ anello , che pubblica-,
fama fu avere Gigc portato . Ma che-*
fieno favololì i Dragoni , e la pietra-»
Dragonitc , l’ abbiamo dimoflrato nella
Ditfcrt. De Tabulo], binili. al, part. 4.
cap. 1. e lo ripeteremo nel Libro delle—,
Tietre degli biniti, ali. Cosi tra' fa voi oli
è ripolto altresì filoltrato , come pur
nell' ^trtic."j. abbiamo detto. Tavolofo,
in.cro,è l’Anello di Gigc, non Magico:
c favola altresì, ihc abbia avuta la pie-
tra Dragonitc; non avendola nomina-
ta Platone , che fu inventor della favo-
la, o apologo .
66. Narra Erodoto l’Jfioria lib. 1.
• ninna menzione ha fatta dell’Anello ;
tna dice fblo , che Gandauie Kc, dimo-
llrò a Gigc la liia moglie ignuda , la_»
quale, di ciò fdegnata, dimoiò Gigc ad
ammazzarlo, ed a farfi padrone del Re-
gno , e di fe lidia ; le non volcaegli
aver la morte ; c però Gige, Capitano,
uccife il Re , e ricevè la Reina col Re-
gno de’ Lidi . Platone DiaLz. De Rcp..
dille, che Gige fu pallore del Re di Li-
dia : c pafeendo gli armenti , fattali un'
a pei tura nella terra da un ttemuoto, in
quella s’introdufle z confpexitque ór
a ti a , qta: fabulantur miranda » ór equum
mneurr. concavum , ór terfenellram loda-
va in alvo equi anmaavatit. majut qui-
dtn, kumana forma : lot ni hi habelat
alludi pr aiter aureum digito annulunu> •
Quo Jublato abiti . Continua a riferire ,
che dojio aver prelò Gigc l’Anello , ri-
torno al gregge : c fi avvertì , che da_»
riiuno era veduto quando nascondeva
la gemma nella mano : c mandato Am-
balciadore al Re con gli altri , dopo
aver corrotta la Rcina colla virtù ilcll'
anello: col luo conlcnfo ammazzo il
Re , c s' impadronì del Regno . Già li
vede , che Iia quello un’ Apologo di
Platone; alterando colla favola l’ litoria
di Erodoto , lenza far mertionc della-*
pietra dell’ anello: c lo Hello Platone
poi nel Dial. io. De Rep. difl'c : Sive Gy-
gis habeat annuirmi Jive Tlutonit galeoni'.
ed ambidue fono favolole - Cicerone
lib. 3. deOffic. per favola eziandio la ri-
ferifee , dicendo : Hinc ille Gyges iniu-
citur a Violone, óre. Plinio lib. 33. cap .
1. dice , che quello anello di Gige fia
llatodi Mida , quo ciré limaci 0 baie r, lem
ntn.o cerneret , quii non edam j ab ulo fio-
rem \ahatur i Vuole intendere di Gigc,
e dice Mida per errore di Taro nomali a :
c ciò conferma Dalecampio. Altri pcn-
fano che quando fi conceda quello di
Gigc , fi polla concedere quello di Mf-
da altresì » che da Erodoto enumerato
l'ottavo fucccllbrc di. Gigc; ma gii tra’
tavolo!! quello di Gigc fi dee riporre ,
a cui l'alTcgnò Platone con favola : c ta-
le ancor lo crede Andrea Arsoli De
dieb. critic. lib. i.cap. 8. benché L gone ,
Grozio Baravo nc' Tuoi diiìici lo de-
fcrillc a. loggia di. usbergo ,, dicen-
do :
v. innule , qui Gygi Lydorum Jceptra
dedilti
Cui te Terfex Cajjidis inUarbabet -
Molti Poeti l’hannoancora imitato, per
cavarne delle moralità; c l'Ariollo
eziandio finfe , che Bradamanre l’avea
tolto a Brunello, c fuperò gl* incanti
'del Mago Atlante : che Ruggiero col
medelìmo anello feoprì le bruttezze-*
di Alcina : che Angelica fi fece inviti-
bile a Ruggiero; e Girolamo Rufccl-
igitized by C
Delle Viri » delle Gemme . Gap. Xlll. 179
li nelle 1/ /nuota al Canto 1 1. dell'. arto-
fio, moftra non eficr pof!ìbile,che alcu-
no lì polla fare invifibile col mezo de-
gli anelli , colla pietra , e coll’erba liii-
tropia , e con altre sì fatte colè • E Lo-
dovico Domenichi » Girolamo finifToni
nella J.5e/v«,ae"iunta a quella di Pietro
Melila cap.H i .il P.Menocnio nelle Stuor.
P -6.cent.i 1-c.70.ed altri ancorado danno
favolofo, quale appunto è fèmpre flato .
67. L'Anello, che a Salomone afle-
gnano gli Arabi , è pur favolofo: e di-
cono , che nello fìelfo flava legata la
Sapienza, c che dalle donne fu buttato
irei fiume Giordano , alla cui riva egli
fi bagno ; onde reità privo di fenno j
ma che poi lo trovò nel ventre di un
felce , c ricuperò la dottrina: e fa
menzione di quefla favola Pineda De
Keb. Saloni. lib.$. cap.z 9. e da lui aven-
dola-cavata Cornelio i Lapide in Mg-
gtium Tropb. cap. z. ver]. 24. num. j.
la chiama Favolctta Giudaica .
Sono certamente fa votoli am-
biduc gli anelli : e fc di quello di Gi-
ge dille Mirtino Deirio D 1 fitti s. Magic.
Uh. 4. qu. 6,/eii. 4. num. 5. .Annuii: in-
cantati: , quali: fuit annuivi: 6y?ir » quo
( tefte Herodoto ) fretu: Candaulem inte-
remit : bifogna correggerlo ; non aven-
do egli letto Erodoto , il quale non fa
menzione dell’anello; c però bifogna
dire , che non fu anello incantato , e
magico; ma favolofo , c folo tìnto da
Platone . Che poi Deirio non abbia
letto Erodoto , non c maraviglia . Chi
molto fcrive , non pnò gli Autori tutti
riconofeere ne’ loro luoghi ; perchè , o
non ha pronte le Onere tutte, ogli
manca il tempo , o gli è grave ricono-
feere ogni luogo .
69. L’Agata, o anello di Pirro» i
celebrato altresì dagli Scrittori; ma
diverfamente riferito ; e tante variet4
rendono fenza dubbio fofpetto , anzi
Wvolofo lo dello anello: nè ci fari gra-
ve riferirne alcune . Plinio lìb. l$.cap.
*• quando fcrive di Pirro , che fecej
guerra a’ Romani, dice che baóuilje.*
traiitur Mcbalcn , in qua novem Mujx ,
& apollo, citharam tenen:, JpeSaretur ;
non arte,] ci Jpontè Natura: ita dijcnrren-
libu: maculi:, ut Mufts quoque (iuguli:
jfua reiderentur injìgnia.SoUuo dille: non
impresi: figuri: : Jci ingeniti: : c con-
ferma lo llcflo Alcirandrodegli AlcfTan-
dri Dìer. Genia!. Uh. 12. cap. 19. ed an-
che Daniel furiano nel Cemento di
Teofraflo le /timo fatte a calò . Così
naturali , e nate inficine colla pietra ,
e non ifcolpitc con arte, le crede Tom-
mafo Tomai nell’ Idea del Giardino del
Mondo cap. 4. Alberto Magno lib. z. De
Beb. Metallic. trafi. $. cap. 4. la ripone
tra le Gemme fcolpitc coll* arte Allro-
logica ; dicendo , che in quelli Climi »
e Pianeti» non danno tanta virtù nelle
Gemme , quanta in quelle , che fi fan-
no nell' India, c nell’Egitto, ove la
virtù de’ Pianeti affai efficace lì vede :
c f oggiugne : Hoc modo ad Saptentiam
babendam leg itur Hcx Tyrrhu: geflaffe in
digito ^ichatem, in quo, miro dccore, no-
vem Mujx Jculptx fuerant , & apollo ,
Deu: Saputiti. v, in medio, in tnanu tenen:
citharam : c riferifee ancora gli anelli di
Mosè , che non dà per farolofi , tome
gli abbiamo raccordati . 11 Cardano
tib. 7. Defubùlit. crede eifer colà ridi-
cola 1’ aderire , che quelle figure delle
Mufe a cafo fi fieno formate, edillintc;
ma penfa più predo , che qualche Pit-
tore in qualche pezzo di marmo abbia
dipinto co’ i colori forti quelle Mule ,
come fono il ceruleo , e r aureo , chi
nomina perpetui; perchè com|>oftidi
Metallo ; c che poi con lunga fèrie di
anni coperto nella terra , ove le Agate
lì producono ,0 pofto a cafo , o ad ar-
te , in Agata maravigliofà lì lìa conver-
tito ; e lì sforza molirarc , che far lì
pollano altre con fiutili modi di pittu-
ra , e pafFarc tra pochi anni in gemma,
prima che (1 confumi la pittura , o fi
fciolgano i colori dall’ umore clterno ,
o 1’ immagine fi guadi . Ma non fap-
Z 2 piamo.
*
Digitized by
1 80 lflor. delle Gemme,* delle "Pietre di Giacinto Gèmma. Lil.l.
piamo , come , fi accordino tra loro
quella lunga ferie di anni, e quel tra po-
ibi anni . Andrea Libavio lib. 5. De Bi-
tum. deride quella tramutazione di mar-
mo in Agata , ed altre cofe limili del
Cardano ; cioè delle fpighe , c del mo-
lto arboreo, mutate in Agata : c delle-,
perle , che formar fi poifano dal gulcio
delle Conchiglie , cne lo llcflò Carda-
no allertila farli coll’arte .
70. L’Aldrovandi fi oppone al Car-
dano ; dicendo , che i Cvdori con lun-
hezza di tempo , e fiotto la terra, per-
0110 la grazia , e fplendorc: e llima_> ,
che qualche fatica dell' Artefice lia (la-
ta aggiunta all'opera della Natura , c
cosi migliorata . Il P. Chircher Mund.
fubterr. Tom. 2. lib. S. S. 1. narra di una
Eietra ritrovata nella C ampagna Ti-
urtina , in cui vi erano dipinte le let-
tere della Croce di Gicnt C'rillo J. N.
R. J. naturalmente : c llima , che la_»
fiella tavoletta di qualche Crocchilo ,
lafciata da’ Metallari dentro le pietre-,,
fia (lata dal fugo pietrofo in pietra con-
vertita : e cosi crede, che fia avvenuto
all’ anello di Pirro. Fortunio Liceto in
Hieroflyph. Gemmar, annular. cap. 161.
riferendo le parole di P!iuio,foggiugnc:
Vtft fortb fuerit hoc ad fabulat Grxcat
referendum ; a ut materica artificiose la-
lorata manu hominis, eirjolìeì Natura
vi commutata in lapiderà, ^iebati limi-
lem . La credè Afironomica Giovan-
ni-Lorenzo Anania De Nat. Dxmon.
lib. 4.
71. Una diverfiti così grande di
racconti , c di opinioni , e delle virtù
ancora , che narrano , fipezialmente che
Pirro per la medefima abbia avuto una
maravigliofa memoria : ci fa credere ,
che la (leda Agata fia una delle favole
de’ Greci, celebrata , e confermata da’
creduli Scrittori : e (inule altresì all’ a-
ncllo di Gige. Si ride Tommafo Por-
cacchi nel fuo Ifolario lib. 1. di Solino ,
che aggiugnendo favole a quelchefcri-
vonoUell' Agata , dille , che fa fermare
i fiumi , e che di quefia pietra avea Pir-
ro I* anello » in cui era (colpito Apollo
colle Mufe ; onde l’ha ancora per favo-
lo*).
72. Sono fienza dubbio in gran nu-
mero le Pietre , e Je Gemme , che dagli
Antichi celebrate fi veggono , a cui
virtù aliai maravigliofc fono attribuite,
c come vere tì delcrivono . Ci riferiva
uno , che, fecondo il Hcrcorio , fu prc-
fentata ad Aleflandro Magno una
Gemma di tal virtù naturale, che polla
in bilan* io , preponderava ad ogni gran
pelò, anche ad uri vafliflìmo Monte; ma
che af|>erfa di polvere , perdca Cubito la
maravigliofa virtù . Non Spiegava pe-
ro con quali bilancie , e con qual Mon-
te fi era efaminato il pefo , e come il
Monte , o la pietra potea portarli colle
mani. Non ci riufer facile trovare pron-
tamente nel Bcrcorio la relazione di
tal gemma , per poterla riferire colle-»
lue parole in idioma latino ; ma vera-
mente lo (ledo Autore molte pietre
deferive , e con nomi barbari, e con vir-
tù ltravaganti , che tra.le favole anno-
verare fi debbono ; benché tutte a va-
1 j leali morali le abbia ridotte .
Del Tre^o delle Gemme .
CAP. XIV.
1. "feltravano molti la macllìdel-
IX le cofe della Natura non al-
trove rillretta c maravigliofa , che nel-
le Gemme , al dir di Plinio nel proem.
lib.^j. e llimano tanto la divertì tì, i
colori , e la bellezza della materia , che
penfano cfler cofa federata violar le
Gemme colla (coltura di varie immagi-
ni: e che alcuna di quelle fia Copra ogni
pregio , e palli ogni (lima delle cofe u-
mane ; anzi fia baAevole alla Comma-»
confiderazionc della Natura .
2. Che il prezzo delle Gemme im-
maginario fia (lato appo gli Antichi ,
dallo Aedo Plinio fi cav i ; poicchè (li-
mò
Digitized by C
Del Prezzo delle Gemme . Cap.XlV. x 8 1
mò tanto il fuo anello Policrate Tiran-
no , che di e.ìèrgli di fommo danno il
perderlo di buona voglia credevate del-
la prodiera fortuna temendo , e della
feliciti , in citi fi vedeva , volle tempe-
rarla col dolore di tanta perdita, c but-
tarlo nel mare ; benché poi lo ricuperò
dentro di un pefee nella fua Cucina
preparato: e dicono, che era un Sardo-
nico , pollo poi da Augullo nel Tem-
pio della Concordia in Roma . Così
ifmenia » Sonator di pirfero, pollo il
prezzo in Cipro di Cento danari d'oro
ad uno fineraldo , in cui l'immagine
di'Amimone era (colpita: comandò, che
le ne pagaffe la fomma : e portatogli in
dietro due danari per diminuzione del
prezzo , duTe , che era fiato mal gover-
nato ; credendo , che per quei danari fi
folle tolta moka riputazione alla pie-
tra. Konnio.ricchilliino Senatordi Ro-
ma, (limò tanto il fuoOpalle , eemma
del valor di ventimila ducati , che, per
confcrvarla a se ftelTo., non lì curò di
fbpportarel'cfilio, la povertà, e la mor-
te ancora , fc folfc fiato di Infogno ;
poicchè , non curandofi di tutto il fuo
patrimonio , e della patria , fuggì colla
Gemma , tanto defiocrata da Antonio,
che lo profcrille , come dice il Petrar-
ca .
Immaginario è anche il prezzo
dellecofc , «piando dipende dalla rarità -
loro : ed è vile , quando di quelle vi è
abbondanza.Così appo i Cinclì l’argen-
to c più preziofo dell’oro ; perche non
hanno le miniere di argento, come fcrif-
fe il Tavernier ne 'Piaggi dell' India Hb.$ .
tap. io. e gl’indiani cambiavano l’oro
con pezzetti di vetro, di ferro , e di al-
tre colè vili , quando il Colombo ritro-
vò quei paefi . Nelle fue Illorie narra
Monf. di Argenton , che gli Svizzeri
quando guerreggiarono a favor del Du-
ca di Lorena contro Carlo Duca di
Borgogna , erano così ignoranti delle
cofe del Mondo , che penfavano efTere
fiagno l'argento, e lo vendevano pubbli-
camente come (lagno : e ciò fi vide ,
quando diedero alcuni piatti , e fal-
delle di argento finilTìmo per venti qua-
drini : c vendettero Umilmente quel
Diamante con quella perla cosi grande
del Duca, il quale tra il più grolìo, che
folfe in tutta la Criflianit.Lpcr un fiori-
no : e ciò ripete Carlo Palli nella Selva
di Varia Ijloria M.i.cup.irt. Narra Tom-
mafo Mercato nel lib. de' Contratti ,
tratt.i. cap.6. che nell'anno 1 756. per-
dutali la Flotta della Nuova Spagna
nella Florida : trafp urtata dalla tempe-
lla nelle Secche , gli Spagnuoli cavaro-
no dalle Navi i facchi dei danajo , c gli
llefero nella Spiaggia ,ed era la fomma
di ottocento mila ducati : ciafchedun_,
facco mille o due mila contenendo. Gli
offerivano agl’indiani per ottener vet-
tovaglia; ma quei li ridevano *. e con
coltelli aprendo i facchi , fpatgendo in
terra il danajo , fuggivano , il folo ca-
navaccio de facchi portando feco , ric-
ca preda (limandola . Quel danajo lpar-
fo in terra gli Spagnuoli lalciarono : c
con viaggio tcrrclìre giunti al Medico,
diedero ravviti) a D. Luigi di Valafco,
il quale mandò con Caravelle il Capitan
Viflafagna , che giunto dopo quattro ,
o cinque meli , da che lafciato aveano
il danajo , tutto intero lo ritrovarono ■
Molto poi lì maravigliavano gl’india-
ni , che gli Spagnuoli, effendofi cfpofti
ad una ben pcricolofa navigazionc,eran
venuti ad imbarcar folo quell’argento ,
che eglino cofa vile , e fprezzevo'e (li-
mavano : e ciò racconta anche il P.Me-
nochio nelle Stuore , Crntur.i.cap.u).
Dice il Gemelli ne’ funi Via*{i part.i.
li b.i.cap.6. che in Goflantinopoli , nel
Palagio diCollantino , un giovane tro-
vò dentro il terreno un diamante co-
perto, e lo vendè per lo prezzo, che, fe-
condo la moneta di Napoli.corrilpon *e
a grana dodcci e mezo : poi fi rivendè
quattro carlini ; ed avutane la notizia il
Sultano Meemet , lo volle : c fattolo
lavorare, fi trovò di tal nettezza, e erin-
dez-
1 82 ljlor.delle Gemme , e dell c
«Sozza , che fu apprezzatogli di -cento-
mila feudi .
4. Dipcndc.dunquc.il prezzo delle
Gemme , o dalla rarità > o da 11 'allctto
degli Uomini * o dalla volontà , come
dice il Garzia dall'Orto lib. 1. cjf>. 47. e
Icriilc il Boile in fpec'tm. Gemmar. che
fu poito alle Gemme un gran prezzo »
j>er lo fplendorc , e per la rarità , dalla
pazzia degli Uomini . Confeil'a il Pe-
trarca De remed. ut riufi]; fortun. lib.i.
Diai.17. che il diletto delle Gemme lìa
la patte non ultima della vanità delle
cole tcrrcllri e m utali che in una pie—
ciola pietra fi racchiudano grandi patri-
moni : che il fuo prezzo tia inliabilc ,
incet to , c continuamente vario : c che
di|'Cnda dalla (ola fama de’ Comprato-
ri , e daila credulità , e pazzia de’ ric-
chi • Prova , che lìa molto pericolofo il
poticeli) di quelle ..con varjelcmpj, e
molta la vanità : che la loro eccellenza
con ila (tata latta dalla natura; ma dal-
l'opinione. la quale appo alcuni dà il
maggior pregio > c la palma al Carbon-
chio : appo al tri al Diamante ; e che il
prezzo li finge > e fi varia ; poicchè al
tempo de' Romani fu prezioiìmma l’A-
gata , che ora è viliifima . Enea Vico
nel fine del lib.i. de' D fcorfi fopra /e_»
Medaglie degli Antichi > dice, che è llu-
dio vano , e pazzia» porre amore , e ric-
chezza nelle gemme ; potendo invaghi-
re l'occhio col medefimo piacer del Be-
rillo » o del tinto Criitallo > c con meno
colto alfai : che nelle dita delle gran
Madonne poirano clfcrvi pezzi di Cri-
itallo, o di Za (tiri bianchi , a modo di
Diamanti acquati, colla tagliata .c tra-
sparente foglia, poltavi lotto, c creduti
di gran pregio ( eziandio con inganno
di chi le porta) e così nelle Corone de’
Re, non creduti adulterati.per ('autorità
di chi gli porta jdove altiimente.qnan-
tunque veri, in mano di pcrlòna balìR-,
follerò, farebbero giudicati fallì ; onde
lì vede quali più nell’opinione ancor ,
che nella rarità conlìllere il pregio lo-
Tieire di Giaciute Gimma. Lib.l.
ro , il qiulc.quando pure /limare fi vo-
glia , non vi e più licuro , e più certo
dell'oro Hello , o dell’argento . con che
elle lì cuoprono .
$. Non fono, invero, /labili i prezzi
delle Gemme; dipendendo dall'opinione
degli Uomini : e fi prendono dalla du-
rezza , da! colore , dallo Splendore , e
■dalla rarità loro. Tcofrafto De Lapidi-
bus , autore nc' tempi di Ariltotile, dif-
Se, che le pietre rare c picciolo» fieno, lo
Smeraldo , la Sarda , il Zalfiro, e’1 Car-*
bonchio . Il Cardano De Subi ti, lib.j.
dice , che le Gemme principali fieno lo
Smeraldo venie , il Carbonchio rollb,
il Diamante candido , la Perla lattante,
il Zaffiro ceruleo, il Grilòlito aureo ,
l'Opalle vario : e che i loro prezzi ora
fi hanno col medefimo ordine ; Se non
che l'Opallo lìa dopo lo Smeraldo . Si
aggiunta a quello if Giacinto purpu-
reo , c'ì l’rannio nero ; benché non Ila *
poca la dilììmiglianza de! prezzo . Così
dice il Cardano ; ma è ben noto , che il
Diamante , fecondo la Sua grandezza ,
avanzi tutte le Gemme : e come dico
Cornelio à Lapide in .Apoe. rap.ii.fi
vede , che piccioli Diamanti, a guifa di
una fava Romana, vengano liimati qua-
ranta ». o cinquantamila ducati : c che i
Diamanti fieno fiati eziandio le merci
-de' Re di Portogallo: ed uno, a guifa di
noce , diedi venduto Seflauta mila du-
cati .
6. Sono divelli i peli delle Gemme,
fecondo la diverfità de’ paefi . Nell'Ita-
lia il minimo pefo chiamali Grano , cd
c il pelo di un’acino , o granello di fru-
mento . Quattro grani formano il Ca-
rato : Cinque carati, o venti grani, fan-
no il Trapifo : Trenta Trapeli fanno
l’Oncia'-c dodici Onde la Libera "-e que-
lli Sono i pefi dell'oro , e dell'argento ;
Scrive |>cro la CruSca nel Vocabo'ar. che
il Carato, pclb.è il ventiquattrefimo del-
l'oncia . Via il Diamante lì pefa a Gra-
ni :e Tonda c Seicento Acini , o cento
cinquanta Carati .
Del Prezzo delle Gemme . Gap. Xllr. 1 8 j
7. I nomi de’ pcfi de’ Diamanti» fo-
no ancora diverlì: e dice il Tavcrnicr
Vi agg. d'india lib.$. cjp.p.che nelle Mi-
niere del Regno di Yuapur nell’India »
il pefo dicelì diameli no , e colla di fet-
te grani . Nella Miniera del Regno di
Golconda , il pefo è detro Ratis , clic è
di tre grani e mezo , quale è comune a
tutto l’Imperio del Gran Mogol . Si
fervono negli ilclfi Regni di Golcon-
da t e di Virapur,dc’ MangeHni minori »
che lì fanno di tre carati » ed una otta-
va : e i Portoghcfi ancora fe ne fervono
in Goa ;ma di cinque grani folamentc.
8. In Cambaja » ove le Gemme li
ritrovano» come dice il Garzia lib.i.
cjp.47. il pefo lì chiama Mano , che fa-
rebbe ventifei libbre delle nolìre*o ven-
tifette ; il che olforva Carlo Clulio nel-
le ^innouq-, al Garzia . Lo Smeraldo lì-
vendè con un pefo» che fi chiama Ratis ,
che fari il pefo di tre acini di frumento.
L’ altre gemme lì vendono in Europa a
Carati , che c un pefo di quattro acini :
e nell’India lì vendono a M angeli s . che
è il pefo di cinque acini . Quello leg-
giamo in Garzia .
9. E' diverto anche il prezzo delle
Gcmmc»pcr cagione della qualità loro:
e Cardano numera nove condizioni nel
libj. De Variti- cioè il colore , la gran-
dezza » la fottigliezza , la durezza » la
chiarezza » la varietà * il pefo , i proprj
accidenti , e le forze . Da qucltc deri-
vano altre ,comc dalla durezza» c fot-
tigliezza , lo fplcndore : la caduta dal
colore, quando la gemma non ha quel-
la forza . che prima avea : la graficzza-
dalla mollezza , ed ofeuriti leggiera : e
quella differenza gli Artefici chiamano
col nome di ^icqua .■
10. Le Gemme colorite» dice il Ta-
vemier ne’ Viaggi lib.$. cap.i 1. cheli
trovano neUUngaria , e nella Bocmpria
appo gli Europei ; ma nell'India nel fo-
lo Regno del Pcgù , c nell’Ifola di Cei-
lan : fpccial mente Rubini , Spinelle»
Topazj biondi » Zaffiri cerulei , c bian-
chi , Giacinti , Ametifii , e Ornili ; ma
che diihcilmcntc lì polla avere qualche
Gemma di tre , o quattro carati : c le
più belle da quel Re lì ritengono ; cfn-
de a lui fu più utile portar dall’Europa
all’India i rubini ; però ha per fofpctt-i
la relazione di Vincenzo del Bianco »
che rilerifee aver veduto nel Palazzo
del Re del Pcgù i rubini della grandez-
za di un’ uovo . Di qualunque colore
ivi fieno le Gemme , le dicono Rubini:
così appellano Rubino ceruleo il Zaffi-
ro-, Rubino biondo il Topazio , e così
degli altri . Raccolgono le Gemme nel
Monte del Pegit, e nel fiume dcH’IIòla
di Ccilan , il quale cade da alti Monti :
cd in certi meli, in cui l’acqua è fcarfa»
la plebe cerca le pietre nell'arena, le
quali fono più belle di quelle del Pegù.
Vide egli nel Regno di Golconda ven-
derli i Rubini da’Mcrcadanti»che ritor-
navano dalle Miniere , al pefo del Ra-
ffi , che c di tre grani e mezo , o fette
ottave di carato: c lì fa il pagamento in
tante pagode vecchie , che fono monete
di quel Regno : ed ogni pagoda vale
tre rupie e meza, più, o meno . La Ru-
pia d’oro , vale quattordeci rupie d’ar-
gento: c quella vale una lira e meza
l rancelc. 11 Rubino, dunque» di un Ra-
tis,fu venduto pagode io.Diduc rati'ì ,
cd una ottava , pagode 85. D